Direttorio di pastorale familiare |
Agli uomini e alle donne del nostro tempo, « in sincera e profonda ricerca di una risposta ai quotidiani e gravi problemi della loro vita matrimoniale e familiare », vengono spesso offerte, nel più vasto contesto socioculturale e nei diversi ambienti di vita, di lavoro, di scuola, di tempo libero e, in particolare, attraverso i mezzi della comunicazione sociale, « visioni e proposte anche seducenti, ma che compromettono in diversa misura la verità e la dignità della persona umana »1 e l'identità del matrimonio e della famiglia.
Non riproponiamo qui quanto abbiamo già ampiamente descritto in altre occasioni circa le profonde trasformazioni che negli ultimi decenni hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare la realtà matrimoniale e familiare.
Sono trasformazioni che si situano a livello strutturale e culturale e che investono anche il vissuto religioso e cristiano di tante famiglie.2
In ogni caso, si tratta di trasformazioni ambivalenti, quando non addirittura ambigue, che chiedono una continua e attenta opera di discernimento evangelico.
Luci e ombre, valori e non valori, aspetti positivi ed elementi problematici o negativi coesistono tra di loro, spesso intrecciandosi in modo quasi inestricabile.
Non mancano aspetti positivi, quali:
una visione più positiva e serena della sessualità umana;
una più forte coscienza della libertà personale, da cui nasce più nitida l'esigenza di rispettare la dignità di ogni persona, sia nei rapporti coniugali sia in quelli familiari;
un più diffuso riconoscimento della dignità della donna e dei suoi ruoli nella vita privata, familiare e pubblica;
una maggiore sottolineatura del valore della relazione personale, un più consapevole atteggiamento di rispetto per i diritti dei più deboli nello stesso ambito familiare;
una accresciuta consapevolezza delle responsabilità proprie dei genitori nel procreare e nell'educare i figli;
una rinnovata percezione della necessità di sviluppare confronti, rapporti e relazioni di amicizia e di mutuo sostegno tra famiglie;
una più chiara sottolineatura e riscoperta della missione ecclesiale e della responsabilità sociale di ogni famiglia;
una sorprendente persistenza del significato della famiglia come luogo di umanizzazione sia della coppia, attraverso l'esperienza dell'amore reciproco, esclusivo, indissolubile e fecondo, sia del figlio, mediante la generazione e l'intera opera educativa.
Sono, questi, alcuni valori che non ci possono lasciare indifferenti, ma che devono orientarci nella riflessione teologica, nella spiritualità, nell'azione pastorale e negli interventi sociali.3
Nello stesso tempo permangono, o addirittura si aggravano, fenomeni problematici o negativi che possono sconvolgere l'ordinata convivenza coniugale e familiare.
Tra gli altri:
una generalizzata privatizzazione ed enfatizzazione della sessualità, spesso ridotta alla sua dimensione genitale;
la paura, la disistima o addirittura il rifiuto del figlio a causa di non poche difficoltà incontrate dagli sposi;
la piaga dell'aborto;
la diffusione di una mentalità e di un vissuto contraccettivi;
l'aumento della pratica della sterilizzazione;
il disinvolto ricorso alle diverse forme di fecondazione artificiale;
una discutibile rivendicazione dei cosiddetti "diritti" degli omosessuali;
un'ambigua o addirittura errata concezione teorica e pratica dei rapporti tra coniugi e tra genitori e figli;
il numero crescente, già nei primi anni di matrimonio, dei fallimenti coniugali, dei divorzi e delle situazioni matrimoniali irregolari;
una precoce abdicazione da parte dei genitori alle proprie responsabilità educative o, all'opposto, un rapporto educativo caratterizzato da possessività esasperata che soffoca la libertà dei figli anche condizionando e ostacolando le loro scelte vocazionali;
una disistima o addirittura un rifiuto, diversamente motivati, della dimensione istituzionale del matrimonio;
un'ignoranza o dimenticanza o voluta noncuranza del valore propriamente soprannaturale, cristiano ed ecclesiale del matrimonio;
l'insufficienza o anche l'assenza di un adeguato impegno sociale e politico delle famiglie e per le famiglie.
Inoltre, come abbiamo già osservato, è l'idea stessa di famiglia che spesso viene messa in discussione e svisata:
viene intesa come non necessariamente fondata sul matrimonio;
si chiedono forme di riconoscimento legale delle convivenze di fatto, quasi volendole equiparare alle comunità familiari;
non mancano tentativi di legittimazione di modelli di coppia di genitori dove la differenza sessuale non risulta essenziale e necessaria.4
Né va dimenticato come la famiglia italiana si trovi in uno stato di fragilità, privatezza e isolamento, che pur si accompagna con una fondamentale persistenza della stessa comunità familiare.
Diversamente che in altri Paesi, infatti, in Italia la famiglia continua ad essere ritenuta un valore, ad essere scelta e ad avere un ruolo di rilievo.
Tuttavia, la stessa famiglia è posta a lato della società o addirittura in contrapposizione ad essa, perché persegue finalità ed obiettivi diversi ed è mossa da altre dinamiche.
Vissuta sempre più come un "affare privato", la famiglia sembra aver iniziato un processo che la porta a smarrire la coscienza della propria identità istituzionale.
Mentre è fatta oggetto di ripetute pressioni da parte della società, rimane isolata e abbandonata a se stessa nello svolgimento dei suoi compiti.
Anche un'adeguata considerazione degli atteggiamenti, delle domande e delle attese dei giovani oggi5 ci conduce a ritrovare la situazione ambivalente cui abbiamo fatto cenno: ci imbattiamo, infatti, in un vissuto esistenziale contrassegnato da una permanente tensione tra valori e disvalori, tra ricerca e non accoglienza della realtà profonda del matrimonio e della famiglia.
Tale vissuto, caratterizzato da ambiguità e soggettivismo, talvolta nasconde il desiderio di realizzare un modello positivo di famiglia, che però gli stessi giovani non riescono a raggiungere.
Né si può escludere che il medesimo vissuto, pur rivelando mancanza di speranza, possa contenere la richiesta implicita, e a volte contraddittoria, di ricevere aiuto attraverso la testimonianza e l'accompagnamento.
In particolare - nel quadro di un'esaltazione della singolarità irripetibile di ciascuno e, conseguentemente, della soggettività colta in ogni singolo frammento di tempo e di esperienza - assistiamo al venir meno del senso di appartenenza, allo smarrimento del valore e del senso delle realtà istituzionali, alla perdita del senso della storia e del futuro, all'assolutizzazione di ogni esperienza particolare e alla paura di fronte ad impegni stabili e definitivi.
Nell'attuale contesto socioculturale, inoltre, alla propensione a ridurre la sessualità a mera genitalità si accompagna la tendenza a convogliare in essa e nel suo esercizio quelle esigenze di dialogo, tenerezza, sostegno reciproco e comprensione, che pure i giovani avvertono come imperiose e ineliminabili.
Ne derivano attese ed atteggiamenti tra loro diversissimi e talora anche contrastanti o addirittura inconciliabili.
Si va dalla volontà di mantenersi liberi da ogni legame al desiderio di raggiungere una certa stabilità affettiva;
dal bisogno di relazioni significative e non occasionali all'incapacità di accettare il valore e il senso dell'istituto matrimoniale;
dalla ritrosia di fronte alla prospettiva di un impegno definitivo alla considerazione dell'esperienza matrimoniale e familiare come luogo totalizzante di ogni energia e come realtà in grado di comunicare ogni felicità e sicurezza.
La situazione finora descritta interpella l'intera comunità cristiana in ogni sua articolazione e la sollecita a vivere con rinnovata coscienza la sua azione pastorale con i coniugi e le famiglie e a loro favore.
Ancor prima, però, la Chiesa sa e riconosce che tale compito pastorale le appartiene e la qualifica in forza della missione affidatale dal suo Sposo e Signore.
Perciò, illuminata, guidata e sostenuta dallo Spirito Santo, in gioiosa fedeltà al mandato ricevuto, avverte con freschezza sempre rinnovata l'urgente responsabilità di annunciare, celebrare e servire l'autentico "Vangelo del matrimonio e della famiglia".
Con questa espressione intendiamo riferirci a due realtà tra loro distinte e insieme profondamente convergenti.
Ci riferiamo, innanzitutto, a ciò che il Vangelo dice sul matrimonio e sulla famiglia, per cogliere la loro identità, il loro significato e il loro valore nel disegno salvifico di Dio.
Nello stesso tempo, l'espressione usata ci permette di alludere a come la vita matrimoniale e familiare, quando è condotta secondo il disegno di Dio, costituisca essa stessa un "vangelo", una "buona notizia" per tutto il mondo e per ogni uomo.
Il matrimonio e la famiglia diventano così testimonianza e profezia, oggetto e soggetto di evangelizzazione.
Quale determinazione particolare della pastorale generale della Chiesa, di cui condivide il fine dell'evangelizzazione, l'intera pastorale familiare - con tutti i suoi presupposti, attraverso tutte le sue espressioni e articolazioni, in tutte le sue conseguenze - deve propriamente annunciare, celebrare e servire questo duplice e unitario Vangelo, con la fiera e umile consapevolezza di proporre anche così una visione e un'esperienza profondamente profetiche e umanizzanti.
Il matrimonio, quale « intima comunità di vita e d'amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie », nasce « dall'atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono ».6
Quale patto e alleanza coniugale che ha avuto origine nell'amore da una libera scelta di un uomo e di una donna che impegnano reciprocamente le loro persone e tutta la loro vita, il matrimonio cresce e si sviluppa in un amore sempre più oblativo, fedele e rinnovato.
Per la sua intima struttura di amore coniugale pienamente umano, che coinvolge cioè ogni persona nella sua "totalità unificata" di spirito e di corpo, possiede le note e le esigenze della totalità, unità, fedeltà, indissolubilità e fecondità come sue caratteristiche proprie, native e ineliminabili.
Con questa sua specifica fisionomia, ogni matrimonio ha un profondo significato religioso, che l'intera storia della salvezza mette costantemente in luce: esso è immagine e simbolo dell'alleanza che unisce Dio con il suo popolo.
Tra cristiani, poi, tutto questo assume un significato ulteriore e diventa una realtà originale e nuova.
Infatti, da quando, nella pienezza dei tempi, il Verbo di Dio ha assunto la natura umana e con il sacrificio della croce ha offerto se stesso in dono definitivo di amore alla sua Chiesa e all'intera umanità, il matrimonio dei battezzati diviene « il simbolo reale della nuova ed eterna alleanza, sancita nel sangue di Cristo.
Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi, come Cristo ci ha amati.
L'amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato, la carità coniugale, che è il modo proprio e specifico con cui gli sposi partecipano e sono chiamati a vivere la carità stessa di Cristo che si dona sulla croce ».7
Il matrimonio tra due battezzati è stato così elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento: « Da allora tutto è trasformato.
Due cristiani desiderano sposarsi; san Paolo li avverte: "voi non vi appartenete più" ( 1 Cor 6,19 ).
Membri del Cristo, tutti e due "nel Signore", anche la loro unione si fa "nel Signore" come quella della Chiesa, e per questo essa è un "grande mistero" ( Ef 5,32 ), un segno che non soltanto rappresenta il mistero dell'unione del Cristo con la Chiesa, ma in più lo contiene e lo irraggia per mezzo della grazia dello Spirito Santo che ne è l'anima vivificante ».8
Il matrimonio, che pure si identifica con l'amore coniugale di un uomo e di una donna legittimamente manifestato, affonda nello stesso tempo le sue radici più profonde nel mistero di Dio, della sua alleanza, della scelta e della predestinazione che da sempre il Padre, in Cristo, ha fatto nei nostri confronti ( Ef 1,3-5 ).
Esso ci appare, perché realmente lo è, come "grazia" e "vocazione", che specificano e sviluppano il dono e il compito ricevuti nel Battesimo.
Infatti, all'origine di ogni matrimonio, prima ancora della pur necessaria volontà di amore dei due coniugi, sta un atto di predestinazione ad essere conformi all'immagine di Gesù Cristo e a realizzare questa conformità secondo il dono e il carisma tipici della coppia.9
L'amore coniugale tra un uomo e una donna può sgorgare e può consolidarsi perché trova nell'amore di Gesù in croce la sua sorgente ultima, la sua forza plasmatrice, il suo costante alimento; e così ogni matrimonio può e deve dirsi una eco del sì di Cristo in croce.
È grazie al dono dello Spirito che, giorno dopo giorno, Gesù Cristo viene plasmato nel cuore e nella vita degli sposi, i quali diventano sacramento reale del suo amore totale, unico, fedele e fecondo.
Lo stesso matrimonio cristiano, pur in tutta la sua grandezza e dignità, rimane sempre una realtà relativa; ed è proprio in questa sua relatività che risiede la sua grandezza.
Come ogni altra realtà creata, anche il matrimonio è, infatti, a servizio del Regno di Dio ed è un mezzo per "essere in Cristo" e per seguirlo: esso è, per gli sposi, il luogo concreto, specifico e particolare in cui vivere la sequela e l'imitazione di Cristo.
Proprio perché subordinato e relativo a Gesù e al suo Regno, il matrimonio permette ai coniugi di camminare verso la comunione con Dio e di questa stessa comunione si presenta come figura e anticipazione.
In quanto tale, perciò, il matrimonio determina il cammino di santità proprio degli sposi, come ricorda anche il Concilio: « i coniugi cristiani sono corroborati e come consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato.
Ed essi, compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dallo Spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, e perciò insieme partecipano alla glorificazione di Dio ».10
Secondo il disegno di Dio, il matrimonio trova la sua pienezza nella famiglia, di cui è origine e fondamento.
Da questo intimo e costitutivo legame con il matrimonio e con l'amore che lo definisce, ogni famiglia deriva, perciò, la sua identità e la sua missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, attraverso la formazione di una autentica comunità di persone, il servizio alla vita, la partecipazione allo sviluppo della società.11
La famiglia cristiana, comunione di persone, segno e immagine della comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo,12 oltre ai compiti ora ricordati, ha anche quello di partecipare alla vita e alla missione della Chiesa. Infatti, nata ed alimentata dal sacramento del matrimonio, la famiglia cristiana, già a partire dalla coppia coniugale che ne costituisce il nucleo originario, possiede un'essenziale struttura ecclesiale.
Essa è "comunità d'amore e di vita", formata dalla coppia e dal nucleo familiare, ma è anche, e in profondità, "comunità di grazia", in intimo e vivo legame con la Chiesa.
Anzi, il suo legame con la Chiesa è così profondo e radicale da risultare elemento costitutivo dell'identità cristiana della famiglia.
Essa, a suo modo, è una "rivelazione" e una "realizzazione" del mistero della Chiesa, il quale, a sua volta e reciprocamente, vive e si manifesta anche dentro e attraverso la concreta e tangibile realtà della famiglia cristiana.
Per questi motivi, secondo l'autorevole insegnamento del Vaticano II,13 la famiglia cristiana può essere chiamata « Chiesa domestica », poiché essa è, a suo modo, « viva immagine e storica ripresentazione del mistero stesso della Chiesa ».14
In virtù di questa sua connotazione, essa partecipa alla fecondità della Madre Chiesa e si presenta insieme come comunità salvata dall'amore di Cristo che le è donato e come comunità che salva perché chiamata ad annunciare e a comunicare lo stesso amore di Cristo ed è messa in grado di rispondere a questa sua chiamata.15
Affonda, inoltre, le sue radici in questo mistero la missione della famiglia cristiana nei confronti sia della Chiesa sia della società e del mondo intero.
Gli sposi, infatti, che già per il Battesimo sono partecipi della vita e della missione della Chiesa, in forza del sacramento del matrimonio da essi celebrato, sono chiamati a ravvivare e a vivere costantemente i loro impegni battesimali in forme e contenuti nuovi, secondo uno stile coniugale e attraverso le realtà proprie della loro esistenza.16
Così pure la famiglia intera - chiamata a configurarsi come comunione-comunità di fede, nella quale la fede viene accolta, vissuta, annunciata, testimoniata e trasmessa da tutti i suoi membri17 - « è posta al servizio dell'edificazione del Regno di Dio nella storia mediante la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa ».18
Con il suo stesso esistere, prima che attraverso specifiche attività, in quanto stato particolare di vita cristiana, è annuncio del Vangelo e partecipa così alla missione evangelizzatrice di tutta la Chiesa.
Nello stesso tempo e condividendo l'unica missione della Chiesa, « in quanto "piccola Chiesa", la famiglia cristiana è chiamata, a somiglianza della "grande Chiesa", ad essere segno di unità per il mondo e ad esercitare in tal modo il suo ruolo profetico testimoniando il regno e la pace di Cristo, verso cui il mondo intero è in cammino ».19
Per altro, tale missione, che può e deve essere vissuta secondo diverse forme e modalità, trova certamente nella fisionomia di "Chiesa domestica" nuove sottolineature, ragioni e contenuti; ma essa sgorga dalla caratteristica nativa di ogni famiglia quale cellula primaria e originaria della società.
La famiglia, infatti, « è la società naturale in cui l'uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell'amore e nel dono della vita.
L'autorità, la stabilità e la vita di relazione in seno alla famiglia costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell'ambito della società.
La famiglia è la comunità nella quale, fin dall'infanzia, si possono apprendere i valori morali, si può incominciare ad onorare Dio e a far buon uso della libertà.
La vita di famiglia è un'iniziazione alla vita nella società ».20
Una pastorale familiare autentica non potrà mai fare a meno di annunciare, celebrare e servire il "Vangelo del matrimonio e della famiglia" in tutti i suoi contenuti.
La Chiesa intera
lo annuncerà nella predicazione, con la catechesi e attraverso la testimonianza;
lo celebrerà nella liturgia e con la grazia dei sacramenti;
lo servirà con le diverse iniziative e strutture di sostegno e di promozione che appariranno più opportune e più urgenti.
Come in ogni altra azione pastorale, la Chiesa nello svolgere questo compito dovrà rispondere ad alcuni criteri fondamentali, che scaturiscono dalla stessa missione salvifica affidatale dal Signore Gesù.
In virtù di questi criteri, anche l'operatore di pastorale familiare dovrà
comunicare la fede e l'insegnamento autentici della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia;
sarà attento alle condizioni concrete in cui vivono gli uomini e le donne di oggi;
inserirà organicamente la sua opera nella permanente azione educativa svolta dalla Chiesa per lo sviluppo della vocazione battesimale nelle sue diverse specificazioni;
sosterrà e accompagnerà con gradualità il cammino degli sposi e delle famiglie verso la santità
e li aiuterà a fare del matrimonio, al tempo stesso, il punto di arrivo e di partenza nella vita e nella missione della famiglia cristiana.21
In particolare: la predicazione e la catechesi, nelle loro diverse forme e in rapporto alla varie categorie di persone, sono chiamate a non perdere occasione per annunciare i contenuti di questo "Vangelo".
La ricerca teologica deve continuamente approfondire e illustrare i diversi aspetti del disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia: nelle facoltà teologiche, nei seminari e negli studentati religiosi, negli istituti di scienze religiose, nelle diverse scuole di teologia e di pastorale, tale dottrina va insegnata con scientificità, con fedeltà e con sufficiente ampiezza.
È anche auspicabile che la visione di matrimonio e di famiglia qui delineata trovi adeguate modalità di espressione nei mezzi di comunicazione sociale, negli spettacoli, nelle diverse produzioni letterarie e artistiche, come pure, sempre nel dovuto rispetto del legittimo pluralismo e di una sana laicità, nella più complessiva vita sociale, economica e politica.
In questi ambiti, nella salvaguardia di ogni necessaria distinzione, il servizio al "Vangelo del matrimonio e della famiglia" richiede la presenza competente, discreta e insieme coraggiosa di cristiani, soprattutto laici, convinti della bellezza di questa visione per ogni uomo e per ogni donna.
Soprattutto è indispensabile aiutare gli sposi e le famiglie cristiane a vivere secondo questo "Vangelo": è un compito che riguarda tutta la Chiesa e, in essa, tutti e singoli i fedeli secondo il loro posto e il loro ministero.
In tal modo, i coniugi e le stesse famiglie saranno aiutati a prendere piena coscienza della loro dignità, del loro dono e della loro responsabilità.
Coerentemente saranno messi in grado di farsi a loro volta soggetto attivo e responsabile di una missione di salvezza, radicata nel battesimo e nel matrimonio, che non solo li riguarda e li coinvolge, ma che chiede anche di compiersi a beneficio proprio e di altri anche mediante la loro parola, azione e vita.
21 - Così intesa, la pastorale familiare ha come soggetto responsabile ogni Chiesa locale e, proprio per questo, è compito di tutta la comunità cristiana e, in essa, delle coppie e delle famiglie cristiane.
È, quindi, necessario e urgente che « l'esposizione della fede e dell'insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la conseguente opera evangelizzatrice in ordine alla preparazione, alla celebrazione del sacramento e alla vita coniugale che da esso procede, impegnino in modo organico e permanente ogni comunità ecclesiale, con la partecipazione di tutte le sue componenti e con il servizio di tutti i ministeri e doni, dei quali il Signore l'ha dotata ».22
22 - Inoltre, poiché la famiglia rappresenta uno snodo obbligato per rifare il tessuto delle comunità ecclesiali e della società, la pastorale familiare appare come parte integrante di tutta l'azione pastorale della Chiesa.
Ne consegue che la Chiesa, già vivendo quotidianamente la sua missione, esprime la sua cura per la famiglia e l'aiuta e la sprona ad essere se stessa secondo il disegno di Dio; mediante poi una costante e sistematica opera di coordinamento tra i vari ambiti e organismi pastorali, la Chiesa deve considerare i riflessi e le implicazioni familiari di ogni sua iniziativa o proposta e deve accogliere e valorizzare il contributo che, in virtù del sacramento del matrimonio, gli sposi e le famiglie sono in grado di offrire.
Indice |
1 | Familiaris consortio, n. 4 |
2 | Cf, ad esempio, Matrimonio e famiglia oggi in Italia,
nn. 2-6; Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, nn. 6-20; Comunione e comunità nella Chiesa domestica, nn. 16-20; Evangelizzazione e cultura della vita umana, nn. 12-13 |
3 | Cf Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 6 |
4 | Cf Evangelizzazione e cultura della vita umana, n. 13 |
5 | 5 Una interessante analisi al riguardo si può trovare nel testo preparato dall'Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia, La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia, Appendice |
6 | Gaudium et spes, n. 48 |
7 | Familiaris consortio, n. 13 |
8 | Paolo VI, Discorso alle Equipes Notre-Dame, 4 maggio 1970, n. 8 |
9 | Cf Familiaris consortio, n. 13 |
10 | Gaudium et spes, n. 48 |
11 | Cf Familiaris consortio, n. 17 |
12 | Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2205 |
13 | Cf Lumen gentium, n. 11; Apostolicam actuositatem, n. 11 |
14 | Familiaris consortio, n. 49 |
15 | Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 47 |
16 | Cf Ivi. |
17 | Cf Comunione e comunità nella Chiesa domestica, n. 19 |
18 | Familiaris consortio, n. 49; cf Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI. Criteri fondamentali della pastorale matrimoniale, n. 1 |
19 | Familiaris consortio, n. 48 |
20 | Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2207 |
21 | Cf Deliberazioni conclusive della XII Assemblea Generale della CEI. Criteri fondamentali della pastorale matrimoniale, n. 5 |
22 | Ivi, n. 2; cf Codice di diritto canonico, can. 1063 |