Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 5 Maggio 1919

Oggi all'una sono ritornato da Fra Leopoldo, e l'ho atteso un momento perché era in cappella a pregare.

Appena mi vide si mostrò molto lieto, e mi disse che ieri sera ha visto con piacere che sono uscito più tranquillo.

Mi ripete che anche a lui è successo proprio uguale a quanto è avvenuto a me e mi ha detto che il Signore lo ha benedetto sempre.

Mi dice, e lo ripete, di scrivere a mia mamma tranquillizzandola, perché chissà quanto soffre.

Nel suo dire vi è sempre una carità grandissima, e si sente una bontà non comune.

Quando si siede, sospira, e gli domando se è stanco.

Non l'ho mai sentito una volta lagnarsi.

E notare che, oltre la cucina che lo occupa moltissimo, si interessa dell'ordine della biancheria, del bucato, lavora a far fiori per la Madonna, serve all'altare spessissimo come Suddiacono e riceve molta gente.

E conta ormai 70 anni.

Oggi mi diceva con una semplicità, ma senza ostentazione, che nella sua vita non ha mai soddisfatto al sonno.

Nemmeno quando era a casa.

Adesso si alza alle 4 e va a riposare alle 23, però al dopo pranzo si riposa un poco.

Io non ho mai incontrato un'anima che esprima le cose con tanta semplicità, e quando deve accennare a se stesso non fa come tanti che ostentano umiltà, egli accenna con sincerità a tutto, e se poi deve parlare di cose che riguardano la sua persona, dice che bisogna dar gloria al Signore, ma lo dice con tanta sicurezza, che fa piacere sentirlo.

Rimango da lui sino alle 13,30, e poi vado dal Prof. Teodoreto per consegnare il ritratto del sig. Ammiraglio e delle lettere.

Fra Leopoldo ha gradito moltissimo questo ritratto e pensa di contraccambiare.

Mi raccomanda di tornare dopo pranzo.

Ore 14

Sono andato dal Prof. Teodoreto.

Ha gradito moltissimo la fotografia dell'Ammiraglio.

Mi ha parlato con molto piacere di Fra Leopoldo, della virtù, della bontà, carità di questo religioso.

Mi dice che è una vera fortuna per noi averlo conosciuto, anzi mi aggiunge che il Direttore, il Prof. Isidoro, va a trovarlo ed osserva che da quelle visite ne esce migliorato.

Mi raccomanda di ricordare bene quanto dice Fra Leopoldo, perché certamente dovremo testimoniare sulle sue virtù.

Domando se si farà la causa, ed egli mi risponde affermativamente.

Alla mia richiesta se fossero già avvenuti fatti straordinari per mezzo di Fra Leopoldo egli mi risponde che non crede, ma i miracoli possono avvenire anche dopo morte.

Ma ciò che si può affermare, mi dice, sono le virtù praticate in grado eroico, quale la carità, la pazienza, l'umiltà, la fede, la speranza ecc.

Difatti, non parla egli sempre del Signore?

Non sprona continuamente a praticare la virtù, la fede?

Non ha egli parole di conforto per tutti, e non manifesta continuamente il suo desiderio di conforto per tutti, e non manifesta continuamente il suo desiderio perché si salvi tutto il mondo?

Rimango mezz'ora a discorrere col Prof. Teodoreto.

Ore 18,30

Sono ritornato ancora da Fra Leopoldo.

Il religioso mi ha accusato dei disturbi, ma con una serenità straordinaria mi ha detto che era pronto a morire.

Preparato, contento di andare col Signore, soltanto desiderava di ricevere prima tutti i Santi Sacramenti.

La pace che traspira dalle sue parole è straordinaria.

Accennando io a delle vergogne e disonestà vedute in ufficio, Fra Leopoldo mi esorta caldamente a rimanerne estraneo, preferendo passare dinanzi a queste persone immorali per stupido che sporcare la coscienza.

Parla poi della bontà del Signore, e accennando ai detti dice che dovranno fare molto bene.

Egli mi dice che desidera soltanto che tutto il mondo ami il Signore che è tanto buono, che soltanto questo egli desidera.

Mi ripete che se gli uomini sapessero che cosa è l'amore di Dio, non potrebbero più vivere così, e che tutti gli amori del mondo messi insieme non danno un'idea di che cosa sia l'amore di Dio.

Parlando della mia scelta del mio stato, egli vuole che io rimanga calmo, perché il Signore mi guiderà.

Mi dice che il Signore ha detto che dalla Pia Unione usciranno dei Santi, ed è sorta anche perché sorgano dei Santi padri di famiglia.

Mi ripete che è sempre stato suo parere che io viva nel mondo perché potevo fare del bene, ed è convinto che questa sia la mia missione.

Continua osservando che è da condannarsi chi entra nello stato religioso senza vocazione, ma semplicemente per far piacere a qualcuno, o per imposizione di altri.

Mi dice di non turbarmi mai perché questa è opera diabolica, ma di continuare così per uno o due anni, e di star tranquillo che il Signore mi avrebbe aiutato.

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