Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 13 Marzo 1919

Oggi alle 16,30 andai da Fra Leopoldo.

Alle 15,30 vi era andato Cambiaghi e li trovai entrambi.

Fra Leopoldo aveva già detto a Cambiaghi che ero davvero un beniamino del Signore perché si era degnato rispondere subito a quanto desideravo.

Quando entra, il francescano si mostrò contento, e mi disse di star tranquillo che il Signore, che è tutto bontà e misericordia, aveva risposto al mio biglietto.

Non mi poteva consegnare il detto sino a domani perché non l'aveva potuto trascrivere.

Mi parla ancora della tentazione del demonio, e mi mette in guardia di star tranquillo perché egli conosceva molto bene questi giochi, e ne aveva parlato anche al Prof. Teodoreto, il quale anche per lui non sono novità.

Mi conclude dicendo di star tranquillo che il Signore aiuta sempre.

Alle cinque lasciamo Fra Leopoldo, che va in coro, e ritorniamo alle sei.

Fra Leopoldo è sempre di una bontà e carità impossibile a dirsi.

Il suo sguardo è sempre sereno, la sua parola sempre dolce, di pazienza, umile, buona, senza mormorazioni, lamentele di sorta.

Dimenticavo che prima di uscire ha desiderato che io gli leggessi la lettera diretta alla mamma di Giosuè Borsi che avevo visitato a Firenze il 1° Marzo e ne è veramente soddisfatto.

Egli mi tratta con una tale affabilità, confidenza, da rendermi con lui famigliare.

Dice che noi uomini ci turbiamo per un nonnulla, e non pensiamo, non capiamo che è Dio che guida in tutte le nostre cose.

Fra Leopoldo si ferma un momento, guarda in alto, e poi con una sicurezza che interessa moltissimo dice: "Se lei vedesse... quello, come vedo io, starebbe tranquillo, perché è tutto il Signore che fa", e la sua voce ha tremato leggermente nell'asserire ciò, e mi ripete ( e questo me lo ha detto altre volte ) che quanto dice il Signore lo sente perché è lì presente.

Parla poi del bene che lui ritiene possa e debba fare nel mondo, e mi raccomanda di fare possibilmente la Comunione ogni giorno.

Fra Leopoldo mi vuole troppo bene ed è soltanto per questo che vede in me una stoffa per fare qualche cosa.

Ed è inutile che protesti con lui perché non vuole.

Più volte gli ho ripetuto che egli si sbaglia, ed egli continua a dirmi: "Va avanti così, e cerca di migliorare".

Parlando di se stesso, dice che teme sempre di offendere il Signore, e che un giorno, temendolo maggiormente, si era rivolto alla Vergine in aiuto.

E la Vergine gli aveva detto di andar tranquillo, che sino a che egli avrebbe recitato il Santo Rosario sarebbe stato sicuro.

Il suo amore per Gesù è immenso.

Ne parla con un trasporto edificante.

Il suo pensiero costante è di non offendere Gesù, e di essere sempre unito a lui.

E ne parla sempre, non con enfasi declamatoria, ma come un bisogno ardente del suo cuore innamorato.

Dice che Gesù Crocifisso glielo aveva già detto prima, ma che ultimamente lo aveva assicurato che nel punto della morte sarebbe venuto lui stesso ad assisterlo.

Fra Leopoldo dice tutto ciò con la massima calma e sicurezza.

Si parla poi per fare Terziario Cambiaghi.

Lo dico a caso, Fra Leopoldo lo afferra, e Cambiaghi acconsente; volendo prima conoscere gli obblighi, alle 19 Fra Leopoldo ci accompagna alla porta, raccomandandoci di tornare domani.

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