Cerimoniale dei Vescovi

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Capitolo I - Il tempo di avvento e della natività del Signore

234. Dopo l'annuale celebrazione del mistero pasquale, la Chiesa non ha nulla di più sacro della memoria del natale dei Signore e delle sue prime manifestazioni: ciò è compiuto nel il tempo di natale.120

235. Questa celebrazione è preparata dal tempo d'avvento, il quale ha una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, mediante tale ricordo, lo spirito viene guidato all'attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.

Per questi due motivi l'avvento si presenta come tempo di devota e gioiosa attesa.121

236. Nel tempo d'avvento l'organo e gli altri strumenti musicali siano adoperati e l'altare sia ornato di fiori con quella moderazione che si addice all'indole di questo tempo, senza tuttavia anticipare la piena letizia del natale del Signore.

Nella domenica Gaudete ( III di avvento ) si può adoperare il colore rosaceo.122

237. Il vescovo curi che sia religiosamente osservata con vero spirito cristiano la solennità del natale del Signore, nella quale si celebra il mistero dell'incarnazione, con cui cioè il Verbo di Dio si è degnato di diventare partecipe della nostra umanità così da concederci di essere partecipi della sua divinità.

238. L'uso di celebrare la veglia per dare inizio alla solennità del natale del Signore dev'essere conservato e promosso secondo la tradizione propria di ciascuna Chiesa.123

Conviene dunque che nella chiesa cattedrale il vescovo stesso, per quanto è possibile, presieda la veglia prolungata, secondo le norme indicate più sopra ai nn. 215-216.

Se non resta alcun intervallo di tempo fra la veglia e la messa, il vescovo e i presbiteri possono essere parati come per la messa; dopo il vangelo della veglia, oppure, se la veglia non è prolungata, dopo il responsorio, al posto del Te Deum si canta il Gloria a Dio e subito si proclama l'orazione colletta della messa, omettendo i riti iniziali.

239. Secondo un'antichissima tradizione romana, nel giorno del natale del Signore si possono celebrare tre messe, e cioè, nella notte, all'aurora e nel giorno, osservando la verità del tempo.124

240. L'antica solennità dell'epifania dei Signore è annoverata tra le più importanti festività di tutto l'anno liturgico, dal momento che essa celebra, nel bambino nato da Maria, la manifestazione di colui che è il Figlio di Dio, il messia dei giudei e la luce dei popoli.

Sarà cura del vescovo celebrare in modo conveniente questa solennità, sia che il giorno festivo si debba osservare di precetto, sia che venga trasferito alla domenica successiva.

Per questo:

- le luci saranno opportunamente moltiplicate;

- secondo la consuetudine del luogo, dopo il canto del vangelo, uno dei diaconi o un canonico, o beneficiato, o qualche altro, rivestito di piviale, salirà all'ambone e li annunzierà pubblicamente al popolo le feste mobili dell'anno in corso;

- sarà mantenuta o sarà ripristinata, secondo la consuetudine del luogo e la tradizione, una particolare offerta di doni;

- nelle monizioni e nell'omelia verrà illustrato il senso pieno di questo giorno adornato da « tre miracoli »:125 l'adorazione del bambino da parte dei Magi, il battesimo di Cristo e le nozze di Cana.

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120 Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del calendario, n. 32
121 Cf. ibidem, n. 32, n. 39
122 Cf. Messale Romano, Principi e norme, n. 308 f;
S. Congregazione dei riti, Istruzione Musicam sacram, n. 66, 5 marzo 1967
123 Cf. Liturgia delle ore, Principi e norme, n. 71
124 Cf. Messale Romano, 25 dicembre, dopo la messa della vigilia
125 Cf. Liturgia delle ore, Epifania del Signore, II vespri, antifona al Magnificat