Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 24 Gennaio 1919

Oggi alle 16,30 mi recai da Fra Leopoldo spintovi dal desiderio di vederlo, poiché queste visite mi fanno tanto piacere.

Quando egli entra nella stanzetta e dice il suo solito "Deo Gratias", mi vede, sorride e mi ripete che mi aspettava, perché il tempo passato insieme è di paradiso.

Mi ripete di tornare a visitare la famiglia dell'Avv. Natta che mi aspettano ed in proposito gli riferisco che stamani alla Consolata la Signora ci ha pregato di andare.

Fra Leopoldo mi dice che ci vedono molto volentieri e che una visita farebbe loro piacere.

Gli racconto della visita fatta oggi al Cimitero sulla tomba del mio povero amico Brustenghi, morto l'ottobre scorso di epidemia ed insieme a Cambiaghi abbiamo lasciato sulla sua tomba preghiere, lagrime e fiori.

Così pure abbiamo pregato sulla tomba di una nostra maestra d'inglese, la signorina Anandini, indiana, di religione non cristiana ma buona, che poco tempo fa aveva avvicinato per lezioni d'inglese un missionario della Consolata e le erano state esposte le basi della nostra fede: speriamo che negli ultimi momenti il Signore abbia avuto misericordia, anch'essa è morta di epidemia il 10 corr..

Fra Leopoldo, sempre con la carità francescana, con una semplicità e dolcezza che non dirò mai abbastanza e che non saprò mai definire perché è virtù degli angeli, mi dice che il Signore tiene conto anche di questa carità.

Entra in questo momento il Prof. Teodoreto.

Fortuna più grande non potrebbe essere riservata a me.

Mi alzo per lasciarli soli, ma i due Santi mi invitano a rimanere e ben felice rimango.

Vorrei poter descrivere i Santi, soavi minuti passati vicino a quei due religiosi, ma occorrerebbe altra penna della mia.

Non strepito di parole, non voci alterate, non detti inutili.

La loro voce aveva una tonalità soave, il loro pensiero era rivolto tutto al Signore e si sentiva una pace, una calma, una serenità che io mai avevo provata nelle sedute o riunioni del mondo.

Lo stesso sguardo penetrante, dolce, mansueto, aveva lampeggiamenti di carità; provavo una gioia, un senso tale di riposo che mai, uscendo da qualunque anche buona riunione, mai avevo sentito.

Dissi al Prof. Teodoreto che mi trovavo lì a prendere lezioni da Fra Leopoldo, il quale sorridendo protestava di aver bisogno lui di lezioni.

Ripetei l'impressione soave avuta dalla lettura delle meraviglie del Signore, del modo nel quale la mia fede si sente rinforzata, e del desiderio mio di continuare a sentire questi benefici effetti anche quando sarò a casa.

Non nascondo che dopo la lettura il mio dolore di abbandonare Torino è un po' diminuito sentendo che in qualunque posto mi bastava Gesù Crocifisso.

Espongo ancora che prima di conoscere Fra Leopoldo io avevo pochissima Divozione al Crocifisso, ma che ora è una cosa che non posso farne a meno.

Il Prof. Teodoreto, con quella serenità che lo distingue, con una umiltà e carità profonda, dice che il Crocifisso è indispensabile nella vita.

La Santa Eucarestia è il nostro pane dell'anima, il nostro primo alimento spirituale ed i religiosi possono ogni momento adorare Gesù vivo nel Sacramento dell'altare nella loro stessa abitazione, ma i secolari è bene portino con loro il Crocifisso, perché durante il giorno, sul lavoro, nelle tristezze, sempre portando una mano sul cuore, sentano il Santo Crocifisso e sia una preghiera di aiuto e di conforto.

Fra Leopoldo afferra questo e dice che sarà il Santo Crocifisso che riformerà il mondo e che la Santa Divozione è nata sul Calvario stesso con la Passione e Morte di Nostro Signore.

Dice che difatti si va estendendo in modo meraviglioso.

Il Professore Teodoreto continua dimostrando che il Signore lo abbia rivelato a Fra Leopoldo e noi lo abbiamo letto come la Santa Eucarestia e il Crocifisso siano le due vie regie che portano al cielo.

Dice che noi dobbiamo amare il Signore nella gioia e prepararci da questa al dolore, perché purtroppo il Signore non ci lascia senza e nel dolore ricordarci di soffrire per Lui perché verrà la gioia.

Fra Leopoldo dice che quando lui ha quei momenti straordinari di gioia celestiale pensa poi alle prove alle quali sarà sottoposto nella giornata che non mancano.

Il Signore, dice il Prof. Teodoreto, lo ha dato come distintivo ai suoi servi di soffrire e Fra Leopoldo ne può dire qualche cosa.

Io domando se tutti si va soggetti a delle desolazioni e aridità di spirito ed entrambi mi rispondono affermativamente.

Il Prof. Teodoreto mi dice che il Signore non abbandona mai, ed io dico loro che ritornando al mio paese cercherò di propagare non solo la Santa Divozione, ma di procurare che essa venga recitata ogni giorno.

Quantunque siano per me momenti di vero gaudio, mi alzo per congedarmi onde permettere loro di conversare da soli.

Il Prof. Teodoreto mi stringe la mano con un sorriso di compiacenza che mi commuove ed al mio preavviso che sarei andato presto a trovarlo, se ne mostra lieto e mi invita a farlo pure con libertà.

Fra Leopoldo invece si alza e mi accompagna tutto contento alla porta, parlandomi ancora con sì grande affetto, confidenza, piacere, come a persona carissima alla quale si vuol tanto bene.

Alla porta gli raccomando di parlare al Prof. Teodoreto per un Crocifisso, ed egli sfiorandomi le mani con una bontà da vero Santo, mi prega di ritornare domani nel pomeriggio che mi aspettava.

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