Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone XLI

I. Il collo dell’anima, che viene identificato nell’intelletto

1. Il tuo collo come i monili ( Ct 1,9 ).

Si è soliti adornare il collo con monili, non paragonarlo a essi.

Ma questo lo facciano quelle che, non avendo da natura un bel collo, sono costrette a ricorrere a mezzi esterni per apparire falsamente belle.

Il collo, invece, della sposa è talmente bello in se stesso, è dotato da natura di tale grazia, da non aver bisogno di ricorrere a ornamenti esterni.

Che bisogno ha infatti di ricorrere ai colori di peregrini belletti un collo a cui è sufficiente la propria naturale bellezza, tanto da farla paragonare allo splendore degli stessi monili che sono ricercati come ornamento?

Questo ha voluto significare colui che ha detto, non che dal collo pendevano monili, ma piuttosto lo stesso collo essere come monili.

Adesso dobbiamo invocare lo Spirito Santo affinché, come ci ha concesso di trovare, per sua degnazione, le guance spirituali della sposa, così si degni di mostrarci il suo collo spirituale.

É alla mia intelligenza, giacché a me incombe il dovere di dire quello che penso, nulla sembra, per il momento, più chiaramente verisimile e probabile che con il nome di collo venga inteso lo stesso intelletto dell’anima.

Anche tu, penso, sarai di questo avviso se rifletterai alla ragione di questa somiglianza.

Non ti sembra che l’intelletto faccia le veci del collo, in quanto per esso l’anima fa passare in sé i vitali alimenti dello spirito, e li immette in una specie di visceri che sono i suoi costumi e affetti?

Questo è dunque il collo della sposa, vale a dire il puro e semplice intelletto, che risplende abbastanza da se stesso per la nuda e aperta verità, senza aver bisogno di ornamento; anzi esso stesso, quale prezioso monile, orna decentemente l’anima, e per questo è presentato simile ai monili.

Buon monile è la verità, buon ornamento la purità e semplicità, buon monile veramente la sapienza con sobrietà.

L’intelletto dei filosofi e degli eretici non ha in sé questo splendore di purità e di verità; per questo costoro mettono molta cura nel verniciarlo e imbellettarlo con ornamenti di parole e sottigliezze di sillogismi, perché non appaia, se si mostra nudo, anche la turpitudine della falsità.

II. A chi compete dire: « Collane d’oro »

2. Segue: Ti faremo degli orecchini d’oro, filettati d’argento ( Ct 1,10 ).

Se avesse detto: « Farò », al singolare, e non al plurale: « Faremo », avrei senz’altro pensato che qui parli lo Sposo.

Ma forse ci conviene più giustamente attribuire queste parole ai suoi compagni, i quali con questa promessa consolano la sposa, dicendo di farle dei pendenti belli e preziosi che sono ornamento degli orecchi, fino a che non pervenga alla visione di colui dal cui desiderio arde tutta.

E questo perché, penso io, la fede viene attraverso l’udito: fino a che camminiamo nella fede, e non ancora nella visione, bisogna applicare piuttosto l’udito per istruirci che non la vista per la contemplazione.

Invano infatti si fissa l’occhio che non è purificato dalla fede, perché solo ai puri di cuore è promessa un’ampia visione.

Ora è scritto: Purificandone i cuori con la fede ( At 15,9 ).

Poiché dunque la fede viene attraverso l’udito, e da essa dipende la purificazione della vista, giustamente quelli attendevano di ornare le orecchie, essendo l’udito, come abbiamo dimostrato, preparazione alla visione.

« Tu », dicono alla sposa, brami contemplare la gloria dello Sposo; ma questo è riservato a un altro tempo.

Per il momento diamo ornamenti ai tuoi orecchi; questo sarà per te una consolazione per ora e ti disporrà a quello stesso che tu chiedi.

Come se le rivolgessero la parola del Profeta: Ascolta figlia, e vedi ( Sal 45,11 ).

Brami vedere, ma prima ascolta.

L’udito è scalino alla vista.

Perciò ascolta, e inclina le tue orecchie agli ornamenti con cui le adorniamo, affinché per l’obbedienza dell’ascolto tu pervenga alla gloria della visione.

Noi al tuo udito diamo gaudio e letizia.

Non spetta a noi darti la gioia della visione, nella quale sta la pienezza del gaudio e il compimento del suo desiderio, ma a colui che l’anima tua ama.

Egli, perché il tuo gaudio sia pieno, ti mostrerà se stesso, egli ti ricolmerà di letizia mostrandoti il suo volto.

Tu frattanto ricevi per tua consolazione questi orecchini dalle nostre mani; dalla destra di lui avrai le gioie senza fine.

III. Quali sono le « collane d’oro » e come filettate di argento; per il ministero degli angeli si formano interne visioni

3. Da notare di che cosa sono fatti questi orecchini che gli amici dello Sposo offrono alla sposa: d’oro, dice, filettati d’argento.

L’oro è il fulgore della divinità, oro è la sapienza che viene dall’alto.

In questo oro promettono di incastonare in qualche modo certi fulgidi segni della verità coloro che hanno il compito di superni orefici, e quello di inserire i preziosi pendenti alle interiori orecchie dell’anima.

Io penso poi che questo non sia altro che comporre certe spirituali similitudini, e portare in esse, davanti agli sguardi dell’anima che contempla, le cose purissime della divina sapienza sperimentate, affinché veda, almeno come in uno specchio e in enigma, quello che non è ancora in grado di vedere faccia a faccia.

Sono cose divine e del tutto sconosciute se non a chi ne ha esperienza quelle che diciamo, in che modo cioè, in questo corpo mortale, ancora nel dominio della fede, e quando ancora non brilla la sostanza della chiara luce interna, la contemplazione della pura verità ogni tanto tenti di realizzarsi in noi, almeno in parte; di modo che qualcuno di noi, al quale questo fu concesso dall’alto, possa applicarsi le parole dell’Apostolo: Ora conosco in modo imperfetto ( 1 Cor 13,12 ) e quelle altre: La nostra conoscenza è imperfetta, e imperfetta la nostra profezia ( 1 Cor 13,9 ).

Quando perciò la luce divina quasi un rapido lampo brilla alla mente, mentre lo spirito viene rapito in estasi, subito, non so di dove, si presentano immagini di cose inferiori, sia per temperare l’eccessivo splendore, sia per dare spiegazioni della cosa, convenientemente adattate ai sentimenti divinamente infusi, mediante i quali quel purissimo e splendidissimo raggio di verità, in certo modo velato, è reso più tollerabile dall’anima, e più facilmente comprensibile a coloro cui essa lo vorrà comunicare.

Penso tuttavia che queste immagini vengano formate in noi dalle suggestioni dei santi Angeli, come, al contrario, nutrirli.

E questo non le capita solo ora; anche un’altra volta, come ricordo, quando sospirava gli amplessi e i baci dello Sposo, le venne risposto: Le tue mammelle sono migliori del vino ( Ct 1,1 ) perché da questo comprendesse che lei è madre, e fosse richiamata al dovere di fare il latte ai pargoli e di nutrire i figli.

Forse anche negli altri passi di questo Cantico potrai vedere anche tu questa stessa cosa da te stesso, se non sarai troppo pigro nell’investigare.

Non era forse questo prefigurato nel santo Patriarca Giacobbe quando, frustrato nei desiderati e a lungo aspettati amplessi di Rachele, ricevette, contro la sua volontà e senza saperlo in luogo della bella e sterile la feconda e cisposa?

Così dunque adesso la sposa desiderosa di sapere e in cerca del luogo dove il diletto pasce il gregge e riposa nelle ore meridiane, ne riporta orecchini d’oro ornati d’argento, cioè la scienza con l’eloquenza, che le sono dati senza dubbio per il compito della predicazione.

IV. La sposa chiede una cosa e ne riceve un’altra; invece della quiete della contemplazione l’azione della predicazione

4. Da questo dobbiamo imparare a sospendere il più delle volte i dolci baci per porgere il latte del petto, e che nessuno deve vivere per se stesso, ma tutti dobbiamo vivere per colui che per tutti è morto.

Guai a coloro che hanno avuto il dono di bene sentire e di bene parlare di Dio se fanno servire al lucro la pietà, se usano per la vanagloria quello che avevano ricevuto per distribuirlo a gloria di Dio, se gustando le cose sublimi non si sanno abbassare alle umili.

Temano questi tali quello che si legge nel Profeta, dove il Signore dice: Ho dato loro il mio oro e il mio argento, ed essi del mio oro e del mio argento si sono fatti un Baal ( Os 2,8 ).

Tu invece ascolta quello che la sposa, dopo aver ricevuto prima un rimprovero e poi una promessa, risponde.

Non si gonfia infatti per la promessa, né si adira per la ripulsa; ma come è scritto: Correggi il sapiente e ti amerà ( Pr 9,8 ) e altrove per quanto concerne i doni e le promesse: Quanto più sei grande tanto più umiliati in tutto ( Qo 3,20 ); queste due cose appariranno più chiare dalla sua risposta.

Ma differiamo a un altro sermone questo argomento, e per quanto è stato detto glorifichiamo lo Sposo della Chiesa, che è Dio benedetto nei secoli.

Amen.

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