Il centenario di Pio XII

B199-A2

Il 2 marzo 1976 si sono compiuti cento anni dalla nascita del Sommo Pontefice Pio XII e trentasette dalla sua elevazione alla cattedra di S. Pietro.

Eugenio Pacelli era nato il 2 marzo 1876 ed era stato eletto papa nel giorno del suo 63° compleanno, il 2 marzo 1939.

Un'elezione rapidissima raggiunta nel primo giorno di conclave.

Il centenario è stato celebrato in S. Pietro da Paolo VI, suo successore e collaboratore, ma non ha fatto notizia.

L'opinione pubblica, maneggiata dai vari mezzi di informazione, non riflette i valori e le circostanze stanche in cui vive, secondo la loro importanza.

La figura di Pio XII meriterebbe ben altra attenzione di quella che i contemporanei le riservano e ciò non costituisce soltanto un errore di valutazione e una debolezza di giudizio, ma anche un'ingratitudine, perché Pio XII fu un grande benefattore dell'umanità.

Due infatti sono le ragioni che raccomandano la memoria di questo papa: la sua grandezza e le sue benemerenze.

Non c'è dubbio che Pio XII sia stato un grande papa, anzi uno dei massimi che abbiano governato la Chiesa nei suoi due millenni di vita, e la storia gli farà giustizia.

Grande anzitutto come maestro.

I suoi insegnamenti, pur essendo sempre dettati da esigenze pratiche e da problemi attuali, si estendono si può dire a tutti i campi del sapere e a tutti gli aspetti della vita umana: religione e filosofia, arte e scienze, sociologia ed economia, progresso tecnico e culturale, rapporti internazionali, ecc. e contengono una risposta a tutti i problemi attuali, quasi un aggiornamento della teologia alle esigenze dei tempi nuovi.

Essi costituiscono un volume di insegnamenti ampio e vario, come non fu mai dato da nessun altro papa e il Concilio Ecumenico Vaticano II lo cita ampiamente e più di ogni altro.

Nessuno più di lui avrebbe diritto al titolo di Dottore della Chiesa.

Il suo biografo Igino Giordani classifica i principali argomenti della predicazione di Pio XII secondo i seguenti temi:

1) ridare un'anima al mondo e far della Chiesa l'anima della società;

2) incarnare il Verbo nelle opere, testimoniare Cristo nelle attività quotidiane;

3) riorganizzare l'umanità in forma comunitaria e unitaria, con le forze del diritto naturale e della rivelazione divina;

4) rifare di tutti i popoli e razze un'unica famiglia;

5) sostituire laicismo e materialismo - distruttivi della spiritualità - con una compenetrazione della sapienza e della grazia nella vita;

6) agire sulla politica, ispirandola cristianamente, per farne strumento dell'ordine voluto da Dio;

7) difendere la libertà della persona umana, dei popoli e della Chiesa;

8) esaltare il regno di Cristo per mezzo della regalità di Maria;

9) animare un mondo nuovo, migliore, con l'aiuto dei laici;

10) avvicinare il laicato al mondo consacrato, ridandogli una dignità col ravvivarne i compiti di apostolato ( sacerdozio regale );

11) partecipare al progresso tecnico, produttivo, artistico culturale ed eliminarne le contaminazioni materialistiche;

12) vincere la paura e il letargo, metter la carità, intraprendere l'azione: fede e opere;

13) riconciliare i due blocchi di guerra;

14) convogliare alla pace, al benessere, le ricerche atomiche e scientifiche in genere;

15) superare la guerra, far della pace l'obiettivo quotidiano dell'azione della Chiesa.

Pio XII pubblicò varie encicliche, ma amava specialmente esprimersi a viva voce.

Era aiutato da una prodigiosa memoria, e prima di ogni discorso si documentava con rigorose ricerche, che gli costavano molta fatica.

Amava il progresso umano in tutte le sue manifestazioni e voleva che la scienza fosse libera nelle sue ricerche, senza temere alcun riflesso negativo per la religione, purché fosse vera scienza, dicendo che la verità non può contraddire se stessa.

Per lui l'uomo di scienza era « un uomo mandato da Dio per rendere testimonianza alla verità ».

Anche negli studi biblici volle che si tenesse conto dei generi letterari, nonostante il parere contrario di qualche cardinale.

Fu un grande difensore dell'uomo e propugnatore di tutti i valori umani, anche dei più semplici, come lo sport, che chiamava scuola di lealtà e di coraggio, di sopportazione, di risolutezza e di fratellanza.

Egli stesso fin da giovane lo aveva praticato, e ancora negli ultimi anni faceva ogni mattina un quarto d'ora di ginnastica e ogni giorno un'ora di passeggiata.

Parecchie udienze in Vaticano furono dedicate agli sportivi che ne uscivano entusiasti.

Era puntualissimo.

Una volta che arrivò dieci minuti in ritardo all'udienza generale volle che si domandasse scusa agli intervenuti.

Soprattutto apparve il grande difensore della vita umana, della giustizia e della libertà durante il conflitto che travolse tutto il mondo e costituì la grande croce del suo pontificato ed i cui mali si estesero ben oltre la durata dei combattimenti, perché alla guerra delle armi seguì la guerra fredda, la fame in molti paesi e focolai di guerra si accesero di continuo in varie parti del mondo.

L'umanità non aveva mai visto tante rovine, pur nella sua agitatissima storia e si accorse di aver progredito più di tutto nella capacità di distruzione.

Le sortì di interi popoli parvero affidate al governo di pazzi omicidi.

Unica voce che risuonò instancabile per richiamare gli uomini alla ragione, alla giustizia e alla pace fu quella di Pio XII, confermando la convinzione che la Provvidenza divina fa sorgere dei papi secondo le necessità.

Giustamente papa Pacelli fu paragonato a S. Gregario Magno.

Non minori di quel tremendo periodo, in cui crollava l'impero romano, furono i mali e i pericoli della seconda guerra mondiale.

Non meno importanti, anzi più copiosi gli insegnamenti con cui Pio XII traeva dal tesoro della Chiesa le nuove direttive per i tempi moderni e certo non meno grandiosa l'opera di assistenza svolta dal papato durante il regno di Pio XII: trattative con tutti i governi del mondo e continui interventi a difesa degli oppressi, dei perseguitati, dei prigionieri di guerra; rifugio in Vaticano ai perseguitati politici di ogni colore; organizzazione assistenziale contro la fame in vari paesi, a cominciare da Roma e difesa della città eterna, che a lui certo deve la sua salvezza, anche se non poté evitare il bombardamento di S. Lorenzo al Verano.

Con intenzione maligna Pio XII venne definito un papa "diplomatico".

Ma che cos'è la diplomazia se non la prudenza applicata ai rapporti internazionali?

E certo in questo senso fu un abile diplomatico, che seppe difendere i diritti della religione, della verità, della persona umana, dei singoli e dei popoli.

Se i vincitori della guerra mondiale, invece di dare l'ostracismo al papa, ne avessero accolto le istanze, il mondo avrebbe iniziato un'era di vera pace e non vivrebbe come ora in continuo sussulto.

La grandiosità e l'ampiezza dell'azione diplomatica ed assistenziale di Pio XII non gli impedivano di avvertire anche le sofferenze più silenziose.

Nel 1943 gli italiani prigionieri di guerra in America erano chiusi in campì di concentramento, privi di ogni notizia delle loro famiglie, assolutamente isolati dal mondo, ignari anche della sorte della guerra, e privi di prospettive per il futuro.

Un solo uomo al mondo dimostrò di ricordarsi di loro, il papa.

Nel Natale di quell'anno, in seguito alle insistenze di Pio XII presso l'ambasciatore U.S.A. il nunzio pontificio in America poté visitare i prigionieri.

A tutti egli disse che il papa si ricordava di loro e delle loro famiglie e che pregava per loro; distribuì sigarette e un'immagine di Pio XII con una preghiera, nella quale, ricordate le loro attuali sofferenze, il papa li raccomandava al Padre celeste, perché presto potessero riabbracciare i loro cari.

Nello stato di abbandono in cui si trovavano, il gesto del papa, l'unico che si facesse vivo, e le espressioni che usava, commossero vivamente quei militari.

Nessuno riuscì a parlare e molti avevano le lacrime agli occhi.

Ad una gran mente Pio XII univa una sensibilità delicatissima.

Così pure ad una innata distinzione, che incuteva rispetto, univa un'affabilità e una bontà incoraggiante.

Durante un'udienza generale un soldato gli chiese di potersi confessare da lui.

Subito egli lo condusse in un angolo del salone e alla presenza della folla stupefatta alzò la mano ad assolverlo.

Un'altra volta gli fu riferito che un cieco era andato via dall'udienza piangendo perché non aveva potuto baciare la mano al papa.

Lo fece ricercare per tutta Roma e lo ricevette in udienza privata.

Ma quanta gente ebbe conforto dal papa, quante ansie consolò, per esempio con l'ufficio informazioni, che fece aprire in Vaticano fin dall'inizio della guerra, per dare notizie alle famiglie degli scomparsi e dispersi civili e dei prigionieri di guerra.

Molto più efficace avrebbe potuto essere l'opera di quest'ufficio se le potenze dell' « Asse » non avessero rifiutato di collaborare e non lo avessero boicottato: ciò nonostante egli apparve e fu veramente padre universale, cui tutti ricorsero.

Fra questi ci furono gli ebrei, che egli difese strenuamente contro le campagne razziste e che gli dichiararono poi pubblica riconoscenza.

Una delle spine più acute al cuore del papa fu la persecuzione atroce ed implacabile della « Chiesa del silenzio » di cui furono vittime in primo luogo i Vescovi: Wiscynsky, Beran, Trochta, Mindszenty, Stepinac, ecc. e contro la nuova barbarie russa il papa non poté far nulla.

Non è possibile, nei brevi tratti di questo articolo, far risaltare tutte le benemerenze di un pontefice straordinario, durante un periodo di storia eccezionalmente grave, ma non è neanche possibile concludere senza accennare ancora a due di esse: le celebrazioni mariane e la fondazione degli Istituti Secolari.

Una vivissima devozione alla SS. Vergine caratterizzò sempre la pietà personale di Eugenio Pacelli e si riflesse anche negli atti del suo pontificato, tanto che Pio XII venne chiamato il « papa di Maria ».

Ricordiamo solamente la Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria che, accogliendo il messaggio di Fatima, egli compì il 31 Ottobre 1942 in pieno periodo di guerra; la proclamazione fatta il 1° Novembre 1950 durante l'Anno Santo, che fu anche Anno Mariano, del dogma dell'Assunzione al Cielo in corpo ed anima della SS. Vergine; la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, compiuta il 7 Luglio 1952 e accompagnata da una lettera in cui ne indicava i motivi: « per una vera pace, per una fraterna concordia e per la dovuta libertà a tutti, in primo luogo alla Chiesa ».

Gli Istituti Secolari, ultima e più recente forma di vita consacrata, devono il loro riconoscimento a Pio XII, che l'istituì e regolò con il decreto « Provida Mater » superando la diffusa opposizione dei canonisti e dimostrando ancora una volta quanto fosse aperto ai segni dei tempi e sensibile alle esigenze nuove, nonché sollecito della penetrazione della verità e dello spirito cristiano in tutti i tessuti sociali.

A questo proposito molto insisisté sull'apostolato dei laici, dichiarando che ad essi spettava attuare la consacrazione del mondo, con il riconoscimento dei diritti di Dio in tutte le cose.

Che direbbe egli oggi di questa povera Italia nelle cui strutture si stanno inserendo delle norme apertamente contrarie ai comandamenti di Dio e alla legge morale naturale, come quelle del divorzio e dell'aborto, in attesa dell'eutanasia?

Che direbbe il suo predecessore, che tanto gioiva al pensiero di aver dato Dio all'Italia e l'Italia a Dio con i patti lateranensi?

Tra Pio XI e Pio XII, nonostante la grande diversità di temperamento ci fu sempre la più cordiale e ininterrotta collaborazione, con grande edificazione di tutto il mondo.

Ne la successione di questi a quello comportò crisi di personalità, nonostante il prestigio di Pio XI, perché la personalità di Eugenio Pacelli non temeva l'ombra di alcuno.

Per quanto rapide e scarne queste note non si possono concludere senza un accenno alla santità personale di Eugenio Pacelli, il cui ascetismo commosse il mondo.

Dio solo conosce quanto grave sia stata la croce del suo pontificato, ma questo non gli impediva di condurre un tenore di vita austerissimo.

Alto come era, m, 1,82 pesava 54 chili.

La sua unione intima con Dio, ebbe anche il privilegio di apparizioni di Gesù durante la Messa, che veniva a confortare il suo servo, come già aveva fatto con l'Apostolo Paolo.

« La sua familiarità non diveniva mai dimestichezza e alla fine di ogni incontro si serrava nel mistero della sua vita interiore e ad alcuni parve freddo.

Certo non coltivò amicizie particolari: appartenne solo alla Chiesa e coltivò solo l'intimità con Dio1 ) » come deve fare ogni anima consacrata.

È stata introdotta la causa della sua canonizzazione e Dio voglia che presto un suo successore gli ponga l'aureola dei santi, come egli a sua volta aveva fatto con il suo predecessore Pio X.


1v. Giordani, op. cit.