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97. - La morte di Fra Leopoldo fu quella di un santo.
Egli ebbe il preannunzio della sua morte e lo disse con qualche suo intimo con queste espressioni: « Appena mi ammalerò in modo da dovermi mettere a letto, sarà per morire »;
Don Carlo Gadda scrisse: « Quando « F. Leopoldo mi complimentò di aver ricevuto la Sacra Tonsura ( 1921 ) - mi scrisse già gli auguri per l'ordinazione sacerdotale perchè diceva che allora sarebbe stato morto; e così fu ».
Il Padre Vincenzo Vallaro Curato di San Tommaso scrisse: « Nell'ultima malattia Fra Leopoldo parlava con trasporto del Paradico; e mentre lo esortavo a sperare la guarigione come era avvenuto altre volte, egli con sicurezza mi rispose: - Questa è l'ultima mia malattia e vado a trovare la Mammina ».
- Come proveranno ecc.
98. - Il Padre Ernesto Ferrarotti scrisse: « Con due persone, come mi venne riferito, Fra Leopoldo parlò dell'epoca della sua morte.
A Fr. Bernardino Boria, che l'assisteva nell'ultima malattia, chiese in che giorno si era, ed avutane la risposta esclamò: - Che grazia grande mi ha fatto il Signore, questa volta vado in Paradiso: sabato è l'ultimo.
Fu il giorno della sepoltura ».
« Un'altra persona venne a cercarlo circa un anno dopo e alla notizia della sua morte: - Me l'aveva detto che doveva morire; parlando con lui uscì in questa espressione: - Quest'anno ( 1921 ) è l'ultimo per me perchè il Signore mi chiama in Paradiso.
Si mise a letto per ubbidire al Superiore perchè la prima malattia ( il singhiozzo ) non richiedeva il letto: venne curato e guarì; ma poi sopraggiunse la broncopolmonite che in tre giorni o quattro lo fece soccombere.
Il SS. Viatico e l'Estrema Unzione furono amministrati da me.
Benchè la Religiosa Famiglia fosse ancora perplessa non credendo alla gravità del male, tuttavia alle replicate sue insistenze, il P. Guardiano mi pregò di amministrarglieli.
Li ricevette con grande edificazione e poi non finiva di ringraziarmi.
Dopo il mezzogiorno ( 26 gennaio 1922 ) verso le 13,30 con grande stupore di tutti, perdette la parola.
Alle parole di conforto rivoltegli dal Padre Curato rispondeva con cenni di molta serenità e dolcezza.
Dalle ore 22 fino alle ore 24,30 ( istante della sua morte ) rimasi presso il suo letto insieme al Chierico Fr. Bernardino Boria.
Ogni quarto d'ora, secondo le prescrizioni del medico gli amministravo alternativamente un cucchiaio d'acqua e l'altro di medicina: ed egli sempre volentieri vi si adattò sino all'ultimo quarto d'ora di vita.
In questo frattempo mentre lo guardavo ben in viso per notare i cambiamenti, lo vidi guardare due o tre volte in un canto del letto verso il muro, con un sorriso sfuggevole, vivo come un lampo, quale mai notai sul suo labbro.
Alle ore 24,30 mentre lo chiamavo e stavo - per somministrargli un cucchiaino di medicina, lo vidi immobile e d'un tratto emettere due sospiri e poi piegare il capo come per prendere sonno; era spirato.
La Salma venne esposta in una grande sala al pian terreno: molte persone di ogni condizione vennero a pregare.
Alla sepoltura vi fu gran concorso di gente nonostante l'inclemenza del tempo: nevicava e per terra la neve era alta circa 30 centimetri.
Dopo la sua morte molte persone chiesero pezzetti di abito da conservare come reliquie.
Anche oggi, aggiunse il Padre Curato, la memoria di lui non è svanita, ma va aumentando, sia con le visite alla tomba dove è sepolto sia col ricercare ricordi da conservare ».
- Come proveranno ecc.
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