Direttorio di pastorale familiare |
Il tempo del fidanzamento non è soltanto un momento di passaggio e di preparazione a un futuro: è un tempo in se stesso importante.
È tempo di crescita, di responsabilità e di grazia.
È tempo di crescita: tempo nel quale
si matura nella capacità di vivere insieme;
si costruisce la coppia;
ci si allena alle fatiche, anche psicologiche, della vita a due;
si precisano, si condividono e si consolidano le convinzioni in grado di reggere la convivenza di tutta una vita;
ci si affina nella conoscenza di sé, delle proprie doti e dei propri difetti e nell'arte difficile del volersi bene e del comprendersi, superando chiusure, passioni, egocentrismo.
In una parola, è una stagione della vita da riscoprire e ripresentare come importante tirocinio della coppia di fidanzati nella maturazione spirituale del rapporto affettivo.
È tempo di responsabilità, innanzitutto in chiave vocazionale.
È un momento per una prima chiarificazione nel discernimento della chiamata personale a sposare quella persona; è una decisione che lascia spazio a ulteriori verifiche in ordine al consenso per il patto nuziale.
È una stagione della vita in cui i due fidanzati sono tenuti a interrogarsi sulla loro vocazione al matrimonio e sulla loro reciproca scelta.
In questa ottica, la loro responsabilità si esprime nel dare stabilità alla loro relazione, anche sperimentando che il rapporto tra di loro è nuovo e diverso: non è più soltanto una generica amicizia, ma si indirizza verso l'esclusività e comporta impegni seri e nuovi anche se non ancora definitivi.
La stessa responsabilità esige di esprimersi nutrendo e potenziando il fidanzamento con un amore casto,2 attraverso l'accettazione e la futura promozione di una sessualità propriamente umana, al servizio di quell'amore totale e fecondo tipico dell'esistenza coniugale.
Questo fa maturare i fidanzati « nella reciproca conoscenza e nell'assimilazione vicendevole della personalità;
li guida nello sviluppo di una affettività delicata e profonda;
li rende capaci di dominio sull'istintività egoistica, nel rispetto della dignità personale;
li fa attenti a riservare solo al domani il dono totale di sé, perché unicamente nel matrimonio esso raggiunge la pienezza del suo significato».3
È tempo di grazia.
Il fidanzamento, infatti, trae forza dal battesimo e dalla stessa vocazione coniugale che attende di essere concretizzata:
è un tempo di formazione caratterizzato da una propria spiritualità;
è tempo di testimonianza e azione ecclesiale, con le caratteristiche di una specifica solidarietà.
Come tale, il fidanzamento è grazia: è un dono di Dio comunicato ai giovani interessati.
Con questo dono essi sono resi capaci di maturare in un amore che è partecipazione a quello di Cristo e che va sempre più acquisendo la sua misura, come pure sono sorretti e guidati verso questo stesso ideale di amore.4
Nello stesso tempo, il fidanzamento è occasione per vivere e crescere nella grazia:
si presenta come momento privilegiato
di crescita nella fede,
di preghiera e
di partecipazione alla vita liturgica della Chiesa,
di esperienza vissuta della carità cristiana,5 da parte di ogni coppia di fidanzati e di tutti i fidanzati insieme.
Si rivela, perciò, urgente e necessaria una più attenta cura pastorale dei fidanzati, vissuta attraverso la quotidianità di scelte, proposte, iniziative: non limitate al tempo che precede immediatamente la celebrazione del matrimonio, ma capaci di valorizzare tutto il tempo del fidanzamento.
Essa va attuata in stretta sintonia con la pastorale giovanile e vocazionale e deve essere preceduta da attenzioni e iniziative rivolte a quanti, pur senza essere ancora fidanzati, cominciano ad assumere atteggiamenti paragonabili a quelli dei fidanzati stessi.
È un compito che riguarda e interpella ogni comunità cristiana e, in particolare, ogni parrocchia.
Pur con i cambiamenti a cui abbiamo accennato, il tempo che intercorre tra la decisione di sposarsi con quella determinata persona e l'effettiva celebrazione delle nozze ha anche oggi una sua autonomia e un suo valore: in tal senso le parrocchie, le realtà giovanili, le diverse comunità ecclesiali vedono oggi la presenza di non poche coppie di giovani fidanzati.
Per questo i fidanzati stessi, i presbiteri, gli animatori e i catechisti, i responsabili delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti devono sentirsi impegnati a conoscere meglio caratteristiche, opportunità e problemi propri del tempo del fidanzamento.
A tale scopo sono utili momenti di studio, di confronto, di meditazione, di preghiera, valorizzando anche diverse competenze presenti sul territorio.
Occorre soprattutto mantenere vivo il contatto e il dialogo con tutti questi giovani in coppia e, quando si fosse allentato, occorre ristabilirlo.
C'è bisogno di dedicare tempo per conoscere come essi vivono la loro esperienza e per aiutarli a viverla bene.
In un adeguato progetto e cammino di pastorale giovanile, c'è da proporre, in modo organico e stabile, incontri, iniziative, esperienze perché questi giovani possano accostarsi con la calma e la serietà necessarie alle problematiche della vita matrimoniale:
da quelle psicologiche circa la vita di relazione e di coppia
a quelle giuridiche circa la comunione o separazione dei beni e circa i diritti e i doveri della vita matrimoniale;
da quelle medico-biologiche connesse con la dimensione sessuale della vita di coppia e con la trasmissione della vita
a quelle riguardanti la paternità e maternità responsabile e la conoscenza dei metodi naturali di regolazione della fertilità;
da quelle riguardanti i retti metodi di educazione dei figli
a quelle concernenti una ordinata conduzione della famiglia ( lavoro stabile, sufficiente disponibilità finanziaria, saggia amministrazione, nozioni di economia domestica … ).6
Una specifica attenzione va riservata alla dimensione vocazionale del periodo del fidanzamento.
Le realtà educative devono trovare occasioni e modi
per annunciare che esso ha un carattere eminentemente vocazionale,
per aiutare i giovani fidanzati a interrogarsi sulle motivazioni vere e profonde che li orientano alla scelta matrimoniale,
per verificare il cammino che stanno facendo.
A questo proposito potranno rivelarsi utili e opportuni:
incontri con coppie di sposi che vivono effettivamente la vita coniugale come autentica vocazione;
momenti di conoscenza, confronto e dialogo con coetanei che stanno facendo un cammino di preparazione al sacerdozio o alla vita religiosa o con persone che già vivono il loro amore nella consacrazione verginale;
esperienze intense di preghiera, di meditazione, di ritiri o di esercizi spirituali.
Soprattutto, però, occorre puntare su un cammino costante di direzione spirituale.
Pur riservando loro una cura particolare e riconoscendo e rispettando nello stesso tempo il loro bisogno di momenti e di spazi di tranquillità e di riservatezza, la pastorale per il tempo del fidanzamento dovrà aiutare questi giovani in coppia a superare il rischio di una concezione privatistica dei loro rapporti e, perciò, ad evitare ogni chiusura, ogni intimismo e ogni rinuncia non giustificata all'impegno nella comunità ecclesiale e in quella civile.
Occorrerà pure illuminarli, con discrezione e insieme con chiarezza, perché abbiano ad evitare abitudini e stili di vita, ad esempio nella scelta delle amicizie e nella gestione delle vacanze e del tempo libero, che li isolano da un sano contesto familiare e comunitario.
Un aspetto fondamentale di questa complessiva cura pastorale dei fidanzati consiste in una « esatta visione dell'etica cristiana riguardante la sessualità »,7 di cui soprattutto la predicazione, la catechesi e il più ampio progetto di pastorale giovanile devono farsi carico.
In questa ottica è certamente necessario favorire una comprensione e un'assunzione serena e gioiosa della sessualità, come pure, di fronte agli errori e ai peccati, non ci si deve mai stancare di aprire il cuore di ogni persona al pentimento e alla fiducia nella misericordia e nel perdono di Dio.
Oltre ad offrire ai fidanzati criteri e suggerimenti che li aiutino ad evitare scelte meno prudenti, come il trascorrere insieme e da soli periodi di vacanza o il continuo appartarsi e isolarsi dagli altri, è pure necessario richiamare con fermezza e limpidità che non sono ammissibili comportamenti che suppongono già quella fusione delle esistenze che è propria solo dei coniugi, come i cosiddetti rapporti prematrimoniali.
In particolare, - attraverso una precisa catechesi in proposito, mediante il colloquio personale, nella direzione spirituale e, per quanto possibile, durante la celebrazione dal sacramento della Riconciliazione, grazie pure alla gioiosa, anche se spesso faticosa, testimonianza di un amore casto da parte dei fidanzati e degli sposi - è necessario mostrare come sia proprio una positiva considerazione dell'unione sessuale e del suo significato a permettere di cogliere le motivazioni della illiceità dei rapporti prematrimoniali.
Infatti, « essi si pongono come segno di una realtà che ancora non esiste » poiché non sono capaci di « esprimere e di attuare una comunione di amore totale, definitivo e pubblicamente riconosciuto » che si può avere solo con il matrimonio e che va costruito attraverso un lungo e paziente tirocinio.8
Per i battezzati, poi, gli stessi rapporti prematrimoniali « costituiscono l'uso disordinato di una sessualità umana che il Salvatore ha voluto porre in riferimento al suo stesso amore e al suo Regno »: essi non sono e non possono essere un segno vero di quell'amore nuovo che Gesù dona agli sposi con il sacramento del matrimonio; sono piuttosto una sua contraffazione.9
L'attuazione di questa articolata e complessiva cura pastorale del tempo del fidanzamento dovrà permettere di riservare una specifica attenzione alle coppie più sensibili e preparate, a quei fidanzati che fanno parte dei gruppi giovanili, degli oratori, dell'Azione Cattolica, delle associazioni e dei diversi movimenti ecclesiali.
Per tempo, e senza aspettare gli ultimi mesi che precedono la celebrazione del matrimonio, occorre proporre loro un cammino ampio e articolato, attraverso veri e propri itinerari di fede, che li aiutino a fare del loro fidanzamento un autentico tempo di crescita, di responsabilità e di grazia e a conoscere e ad accogliere l'annuncio della dignità e della bellezza del matrimonio cristiano.
L'impegno a percorrere tale cammino non li dovrà però dispensare dalla partecipazione, quando sarà il momento, agli incontri parrocchiali di preparazione al matrimonio con tutti gli altri fidanzati.
Piuttosto essi sentiranno il bisogno di parteciparvi con umile e discreto spirito missionario, sia per vivere una fraternità reale con tutti gli altri fidanzati loro coetanei, sia per portare la testimonianza di un cammino religioso compiuto verso il matrimonio.
Anche se indirizzata innanzitutto alle coppie più sensibili e preparate, la proposta di un cammino più ampio e articolato di preparazione al matrimonio può essere rivolta anche ad altri giovani e fidanzati che si mostrassero interessati e disponibili.
La cura pastorale dei fidanzati, infine, dovrà sempre essere attuata con autentico spirito missionario: si tratta, infatti, di una attenzione che deve essere assicurata a tutti e non può essere riservata solo a coloro che già vivono un più esplicito cammino di fede.
L'attenzione privilegiata a costoro, come ricordato più sopra, potrà essere piuttosto una condizione e uno stimolo perché le nostre comunità cristiane - grazie anche al loro impegno, alla loro presenza, alla loro testimonianza - realizzino con maggior coraggio questa apertura missionaria oggi sempre più urgente.
Indice |
2 | Cf Gaudium et spes, n. 49 |
3 | 3 Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 76 |
4 | Cf Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 18 |
5 | Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, nn. 68-77 |
6 | Cf Familiaris consortio, n. 66 |
7 | Cf Orientamenti educativi sull'amore umano, n. 60 |
8 | Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio. n. 77 |
9 | Cf Ivi; Persona humana, n. 7 |