L'evangelizzazione dei giovani

B275-A8

Ritiro spirituale per il personale della Casa di Carità

S.E. Mons. Anfossi ai personale della Casa di Carità nel ritiro dei 14 luglio u.sc.

Nell'ambito della formazione permanente del personale della Casa di Carità, si è svolta il 14 luglio u.sc., presso il Centro La Salle in Torino, una giornata di ritiro per tutti i collaboratori, compresi quelli delle sedi periferiche.

Il tema dell'incontro è stato: « L'evangelizzazione dei giovani », svolto da S. Ecc. Mons. Giuseppe Anfossi, Vescovo di Aosta.

Oltre alla relazione, vi sono stati due interventi, di fr. Felice Proi, su come realizzare alla Casa di Carità il legame tra cultura e fede, e del dr. Domenico Conti, sulla formazione degli educatori.

La giornata iniziatasi con il saluto del Presidente dell'Unione Catechisti, sig. Leonardo Rollino, si è conclusa con la S. Messa celebrata da don Filippo Raimondi, che nell'omelia ha ricapitolato le varie tematiche emerse.

Relazione di Mons. Giuseppe Anfossi

Educare i giovani ai valori e alla fede

Dalla profonda riflessione di Mons. Anfossi, sui metodi odierni per l'annuncio evangelico ai giovani, ci limitiamo a pubblicare due schemi.

1. Educare i giovani alla fede

La situazione

PREMESSA: Il mondo giovanile oggi è molto variegato: non tutti i giovani sono uguali e sfuggono a chi volesse interpretarli con un unico sguardo.

Il nostro discorso si limiterà quindi ai giovani che sono ( o sono stati ) vicini all'esperienza di fede e che avvertono ( o potrebbero avvertire ) il bisogno di itinerari concreti per una fede più vissuta.

1. Dopo le tappe dell'iniziazione cristiana, la maggior parte dei giovani abbandona i consueti canali di educazione alla fede e spesso anche la pratica religiosa ( messa, confessione, preghiera ).

Questo non significa che non siano più credenti ma che sta crescendo in loro l'impressione che la fede non corrisponda alla vita vissuta e viceversa.

2. A livello personale ci si pone il problema del significato del credere ( non solo a livello logico ma a livello pratico: « A che cosa serve? » ).

In generale per i giovani qualcosa è significativo se è utile e non se ha un suo senso forte.

Non basta più, quindi, far capire la sensatezza del credere, occorre farne percepire l'utilità per la vita.

3. Molti giovani avvertono che possono ( a volte « devono » ) gestire la loro vita e il loro futuro al di fuori della fede ( spesso vista come ostacolo o ulteriore impegno ).

Sono presenti valori di riferimento ma sono indipendenti dalla fede; solo nella situazione-limite della morte e della precarietà della vita la fede sembra mantenere un certo rilievo.

4. Le proposte di fede fatte oggi ai giovani sono impegnative: a chi vuole credere si chiede sempre più coinvolgimento per migliorare la qualità dell'adesione di fede; ciò è positivo ma provoca una selezione.

Inoltre coloro che rispondono diventano il modello per le nuove proposte: non ci si occupa più di chi non si lascia coinvolgere subito.

5. É radicata in molti giovani l'idea che la fede è di esclusiva competenza « dei preti » e della Chiesa intesa soltanto come gerarchia; quasi come non si possa parlare di Dio e della propria dimensione ( o ricerca ) di fede al di fuori dell'ambiente clericale spesso visto dagli occhi giovanili come un mondo chiuso antiquato e opprimente.

Alcuni tentativi di risposta

Non bisogna cadere nella tentazione di « difendere la fede », occorre sforzarsi di mostrarne la forza vitale e il valore concreto per la vita della persona.

La fede non va proposta come una conca per vivere tranquilli, ma come un sentiero che spiega il mistero della vita, ne dice la verità.

( Fede come impostazione di vita, e non consolazione ).

La fede non va spiegata, ma testimoniata: testimoniare significa « vivere accanto » per aiutare a leggere la vita a partire dal suo centro.

I testimoni devono essere diversi e tenere conto dell'originalità di ognuno.

Nulla è più importante ed efficace del contatto personale, del dialogo paziente che richiede sempre cura, sforzo e amore.

L'organizzazione, le iniziative, le provocazioni sono necessarie, ma non hanno senso se un giovane non avverte prima di tutto di essere amato e valorizzato come persona originale, capace di qualcosa.

La fede è certezza, ma va presentata come punto di arrivo, non di partenza: vi deve essere prima un cammino progressivo di ( ri ) avvicinamento e ( ri ) scoperta.

Occorre partire da ciò che Cristo offre e non dall'impegno che chiede; la comunità deve prima dare e poi coinvolgere; gli educatori devono prima testimoniare e poi indicare la strada.

Occorre dosare e temperare le richieste: si pretende a volte dai giovani una coerenza assoluta con i valori proposti dalla fede, coerenza spesso di livello così alto da essere irrealizzabile anche da parte degli educatori.

I giovani non sono tutti sensibili allo stesso modo: dobbiamo concedere diversi tempi di crescita e di maturazione, e permettere la possibilità di esperienze diversificate e anche radicalmente diverse ( non si tratta di tolleranza superficiale, ma di fiducia nei giovani che possono scegliere bene senza essere continuamente guidati e indirizzati ).

2. Educare i giovani ai valori

I dati riportati hanno riferimento ai valori sotto indicati, considerati nell'orizzonte della fede.1

La famiglia

Valore della famiglia come luogo di crescita.

Importanza del dialogo familiare.

I genitori svolgono un ruolo di sostegno ( disponibilità al dialogo ) nell'82% dei casi.

La loro severità non influisce sui comportamenti a rischio.

Influisce, invece, la severità delle regole familiari ( domestiche e di controllo sulla vita extrafamiliare ).

Spesso gli adolescenti selezionano gli argomenti da trattare a casa, cercando altre figure ( amici o adulti ) con cui confidarsi.

La ricerca di autonomia talora diventa conflittuale: può servire un aiuto esterno.

L'amicizia

Esperienza educativa dell'amicizia.

L'amicizia con gli adulti.

L'amicizia con Cristo: personalizzazione della fede.

Alcuni comportamenti a rischio sono vissuti come strategie per farsi degli amici o essere accettati.

Il 42% vede negli amici disattenzione per i propri problemi, per l'11% gli amici non interverrebbero per fermare eventuali errori.

Di solito c'è molta voglia di parlare del valore dell'amicizia; spesso vi sono problemi a gestire in modo equilibrato l'amicizia più profonda; difficoltà a perdonare un amico.

Fonti del benessere

Benessere della persona.

Centralità della persona ( nelle sue varie dimensioni ) nel messaggio cristiano.

L'autostima …

L'84% degli studenti intervistati ha stima di sé, nella scuola ( 72% ), nella vita quotidiana ( 87% ).

Il 95% si stima in grado di imparare nuove capacità, il 66% sa resistere alle influenze del gruppo.

Solo il 42% sa prendere decisioni importanti sulla vita.

I giovani hanno un grande bisogno di esprimere quelle che sentono affacciarsi come prime capacità individuali.

Sentono l'esigenza di essere valorizzati dagli altri.

Chiedono agli adulti di scommettere su di loro.

Uso del tempo libero

Valore del tempo libero; la responsabilità personale nell''impiegarlo e nel non sprecarlo …

Gli adolescenti riferiscono di dedicare ogni settimana: 6-7 ore allo sport, 1 alla lettura, 1 al telefono, 3-4 ad ascoltare musica da soli, 1 ora stando seduti senza fare nulla, 1 ora per hobby vari.

Spesso i passatempi vengono condizionati dagli altri o accompagnati da spese indotte dalla moda.

In alcuni casi si affaccia il volontariato.

La scuola

Valore dell'istruzione.

Rapporto con professori e compagni.

Comportamento del cristiano nella scuola.

Al 57% dei maschi e al 67% delle femmine piace andare a scuola.

Il 5% è scontento degli insegnanti, il 23% lo è poco, il 62% abbastanza, il 10% molto.

L'83% considera importante la stima ricevuta dall'insegnante.

Molti giovani lamentano la scarsa valorizzazione della loro creatività, la lontananza della scuola dalla vita, il rischio di perdere a scuola la percezione positiva di sé.

La fede

Ruolo della fede nella crescita globale umana.

Attualità del messaggio cristiano per un giovane.

Ruolo educativo di gruppi e di animatori « giovani » ( affiancati da adulti ).

L'86% degli studenti delle superiori si dichiara credente.

Di essi il 37% partecipa alla messa nelle grandi ricorrenze, l'11% 1-2 volte al mese, il 29% tutte le settimane, il 3% più volte la settimana.

Il 15% partecipa a ritiri, veglie di preghiera, e simili.

Necessità di creare delle occasioni di sana aggregazione e crescita per giovani sulla base dei valori cristiani.

Importanza di proporre concrete esperienze di comunità e di fede vicina alla vita.

Bisogni e valori

Le esigenze della persona ( materiali e spirituali ).

Non di solo pane vive l'uomo.

La scala dei bisogni e dei valori …

L'indagine su 4 bisogni ( salute, riuscita scolastica, autonomia decisionale e religione ) ha dato questi risultati: il 69% degli studenti dà « media importanza » alla salute, il 64% alla scuola, il 48% all'autonomia decisionale, il 50% alla religione.

Bisogno di aggregazione, di adulti o giovani di riferimento, di conoscere altri coetanei, di avere momenti formativi ( e spirituali ), di avere alternative dia TV, di sviluppare capacità creative e non solo sportive.

Intervento di V. Moccia al ritiro del 14 luglio.


1 I dati riportati sono tratti da « Adolescenti tra rischio e benessere », uno studio mirato a prevenire il disagio tra i ragazzi dai 14 ai 19 anni nelle scuole superiori valdostane ( svolto nel 1997 a cura di E. Cattelino e S. Benino del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino ).

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La evangelización de los jóvenes

Retiro para el personal de la "Casa di Canta"

En ei contexto de la formación permanente del personal de la "Casa di Carita", hemos tenido un día de retiro el pasado día 14 de Julio de 1998, en Turin, Centro La Salle.

El tema del encuentro fue la evangelización de los jóvenes, desarrollado por mons. G. Anfossi, obispo de Aosta.

Además de esta charla, tuvimos dos ponencias:

- la del Hno. Felice Proi, acerca de cómo concretar en la "Casa di Carita" el vínculo "cultura-fe";

* la del Dr. D. Conti acerca de la formación de los educadores.

Empegamos la jornada con la bienvenida del Presidente de la Unión de Catequistas, el Sr. Leonardo Rollino; la concluímos con la Misa celebrada por D. Filippo Raimondi, que resumió los temas del día en la homilía.

Educar a los jóvenes en los valores y en la fe

por Mons. G. Anfossi, obispo de Aosta

Desde la reflexión de Mons. Anfossi, acerca de las dinámicas para el anuncio evangélico a los jóvenes de hoy, vamos a proponeros dos esquemas.

1. Educar a los jóvenes en la fe

La situación

INTRODUCCIÓN: el mundo juvenil, hoy día, es muy variado; no todos ios jóvenes son iguales y huyen al querer interpretarles can una mirada.

Limitaremos nuestro discurso a aquellos jóvenes que están ( o han estado ) cerca de la experiencia de fe y que experimentan ( o podrían hacerlo ) la necesidad de caminos reales hacia una fe más real, concreta.

1) Tras las etapas de la iniciación cristiana, la mayoría de los jóvenes deja los caminos de fe más clásicos, como también su práctica religiosa ( misa, confesión, oración ).

Esto no quiere decir que no sean creyentes; más bien que la idea de que la fe no vaya correspondiendo a su vida ( y al revés ) viene a ser cada vez más fuerte y clara.

2) En plan personal, hay que plantearse el problema del sentido de "creer" ( en su sentido práctico: "¿para qué sirve?" ).

En plan general, para los jóvenes lo que es útil, y no lo que nene fuerte sentido vital, es significativo.

Así habrá que mostrar que creer es úúl en la vida y no tan sólo que tiene sentido.

3) Muchos jóvenes sienten que pueden ( tal vez tienen que ) gestionar su vida y su futuro prescindiendo de la fe ( porque viene a ser obstáculo o compromiso ulterior ).

Encontramos valores de referencia que no dependen de la fe; ésta sigue siendo importante en las grandes etapas de debilidad en la vida ( muerte, enfermedad … ).

4) IMS propuestas de fe que hacemos a los jóvenes son comprometedoras: pedimos cada vez más entrega a los que quieren creer, para mejorar su adhesión a la fe; eso es bueno, pero plantea una selección.

Además, los que contestan son el modelo para las demás propuestas: nadie se entera de quien no se deja comprometer pronto.

5) Muchos jóvenes tienen bien arraigada la idea de que la fe es algo proprio de los curas y de la Iglesia, entendida como jerarquía; como si no fuera posible hablar de Dios y de la dimensión ( o búsqueda ) de fe fuera del contexto clerical, que los jóvenes interpretan como encerrado en sí mismo, antiguo y opresor.

Unos esbozos de respuesta.

No hay que caer en la tentación de "defender la fe", hay que hacer un esfuerzo para mostrar su fuerza vital y su importancia en la vida de todo hombre.

No hay que proponer una fe para vivir tranquilos, sino como senda que explica el misterio de la vida, que atestigua su verdad ( fe como actitud vital, no consoladora ).

No hay que explicar la fe, hay que atestiguarla: atestiguar significa "vivir junto a" para ayudar a leer la vida desde su centro.

Los testigos tienen que ser diferentes al respetar la novedad de cada uno de ellos.

Nada es más importante y eficaz que el conocimiento personal, que el diálogo paciente que necesita cuidado, esfuerzo y amor.

La organización, la iniciativa, el provocar, son necesarios, pero no tienen sentido cuando al joven no se le ama y valora en su originalidad, capaz de algo bueno.

La fe es certidumbre, pero hay que presentarla como punto de llegada y no de salida; habrá que tener un camino de ( re ) acercamiento y ( re ) descubrimiento.

Hay que empezar por lo que Cristo nos ofrece y no por los compromisos que nos pide; la comunidad tiene antes que dar, luego comprometer; los animadores tienen que atestiguar antes que mostrar el camino.

Hay que equilibrar las demandas: a veces a los jóvenes se les exige una coherencia total con los valores de la fe, tan fuerte que tampoco los animadores la logran.

No todos ios jóvenes tienen la misma sensibilidad: hay que admitir diferentes tiempos de crecimiento y maduración, permitir que se lleven a cabo experiencias muy diferenciadas y, tal vez, diferentes ( no pensamos ser tolerantes, mas bien contamos en los jóvenes que sepan escoger bien sin seguir necesitando de un guía, sin pedir la dirección.

2. Educar a los jóvenes en los valores.

Valores de referencia en la perspectiva de fe

La familia

Valor de la familia como lugar de crecimiento.

Importancia del diálogo familiar.

Los padres les apoyan en el 82% ( disponibles al diálogo ).

Su severidad no influye sobre las situaciones difíciles.

Las regias de vida familiar más severas ( en casa y control fuera de casa ) influyen mucho.

Tal vez los chavales escogen dentro de los temas de discusión familiar, buscando otras figuras de referencia con las que confiarse.

La búsqueda de autonomía puede ser conflictiva: podrían necesitar de ayuda exterior.

Amistad

Experiencia educativa de la amistad.

Con los adultos.

Con Cristo: personalización de su fe.

Los chavales desarrollan unas conductas arriesgadas para buscar amigos o ser aceptados por ellos.

El 42% ve que sus amigos desatienden sus problemas, el 11% dice que sus amigos no intervendrían para solucionar sus dificultades

Normalmente hay muchas ganas de hablar del valor de la amistad; tal vez hay problemas en gestionar las amistades más fuertes; dificultades en perdonar a un amigo.

Los manantiales del bienestar

Bienestar de la persona.

La persona ( en sus diferentes rasgos ) como centro del mensaje cristiano.

Su auto-estima

El 84% de los chavales entrevistados tiene estima de sí mismos, en la escuela ( 72% ), en su vida diaria ( 87% ).

El 95% estima poder aprender nuevas habilidades, el 66% resiste ante las influencias del grupo.

Sólo el 42% de ellos sabe tomar decisiones vitales.

Los chavales tienen gran necesidad de expresar lo que descubren como capacidades individuales.

Necesitan que los demás les valoren.

Piden a los mayores que apuesten por ellos.

Empleo del tiempo libre

Su importancia; responsabilidad personal en su empleo.

Los chavales dicen que dedican: 6-7 horas ai deporte, 1 a leer, 1 al teléfono, 3-4 a escuchar música solos, 1 sentados sin hacer nada, 1 a hobbies variados.

Muchas veces, los demás determinan sus pasatiempos y las tendencias influyen sobre los gustos.

A veces hay voluntariado.

Escuela

La instrucción como valor.

Relaciones con profesores y compañeros.

Actitud del cristiano en la escuela.

Ai 57% de los varones y al 67% de las mujeres les gusta la escuela.

El 5% no está contento con los profesores, el 23% poco, el 62% bastante, el 10% mucho.

El 83% considera muy importante que el profesor le estime.

Muchos chavales se quejan de que la escuela no valorice su creatividad, de la lejanía con la vida, de que hay el riesgo de perder la imagen positiva que tienen de ellos mismos.

Fe

Papel de la fe en el crecimiento humano.

Actualidad del mensaje cristiano para el joven.

El papel educativo de los gruposy de los animadores jóvenes ( acompañados por adultos ).

El 83% de los chicos de secundaria se profesan creyentes.

El 37% de éstos participa en las misas en las fiestas, el 11% 1-2 veces al mes, el 29% cada semana, ei 3% varios veces en la semana; el 15% participa en retiros, vigilias de oración …

Hay que crear oportunidades para la agregación y el crecimiento desde los valores cristianos.

Es muy importante proponer experiencias reales de vida comunitaria y fe cercana a la vida.

Necesitades y valores

De la persona ( materiales y espirituales ).

El hombre no vive tan sólo de pan.

Escala de necesidades y valores.

La búsqueda sobre 4 necesidades ( salud, éxito escolar, toma de decisiones autónoma ) dio estos resultados: el 69% de los chavales atribuye "importancia normal" a la salud, el 64% a la escuela, el 48% a la toma de decisiones autónoma, el 50% a la religión.

Necesidad de agregación, con adultos o jóvenes de referencia, de tener ratos formatívos ( y espirituales ), de tener alternativas a la TV, de desarrollar capacidades creativas y no tan sólo deportivas.