Segretario del Crocifisso

La testimonianza fedele

Fra Leopoldo esercitò un apostolato umile, ma efficacissimo, rivolgendosi ai singoli,

con buoni consigli e dolci ammonimenti.

L'amicizia cristiana fu per lui un grande mezzo per avvicinare anime e portarle al bene,

ma le sue cure furono semplicemente rivolte alla gioventù che sapeva attrarre con le buone maniere.

L'ardente zelo lo spingeva a far del bene a tutti, ma in modo particolare ai compagni di professione

che a Vercelli lo chiamarono, per questa sua attività, « il Prete ».

Pur sapendo ciò continuava con rinnovato ardore la sua strada convinto che, come laico,

poteva giungere dove il Sacerdote trova preclusa la via, e faceva per tal modo da precursore al ministro di Dio.

L'osservanza del precetto pasquale tra i suoi amici era uno dei fini principali del suo apostolato.

Inviti, preghiere, esortazioni, insistenze e mille industrie erano messe in opera perché nessuno tralasciasse

il doveroso atto di pietà che rende l'anima capace di ricevere maggior copia di grazie.

I suoi « pasqualini » erano poi tenuti d'occhio e quando poteva accaparrarseli,

trovava modo di farli accostare alla Santa Comunione anche in altre occasioni.

Fattosi religioso, il suo zelo si raddoppiò e non c'era ragazzo del piccolo oratorio di S. Tommaso

che non fosse da lui allegramente avvicinato e, con buone parole, diretto al bene e alla preghiera.

Le lettere di Fra Leopoldo furono quasi tutte rivolte a far amare Dio e a praticare la nostra santa Religione.

In una sua del 13 marzo 1906 scriveva al proprio fratello Vincenzo:

« Raccomando alle tue figlie che non si allontanino mai dalla divozione a Dio e a Maria Santissima.

Principalmente vadano sovente alla SS. Comunione e così otterranno molte grazie e le più belle benedizioni

sopra la casa ove abitano. Diano buon esempio di cristiana pietà, sarà il loro aiuto nella carriera che intraprenderanno.

Il rispetto umano lo mettano sotto i piedi, cioè quando qualcuno le beffeggia, vadano avanti senza curarsi di lui

e verrà quel giorno che viene per tutti e la vittoria sarà per le tue buone figlie.

Per te che le avrai allevate cristianamente, avrai la benedizione di Dio ».

Fra Leopoldo diede l'impulso decisivo alla vocazione missionaria in Terra Santa presso il Patriarca latino

al Sacerdote Giuseppe Maria Visetti, affidandogli il dolce incarico di diffondere la' la Divozione a Gesù Crocifisso;

cosa che il giovane missionario prese molto a cuore curandone la traduzione in lingua araba,

e che ebbe la consolazione, prima di morire, di vederla autenticata da Sua Beatitudine il Patriarca di Gerusalemme.

Nel convento di S. Tommaso esortava i giovani Missionari a partire con entusiasmo per salvare molte anime

e invidiava santamente la loro sorte aggiungendo: « Se non fossi vecchio, andrei anch'io nelle missioni! ».

Ma era disposizione della Divina Provvidenza ch'egli vivesse in una città di fervida attività come Torino

e in una Parrocchia del centro come S. Tommaso, perché potesse spiegare il suo spirito missionario.

Durante la guerra ( 1915 - 18 ), i soldati che si recavano per circostanze occasionali nella Parrocchia o nel convento,

erano da lui accolti affabilmente e in bel modo consigliati alla Divozione a Gesù Crocifisso e alla Madonna.

Quando ne trovava dei refrattari, soffriva molto e si raccomandava alle preghiere di altre persone

cercando aiuti per istruirli nelle verità della fede.

Teneva nella sua cella una statuetta della Consolata e un Crocifisso davanti al quale sfogava il suo animo d'apostolo

e riceveva le commissioni per i suoi raccomandati, specialmente soldati che si rivolgevano a lui prima di partire

per il fronte, quasi affidando la loro sorte all'efficacia della sue preghiere.

Egli, fatto loro promettere che sarebbero sempre stati buoni cristiani, li accompagnava con parole di benedizione

e poi metteva un foglietto col loro nome ai piedi del suo Gesù Crocifisso.

Molti ritornarono da lui dopo la guerra a ringraziarlo

e rassicurarlo di aver mantenuto la promessa fatta nel tempo della prova.

Negli ultimi anni della sua vita i suoi fervori apostolici erano rivolti specialmente ai giovani Catechisti

che infervorava a perseverare nella pia Unione, chiamandoli i prediletti di Gesù,

perché si impegnavano a insegnare il catechismo.

Raccomandava in modo tutto particolare di seguire il loro Regolamento e i consigli del Fratello Direttore,

nonché di scegliere i migliori dei loro allievi di catechismo per farne altrettanti apostoli di bene nel mondo.

Amante del suo Ordine Serafico, raccomandava a molti di entrare a farne parte, almeno come Terziari,

assicurandoli che il Signore li avrebbe aiutati a osservare la Regola.

Consigliava di non spaventarsi delle tentazioni del demonio, ma di mettere buona volontà nel combatterle,

confidando nell'aiuto del Signore.

Così pure era zelantissimo a propugnare la Comunione quotidiana e la collaborazione nelle attività sacerdotali

accessibili ai laici. Sovente concludeva le sue raccomandazioni con queste parole:

« Aiutate il Signore, e il Signore aiuterà voi ».

Consolatore degli afflitti e rianimatore degli sfiduciati, Fra Leopoldo compiva, fra i giovani specialmente,

un vero apostolato di perseveranza cristiana.

Fondamento di tutta la sua attività era la Divozione a Gesù Crocifisso.

Nella quaresima del 1917, un giorno entrando nell'Ospedale di S. Giovanni dove era molto conosciuto,

gli si fecero attorno parecchie suore Figlie della Carità che esclamarono:

« Fra Leopoldo, quante croci! quante croci! ».

La figura del Servo di Dio si fece solenne, sollevò gli occhi al cielo e poi trasse dal suo sacco di ruvida tela

alcuni foglietti della Divozione a Gesù Crocifisso e con dolce e celestiale sorriso li pose alle Suore

dicendo: « Ecco la medicina ».

Presente al fatto era il catechista Giovanni Cesone che la prima volta s'incontrava col Servo di Dio

e ne fu conquiso in modo da avvicinarglisi poi in molti colloqui utilissimi a se stesso e agli altri Catechisti.

Un'altra sua forma di apostolato che ebbe ottimi risultati, fu quella diretta ad avviare giovani al Seminario

o alla vita religiosa. Con la parola e con gli scritti si adoprava per sostenere la loro costanza nelle difficoltà

e li raccomandava a persone benefiche per aiuti nelle spese occorrenti.

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