Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone LXIV

I. I diversi tipi di volpi, cioè di sottili tentazioni; ne indica quattro

1. Eccomi alla mia promessa: Prendeteci le volpi piccoline che guastano le vigne; poiché la nostra vigna è in fiore ( Ct 2,15 ).

Le volpi sono le tentazioni.

E chi sarà coronato se non chi avrà bene combattuto?

O come combatteranno se non c’è chi li contrasti?

Tu dunque, accingendoti al servizio di Dio, sta in timore e prepara l’anima tua alla tentazione, certo che tutti quelli che vogliono piamente vivere in Cristo subiranno persecuzione.

Ora, le tentazioni sono di diversa specie, secondo le diversità dei tempi.

Quando noi siamo agli inizi, come a teneri fiori di novella piantagione incombe l’evidente pericolo delle brinate, di cui abbiamo parlato nel sermone precedente e abbiamo avvertito i principianti di stare in guardia da questa peste.

Riguardo ai proficienti, le forze avversarie non ardiscono opporsi apertamente ai loro sentimenti e propositi più santi, ma di solito tendono insidie di nascosto, quasi piccole volpi astute, sotto le apparenze di virtù, ma in realtà vizi.

Quanti, per esempio, ho visto che erano entrati nella via della vita, progredivano di bene in meglio, e poi, ahimè, mentre camminavano bene e con passo sicuro progredendo nei sentieri della giustizia, li ha veduti in malo modo soppiantati dall’inganno di queste volpi, e piangere troppo tardi per i frutti delle virtù in se stessi soffocati!

2. Ho visto un uomo che procedeva molto bene; ed ecco un pensiero; non fu forse una piccola volpe?

« A quanti, fratelli, parenti e conoscenti, se fossi al mio paese potrei comunicare il bene di cui godo qui solo!

Mi vogliono bene, e facilmente si lasceranno persuadere: Perché questo spreco? ( Mt 26,8 ).

Vado là, salvo molti di loro, me con loro.

Né ho da temere per il cambiamento di luogo.

Infatti, mentre faccio del bene, che importa dove lo faccio, dal momento che comunque sarà più abbondante dove il mio soggiorno è più fruttuoso? ».

In breve, se ne va, e il misero perisce, non come un esule tornato in patria, ma come un cane tornato al vomito.

E l’infelice perdE se stesso, senza guadagnare nessuno dei suoi.

Ecco una piccola volpe, vale a dire quella speranza ingannatrice che ebbe di guadagnare i suoi.

Anche tu puoi da te stesso trovare in te stesso molte altre simili a questa, se stai bene attento.

3. Vuoi che te ne mostri ancora una?

Te ne mostrerò anche una terza e una quarta, se ti troverò pronto a prenderle qualora le trovi nella vigna.

Ogni tanto a un tale che fa buoni progressi, quando gli capita di sentirsi irrorato con maggior profusione dalla grazia celeste, viene il desiderio di predicare, non ai parenti e ai vicini, secondo ciò che è scritto: Subito, senza dar ascolto alla carne e al sangue ( Gal 1,16 ), ma quasi fosse cosa più pura, più fruttuosa e coraggio sa, qua e là ad estranei, e a tutti.

Con cautela tuttavia; egli teme in verità di incorrere nella maledizione del Profeta se nasconde al popolo quel frumento che ha ricevuto in segreto, e di agire contro il Vangelo se ciò che ha udito nell’orecchio non lo va a predicare sopra i tetti.

È una volpe, e più nociva di quella di prima, quanto più occultamente si presenta.

Ma io te la prendo. Per primo Mosè dice: Non attaccherai all’aratro il primogenito del bue ( Dt 15,19 ).

Paolo, interpretando questo passo dice: Non un neofito, perché non accada che gonfiatosi di superbia cada nella condanna del diavolo ( 1 Tm 3,6 ).

E di nuovo: Nessuno può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da Dio come Aronne ( Eb 5,4 ); e ancora lui: Come predicheranno, se non sono mandati? ( Rm 10,15 ).

E sappiamo che l’ufficio del monaco non è di insegnare, ma di piangere.

Da questi passi messi insieme mi faccio una rete e catturo la volpe, perché non rovini la vigna.

Da questo detto appare chiaro e certo che al monaco predicare pubblicamente né conviene, né è utile al novizio, né è lecito a chi non ne ha avuto il mandato.

Ora, agire contrariamente a queste tre cose, quale danno porta alla coscienza!

Dunque, qualsiasi cosa di questo genere venga suggerita all’animo, sia che si tratti di un tuo pensiero, sia che sia suggestione del maligno, riconosci in essa la piccola volpe, doè un male sotto le apparenze di bene.

4. Ma vedine un’altra. Quanti dai monasteri, dove vivevano fervorosamente, sono passati alla solitudine dell’eremo, e poi o l’eremo li ha vomitati perché divenuti tiepidi, o li ha conservati, contro la legge dell’eremo, non solo rilassati, ma dissoluti; e così ci si è accorti che c’era stata una piccola volpe a causare un così grave danno alla vigna, cioè alla vita e alla coscienza di quegli uomini.

Pensava, uno di questi tali, che se si fosse appartato a vivere in solitudine, avrebbe ricavato frutti molto più abbondanti, lui che nella vita comune aveva sperimentato tanta grazia spirituale.

E il suo pensiero gli parve buono; ma il risultato dimostrò che quel suo pensiero era stato una volpe distruttrice.

5. Che è quello che tante volte inquieta così gravemente anche noi in questa casa, parlo dell’astinenza clamorosa e superstiziosa di alcuni con la quale si rendono molesti a tutti e tutti a se stessi?

Non è forse questa stessa così generale discordia e lo sconquasso della coscienza di quei tali una rovina di questa grande vigna piantata dalla destra del Signore, vale a dire dell’unione e unanimità di tutti voi?

Guai all’uomo per il quale viene lo scandalo! ( Mt 18,7 ).

Chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli … ( Mt 18,6 ).

È duro quello che segue.

Quanto merita cose assai dure chi scandalizza una così grave e santa moltitudine!

Chiunque sia quel tale subirà un giudizio durissimo.

Ma di questo tratteremo altrove.

II. Perché si comanda di catturare le volpi piuttosto che scacciarle, e perché sono dette piccole

6. Adesso invece badiamo a quello che dice lo Sposo riguardo a quei piccoli e astuti animali che rovinano le vigne.

Piccoli, dirai, non per la malizia, ma per la loro sottigliezza.

È questo, infatti, un genere astuto di animali, molto pronto a recar danno di nascosto; e a me sembra adattissimo a designare certi vizi sottilissimi camuffati da virtù, come quelli di cui ho fatto qualche cenno in breve, a mo’ di esempi.

Né possono nuocere diversamente se non in quanto si presentano bugiardamente come virtù, prendendone l’apparenza.

Sono pertanto o vani pensieri degli uomini, o suggestioni prodotte dagli Angeli cattivi, angeli di Satana, che si trasfigurano in Angeli di luce, che preparano le loro saette nella faretra, cioè di nascosto, per colpire nel buio i retti di cuore ( Sal 11,2 ).

Perciò penso che per questo siano dette volpi piccole, perché mentre gli altri vizi si presentano con una certa vistosa mole, questa specie non si può facilmente conoscere a causa della sua sottigliezza, e perciò difficilmente si può guardarsene, tranne dai perfetti ed esercitati, e coloro che hanno gli occhi del cuore illuminati per discernere il bene dal male, e massimamente per discernere gli spiriti, i quali possono dire con l’Apostolo: « Non ignoriamo le astuzie di Satana, né le sue macchinazioni ».

E vedi se non sia per questo che lo Sposo comanda non di sterminarle, o scacciarle, o ucciderle, ma di catturarle: perché, cioè, bisogna tener d’occhio queste spirituali astute bestiole con ogni vigilanza e cautela, esaminarle, e così prenderle, cioè comprenderle nella loro astuzia.

Perciò quando appare l’imbroglio, quando si scopre la frode, quando si convince la falsità, molto bene allora si può dire presa una piccola volpe che danneggia la vigna.

Infine, diciamo che un uomo è preso in parola, come trovi nel Vangelo che: I Giudei si radunarono per decidere di prendere Gesù in parola ( Mt 22,15 ).

7. Così dunque lo Sposo ordina che siano prese le piccole volpi che devastano le vigne, che cioè siano sorprese, convinte, svelate.

Solo questa specie di bestie maligne ha questo di proprio, che, una volta conosciute, non nuocciono più, così che essere conosciute per esse equivale ad essere vinte.

Chi mai infatti, se non un pazzo, avendo scoperto il laccio, a occhi aperti vi mette il piede?

È sufficiente perciò che siano prese, dato che sono così: cioè che siano scoperte ed esposte alla luce, perché per esse apparire è come perire.

Non così gli altri vizi: vengono allo scoperto, allo scoperto danneggiano, irretiscono quelli che ben li conoscono, vincono chi oppone resistenza, in quanto agiscono con la forza, non con l’inganno.

Perciò contro queste bestie che attaccano apertamente non occorre investigare, ma è necessario usare subito il freno.

Soltanto queste piccole volpi, dissimulatrici al massimo e che svelate non nuocciono più, basta portarle alla luce e prenderle nella loro astuzia: poiché hanno le tane.

Questa è la ragione per cui viene dato ordine di prenderle, e perché vengono dette piccole.

Oppure sono dette piccole perché, osservando con occhio vigile, tu prenda subito al primo nascere i vizi che spuntano, fino a che sono piccoli, per timore che, cresciuti, portino maggior danno e più difficilmente si possano eliminare.

III. Gli eretici sono le volpi, e che cosa significhi catturarli o con quali mezzi lo sposo ci comanda di catturarli

8. E se, secondo l’allegoria, intendiamo per vigne le chiese, per volpi le eresie o piuttosto gli eretici stessi, il senso è semplice: gli eretici vengano presi piuttosto che scacciati.

Siano presi, dico, non con le armi, ma con gli argomenti, con i quali siano confutati i loro errori; essi poi, se possibile, si riconcilino alla Chiesa Cattolica, siano richiamati alla vera fede.

Questa, infatti, è la volontà di colui che vuole che tutti gli uomini si salvino e pervengano alla conoscenza della verità ( 1 Tm 2,4 ).

Questo, infine, dichiara di volere lo Sposo, che non solo ha detto: « Prendete », ma « Prendeteci le volpi ».

Per sé, dunque, e per la sposa sua, la Cattolica Chiesa vuole si acquistino queste volpi quando dice: « Prendetele per noi ».

Un uomo, pertanto, di chiesa, esercitato e dotto, se viene a disputare con un eretico, deve mirare a questo: convincere l’errante in modo da convertirlo, pensando a quanto dice l’Apostolo Giacomo: Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati ( Gc 5,20 ).

Che se quello ricuserà di convertirsi, né è convinto dopo la prima e la seconda ammonizione, come uno che è totalmente sovvertito, secondo l’Apostolo è da evitarsi.

Da questo momento è meglio, almeno come io penso, che sia scacciato o isolato, piuttosto che permettere che porti pregiudizio alle vigne.

9. E pertanto, colui che ha vinto e convinto un eretico, confutato le sue eresie, distinguendo quello che è chiaramente e palesemente vero dal verosimile, che ha dimostrato con chiari ed invincibili argomenti la falsità di certe opinioni, stringendo con evidenti prove un’intelligenza traviata che si ergeva contro la scienza di Dio, non creda di aver faticato invano.

Chi ha fatto tutte queste cose ha preso una volpe, anche se non con il risultato della sua salvezza; e l’ha presa per lo Sposo e per la sposa, sebbene in altro senso.

Poiché, se l’eretico non si è risollevato dal suo errore, la Chiesa tuttavia ne è risultata confermata nella fede; e certamente lo Sposo si compiace dei vantaggi della Chiesa.

È infatti gioia per il Signore la nostra fortezza ( Ne 8,10 ).

E poi non considera estranei a sé i nostri profitti, lui che con tanta degnazione si associa a noi, mentre ordina di prendere le volpi non per sé, ma per noi e per lui insieme: Prendeteci, dice.

Da notare quel « ci », per noi.

Che parola più socievole di questa?

Non ti sembra di sentire un padre di famiglia che non ha nulla esclusivamente per sé, ma tutto in comune con la moglie, i figli e i domestici?

E chi parla è Dio; ma questo non lo dice come Dio, ma come Sposo.

10. Prendeteci le volpi.

Vedi come parla socievolmente lui che non ha soci?

Poteva dire: « Per me », ma preferì dire « per noi » facendogli piacere la nostra compagnia.

O dolcezza! O grazia! O forza dell’amore!

Così, dunque, il più grande di tutti si è fatto uno tra tutti? Chi ha fatto questo?

L’Amore, dimentico della propria dignità, ricco di benevolenza, potente nell’affetto, efficace nel persuadere.

Che cosa di più violento? L’amore trionfa di Dio.

E tuttavia che cosa di meno violento? È l’Amore.

Quale è questa forza così violenta per la vittoria e così vinta per la violenza?

Ha annichilito se stesso perché tu sappia che fu effetto dell’amore se la sua pienezza si effuse, se la sua altezza si adeguò alla nostra piccolezza, se la sua singolarità si è associata.

Con chi, o ammirabile Sposo, ha stabilito un così familiare consorzio?

Prendete, dice, per noi. Per chi con te? Per la tua Chiesa radunata dai Gentili?

Essa è stata raccolta da mortali, peccatori. Noi sappiamo chi essa è.

Ma tu chi sei, così devoto, così ambizioso amante di questa Etiope?

Certo non un altro Mosè, ma più che Mosè.

Non sei tu colui che è bello tra i figli dell’uomo? ( Sal 45,3 ).

Ho detto poco: tu sei il candore della vita eterna, splendore e figura della sostanza di Dio, infine sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli.

Amen.

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