Contro Adimanto

Indice

14.1 - Antitesi: sacrificio e uso delle carni, opere demoniache

È scritto nel Deuteronomio: Quando il tuo cuore lo desidera uccidi e mangia ogni tipo di carne, secondo il piacere che il Signore ti ha dato.

Guardati però dal mangiarne il sangue, ma spargilo per terra come acqua. ( Dt 12,15-16 )

Adimanto ritiene che sia in contrasto con queste parole della Legge quanto il Signore dice nel Vangelo: Che i vostri cuori non si appesantiscano per eccesso di cibo e di vino e per gli affanni della vita, ( Lc 21,34 ) e anche quanto dice l'Apostolo: Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino; ( Rm 14,21 ) e ancora: Voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni. ( 1 Cor 10,21 )

Noi al contrario diciamo che tutte queste affermazioni dell'Antico e del Nuovo Testamento hanno una motivazione propria e dimostriamo che non sono in contrasto tra loro.

Sebbene Adimanto stesso nella citazione ricavata dall'Antico Testamento avrebbe potuto accorgersi che quanto detto - Quando il tuo cuore lo desidera uccidi e mangia ogni tipo di carne - non si riferisce ad una smodata ingordigia, poiché dopo si precisa, secondo il piacere che il Signore ti ha dato.

Il Signore non ti ha dato infatti un piacere smodato, ma bastevole al sostentamento naturale e alla salute.

Chi poi persegue una smodata ingordigia, asseconda il proprio vizio, non il piacere che gli ha dato il Signore; di conseguenza non vi è contrasto con quanto è detto nel Vangelo: Che i vostri cuori non si appesantiscano per eccesso di cibo e di vino e per gli affanni della vita.

Infatti quando si soddisfa quel piacere moderato e naturale che il Signore ha concesso, il cuore non si appesantisce per eccesso di cibo e di vino e per gli affanni della vita.

14.2 - Che non bisogna mangiare carne e non bisogna bere vino l'Apostolo lo dice non perché ritenga queste cose impure, come pensano costoro, sbagliando ed inducendo in errore coloro che si sono lasciati convincere.

Del resto egli stesso ha motivato la sua affermazione, sicché noi non dobbiamo spiegare od esporre la sua opinione.

È sufficiente infatti collegare all'interno del suo discorso tutto questo passo della lettera paolina, affinché appaia chiaramente il motivo per cui l'Apostolo abbia detto ciò e di converso la malafede di costoro, che scelgono alcuni testi della Scrittura, con i quali ingannare gli inesperti, isolandoli dal contesto che li precede e li segue, grazie al quale si potrebbero invece comprendere la volontà e l'intenzione dello scrittore.

L'Apostolo dunque così dice: Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni.

Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi.

Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto.

Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.

C'è chi distingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali; ciascuno però cerchi di approfondire le sue convinzioni personali.

Chi si preoccupa del giorno, se ne preoccupa per il Signore; chi mangia, mangia per il Signore, dal momento che rende grazie a Dio; anche chi non mangia, se ne astiene per il Signore e rende grazie a Dio.

Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore.

Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.

Per questo infatti Cristo è morto ed è risorto, per essere il Signore dei morti e dei vivi.

Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello?

Tutti infatti ci presenteremo al tribunale del Signore, poiché sta scritto: Come è vero che io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua renderà gloria a Dio.

Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso.

Cessiamo dunque dal giudicarci l'un l'altro: pensate invece a non essere pietra di inciampo o di scandalo ai fratelli.

Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo.

Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità.

Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godiamo!

Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi serve il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini.

Diamoci dunque alle opere della pace e alla edificazione vicendevole.

Non distruggere l'opera di Dio per una questione di cibo!

Tutto è mondo, d'accordo; ma è male per un uomo mangiare dando scandalo.

Perciò è bene non mangiare carne, né bere vino, né altra cosa per la quale il tuo fratello possa scandalizzarsi.

La fede che possiedi, conservala per te stesso davanti a Dio.

Beato chi non si condanna per ciò che egli approva.

Ma chi è nel dubbio, mangiando si condanna, perché non agisce per fede; tutto quello, infatti, che non viene dalla fede è peccato. ( Rm 14,1-23 )

C'è forse bisogno della spiegazione di qualcuno, per comprendere il perché l'Apostolo si sia espresso così, e con quanta malafede costoro estrapolino alcuni testi delle Scritture per ingannare gli inesperti?

L'Apostolo ha detto infatti che tutto è mondo per chi crede, e che sono immonde quelle cose che uno ritiene lo siano; proprio allora bisogna astenersene, quando possono costituire motivo di scandalo, cioè quando un uomo incerto ritiene di doversi astenere da ogni tipo di carne, affinché non gli capiti per caso della carne immolata dai pagani; per tale ragione qualcuno potrebbe pensare che chi ne mangia lo faccia in onore degli idoli e ne potrebbe essere gravemente scandalizzato; al contrario quella stessa carne immolata dai pagani non offende nessuno se viene mangiata in buona fede senza saperne l'origine.

Per la qual cosa lo stesso Apostolo in un altro passo proibisce che se ne chieda la provenienza quando si compra della carne in una macelleria o quando, essendo stato invitato da un uomo senza fede, si vedono servite a tavola quelle carni che costoro ritengono immonde, non perché provengano da vittime immolate dai pagani, ma per il fatto stesso di essere carni, mentre l'Apostolo dice chiaramente che ogni cosa è monda, che ogni creatura di Dio è buona e che ogni cosa viene santificata dalla parola divina e dalla preghiera; tuttavia bisogna astenersi se per caso un uomo incerto ne sia scandalizzato.

E in un passo in maniera lampante ha indicato costoro, quando dice che alla fine dei tempi ci saranno alcuni che proibiranno le nozze e si asterranno dai cibi creati da Dio. ( 1 Tm 4,1-5 )

Infatti a dire il vero egli non si riferisce a coloro i quali si astengono da tali cibi per tenere a freno la propria concupiscenza o per rispettare la debolezza altrui, ma perché ritengono immonde le carni stesse e negano che sia Dio a crearle.

Noi al contrario ci manteniamo fedeli all'insegnamento dell'Apostolo, il quale afferma che tutto è puro per i puri, ( Tt 1,15 ) se viene rispettata la moderazione evangelica, sicché i nostri cuori non vengano appesantiti dall'eccesso di cibo, dal bere il vino e dalle preoccupazioni secolari.

14.3 - Infatti io non riesco a comprendere per quale motivo i Manichei oppongano e ritengano quasi contrario a questo passo della Legge quello stesso in cui l'Apostolo dice: Non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni.

La Legge a dire il vero non parla dei sacrifici, allorché nel Deuteronomio si afferma: Quando il tuo cuore lo desidera uccidi e mangia ogni tipo di carne, secondo il piacere che il Signore ti ha dato, ( Dt 12,15 ) bensì dei cibi che servono d'alimento all'uomo.

Ma poiché i Manichei ritengono che qualunque tipo d'animale venga preparato per il pranzo dell'uomo costituisca un sacrificio, sulla base della propria interpretazione hanno stimato che questi due passi siano in contrasto.

Per lo stesso motivo hanno citato il passo in cui l'Apostolo dice: Ciò che i Pagani offrono in sacrificio, lo offrono ai demoni e non a Dio, dove molto chiaramente l'Apostolo si riferisce alle vittime che nel tempio vengono offerte ai demoni, non ai cibi che gli uomini preparano per sé.

Dice infatti così: Che cosa dunque? Dico forse che quanto viene immolato agli idoli è qualche cosa, o che un idolo è qualche cosa?

No, ma che ciò che offrono in sacrificio, lo offrono ai demoni e non a Dio.

Io non voglio che voi entriate in comunione con i demoni. Non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni.

Non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni.

Vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?

Tutto è lecito, ma non tutto è utile; tutto è lecito, ma non tutto edifica. Nessuno cerchi l'utile proprio, ma quello altrui.

Tutto ciò che è in vendita al mercato, mangiatelo pure, senza chiedere nulla per scrupolo di coscienza.

Infatti del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene.

Se qualcuno non credente vi invita, e volete andarci, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza.

Se qualcuno però vi dicesse che si tratta di carne di vittime sacrificate, non mangiatene, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza: mi riferisco ovviamente non alla coscienza tua, ma dell'altro.

Per quale motivo infatti la mia libertà dovrebbe essere giudicata dalla coscienza altrui?

Se io partecipo alla mensa con rendimento di grazia, perché mai dovrei essere biasimato per quello di cui rendo grazie?

Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. ( 1 Cor 10,19-31 )

Prestino attenzione a questo i Manichei e comprendano in che senso è detto nel Deuteronomio: Quando il tuo cuore lo desidera uccidi e mangia la carne, secondo il piacere che il Signore ti ha dato.

Per quanto riguarda poi alcune specie di carne di cui è stato proibito ai Giudei di cibarsi e che sono ritenute impure, simbolicamente stanno a significare gli uomini impuri, che vengono indicati tipologicamente nelle antiche Scritture.

Allo stesso modo infatti di quel bue, al quale mentre trebbia non è consentito mettere la museruola, sta a significare un evangelista, come l'Apostolo indica molto chiaramente, ( Dt 25,4; 1 Cor 9,7-9; 1 Tm 5,17-18 ) così anche quelle cose che vengono proibite, stanno a significare alcune impurità dell'uomo, che non vengono accolte in comunione col corpo di Cristo, vale a dire nella Chiesa incrollabile ed eterna.

Infatti riguardo ai cibi, appare molto evidente che nulla vi è in essi di impuro, tuttavia possono costituire un danno per un uomo che ne mangi e sia motivo di scandalo.

15.1 - Antitesi: animali immondi e purità interiore

È scritto nel Levitico: Separate l'immondo da ciò che è mondo e nessuno mangi carne di cammello, di asino, di lepre, di porco, di aquila, di nibbio, di corvo, di avvoltoio, ecc. ( Lv 11 )

Mai più chiaramente che in questa occasione, nella quale ha messo in rilievo che nel Levitico sta scritto di astenersi dalla carne di certi animali, è possibile smascherare l'animo, zeppo di subdoli inganni, di questo uomo [ sc. Adimanto ], che presenta dei passi ricavati da entrambi i Testamenti come in profonda contraddizione tra loro.

Infatti egli ritiene che si debba considerare in contrasto con questo quel passo del Vangelo dove il Signore dice: Non vi è nulla che entrando nell'uomo possa contaminarlo, invece quelle cose che escono da lui lo contaminano. ( Mt 15,11 )

Se ha fatto ciò con sventatezza, nulla vi è di più accecato, se invece lo ha fatto con consapevolezza, nulla vi è di più scellerato.

Non aveva forse lui stesso poco prima portato ad esempio quanto afferma l'Apostolo: È bene, fratelli, non mangiare carne né bere vino, ( Rm 14,21 ) nel tentativo di mettere in contrasto il Nuovo Testamento coll'Antico, che afferma: Quando il tuo cuore lo desidera uccidi e mangia ogni tipo di carne? ( Dt 12,15 )

Come mai dunque gli riesce ora gradita l'idea espressa dal Signore che non vi è nulla che entrando nell'uomo lo contamini, ma sono quelle cose che escono dall'uomo a contaminarlo?

Dove mai si nasconderà Adimanto per sottrarsi ad essa? Dove fuggirà - me lo dica! - dal momento che va predicando, in nome di una continenza frutto di perversa e superstiziosa immaginazione, che bisogna evitare l'impurità delle carni ed eliminarla dagli alimenti dei pii?

Di certo infatti, se è vero che quelle cose che entrano nell'uomo non lo contaminano, i Manichei sbagliano grandemente quando affermano che i pasti sono impuri, se gli uomini si cibano di carne.

Se tali cibi sono impuri, che ne faranno mai di questo precetto manifestato dalla potenza di Dio nel Vangelo, dove il Signore afferma che l'uomo non è contaminato da ciò che entra in lui, ma da ciò che esce da lui?

O forse diranno, come sono soliti fare quando l'autorità delle Scritture li mette alle strette, che questo passo è un'interpolazione inserita nel Vangelo da coloro che contraffanno le Scritture?

Perché dunque Adimanto si serve di questo passo come prova e si sforza di attaccare l'Antico Testamento traendo argomenti che gli si ritorcono contro?

Infatti qualunque cristiano cattolico, che rispetta e comprende le due parti della Scrittura, gli potrebbe rispondere che esse non sono in contrasto.

La prescrizione di non cibarsi della carne di certi animali è stata data ad un popolo ancora " carnale " come simbolo di quegli umani costumi, che la Chiesa, in quanto corpo del Signore, non può accogliere nel vincolo stabile ed eterno della sua unità, respingendoli alla stregua di cibi impuri e non assimilandone le sostanze; affinché tutte le prescrizioni imposte al popolo " carnale " profetizzassero la futura disciplina del popolo " spirituale ", e non sono perciò in contrasto con l'affermazione del Signore - profondamente vera - che l'uomo non viene contaminato da ciò che entra in lui attraverso il cibo.

Infatti mentre quella sentenza impone oneri a degli schiavi, questa sottrae al giogo della schiavitù uomini ormai liberi, e tuttavia è espressa in modo tale che gli oneri degli schiavi prefigurino la fede degli uomini liberi.

Tutte queste cose - così dice l'Apostolo - accadevano a loro come esempio; sono state invece scritte per noi, sui quali incombe la fine dei secoli. ( 1 Cor 10,11 )

Se dunque le sofferenze capitavano loro come prefigurazione, accettavano anche come prefigurazione le prescrizioni.

15.2 - Avendo io dunque replicato queste argomentazioni e avendo in tal modo mostrato, dopo averli messi a confronto, che questi due passi tratti dall'Antico e dal Nuovo Testamento non sono in contrasto, cosa potrà mai fare Adimanto, dal momento che gli si è ritorta contro quella prova molto significativa che egli stesso aveva prodotto contro il suo avversario?

È stato lui infatti a menzionare quel passo del Vangelo nel quale il Signore dice che l'uomo non viene contaminato dai cibi che entrano in lui, tuttavia non cessa di esortare e predicare che bisogna astenersi dalla carne come se fosse un cibo immondo.

Ora si è ben reso conto di quale ferita abbia inflitto a se stesso e di come il colpo gli si sia ritorto contro in modo mortale.

Gli si potrebbe chiedere infatti: Come mai proibite di mangiare carne se - come tu stesso ricordi - il Signore dice: Non vi è nulla che entrando nell'uomo possa contaminarlo, invece quelle cose che escono da lui lo contaminano? ( Mt 15,11 )

Ha voluto in certo qual modo impiegare senza ragione una medicina per una ferita mortale.

Così infatti egli cita il passo evangelico stesso. Nel Vangelo - afferma - il Signore si rivolge alla folla e dice: Ascoltate e comprendete: Non vi è nulla che entrando nell'uomo possa contaminarlo etc.

Che egli menzioni la circostanza che il Signore si sia rivolto alla folla, nient'altro denota se non che agisce come agisce non per ignoranza, ma per malafede, per poter dire poi ai suoi Uditori che il Signore ha parlato alla folla, non a pochi santi, quali essi stessi vogliono apparire.

Siccome permettono che i propri Uditori, in quanto ancora impuri, mangino la carne, mentre ritengono che ciò sia empio e nefando per loro stessi, in quanto puri, sembra che anche il Signore la pensasse così, poiché dava questi precetti non a pochi santi, ma alla folla.

Uomo dappoco, certo di riuscire a nascondere i propri inganni fidando nella negligenza del genere umano!

Infatti non credeva potesse esistere qualcuno capace di afferrare il Vangelo, di leggerlo con competenza e di scovare nelle pianure stesse dove il Signore pascola i suoi greggi chi tende trappole agli incauti e minaccia i meno previdenti.

I discepoli, invero, colpiti da queste parole e credendo che il Signore avesse parlato non alla lettera, ma piuttosto in senso figurato, quando affermava che l'uomo non è contaminato da ciò che entra in lui con il cibo, tanto più che erano dei Giudei anche gli stessi discepoli, ai quali fin da bambini era stato insegnato che bisognava evitare di cibarsi di alcuni tipi di carne, si avvicinarono a lui e gli dissero: Sai che i Farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?

Ed egli rispose: Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata.

Lasciateli stare; sono ciechi e guide di ciechi. Se poi un cieco si presta a far da guida a un altro cieco, tutti e due cadono in un fosso.

Avendo dunque il Signore definito la mancanza di fede dei Giudei pianta che non era stata piantata dal Padre celeste, tuttavia Pietro, pensando ancora che si trattasse di una parabola, e che i Giudei fossero stati rimproverati e definiti ciechi in quanto incapaci di comprenderla, di rimando gli disse: Spiegaci questa parabola.

E il Signore facendo intendere molto chiaramente che non era una parabola, ma una sua affermazione, disse loro: Anche voi siete ancora senza intelletto?

Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella latrina?

Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore ed è questo che contamina l'uomo.

Dal cuore infatti provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le fornicazioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie.

Queste sono le cose che contaminano l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo. ( Mt 15,12-20 )

I Giudei intendevano polemizzare a proposito delle mani non lavate, il Signore ne trasse spunto per esprimere in generale la propria idea su ciò che entra in bocca, passa nel ventre e viene espulso nella latrina, vale a dire sui nostri alimenti.

Sebbene, dunque, sia scritto che egli disse alla folla riunita presso di sé: Non ciò che entra nella bocca contamina l'uomo, ma ciò che esce dalla bocca, tuttavia appare evidente, come ho detto prima, per quale timore Adimanto abbia aggiunto ciò alle parole utilizzate per la propria citazione: per avere la possibilità di rispondere a coloro che gli avessero chiesto perché mai i capi dei Manichei ritengano cosa indegna cibarsi di carne, che il Signore intendeva fare quella concessione alla folla solamente, non agli Eletti.

Ma poiché dopo viene anche chiarito a Pietro che ne faceva richiesta, e mentre stavano ad ascoltare i discepoli, elevati alla sommità della Chiesa, che il Signore non si era espresso in parabola e aveva indicato che le sue parole erano rivolte a tutti, costoro non hanno argomenti per sottrarre alimenti dalla bocca degli uomini e per legarla col laccio della superstizione.

15.3 - Forse qualcuno di loro potrebbe dire: Spiegaci allora cosa significa la prescrizione che si trova nella Legge di astenersi dalla carne di porco, di cammello, di lepre, di nibbio, di corvo, etc.

Non intendo farlo, perché sarebbe lungo. Ma supponi pure che io non abbia i mezzi per farlo; forse per questo nessun altro può averli?

Ormai vi sono innumerevoli scritti nei quali si trovano spiegate queste cose.

A nostro avviso è abbastanza per confutare i Manichei considerare quelle prescrizioni " ombra " di eventi futuri: non sono io a dirlo, ma l'Apostolo, quando proibisce di restare legati in modo servile alla loro osservanza e chiarisce tuttavia il loro significato dicendo: Nessuno dunque vi condanni in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni o a sabati, tutte cose queste che sono ombra delle future. ( Col 2,16-17 )

Le cose future prefigurate da quelle osservanze si sono realizzate dopo la venuta del Signore Gesù Cristo; sono state cancellate le osservanze che rendono schiavi, ma la loro corretta esegesi è mantenuta dagli uomini liberi.

Qualunque cosa infatti è simbolo della Chiesa futura, costituisce una profezia.

L'Apostolo stesso lo afferma: Non respingete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono. ( 1 Ts 5,19-21 )

Bisogna insomma leggere la Sacra Scrittura, riconoscere la presenza dello Spirito Santo e percepire la profezia; bisogna inoltre respingere la schiavitù della carne e conservare l'intelligenza propria di un uomo libero.

16.1 - Antitesi: le osservanze giudaiche, espressione del regime demoniaco

Sta scritto nel Deuteronomio: Osserva e santifica il giorno che il Signore ti ha prescritto.

Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro ti competa, ma il settimo giorno, sabato, celebralo in onore del Signore tuo Dio, non facendo lavoro alcuno, né tu, né tuo figlio o tua figlia, né il tuo giovane schiavo o la tua giovane schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né le tue bestie, né il tuo colono.

Così dunque riposino il tuo schiavo e la tua schiava, allo stesso modo anche tu.

Ricordati che sei stato schiavo in Egitto e che il Signore tuo Dio ti fece uscire con mano potente e braccio teso.

Perciò il Signore ti ordina di osservare il settimo giorno. ( Dt 5,12-15 )

Ed inoltre nella Genesi è scritto cosa Dio disse ad Abramo della circoncisione: Osserva la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te.

Questa è la mia alleanza che osserverai, tra me e te e la tua discendenza: tra voi farai circoncidere ogni maschio nella carne del suo prepuzio e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. In mezzo al vostro popolo, all'età di otto giorni, farete circoncidere ogni maschio, sia quello nato in casa sia quello comperato presso gente straniera: questa sarà l'alleanza in mezzo al vostro popolo.

E ogni maschio che non circonciderà il suo prepuzio, perderà la sua anima lontano dal suo popolo, poiché ha violato la mia alleanza. ( Gen 17,9-14 )

Adimanto riporta tutte queste parole dell'Antico Testamento per contrapporle a quelle del Nuovo Testamento, e ritiene per certo che sono contrarie a quelle che nel Vangelo il Signore dice del proselito: Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito; e quando lo avrete fatto sarà figlio della geenna, molto più di quanto lo siete voi. ( Mt 23,15 )

Come se il Signore definisca " figlio della geenna " il proselito perché è circonciso e rispetta il sabato, e non piuttosto perché è costretto ad imitare i perversi costumi e la cattiva condotta dei Giudei, non in quanto osservino i precetti della Legge, ma per ciò che fanno contro la Legge.

Cosa che in modo chiarissimo afferma in un altro passo, dove dice che i Giudei respingono il comandamento di Dio per conformarsi alla propria tradizione: ( Mt 15,3-6 ) poiché mentre la Legge ha imposto di onorare il padre e la madre, loro stessi hanno stabilito il modo di disonorare i genitori.

Similmente quando li ammonisce dicendo: Guai a voi, Scribi e Farisei, che avete la chiave del regno dei cieli: voi non vi entrate né permettete che gli altri vi entrino. ( Lc 11,52 )

O ancora in un'altra circostanza ordina a coloro che lo stanno ad ascoltare di ubbidire alle parole dei Farisei e degli Scribi, ma di non imitarne le azioni.

Disse infatti: Si sono seduti sulla cattedra di Mosè: quanto vi dicono, fatelo; ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. ( Mt 23,2-3 )

In questo passo il Signore ratifica l'autorità della Legge che è stata data per mezzo di Mosè, tuttavia mette in guardia e indica chiaramente che deve essere evitata la condotta di coloro i quali non ubbidivano alla Legge che avevano ricevuto.

A motivo poi di questa loro perversità succedeva che quando un pagano si convertiva alla loro Legge, in altre parole diventava un proselito, assumeva i loro costumi a tal punto da diventare " figlio della geenna " più di quanto lo fossero loro stessi.

Si adoperavano molto infatti affinché qualche pagano si convertisse al Giudaismo, e una volta convertito lo costringevano ad imitare i loro pessimi costumi.

16.2 - La circoncisione e il Vangelo, ossia l'ombra e la verità

Il manicheo Adimanto del resto non si è potuto neanche rendere conto che un altro passo dell'Apostolo che egli cita non è per niente in contrasto con quelli veterotestamentari, perché tutta la sua attenzione era rivolta non ad investigare, ma a criticare la Scrittura.

Egli riporta infatti le parole dell'Apostolo: Qualcuno è stato chiamato quand'era circonciso? Non metta in ballo il suo prepuzio.

È stato chiamato quando non era ancora circonciso? Non si faccia circoncidere: poiché il prepuzio non conta nulla e anche la circoncisione non conta nulla, ma conta invece l'osservanza dei comandamenti di Dio. ( 1 Cor 7,18-19 )

In effetti cosa vi è di più chiaro di quanto prescrive l'Apostolo, cioè che ciascuno rimanga nella condizione in cui era stato chiamato?

Compiendosi infatti ogni cosa di cui quelle osservanze costituivano le " ombre ", si è fatto in modo che si capisse come non si dovesse riporre la propria speranza in quelle " ombre ", bensì in quelle stesse realtà che quelle " ombre " indicavano come di là da venire, cioè Cristo e la Chiesa.

Esse erano pertanto del tutto inefficaci, tuttavia non tali da dover essere eliminate come se fossero nocive; l'Apostolo prescrive invece di disprezzarle come superflue, di modo che se qualche Giudeo avesse creduto in Cristo, non gli fosse proibito, per non offendere i suoi, di mantenere quelle stesse osservanze, quantunque superflue, senza credere tuttavia che in esse fosse riposta la propria salvezza: non sono infatti quei segni esteriori, ma ciò che in essi viene simboleggiato a condurre alla salvezza.

Per questo il prepuzio non conta nulla, e anche la circoncisione non conta nulla, ma conta invece l'osservanza dei comandamenti di Dio.

Ed è ancora per questo motivo che dice in un altro passo: Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano. ( Gal 5,12 )

L'Apostolo lo dice, non perché la circoncisione sia contraria al Vangelo, così come ritengono i Manichei, ma perché è contrario al Vangelo che qualcuno, mettendo da parte la realtà figurale di quell'ombra, segua l'inconsistenza dell'ombra stessa.

È quel che volevano, quanti obbligavano al giogo della circoncisione, come se fosse necessario per la salvezza, i Pagani che si convertivano al Cristo, mentre ormai non si doveva più simboleggiare nel corpo un'ombra, ma portare la realtà stessa nel cuore.

16.3 - La lettera e la figura

L'altro passo in cui dice: Voi osservate giorni, sabati e festività solenni; temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo, ( Gal 4,10-11 ) non è, per quanto concerne il testo, così come lo riporta Adimanto.

Infatti l'Apostolo non vi fa menzione del sabato. In effetti egli dice: Voi osservate giorni, anni e periodi; temo per voi, che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo.

Ma intendilo pure come se fosse riferito al sabato, forse non affermiamo anche noi che non bisogna rispettare queste osservanze, ma piuttosto quello che esse significano?

Infatti i Giudei le rispettavano in modo servile, senza comprendere quali realtà significassero e prefigurassero.

È questa la colpa che rinfaccia l'Apostolo a loro e a tutti quelli che adorano la creatura al posto del Creatore. ( Rm 1,25 )

Infatti anche noi celebriamo solennemente la domenica, la Pasqua e qualsiasi altra festività cristiana.

Ma poiché comprendiamo a cosa si riferiscono, non osserviamo le circostanze temporali, ma il loro significato più profondo.

I Manichei al contrario censurano ciò, come se non osservassero alcun giorno ed alcun tempo.

Ma se li si interroga sul convincimento della loro setta, si sforzano di dimostrare che non osservano le circostanze temporali in sé, bensì le realtà di cui sono segni simbolici.

Che queste cose siano una favola e siano piene di falsità, è dimostrato da me in altri passi.

Ora le mie parole hanno lo scopo di costringerli ad ammettere con la loro stessa bocca che tali osservanze possono essere messe in pratica in modo razionale, sicché risulta evidente che la circoncisione della carne può essere imposta a buon diritto a degli schiavi e può essere compresa nel suo esatto significato dagli uomini liberi.

Noi respingiamo dunque, in accordo con l'Apostolo, l'osservanza carnale e accettiamo, sempre in accordo con l'Apostolo, l'osservanza spirituale; noi non osserviamo il riposo del sabato con riguardo alla circostanza temporale, ma comprendiamo il significato simbolico del tempo e rivolgiamo l'acume della nostra intelligenza alla pace eterna cui simbolicamente si riferisce.

Noi respingiamo pertanto, in accordo con l'Apostolo, l'osservanza dei tempi e, sempre in accordo con l'Apostolo, ci atteniamo alla comprensione del loro significato simbolico: noi concepiamo la differenza dei due Testamenti tale che nell'Antico si trovano rappresentati gli oneri degli schiavi, nel Nuovo la gloria propria degli uomini liberi; in quello si riconosce la prefigurazione di ciò che godremo, in questo si ottiene il pieno possesso del nostro godimento.

L'Apostolo interpreta il sabato, quando si rivolge agli Ebrei e dice: È dunque riservato ancora un riposo sabbatico per il popolo di Dio. ( Eb 4,9 )

Viene data anche un'interpretazione della circoncisione, quando afferma riguardo ad Abramo: Infatti egli ricevette il segno della circoncisione quale sigillo della giustizia derivante dalla fede. ( Rm 4,11 )

Io intendo dunque in senso spirituale l'interpretazione dell'Apostolo; disprezzo in nome della libertà l'osservanza carnale che rende schiavi, venerando Dio quale autore di entrambi i Testamenti, quel Dio che, come suo signore, gettò sull'uomo vecchio che si allontanava il peso del timore, e, come padre, all'uomo nuovo che tornava spalancò le porte dell'amore.

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