Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 13 Ottobre 1918

Ieri alle 16 fui a visitare Fra Leopoldo.

Sono 6 mesi che ho la fortuna di avvicinare il laico francescano e non ho mai notato nei colloqui con lui un carattere diverso, nemmeno la tonalità di voce diversa, né impazienza, né nervosismo, né tutte quelle miserie comuni ai mortali.

Il suo sguardo è sempre sereno, tranquillo; la sua voce sempre uguale, dolce, affettuosa, penetrante; solo si accende senza incomposti accenti, quando parla dell'Amore di Gesù.

É questo il suo tema preferito, il desiderio del Suo cuore, o come egli dice la missione che Gesù gli ha dato.

E mi ripete sempre le meraviglie che Gesù gli rivela, che fanno piangere di consolazione e che lui è un umile strumento del Signore, perché queste meraviglie non sono soltanto per lui bensì per la salvezza di tutto il mondo.

E allora nel suo viso francescano passa il lampo di una umiltà vera, sicura, non ostentata e traspare tutto l'amore che egli ha al Signore ed il desiderio di dargli gloria.

Mi dice che qualche giorno fa facendo la Santa Adorazione, mentre era alla preghiera della Mano Sinistra, si ricordò di una piccola colpa commessa e ne domandò perdono al Signore con un atto di dolore, non ritenendo di doversene confessare subito.

"Gesù, a me lo diceva sorridendo, sa che cosa mi ha detto?: "Senti, fra noi c'è molta intimità e queste cose è necessario che tu le dica al Confessore"".

Mi fece notare, come già era passato nella mia mente, che quello era un metodo protestante e che questo confermava la verità e l'eccellenza della confessione.

Parliamo dell'epidemia che invade la città ed egli mi ricorda quello già dettomi, cioè la rivelazione ( come egli la chiama ) della "Mammina".

Alla sua preghiera insistente di qualche tempo fa per la pace, la Vergine rispose che la pace poteva venire, ma che il mondo sarebbe ritornato a Dio soltanto con la sferza.

Entra a visitare un socio della Pia Unione.

Mi fermo ancora qualche momento e poi prendo congedo.

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