Dossologie

Proviene dal greco dóxa che, partendo da un significato originario di "attesa", è passato a "ciò che si ammette", "opinione" ( su una cosa o una persona ) e quindi "riputazione", che si è poi precisata in "buona", e perciò ha indicato la "gloria", la quale, riferita a Dio, ne dichiara la potenza e lo splendore.

Dossologia è perciò una proclamazione della gloria di Dio e di Cristo, che si è espressa in varie formulazioni:

1) maggiore, costituita dal Gloria in excelsis, che si recita nelle Messe ad intonazione festosa;

2) minore, il Gloria Patri, effusione di un fervore che proclama la sua adorazione;

3) rituale, a conclusione delle omelie episcopali, che ricalcano un modulo consacrato da S. Paolo ( Rm 16,27; Fil 4,20; 2 Tm 4,18 ), da S. Pietro ( 1 Pt 5,11; 2 Pt 3,18 ) e soprattutto da S. Giovanni, il quale nell' Apocalisse ( Ap 5,13; Ap 7,12; Ap 1,6 ) lo ha intercalato nel testo in una più diffusa abbondanza verbale, che è diventata modello.

La fede a Dio ed a Cristo in quanto Dio è l'esordio del rito liturgico come dell'istruzione liturgica è il sigillo: è l'anima della vita spirituale dell'uomo come è la causa ed il fine della missione della Chiesa.

Termine composto da due parole greche ( doxa, gloria, e logos, parola ) che designa quelle formule liturgiche che hanno valore di riconoscimento della "gloria" di Dio, ossia della sua altezza e potenza che si manifesta in ciò che ha operato e opera a favore degli uomini.

Esempio classico è il testo conclusivo della Preghiera eucaristica: "Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Tè Dio Padre ogni onore e gloria".

È una formula conclusiva di una preghiera o di un insegnamento, che insieme ne raccoglie il senso e vuole essere un inno di gloria ( in greco: « doxa » ) e di lode a Dio per la sua opera.

Dossologie bibliche famose si trovano in Rm 16,25-27; 2 Cor 13,13; 1 Tm 6,16 ).

Questa dossologia conclude il primo libro del salterio ( Sal 72,18; Sal 106,48 ). Sal 41,14

Amen: il N. T. adotta le benedizioni e le dossologie di Israele ( Gen 14,19+; Sal 41,14 ), ma chiamando spesso Dio col nome di Padre e aggiungendogli Gesù Cristo ( Rm 9,5; Rm 11,35-36; 1 Cor 8,6; Gal 1,5; Ef 3,21; Fil 4,20; 1 Tm 1,17; 1 Tm 6,16; 2 Tm 4,18; Eb 13,21; 1 Pt 4,11; 2 Pt 3,18; Gd 25; Ap 1,6+ ).

Le dossologie posteriori nomineranno sempre più spesso le tre « persone » ( 2 Cor 13,13+ ).

Rm 16,27

Questa formula trinitaria, probabilmente di origine liturgica ( anche Mt 28,19 ), riecheggia in molti passi delle epistole, dove i ruoli rispettivi delle tre persone sono presentati in funzione dei diversi contesti ( Rm 1,4+; Rm 15,16.30; 1 Cor 2,10-16; 1 Cor 6,11.14.15.19; 1 Cor 12,4-6; 2 Cor 1,21s; Gal 4,6; Fil 2,1; Ef 1,3-14; Ef 2,18.22; Ef 4,4-6; 2 Ts 2,13; Tt 3,5s; Eb 9,14; 1 Pt 1,2; 1 Pt 3,18; 1 Gv 4,2; Gd 20.21; Ap 1,4s; Ap 22,1; At 10,38; At 20,28; Gv 14,16.18.23 ).

Si noteranno in 1 Cor 6,11; Ef 4,4-6 le formulazioni ternarie che rafforzano il pensiero trinitario.

Confrontare anche la triade delle virtù teologali ( 1 Cor 13,13+ ).

2 Cor 13,13

Questa bella dossologia si ispira forse a un inno liturgico ( 1 Tm 1,17 ), forse ne è un estratto.

Comprende sette formule di ispirazione biblica trascritte in linguaggio ellenistico, contro ogni culto reso a uomini e ogni pretesa di comprendere il segreto di Dio.

1 Tm 6,16

Catechismo della Chiesa Cattolica

Lo Spirito Santo ricorda il Mistero di Cristo 1103
La preghiera di lode 2641
La preghiera del Signore: « Padre nostro » 2760
La dossologia finale 2855