La parola del Papa

B199-A1

L'esortazione « Evangelii Nuntiandi » e la dichiarazione « Persona Humana »

La S. Sede Apostolica, nell'esercizio normale del suo ministero ha emesso di recente due documenti: l'Esortazione Apostolica " Evangelii Nuntiandi " in data 8 dicembre 1975 e la dichiarazione "Persona humana" pubblicata per incarico e con l'approvazione del Papa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Evangelii Nuntiandi

Il primo documento è un richiamo pressante alla gerarchia ecclesiastica e a tutto il popolo cristiano perché venga intensificato ed ampliato quanto più possibile, con tutti i mezzi a disposizione, l'annuncio evangelico, che fu la Missione di Gesù stesso e che Egli ha affidato alla Sua Chiesa.

« La presentazione del Messaggio Evangelico », dice il Papa, « non è per la Chiesa un contributo facoltativo: è il dovere che le incombe per mandato del Signore Gesù, affinché gli uomini possano credere ed essere salvati.

Sì, questo è necessario. È unico. È insostituibile.

Non sopporta né indifferenza, né sincretismi, né accomodamenti.

È in causa la salvezza degli uomini.

Esso rappresenta la bellezza della rivelazione.

Comporta una saggezza che non è di questo mondo.

È capace di suscitare, per se stesso, la fede, una fede che poggia sulla potenza di Dio.

Esso è la verità.

Merita che l'Apostolo vi consacri tutto il suo tempo, tutte le sue energie, e vi sacrifichi, se necessario, la propria vita ».

Le parole del Papa, voce dello Spirito Santo, sono destinate a risvegliare l'entusiasmo particolarmente in coloro che nella Chiesa hanno in sorte qualche missione apostolica, e ad infondere coraggio in tempi così difficili, ed anche a mettere a fuoco la stessa finalità dell'apostolato.

« Non si tratta soltanto di predicare il Vangelo in fasce geografiche sempre più vaste o a popolazioni sempre più estese, ma anche di raggiungere e quasi sconvolgere mediante la forza del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza ».

Accennando ai mezzi e alle forme di evangelizzazione il Papa indica:

1) la testimonianza della vita: « l'uomo moderno ascolta più volentieri i testimoni che i maestri »

2) la predicazione: « la fede dipende dalla predicazione »;

3) la liturgia della parola;

4) l'utilizzazione dei mass-media;

5) il contatto personale;

6) la catechesi: « un insegnamento religioso sistematico … delle verità che Dio ha voluto trasmetterci … per formare abitudini di vita cristiana … dato in chiesa, nelle scuole … nelle famiglie cristiane … usando testi appropriati, aggiornati con saggezza e competenza.

Bisogna soprattutto preparare buoni catechisti.

Le condizioni attuali rendono sempre più urgente l'insegnamento catechistico ».

« L'evangelizzazione non si esaurisce nella predicazione e nell'insegnamento di una dottrina.

Essa deve raggiungere la vita: la vita naturale alla quale da un senso nuovo, grazie alle prospettive evangeliche che le apre; e la vita soprannaturale, che non è la negazione, ma la purificazione e la elevazione della vita naturale … e trova la sua espressione vivente nei sette Sacramenti e nella loro mirabile irradiazione di grazia e di santità ».

Tra i mezzi di evangelizzazione il Papa ha accennato anche alla pietà popolare, che può pure degenerare, se non controllata, ma che, « se ben orientata genera atteggiamenti inferiori raramente osservati altrove nel medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione ».

Come non pensare alla devozione a Gesù Crocifisso di Fra Leopoldo?

Uno dei suoi aspetti, forse meno rilevati, è quello di essere strumento di evangelizzazione, annunciando senza posa il nucleo centrale e più sublime della rivelazione: Gesù Crocifisso.

Destinatari della evangelizzazione sono tutti gli uomini, di ogni tempo, di ogni luogo, di ogni condizione, ma essa insiste in special modo di fronte a più vive necessità, come nel caso dei giovani, dei lontani, dei non praticanti.

Il compito della evangelizzazione è una missione e nessuno può esercitare tale compito senza esservi stato inviato.

Il Concilio Vaticano II dichiara che « tutta la Chiesa è missionaria e l'opera evangelizzatrice è un dovere fondamentale del Popolo di Dio » sebbene vi siano attività differenti e diversità di servizi.

In primo luogo vengono i maestri della fede e cioè il Papa, i Vescovi, i sacerdoti.

In aiuto al clero il documento pontificio indica poi i religiosi che, « nella vita consacrata trovano un mezzo privilegiato per una evangelizzazione efficace …

Testimoni della santità della Chiesa, desiderosi di abbandonarsi al radicalismo delle beatitudini essi sono il segno della disponibilità verso Dio, verso la Chiesa, verso i fratelli …

Grazie alla loro consacrazione religiosa essi sono per eccellenza volontari e liberi per lasciar tutto e per andare ad annunziare il Vangelo fino ai confini del mondo.

Essi sono intraprendenti e il loro apostolato è spesso contrassegnato da una originalità, una genialità che costringono all'ammirazione.

Sono generosi: li si trova spesso agli avamposti della missione, ed assumono i più grandi rischi per la loro salute e per la loro stessa vita.

Sì, veramente la Chiesa deve molto loro.

Anche i laici, la cui vocazione specifica li pone in mezzo al mondo, alla guida del più svariati compiti temporali, devono esercitare con ciò stesso una forma singolare di evangelizzazione.

Il loro compito primario e immediato … è la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nelle realtà del mondo: la politica, la realtà sociale, l'economia, la cultura, le scienze e le arti, la vita internazionale, gli strumenti di comunicazione, l'amore, la famiglia, l'educazione dei giovani, il lavoro professionale, la sofferenza.

Più ci saranno laici penetrati di spirito evangelico, responsabili di queste realtà, impegnati in esse, competenti, consapevoli dì dover sviluppare tutta la loro capacità cristiana spesso tenuta nascosta e soffocata, tanto più queste realtà, senza nulla perdere né sacrificare del loro coefficiente umano, ma manifestando una dimensione trascendente, spesso sconosciuta, si troveranno al servizio dell'edificazione del Regno di Dio, e quindi della salvezza in Gesù Cristo.

Le circostanze ci invitano a rivolgere un'attenzione tutta speciale ai giovani.

Il loro aumento numerico e la loro presenza crescente nella società, i problemi che li assillano, devono risvegliare in tutti la preoccupazione di offrir loro, con zelo e con intelligenza, l'ideale evangelico da conoscere e da vivere.

Ma d'altra parte occorre che i giovani, ben formati nella fede e nella preghiera, diventino sempre più gli apostoli della gioventù.

La Chiesa fa molto affidamento sul loro apporto ».

Il Papa conclude la sua esortazione con un pressante appello alle attitudini interiori che devono animare gli operai dell'evangelizzazione:

a ) la mozione dello Spirito Santo, che è l'anima della Chiesa e senza del quale nulla si compie di valido e di efficace.

Egli è l'agente principale dell'evangelizzazione.

Gli evangelizzatori, chiunque essi siano, preghino incessantemente lo Spirito Santo con fede e fervore e si lascino prudentemente guidare da lui;

b ) la santità della vita, che renda testimonianza del Vangelo.

Senza di essa la parola rischia di essere sterile;

c ) l'unità fra i cristiani, che è criterio di credibilità come disse Gesù: « siano una cosa sola, affinché il mondo creda »;

d ) il culto della verità, ricercata, custodita, difesa e comunicata senza badare a sacrifici.

Le parole del Papa sono certamente un invito allo studio, così necessario in un periodo di contrasti e di disorientamento come il nostro, e forse non abbastanza coltivato;

e ) la carità fraterna, dimostrata con lo zelo apostolico, il rispetto delle persone, la solidità della dottrina;

f ) il fervore dello spirito, che fa superare ogni ostacolo ed insidia;

g ) la guida della SS. Vergine Maria, vera stella dell'evangelizzazione.

In un tempo di così gravi e radicali contrasti, di così diffuso disorientamento un rinnovato sforzo di illuminazione e di diffusione della parola di Dio è indispensabile e la sentinella di Israele non ha mancato di suonare la tromba per chiamare a raccolta i suoi collaboratori.

L'accoglienza che il mondo ha fatto a questo documento è stata assai fredda, ma speriamo che non sia così per coloro a cui fu principalmente diretto e che un più vigoroso brillare della dottrina cristiana possa eclissare tutte le false luci dell'errore.

Persona Humana

L'altro documento a cui si accennava all'inizio ha provocato invece una vivissima reazione.

La stampa è insorta con acrimonia e in più luoghi si sono organizzate delle invereconde dimostrazioni ( qui il termine è particolarmente appropriato ) come la profanazione del Duomo di Milano da parte delle femministe e la pagliacciata di Brescia, dove il papa fu arso in effigie.

Più violenta che mai la reazione in Francia, non solo sulla stampa, ma, rincresce dirlo, anche da parte di alcuni preti e perfino alcuni Vescovi, che hanno condannato il documento, o perché ritenuto inopportuno, o addirittura per divergenze sul contenuto.

Non sappiamo dire se questo atteggiamento di ripulsa della sana dottrina e di ribellione all'autorità del Sommo Pontefice abbia causato più stupore o più dolore negli autentici fedeli cristiani.

La S. Congregazione per la dottrina della fede con la sua dichiarazione non fa una trattazione esauriente dell'argomento, ma si limita a condannare tre cose, dichiarandole gravi, e cioè i rapporti sessuali pre-matrimoniali, le deviazioni omosessuali e la masturbazione.

Domandiamo scusa ai nostri lettori per questo linguaggio crudo a cui ci costringe la materia.

Tali mancanze furono sempre considerate gravi nella Chiesa, particolarmente la omosessualità, che è contro natura e che appartiene a quella specie di peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio.

È proprio per il deciso rifiuto di queste cose che morirono quei cento ragazzi negri dell'Uganda, recentemente canonizzati.

I negri semiselvaggi d'Africa possono insegnare la morale ai civili europei.

Non c'è dunque nessuna novità nella dottrina della Chiesa.

La novità, o piuttosto la rivelazione, sta nella paurosa corruzione che è venuta in luce in questa circostanza.

La campagna pornografica ha dato i suoi frutti, il vizio ha invaso tutti i settori della vita e insieme al virus dell'impurità vi ha inoculato i germi patogeni che vi sono sempre connessi: l'egoismo, la crudeltà, l'accecamento.

Come è premio particolare dei puri di cuore la limpidezza dello sguardo, così è sanzione caratteristica dell'impurità l'accecamento.

Si spiegano così certe inattese reazioni, che danno la misura del male e dimostrano quanto fosse opportuno il richiamo della S. Sede.

Quando il medico mette il dito sulla piaga il malato grida e sussulta.

In sostanza si grida per vantarsi di ciò che dovrebbe fare arrossire e si pretende il diritto di essere porcaccioni, invocando una morale nuova adeguata ai tempi.

Ma i principi su cui si fonda la condanna della Chiesa fanno parte della morale naturale ed eterna, valida in tutti i tempi e per tutti gli uomini, anche se non cristiani, ed è l'osservanza di quei principi che garantisce la sanità di un popolo.

Ma quando questo popolo stabilisce la liceità dell'omicidio, che tale è l'aborto, e pretende di vivere secondo un costume sfrenato è sull'orlo della rovina, come conferma la storia.

Ecco una analisi che fa il papa Paolo VI della società odierna.

« Non vogliamo sottolineare più del dovuto i mali in cui si dibatte la società oggi.

Ma non sarebbe realistico ignorarli per amore di quieto vivere.

La condizione dell'uomo è tremendamente aleatoria:

la violenza, in tutte le forme, lo avvilisce e degrada al rango di pedina di un gioco cieco, e non di rado lo distrugge, spietata e crudele;

l'influsso determinante dei mass-media lo manovra dal di fuori, lo condiziona sovente nei suoi sentimenti e pensieri, si sostituisce a lui facendolo ragionare a senso unico in un pericoloso e contrastante livellamento delle personalità;

la società dei consumi lo rende schiavo dei bisogni procurati ad arte;

una concezione alienante della vita lo assorbe totalmente, proiettandolo non di rado fuori della vera dimensione umana, che è libertà, autodeterminazione, vita intellettuale e spirituale, gioia di vivere.

L'uomo è soprattutto condizionato oggi da un'atmosfera materialistica, dalla quale non riesce a liberarsi: visione della storia, concezione della vita, tempo libero, svago e spettacolo, sono non di rado totalmente pieni di edonismo, di determinismo, di materialismo; perfino la scienza è spesso impostata in modo tale che, invece di liberare autenticamente l'uomo, lo spinge ancora più profondamente in questa corrente materialistica, la cui forza è caratterizzante della storia e della cultura contemporanea ».1

In una siffatta società è chiaro che la disonestà dilaga.

La S.C. per la Dottrina della Fede non si limita a condannare certe pratiche, e a indicare i motivi della condanna, ma illustra anche quale deve essere la condotta corrispondente alla dignità dell'uomo e a fortiori del cristiano.

L'aspetto positivo della virtù offre un quadro assai attraente, sul quale troppo poco viene richiamata l'attenzione del pubblico, mentre di continuo gli si mettono davanti delle immagini tristi.

La dignità della persona umana, a prescindere da ogni altra considerazione, esige l'ordine tra le sue facoltà, con il dominio della ragione sugli istinti e il coordinamento di ciascuna al proprio fine specifico e di tutte al fine generale cui tende la vita umana.

Il piacere non è fine a se stesso, ma un aiuto dato dalla bontà di Dio all'uomo per rendergli facile il compimento dei suoi doveri.

Purtroppo l'attuale situazione dell'uomo non è più quella preparata da Dio creatore, ma quella guastata dalla ribellione dell'uomo peccatore: inclinazione al male, difficoltà a fare il bene, debolezza della volontà, oscuramento della ragione.

Dobbiamo ammettere che con le sue sole forze l'uomo non riesce più a vivere secondo ragione: « video bona, proboque, deteriora sequor » è il gemito dell'antico pagano, universalmente condiviso.

Gesù benedetto è venuto a rialzare l'umanità decaduta e la sua redenzione è stata copiosa, ma Egli non l'ha voluta imporre a nessuno, ha voluto lasciare ciascuno libero di accettarla, anzi di regola chiede che ciascuno collabori con Lui ad applicare i frutti della redenzione « completando nella propria carne quello che manca alla passione di Cristo », con l'aiuto della grazia che Egli abbondantemente concede.

La virtù è il risultato della collaborazione fra Dio e l'uomo, ed è frutto di esercizio.

La ripetizione degli atti genera l'abitudine e l'abitudine rende sempre più facile e spontaneo l'atto.

L'abitudine del bene si chiama virtù e virtù significa forza.

Chi possiede questa forza vince ogni difficoltà, anzi la virtù diventa tanto più facile quanto più viene praticata con fervore e diligenza, come diceva Fr. Teodoreto e come lo prova l'esempio di innumerevoli giovani, la cui vita è veramente quale deve essere, e come ne è testimonianza ininterrotta nella Chiesa, da duemila anni, l'esercito sterminato dei consacrati a Dio nella vita religiosa, i quali « sequuntur agno quocumque ierit ».

L'uomo casto fa la verità, perché è ciò che deve essere, sottomettendo la carne allo spirito secondo l'esigenza della dignità umana; mentre l'impuro è un falso vivente, tant'è vero che si nasconde.

L'uomo casto è limpido nei suoi pensieri ed affetti e la limpidezza risplende nel suo sguardo.

Egli è forte, è fedele, è in pace, gode una gioia intima e profonda, che gli impuri non sospettano nemmeno; è sensibilissimo alla voce di Dio e apertissimo alle necessità del prossimo.

Gli eroismi della carità che si compiono in tutto il mondo, in tutti i tempi e in tutte le forme non sono certo compiuti da coloro che vivono immersi nella sensualità, ma da quella falange di generosi che si è consacrata a Dio con una castità perfetta.

La sanità fisica e spirituale dei giovani, la fedeltà degli sposi, l'onestà e il decoro della famiglia e spesso anche l'onestà professionale; il vigore del pensiero umano, la giustizia sociale e il fiorire dei popoli presuppongono la rettitudine dei costumi.

In una parola la felicità dell'uomo è condizionata dall'osservanza della legge divina: « beati immaculati in via, qui ambulant in lege Domini ».

Tutto ciò è vero per ogni uomo, a qualunque stirpe o religione appartenga, perché fa parte della legge naturale, stabilita da Dio creatore e nota ad ogni coscienza umana.

Ma per il cristiano, chiamato alla santità soprannaturale, ad essere figlio di Dio, membro di Gesù Cristo, tempo vivo dello Spirito Santo, l'esigenza della purezza è ben più viva e il suo significato assai più ampio.

La castità rende l'uomo simile agli angeli ed ha il merito e la gloria del martirio.

Essa è condizione di tutte le virtù, anche se a sua volta presuppone una sincera umiltà, ed è garanzia di fedeltà in tutti gli stati di vita.

Nelle famiglie assicura la dignità, l'ordine, l'armonia.

La castità consacrata, lo stato verginale, il celibato ecclesiastico sono privilegio e vanto della Chiesa Cattolica, testimonianza della sua origine divina, prefigurazione del cielo, dove gli eletti « non si sposeranno, né saranno sposati, ma saranno come gli angeli di Dio ».

Una luce vivissima si riflette su quella che viene chiamata la bella virtù quando si contempla l'estrema delicatezza in questo settore, che Dio ha dimostrato nell'opera della redenzione.

Gesù ha voluto nascere da una vergine, che l'ha dato alla luce senza nulla perdere della sua integrità verginale: diventò madre rimanendo vergine ed il suo appellativo comune è appunto quello di « Santissima Vergine ».

Lo sposo di lei e padre terreno di Gesù, S. Giuseppe, è un vergine, padre e protettore dei vergini.

Il discepolo prediletto, l'apostolo « che Gesù amava » è Giovanni l'evangelista, che fu prediletto appunto per la sua verginità, a motivo della quale poté anche ricevere più luce di tutti e raggiungere i vertici più sublimi della rivelazione, come a nessun altro fu dato: « sopra gli altri come aquila vola ».

Il precursore di Gesù, Giovanni Battista, è un asceta verginale, che morirà martire per la difesa dell'onestà matrimoniale, vittima di una donna lussuriosa e di un re lascivo.

A questo re. Gesù durante la sua passione, quando Pilato glie lo aveva rimesso, riservò un contegno che non sappiamo come definire, se non vogliamo usare il termine disprezzo, e che non riservò a nessun altro: il silenzio.

Gesù non aprì bocca.

Gesù dimostra la sua infinita misericordia con i peccatori.

Difende la Maddalena, salva l'adultera, con verte la Samaritana …

Ma le sue predilezioni sono per i fanciulli innocenti e questi egli propone come modello ai suoi discepoli.

La sua stessa nascita è coronata dal martirio degli innocenti.

La Chiesa, che ha davanti a sé un popolo di peccatori, insiste molto sul tema della misericordia, ma non manca di esaltare come si deve le anime pure.

Ne sono un esempio S. Teresa di Lisieux, chiamata la più gran santa dei tempi moderni e da Pio XI dichiarata la stella del suo pontificato; S. Maria Goretti, la bambina eroica, emula delle antiche Agnese, Agata, Lucia, martire della purezza; i beati Contardo Ferrini e Giuseppe Moscati, entrambi consacrati con il voto di castità, ecc.

Contro gli scandali del mondo il Papa richiama instancabilmente l'ideale di una vita pura, degna dell'uomo e del cristiano, fonte di pace, di gaudio e di fecondità spirituale, preludi del Cielo, tesoro inesauribile di virtù e di meriti.

E ne indica pure i mezzi sicuri per conseguirla:

1) vigilanza continua contro le insidie esterne ed interne, soprattutto della fantasia per chiudere immediatamente il varco alle immagini cattive.

È qui che si vince la tentazione;

2) preghiera incessante e cioè vivere alla presenza di Dio, con ricorso immediato e fiducioso a Lui nelle difficoltà.

Vigilanza e preghiera sono appunto i mezzi indicati da Gesù stesso per vincere le tentazioni;

3) mortificazione dei sensi e dell'amor proprio, che ne costituisca una autentica disciplina;

4) volontà risoluta e perseverante, da ottenere con una vera e profonda devozione alla Madonna, regina e mediatrice di tutte le grazie, nonché madre amorosissima e tenerissima.

Dio non chiede a nessuno l'impossibile, ma non vuole nemmeno dei servi infingardi.

Dio vuole la grandezza dell'uomo, la vera grandezza, e lo aiuta a conseguirla per mezzo degli atti di valore.

« Ecco, io sto alla porta e busso: se uno sente la mia voce e mi apre, io entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me.

Colui che vincerà, lo farò sedere con me sul mio trono, come anch'io, che ho vinto, mi sono assise col Padre mio sul suo trono ».

I fedeli del Signore non si lascino impressionare dagli scandali, ma lavorino con entusiasmo all'edificazione della città di Dio.

I porci grugniscono forte, ma finiscono male.

L'uomo fedele alla legge di Dio sarà come il cedro del Libano e come l'albero piantato lungo i corsi d'acqua.

È parola di Dio.

Il dovere della preghiera

Questa è un'ora storica per la preghiera forte.

Intendiamo per preghiera forte un'invocazione a Dio, Padre di misericordia, espressa con intensità di sentimento religioso, con fiducia filiale che, al di là delle circostanze difficili e sfavorevoli, implori un soccorso che il gioco delle causalità naturali conosciute non lascerebbe supporre, e che, anche se non esaudita nella misura e nella forma della nostra mentalità umana, sa che tutto può risolversi in bene per chi vive nella sfera della fede in Dio e dell'Amore suo immenso e misterioso per noi, e del nostro umile e filiale per lui.

Qui tutta la dottrina sulla preghiera, non poco complessa e controversa, esigerebbe una esposizione chiara, capace di sostenere le ondate di obiezioni, che investono le sue basi, sia negando l'esistenza d'un Dio provvido e buono, sia supponendo che il meccanismo delle forze, in cui la vita umana è impegnata, sia fatalmente determinato, o che non convenga all'uomo anche religioso e pio, uscire dal quietismo rassegnato al travolgenti e imperscrutabili disegni divini, arbitri adorabili delle sorti umane, altro non restando all'uomo che curvare passivamente la fronte, dicendo non sapientemente: « fiat voluntas tua ».

La preghiera non avrebbe senso di fronte a simili obiezioni ( cfr. S. Th. II-II-83, 2 ).

Invece no: noi sappiamo due cose, che Dio esiste, è buono, è provvido, è potente, è vicino, è, in una parola.

Padre onnipotente; e sappiamo che l'uomo è libero, e che nel governo di Dio sul mondo è ammesso, voluto anzi, il concorso della libera collaborazione dell'uomo; in questo senso egli prega perché si compia, lui docile e solidale, la volontà di Dio.

A noi ora basta per la nostra affermazione sulla impellente necessità della preghiera ricordare le parole, tanto ripetute, di Cristo Signore: « chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate, e vi sarà aperto …

Chi di voi al figlio, che chiede un pane, darà una pietra? …

Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! » ( Mt 7,7-10 ).

« Finora, aggiunge in altro discorso il Signore, all'ultima cena, voi non avete chiesto nulla nel mio nome.

Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena » ( Gv 16,24 ).

L'efficacia della preghiera, anche di quella interessata al proprio bene, la petitio ( e non solo quella che si innalza a lodare Dio e a cercarlo e ad unirsi misticamente a Lui, la elevatio mentis; cfr. S. Teresa, Cammino di percezione, Castello inferiore ), ha valido corso nel regno di Dio, nell'economia religiosa della Chiesa, nel governo spirituale del mondo.

Quindi pregare dobbiamo, e pregare forte.

Questa, noi pensiamo, deve essere una conseguenza della celebrazione dell'Anno Santo, che tanto ha fatto, e con frutto, per dissigillare le labbra mute e chiuse dell'uomo moderno e per rimettere nella sua capacità espressiva il balbettio, il colloquio, l'invocazione, il canto del rinnovato rapporto con Dio.

La preghiera, anche quella che chiede pane e salute, pace e gaudio e carità per l'uomo stanco e pellegrino sui sentieri sterili della esperienza contemporanea, non solo è lecita, ma desiderata, comandata dal Vangelo.

Essa può essere, sì, il linguaggio superiore della civiltà dell'amore, che l'Anno Santo ha voluto nuovamente inaugurare.

Pregare forte, inoltre, perché le tempeste della storia si fanno ogni giorno più minacciose.

Vi sono tante cose belle, nuove e buone nel mondo; sosteniamole; ma quante altre nuove e gravi incombono sui popoli inquieti, gaudenti e sofferenti.

I pericoli non mancano; siano essi stimolo a preghiera più assidua, più cosciente e più fervorosa.

Sì, pregare. Fratelli, ora che la Chiesa ha riformato la sua preghiera ufficiale, la liturgia, rinnovandone e riesumandone i testi migliori, aprendone l'intelligenza con l'uso nel culto divino delle lingue parlate, e favorendo la partecipazione dei fedeli ( che vogliano essere veramente tali ), con tanta premura e con tanta dignità.

È venuta l'ora, per il Popolo di Dio, di dare prova d'intelligenza e d'obbedienza.

Dobbiamo fare coro.

Né ostinate e irriverenti nostalgie alle forme di culto, pur degne, dei tempi passati, né arbitrarie e non meno irriverenti così dette "creatività" nell'azione sacra e sancita della Chiesa potranno giovare sia all'autentica spiritualità delle nuove generazioni, sia alla sua fondamentale unità di spirito e di azione, voluta da Cristo, specialmente nell'atto di culto ( Mt 18,20 ), per la sua Chiesa, e oggi tanto più necessaria quanto meno è contenuto, nonostante l'ecumenismo, l'istinto centrifugo, di cui soffrono certe zone della vita religiosa.

E diremo di pregare anche a quegli spiriti, non sempre presenti all'assemblea liturgica, ma assetati di qualche sincera e personale certezza religiosa, giovani specialmente.

Dio non è lontano.

Cristo è forse con loro, misterioso viandante sul sentiero vespertino della loro esperienza delusa dell'incantesimo d'un mondo materialista e sensuale, per svelare dove, anzi Chi sia la Verità.

Pregare dovete, anche voi amici lontani, nel silenzio o nel singhiozzo del cuore, in una solitudine che sa dì vocazione.

Ascoltate la voce del Profeta: « Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino » ( Is 55,6 ).

Alla vostra preghiera, Figli e fratelli, sia stimolo la nostra Apostolica Benedizione.

Paolo VI


1 discorso al S. Collegio dei Cardinali del 22-6-74 - v. Oss. Rom. 23-6-74