Vita seconda

Esempi di avversione al denaro

Capitolo XXXV

Severa correzione ad un Frate che lo ha toccato con le mani

[651] 65. Francesco, sommamente innamorato di Dio, aveva un grande disprezzo per tutte le cose terrene, ma soprattutto detestava il denaro.

Cominciò a disprezzarlo in modo tutto particolare fino dagli inizi della sua conversione e raccomandava ai seguaci di fuggirlo come il diavolo in persona.

Aveva suggerito loro questo accorgimento, di fare lo stesso conto del denaro e dello sterco.

Un giorno entrò a pregare in Santa Maria della Porziuncola un secolare e depose la sua offerta in denaro presso la croce.

Appena questi uscì, un frate la prese semplicemente con la mano e la gettò sul muretto della finestra.

La cosa fu riferita al Santo, ed il frate vedendosi scoperto in fallo, corse per averne il perdono e si prostrò a terra in attesa della punizione.

Il Santo lo accusò e rimproverò aspramente per avere toccato il denaro e gli comandò di togliere con la bocca la moneta dalla finestra e di deporla sempre con la bocca fuori casa, su sterco d'asino.

Il frate eseguì volentieri l'ordine ed i presenti furono pieni di timore.

Tutti impararono a disprezzare ancor più il denaro, che era stato paragonato così allo sterco, e venivano animati a questo atteggiamento ogni giorno da nuovi esempi.

Capitolo XXXVI

Castigo di un Frate che ha raccolto da terra del denaro

[652] 66. Una volta due frati, camminando insieme giungono presso un ospedale dei lebbrosi.

Sulla strada scorgono del denaro e si fermano discutendo cosa fare di quello sterco.

Uno di essi, ridendosi degli scrupoli del fratello, vorrebbe raccoglierlo per offrirlo a quelli che servono, a pagamento, i lebbrosi.

Ma glielo impedisce il compagno, col dirgli che è ingannato da falsa pietà.

Ricorda pure al temerario la parola della Regola, dalla quale risulta abbastanza chiaro che il denaro trovato deve essere calpestato come polvere; ma quello, testardo di natura, rifiuta gli avvertimenti.

Trascurando la Regola, si china e raccoglie la moneta.

Ma non sfugge al castigo divino: sull'istante è reso muto, batte i denti e non riesce a dire una parola.

A questo modo il castigo mise in luce la sua insania, e quel superbo punito imparò ad obbedire alla legge del padre.

Infine, gettato via quel puzzo disgustoso, le sue labbra impure si purificarono alle acque della penitenza e si aprirono alla lode.

Lo conferma il vecchio proverbio: Correggi lo stolto e ti sarà amico.

Capitolo XXXVII

Rimprovera un Frate che vorrebbe metere da parte del denaro con il preteto della necessità

[653] 67. Il vicario del Santo, frate Pietro di Cattanio aveva osservato che a Santa Maria della Porziuncola arrivava un gran numero di frati forestieri e che le elemosine non erano così abbondanti da bastare alle necessità.

Si rivolse allora a Francesco e gli disse: « Non so, fratello, cosa debba fare, perché non posso provvedere a sufficienza ai molti frati, che giungono qui a frotte da ogni parte.

Permetti, ti prego, che si conservi parte dei beni dei novizi, che vengono all'Ordine, per farvi ricorso e spenderli al momento opportuno ».

« Fratello carissimo, - rispose il Santo - Dio ci liberi da una tale pietà, che per un uomo, chiunque sia, ci comportiamo in modo empio verso la Regola ».

E quello: « Allora, cosa debbo fare? ».

« Spoglia - rispose - l'altare della Vergine e portane via i vari arredi, se non potrai soddisfare diversamente le esigenze di chi ha bisogno.

Credimi, le sarà più caro che sia osservato il Vangelo del Figlio suo e nudo il suo altare piuttosto che vedere l'altare ornato e disprezzato il Figlio.

Il Signore manderà poi chi possa restituire alla Madre quanto ci ha dato in prestito ».

Capitolo XXXVIII

Denaro mutato in serpente

[654] 68. Passava una volta l'uomo di Dio con un compagno attraverso la Puglia e, presso Bari, s'imbatté sulla strada in una gran borsa, chiamata fonda dai commercianti, gonfia di monete.

Il compagno richiama l'attenzione del Santo e con insistenza vorrebbe indurlo a prendere da terra la borsa, per darne il denaro ai poveri.

Esalta la pietà per i poveri e loda l'opera di misericordia che si compirebbe elargendo quella somma.

Il Santo si rifiuta assolutamente e afferma che è una astuzia del diavolo.

« Non si deve, figlio, - dice - portare via ciò che è di altri.

Donare la roba altrui non merita gloria, ma va punito perché è peccato ».

Si allontanano poi presi dalla fretta di terminare il viaggio iniziato.

Ma il compagno, deluso nella sua pietà poco illuminata, non è contento e insiste nel proporre la trasgressione.

Il Santo accetta di ritornare sul luogo, non per fare quanto il frate desidera, ma per mostrare a quello stolto il mistero di Dio.

Chiama un giovane, che era seduto sull'orlo di un pozzo lungo la strada, affinché sulla parola di due o tre testimoni si manifesti il segreto della Trinità.

E ritornati tutti e tre alla fonda, la vedono rigonfia di denaro.

Il Santo ordina che nessuno si avvicini, per poter manifestare con la preghiera l'astuzia del demonio e, portatosi a un tiro di sasso, si immerge in devota preghiera.

Poi ritornato ordina al compagno di sollevare la borsa, che in seguito al suo pregare racchiudeva un serpente invece del denaro.

Il frate trema sconcertato, e preso non so da quale presentimento, rivolge nell'animo pensieri ben diversi da prima.

Ma infine, allontanando ogni dubbiosità del cuore per rispetto alla santa obbedienza, afferra la borsa.

Ed ecco, un grosso serpente sguscia dalla borsa e rende palese al frate l'inganno diabolico.

Concluse il Santo: « Il denaro, o fratello, per i servi di Dio non è altro che il diavolo ed un serpente velenoso ».

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