Documento finale

Capitolo III - Nuovi cammini di conversione culturale

"E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" ( Gv 1,14 )

41. L'America Latina possiede un'immensa biodiversità e una grande diversità culturale.

Al suo interno, l'Amazzonia è terra di foreste e acqua, di terreni brulli e zone umide, di savane e catene montuose, ma soprattutto terra di innumerevoli popoli, molti dei quali millenari, abitanti ancestrali del territorio, popoli dai profumi antichi che continuano ad assicurare il loro aroma al Continente contro ogni forma di disperazione.

La nostra conversione deve essere anche culturale, andando incontro all'altro, per imparare dall'altro.

Essere presenti, rispettare e riconoscere i suoi valori, vivere e praticare l'inculturazione e l'interculturalità nel nostro annuncio della Buona Notizia.

Esprimere e vivere la fede in Amazzonia è una sfida sempre in divenire.

Essa si incarna non solo nel lavoro pastorale ma anche in azioni concrete con e per l'altro, nell'attenzione alla salute, nell'educazione, nella solidarietà e nel sostegno ai più vulnerabili.

Vorremmo condividere tutto ciò in questa sezione.

42. Il volto della Chiesa nei popoli amazzonici

Nei territori dell'Amazzonia c'è una realtà pluriculturale che esige di avere uno sguardo che includa tutti e di utilizzare espressioni che permettano di identificare e collegare tutti i gruppi, nonché di rispecchiare identità che vengano riconosciute, rispettate e promosse tanto nella Chiesa quanto nella società, che deve trovare nei popoli amazzonici un valido interlocutore per il dialogo e l'incontro.

Puebla parla dei volti che abitano l'America Latina e nota che, nei popoli originari, c'è una mescolanza che è cresciuta e continua a crescere con l'incontro e il non incontro tra le diverse culture che fanno parte del Continente.

Questo volto, anche della Chiesa in Amazzonia, è un volto che si incarna nel suo territorio, che evangelizza e spiana la strada affinché i popoli si sentano accompagnati in diversi processi di vita evangelica.

È presente inoltre un rinnovato senso missionario da parte degli abitanti di questi stessi popoli, i quali portano avanti la missione profetica e samaritana della Chiesa, che deve essere rafforzata dall'apertura al dialogo con altre culture.

Solo una Chiesa missionaria inserita e inculturata porterà alla nascita di Chiese particolari autoctone, dal volto e dal cuore amazzonici, radicate nelle culture e nelle tradizioni proprie dei popoli, unite nella stessa fede in Cristo e diverse nel loro modo di viverla, esprimerla e celebrarla.

43. a. I valori culturali dei popoli amazzonici

Nella gente dell'Amazzonia troviamo insegnamenti di vita.

I popoli originari e quelli che sono arrivati più tardi e hanno forgiato la loro identità nella convivenza, sono portatori di valori culturali in cui scopriamo i semi del Verbo.

Nella selva, non solo la vegetazione è intrecciata in quanto le specie si sostengono l'una con l'altra, ma anche i popoli si relazionano tra loro in una rete di alleanze che porta vantaggi a tutti.

La selva vive di interrelazioni e interdipendenze e questo accade in tutti gli ambiti della vita.

Grazie a questo, il fragile equilibrio dell'Amazzonia si è mantenuto per secoli.

44. Il pensiero dei popoli indigeni offre una visione integratrice della realtà, capace di comprendere le molteplici connessioni esistenti tra tutto il creato.

Ciò contrasta con la corrente dominante del pensiero occidentale che tende a frammentare per comprendere la realtà, ma poi non riesce ad articolare nuovamente l'insieme delle relazioni tra i vari campi del sapere.

La gestione tradizionale di ciò che la natura offre loro è stata fatta nel modo che oggi chiamiamo 'gestione sostenibile'.

Troviamo anche altri valori nei popoli originari quali la reciprocità, la solidarietà, il senso di comunità, l'uguaglianza, la famiglia, la loro organizzazione sociale e il senso del servizio.

45. b. Chiesa presente e alleata dei popoli nei loro territori

L'avidità per la terra è alla radice dei conflitti che portano all'etnocidio, così come all'assassinio e alla criminalizzazione dei movimenti sociali e dei loro leader.

La demarcazione e la protezione del territorio è un obbligo degli Stati nazionali e dei loro rispettivi governi.

Tuttavia, buona parte dei territori indigeni non sono protetti e quelli già delimitati stanno conoscendo un'invasione dovuta a fronti estrattivi come l'estrazione mineraria e forestale, ai grandi progetti infrastrutturali, a colture illecite e ai latifondi che promuovono la monocoltura e l'allevamento estensivo del bestiame.

46. In questo modo, la Chiesa si impegna a essere alleata dei popoli amazzonici per denunciare gli attentati contro la vita delle comunità indigene, i progetti che incidono sull'ambiente, la mancanza di demarcazione dei loro territori, nonché il modello economico di sviluppo predatorio ed ecocida.

La presenza della Chiesa tra le comunità indigene e tradizionali ha bisogno di questa consapevolezza: la difesa della terra non ha altro scopo che la difesa della vita.

47. La vita dei popoli indigeni, meticci, che abitano lungo le rive dei fiumi, contadini, 'quilombolas' e/o afro-discendenti e delle comunità tradizionali è minacciata dalla distruzione, dallo sfruttamento ambientale e dalla sistematica violazione dei loro diritti territoriali.

È necessario difendere i diritti all'autodeterminazione, alla demarcazione dei territori e alla consultazione preventiva, libera e informata.

Questi popoli hanno "condizioni sociali, culturali ed economiche che li distinguono da altri settori della comunità nazionale e che sono governati in tutto o in parte dai propri costumi o tradizioni o da una legislazione speciale" ( Org. Int. del Lavoro, Convenzione sui diritti dei popoli indigeni e tribali, 1989 ( 169 ), art. 1,1a ).

Per la Chiesa, la difesa della vita, della comunità, della terra e dei diritti dei popoli indigeni è un principio evangelico, in difesa della dignità umana: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" ( Gv 10,10b ).

48. La Chiesa promuove la salvezza integrale della persona umana, riconoscendo il valore della cultura dei popoli indigeni, parlando dei loro bisogni vitali, accompagnando i movimenti nelle loro lotte per i propri diritti.

Il nostro servizio pastorale costituisce un servizio per la vita piena dei popoli indigeni, che ci spinge ad annunciare la Buona Novella del Regno di Dio e a denunciare le situazioni di peccato, le strutture di morte, la violenza e l'ingiustizia, promuovendo il dialogo interculturale, interreligioso ed ecumenico ( cfr. DAp 95 ).

49. Un capitolo specifico richiedono i Popoli Indigeni in Isolamento Volontario ( PIAV ) o Popoli Indigeni in Isolamento e Contatto iniziale ( PIACI ).

In Amazzonia ci sono circa 130 popoli o porzioni di popoli che non mantengono contatti sistematici o permanenti con la società circostante.

Gli abusi e le violazioni sistematiche del passato hanno provocato la loro migrazione verso luoghi più inaccessibili, cercando protezione, tentando di preservare la loro autonomia e scegliendo di limitare o evitare i loro rapporti con terzi.

Oggi continuano a vedere le loro vite minacciate dall'invasione dei loro territori da fronti diversi e a causa dei loro numeri ridotti, e si trovano esposti alla pulizia etnica e alla scomparsa.

Nel suo incontro del gennaio 2018 con i popoli indigeni a Puerto Maldonado, Papa Francesco ci ricorda: "sono i più vulnerabili tra i vulnerabili ( … )

Continuate a difendere questi fratelli più vulnerabili.

La loro presenza ci ricorda che non possiamo disporre dei beni comuni al ritmo dell'avidità e del consumo". ( Fr.PM ).

Un'opzione per la difesa dei PIAV/PIACI non esonera le Chiese locali dalla responsabilità pastorale nei loro confronti.

50. Questa responsabilità deve manifestarsi in azioni specifiche per la difesa dei loro diritti, concretizzarsi in azioni incisive affinché gli Stati assumano la difesa dei loro diritti attraverso la garanzia legale e inviolabile dei territori che tradizionalmente occupano, anche adottando misure precauzionali in quelle regioni dove ci sono solo segni della loro presenza ma essa non è ufficialmente confermata, e stabilendo meccanismi di cooperazione bilaterale tra gli Stati, quando questi gruppi occupano spazi transfrontalieri.

Il rispetto per la loro autodeterminazione e per la loro libera scelta sul tipo di relazione che desiderano stabilire con altri gruppi deve essere garantito in ogni momento.

Ciò richiederà che tutto il popolo di Dio, e specialmente le popolazioni vicine ai territori dei PIAV/PIACI, sia sensibilizzato al rispetto per questi popoli e all'importanza dell'inviolabilità dei loro territori.

Come ha detto San Giovanni Paolo II a Cuiabá, nel 1991 "La Chiesa, cari fratelli indios, è stata e continuerà a stare sempre accanto a voi, per difendere la vostra dignità di esseri umani, per difendere il vostro diritto ad avere una vita adeguata e tranquilla, nel rispetto dei valori positivi delle vostre tradizioni, costumi e culture" ( San Giovanni Paolo II, Discorso durante l'incontro con i rappresentanti delle popolazioni indigene del Brasile, in L'Osservatore Romano di venerdì 18 ottobre 1991, p. 5 ).

51. Cammini per una Chiesa inculturata

Cristo con l'incarnazione non ha ritenuto un privilegio quello di essere come Dio e si è fatto uomo in una cultura concreta per identificarsi con tutta l'umanità.

L'inculturazione è l'incarnazione del Vangelo nelle culture autoctone ( "ciò che non si assume non è redento", Sant'Ireneo, cfr. DP 400 ) e allo stesso tempo l'introduzione di queste culture nella vita della Chiesa.

In questo processo i popoli sono protagonisti e accompagnati dai loro agenti pastorali e dai loro pastori.

52. a. Il vissuto della fede espresso nella pietà popolare e nella catechesi inculturata

La pietà popolare è un mezzo importante che collega molti popoli dell'Amazzonia con il loro vissuto spirituale, le loro radici culturali e la loro integrazione comunitaria.

Sono manifestazioni con cui il popolo esprime la propria fede, attraverso immagini, simboli, tradizioni, riti e altri sacramentali.

I pellegrinaggi, le processioni e le feste patronali devono essere apprezzati, accompagnati, promossi e talvolta purificati, poiché sono momenti privilegiati di evangelizzazione che devono condurre all'incontro con Cristo.

Le devozioni mariane sono profondamente radicate in Amazzonia e in tutta l'America Latina.

53. Caratteristica è la non-clericalizzazione delle fraternità, delle confraternite e dei gruppi legati alla pietà popolare.

I laici assumono un protagonismo difficilmente realizzabile in altri ambiti ecclesiali, con la partecipazione di fratelli e sorelle che svolgono servizi e dirigono preghiere, benedizioni, canti sacri tradizionali, animano novene, organizzano processioni, promuovono feste patronali, ecc.

È necessario "proporre una catechesi appropriata che accompagni la fede già presente nella religiosità popolare.

Un modo concreto potrebbe essere quello di offrire un processo di iniziazione cristiana" ( DAp 300 ), che ci porta a somigliare sempre più a Gesù Cristo, suscitando la progressiva assunzione dei suoi atteggiamenti ( cf. idem ).

54. b. Il mistero della fede pensato in una teologia inculturata

La teologia india, la teologia dal volto amazzonico e la pietà popolare sono già ricchezze del mondo indigeno, della sua cultura e della sua spiritualità.

Quando il missionario e l'agente pastorale porta la parola del Vangelo di Gesù, si identifica con la cultura e così avviene l'incontro da cui nasce la testimonianza, il servizio, l'annuncio e l'apprendimento delle lingue.

Il mondo indigeno con i suoi miti, la sua narrativa, i suoi riti, i suoi canti, la sua danza e le sue espressioni spirituali arricchisce l'incontro interculturale.

Già Puebla riconosce che "le culture non sono un terreno vuoto, carente di valori autentici.

L'evangelizzazione della Chiesa non è un processo di distruzione, ma di consolidamento e rafforzamento di questi valori; un contributo alla crescita dei 'germi del Verbo' presenti nelle culture" ( DP 401, cfr. GS 57 ).

55. Cammini per una Chiesa interculturale

a. Il rispetto delle culture e dei diritti dei popoli

Siamo tutti invitati ad avvicinarci ai popoli amazzonici su un piano di parità, rispettando la loro storia, le loro culture, il loro stile di 'buon vivere' ( Francesco, Discorso all'apertura dei lavori dell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, 7 ottobre 2019 ).

Il colonialismo è l'imposizione di certi modi di vita di alcuni popoli su altri, siano a livello economico, culturale o religioso.

Rifiutiamo un'evangelizzazione in stile colonialista.

Annunciare la Buona Novella di Gesù implica riconoscere i germi del Verbo già presenti nelle culture.

L'evangelizzazione che oggi proponiamo per l'Amazzonia è l'annuncio inculturato che genera processi di interculturalità, processi che promuovono la vita della Chiesa con un'identità e un volto amazzonico.

56. b. La promozione del dialogo interculturale in un mondo globale

Nel compito evangelizzatore della Chiesa, che non va confuso con il proselitismo, dobbiamo includere chiari processi di inculturazione dei nostri metodi e schemi missionari.

Nello specifico, si propone che i centri di ricerca e quelli pastorali della Chiesa, in collaborazione con le popolazioni indigene, studino, raccolgano e sistematizzino le tradizioni dei gruppi etnici amazzonici per favorire un'opera educativa che parta dalla loro identità e cultura, contribuisca alla promozione e alla difesa dei loro diritti, ne conservi e diffonda il loro valore nel panorama culturale latinoamericano.

57. Le azioni educative vengono oggi interpellate dalla necessità di inculturazione.

Sono sfidate a cercare metodologie e contenuti adeguati ai popoli in cui si vuole esercitare il ministero dell'insegnamento.

Per questo è importante la conoscenza delle loro lingue, delle loro credenze e aspirazioni, dei loro bisogni e delle loro speranze, nonché la costruzione collettiva di processi educativi che abbiano, sia nella forma che nel contenuto, l'identità culturale delle comunità amazzoniche, insistendo sulla formazione di un'ecologia integrale come asse trasversale.

58. c. Le sfide per la salute, l'educazione e la comunicazione

La Chiesa si assume come compito importante quello di promuovere l'educazione sanitaria preventiva e di offrire assistenza sanitaria in luoghi dove l'intervento statale non arriva.

Si richiede di favorire iniziative di integrazione a beneficio della salute degli amazzonici.

È inoltre importante promuovere la condivisione sociale delle conoscenze ancestrali nel campo della medicina tradizionale specifica di ogni cultura.

59. Tra le complessità del territorio amazzonico, segnaliamo la fragilità dell'educazione, soprattutto tra i popoli indigeni.

Sebbene l'educazione sia un diritto umano, la qualità educativa è carente e gli abbandoni scolastici sono molto frequenti, soprattutto tra le bambine.

L'educazione evangelizza, promuove la trasformazione sociale, rafforzando le persone per mezzo di un sano senso critico.

"Una buona educazione scolastica nell'infanzia e nell'adolescenza pone semi che possono produrre effetti lungo tutta la vita" ( LS 213 ).

È nostro compito promuovere un'educazione alla solidarietà che nasca dalla consapevolezza di un'origine comune e di un futuro condiviso da tutti ( cfr. LS 202 ).

È necessario esigere dai governi l'implementazione di un'educazione pubblica, interculturale e bilingue.

60. Il mondo, sempre più globalizzato e complesso, ha sviluppato una rete informativa senza precedenti.

Tuttavia, un tale flusso di informazioni rapide non porta a una migliore comunicazione o collegamento tra i popoli.

In Amazzonia vogliamo promuovere una cultura comunicativa che favorisca il dialogo, la cultura dell'incontro e la cura della "casa comune".

Motivati da un'ecologia integrale, desideriamo potenziare gli spazi di comunicazione già esistenti nella regione, al fine di promuovere con urgenza una conversione ecologica integrale.

Per questo, è necessario collaborare per la formazione di agenti di comunicazione autoctoni, soprattutto indigeni.

Costoro non sono solo interlocutori privilegiati per l'evangelizzazione e la promozione umana sul territorio, ma ci aiutano anche a diffondere la cultura del "buon vivere" e della cura del creato.

61. Per sviluppare i vari collegamenti con l'intera Amazzonia e migliorare la sua comunicazione, la Chiesa vuole creare una rete di comunicazione ecclesiale panamazzonica, che comprende i vari mezzi utilizzati dalle Chiese particolari e da altri organismi ecclesiali.

Il suo contributo può avere risonanze ed aiutare nella conversione ecologica della Chiesa e del pianeta.

La REPAM può collaborare nella consulenza e nel supporto ai processi di formazione, nel monitoraggio e nel rafforzamento della comunicazione nella regione panamazzonica.

62. Nuovi cammini per la conversione culturale

In questo senso, proponiamo la creazione di una rete scolastica di educazione bilingue per l'Amazzonia ( simile a Fe y Alegría ), che articoli proposte educative che rispondano ai bisogni delle comunità, rispettando, valorizzando e integrando al loro interno l'identità culturale e quella linguistica.

63. Vogliamo sostenere, appoggiare e favorire le esperienze educative di educazione interculturale bilingue che già esistono nelle giurisdizioni ecclesiastiche dell'Amazzonia e coinvolgere le università cattoliche affinché lavorino e si impegnino in rete.

64. Cercheremo nuove forme di educazione convenzionale e non convenzionale, come l'educazione a distanza, secondo le esigenze dei luoghi, dei tempi e delle persone.

Indice