Contro Giuliano

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Libro III

1.1 - La confutazione dei libri e degli argomenti di Giuliano

Amatissimo figlio Giuliano, dal momento che, se non vorrai cedere dinanzi all'autorità di tali e tanti santi, eruditi nelle Sacre Scritture e ricchi di immensa fama e di gloria nel governo della Chiesa, né vorrai fermarti - trattandoli o con grandissimo disprezzo, come hai trattato me, oppure con un tantino di pudore e di riverenza in considerazione della loro persona - finirai per affermare che anch'essi hanno sbagliato, è necessario che, con l'aiuto di Dio, ti risponda e confuti i tuoi libri e le tue argomentazioni in maniera che tu possa comprendere nel limite del possibile che ti sei fatto una convinzione distorta di quelle cose su cui cerchi di convincere gli altri.

In tal modo potrai pentirti salutarmente della tua incauta, temeraria e giovanile audacia e dell'errore.

Il tuo ravvedimento porterà giovamento non solo a te ma a molti altri, se tu e il tuo partito riconoscerete e professerete che non invano, ma con molta aderenza alla verità, tali e tanti reggitori e maestri del popolo cristiano hanno imparato ed insegnato nella Chiesa quello che voi, ingannati da una novità che rassomigliava alla verità, avete cercato di scardinare.

Il Signore non voglia permettere che tu abbia il cuore tanto ottenebrato da non poter intendere queste cose, che tu sia del numero di coloro che la Verità, nei Salmi, condanna con le parole: Non volle capire per fare il bene, ( Sal 36,4 ) oppure di quelli dei quali è scritto: Il servo duro non si correggerà con le parole; anche se avrà compreso, non ascolterà. ( Pr 29,19 )

Pure in questo caso, però, non sarà inutile il mio lavoro né quello degli altri, che per grazia di Dio difendono la fede cattolica contro questo errore.

Se non mancano quelli che sono stati ingannati o sconvolti da un improvviso ed insolito errore, è molto più grande il numero di quelli che sono stati istruiti o corretti dalla difesa dell'antica verità.

Per evitare di andare eccessivamente per le lunghe, non riporterò tutte le tue parole, ma, se il Signore me lo concede, non lascerò senza risposta e senza confutazione nessuna delle tue … acute argomentazioni.

1.2 - I giudici competenti della controversia

Per quanto riguarda i giudici "presso i quali, a vostro dire, non avete potuto discutere la vostra causa, per il fatto che nessuno può giudicare bene se non è totalmente libero da odio, ira o amicizia, quali non sarebbero stati quelli che l'hanno giudicato, perché hanno cominciato ad odiarla prima ancora di conoscerla", ho già risposto nel precedente libro.

Se aveste cercato con sincerità i giudici quali li ha definiti Sallustio nel passo da te citato,1 vi sareste certamente arresi ad Ambrogio e agli altri colleghi nell'episcopato, che quando hanno scritto le loro vere e pacifiche opinioni erano del tutto liberi da odio, da amicizia, da ira e - tu non l'hai detto, ma Sallustio sì - pure da compassione per voi o contro di voi.

Per voi invece ora è poca cosa non volerli come giudici, se addirittura non osate stimarli colpevoli.

Ma come è possibile, di grazia, che quelli che hanno condannato la vostra causa l'abbiano cominciata ad odiare prima ancora di conoscerla?

La conoscevano molto bene e perciò la odiavano.

Sapevamo molto bene che voi dite che i bambini nella nascita non hanno alcunché di male da cui essere purificati con la rinascita.

Conoscevano bene la vostra affermazione che la grazia viene data secondo i nostri meriti, cosicché essa non sarebbe più tale ( Rm 11,6 ) se non viene donata gratuitamente ma solo concessa secondo i meriti.

Conoscevano bene la vostra convinzione che per l'uomo in questa vita è possibile non avere alcun peccato, sicché non è necessario per lui dire ciò che l'intera Chiesa dice nell'Orazione del Signore: Rimetti a noi i nostri debiti. ( Mt 6,12 )

Essi conoscevano bene tutte queste cose e perciò giustamente le odiavano.

Che vi sappiano emendati per loro merito e vi ameranno!

"Non è, infatti, chiamato pelagiano o celestiano, come tu dici, chi afferma che nell'uomo c'è il libero arbitrio o che Dio è il creatore di quelli che nascono", ma chi non attribuisce alla grazia di Dio la libertà a cui siamo stati chiamati, chi nega che Cristo è il liberatore dei fanciulli e chi afferma che al giusto non è necessario chiedere per se stesso quello che viene chiesto nell'Orazione del Signore.

Costui prende il nome di pelagiano perché con l'errore ha partecipato al crimine.

1.3 - Diverse interpretazioni del Rescritto dell'Imperatore

Non è qui il caso di ripetere quali luminari cattolici tu, non sapendo o fingendo di non sapere, osi infamare con l'accusa di manicheismo.

Se, come dici, "c'è un rescritto dell'imperatore a vostro favore", perché non vi fate avanti e portate questo documento dinanzi ai pubblici poteri dimostrando che siete voi quelli la cui fede è stata approvata dal principe cristiano?

Se poi interpretate la legge di Dio a vostro piacimento e non come essa è, qual meraviglia se fate lo stesso con la legge dell'imperatore?

Prometti di presentare questi atti con più cura in un altro momento.

Se lo farai, la tua azione sarà rimproverata in quanto insidiosa o sarà disprezzata in quanto frivola.

1.4 - L'eresia pelagiana condannata da tutta la Chiesa

Sembra molto raffinato e spiritoso il tuo compiacimento quando affermi: "È venuto fuori uno bramoso di far capire che l'esito della battaglia è riposto in lui", quasi che agli occhi dei pelagiani io sia Golia e tu Davide.

Se veramente hai fatto questo patto e sei d'accordo con i pelagiani, nel caso tu sia sconfitto, fa' in modo che essi non ardiscano null'altro in avvenire.

Ben lungi da me sia la pretesa di provocarvi a singolar tenzone.

So bene infatti che dovunque mettiate piede, l'esercito cristiano, presente dappertutto, vi sconfiggerà.

Ha già sconfitto Celestio dapprima a Cartagine, quando io ancora non c'ero, e poi a Costantinopoli, terra tanto lontana dall'Africa, e ha sconfitto in Palestina Pelagio, che, per timore di essere condannato, non aveva esitato a rinnegare la vostra causa.

In quella terra la vostra eresia è stata completamente distrutta.

Poiché l'esercito cristiano, di cui Davide era il simbolo, è solito combattere contro i suoi avversari in ciascuno dei suoi soldati ha voluto troncare il vostro errore con la lingua stessa di Pelagio, prostrato e steso a terra, come colpito da una spada.

Pelagio, o meglio, il Signore per bocca di Pelagio ha amputato quello che tu ci rinfacci con sdegno che cioè "siete chiamati nuovi eretici perché sostenete che il male, che viene definito peccato, è situato non nella natura, ma nella volontà soltanto".

Temendo, infatti, d'esser condannato, ha condannato coloro che ritengono che i bambini avranno la vita eterna pur senza essere battezzati.

Voi negate che nei bambini c'è un male destinato ad essere lavato nel battesimo.

Ebbene, dite un po': per qual motivo il bambino non battezzato è condannato alla morte eterna?

Cos'altro potete dire se non maledire Pelagio?

E se, mentre lo maledite, vi chiedesse: che avreste voluto che facessi?

Contro le chiare parole di Cristo: Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete la vita in voi, ( Gv 6,54 ) avrei forse dovuto dire che il bambino morto senza questo sacramento avrà la vita eterna?

Ho l'impressione che dovreste pentirvi di averlo maledetto. Pentitevi voi piuttosto di tutto questo errore.

1.5 - La controversia pelagiana già legittimamente definita

Vi pregherei di non servirvi dello stupido argomento di cui si servono tutti gli eretici, che le leggi degli imperatori cattolici cercano di frenare nella loro pericolosa licenza.

Tutti infatti ripetono qualcosa di simile alla tua affermazione: "Difetta di ragione la parte che sostituisce il terrore alla discussione, che non chiede nulla ai saggi ed estorce cieco assenso ai paurosi".

Per la verità i nuovi eretici siete voi, e questa vecchia scusa di quasi tutti gli eretici l'avete riconosciuta insieme agli altri e l'avete conservata per voi.

Non vogliate ingannare voi e gli altri, pretendendo di avere contro di noi il diritto che abbiamo avuto noi contro i donatisti, che, per mezzo di una disposizione imperiale, sono stati costretti ad un incontro con noi.

La loro violenza si era estesa a tutta l'Africa: spaventando tutto e tutti con violente aggressioni, con latrocini, assalti ai viaggiatori, rapine, incendi, devastazioni di ogni genere e stragi, essi impedivano ai cattolici di predicare la verità contro il loro errore.

Con essi non potevamo trattare assolutamente nulla dinanzi ai vescovi che non avevamo in comune.

Quel poco che i nostri antenati erano riusciti a trattare con essi quasi cento anni prima, era stato ormai dimenticato da tutti.

Questa necessità quindi ci ha spinti a tentare di svergognare la loro sfacciataggine e a reprimere la loro audacia almeno con gli accordi ratificati nel nostro incontro.

La vostra causa invece si è appena chiusa presso una competente assemblea di vescovi comuni ad entrambi.

Non rimane altro da fare, per quanto attiene al diritto di un nuovo esame, se non che seguiate con buona pace la sentenza emanata al riguardo.

Se rifiuterete vi sarà impedito di fare turbolente e insidiose agitazioni.

Voi piuttosto rassomigliate ai massimianisti, che, essendo stato loro permesso di incontrarsi con noi, volevano consolarsi della loro esiguità almeno col nome di una conferenza, ed apparire in tal modo di essere qualcosa di più agli occhi di quelli per i quali erano semplicemente disprezzabili, e così, quando ci hanno convocati, ci hanno mostrato il libello ed hanno iniziato a provarci, li abbiamo disprezzati.

Essi, infatti, avevano più piacere di sentirsi chiamare nella conferenza che timore di uscirne sconfitti.

Non aspiravano alla gloria di una vittoria, ma, non avendo il prestigio del numero, ricercavano con avidità la fama di una conferenza.

Se ritenete di essere vincitori per il fatto che non vi è stata concessa la prova desiderata, sappiate che in questo i massimianisti vi hanno preceduto, anche se a voi la Chiesa vi ha concesso un tribunale come si conveniva, nel quale la causa è stata chiusa, mentre a quelli non l'aveva concesso perché non si erano separati da noi, ma dai donatisti.

Se poi ritenete che non era logico per i massimianisti presumere di stare dalla parte della verità per il fatto di non essere stati ascoltati in giudizio, non vogliate più a lungo proferire tali parole vuote.

Sia sufficiente per voi che la Chiesa Cattolica vi abbia sostenuto con materna tenerezza e vi abbia condannato con giudiziaria severità o, meglio, con medicinale necessità.

1.6 - Giuliano si abbandona agli insulti personali

Per non perderci in cose superflue, tralascio la miriade di maledizioni e di maldicenze, ammassate all'inizio dell'opera o sparse un po' ovunque nei tuoi libri.

Non vorrei che agli occhi degli uomini seri apparissimo come volgari litiganti piuttosto che come pensosi disputanti.

Vediamo piuttosto quali sono le tue affermazioni ed in qual modo puoi dimostrare, secondo la tua promessa, che io attribuisco al diavolo la creazione degli uomini e l'istituzione del matrimonio.

2.7 - Risposta al primo argomento di Giuliano

Citi alcune mie parole con l'evidente intenzione di confutarle.

Come risposta, dopo averle citate, cerchi di far credere che "mi sono contraddetto, in quanto per mia difesa avrei in un primo tempo affermato che erano i nuovi eretici a chiamarci condannatori del matrimonio e dell'opera di Dio, mentre, in un secondo tempo, lasciando da parte questa affermazione, avrei asserito che l'uomo nella nascita è posseduto per metà da Dio e per metà dal diavolo, o piuttosto, tutto dal diavolo, con l'esclusione quasi totale dalla sua proprietà, che è l'uomo".

Dov'è il tuo acume con cui credi di avere posto in atto tutte le categorie di Aristotele e tutte le altre astuzie dell'arte dialettica?

Non ti rendi conto che quanto mi hai obiettato riguardo ai bambini, può essere obiettato da un nemico della verità ad entrambi in riferimento a qualsiasi peccatore maggiorenne?

Ti domando: cosa pensi di un uomo di pessima condotta non ancora rigenerato?

Dovrai ammettere, suppongo, che almeno costui si trova sotto il potere del diavolo se non rinasce in Cristo: o neghi anche questo?

Se lo neghi, chi sono quelli che Dio ha sottratto dal potere delle tenebre e ha trasferito nel regno del Figlio del suo amore? ( Col 1,13 )

Se rispondi positivamente, ti chiedo: ha Dio qualche potere su un uomo posto sotto il potere delle tenebre?

Se dici che Dio non ha alcun potere, ti rispondo: Dio dunque, per opera del diavolo è stato scacciato dalla sua proprietà.

Se, invece, ammetti che Dio conserva un potere, ti rispondo: l'uomo dunque è posseduto a metà da Dio e dal diavolo.

E così gl'inesperti rivolgeranno contro di te, che pretendi essere ritenuto saggio, tutto l'odio che hai rivolto contro di me a proposito dei bambini appena nati.

Ecco con quanta facilità è stato distrutto il tuo primo argomento, mentre non vuoi capire che gli uomini, prima di essere redenti in Cristo, si trovano sotto il potere del diavolo, ma in modo tale che non solo essi ma neppure il diavolo sono sottratti al potere di Dio.

3.8 - La grazia battesimale secondo i pelagiani

Il problema del battesimo, in merito al quale tu ci accusi che noi con le nostre menzogne avremmo suscitato l'odio degli ignoranti contro di voi, non è facile dire con quanta eleganza tu l'abbia evitato, allontanando da voi questa odiosità ammettendo che i bambini debbano essere battezzati, allorquando dichiari che "la grazia del battesimo non dev'essere rifiutata per nessun motivo, dal momento che Dio dispensa i suoi stessi doni secondo la capacità dei riceventi.

Per questo Cristo, redentore della sua opera, accresce con continua generosità nella sua immagine i suoi benefici e, rinnovandoli ed adottandoli, rende migliori quelli che aveva creati buoni".

Per questo motivo, secondo voi, in merito al battesimo dei bambini, non ci deve essere odiosità contro di voi?

Che forse qualcuno di noi ha detto che avete negato la necessità di battezzare i bambini?

Voi, è vero, non dite che i bambini non debbono essere battezzati, no, ma, a misura della vostra grande sapienza, dite cose strabilianti: sono battezzati nel sacramento del Salvatore ma non salvati; sono redenti, ma non liberati; sono lavati ma non purificati, sono esorcizzati e si alita su di loro ma non sono strappati dal potere del diavolo.

Queste sono le vostre portentose tesi; questi gli impensabili misteri dei nuovi dommi; questi i paradossi degli eretici pelagiani, più mirabili di quelli dei filosofi stoici!

Dicendo queste cose voi temete che vi obietti: Se sono salvati, che cosa c'era di malato in loro?

Se sono liberati, cosa li teneva legati in schiavitù? Se sono purificati, quale cosa immonda si celava in essi?

Se sono strappati dalle mani del diavolo, per qual motivo essi, che non erano colpevoli per propria malizia, si trovavano sotto il suo potere se non perché avevano contratto il peccato originale che voi negate?

Voi lo negate non per affermare che essi sono salvi, liberi, puri, non soggetti al nemico - le vostre testimonianze false non possono arrecare alcun aiuto dinanzi al vero giudice! -, ma solo perché possiate seguire una nuova vanità, mentre essi restano nel vecchio peccato.

La verità non appartiene a voi, bensì a colui che ha detto: Nessuno, se non nasce da acqua e Spirito, può entrare nel regno di Dio. ( Gv 3,5 )

3.9 - La natura umana ha bisogno di Cristo Salvatore

Eccellentissimi amanti della vita che sarà vissuta eternamente insieme a Cristo, voi pensate che per l'immagine di Dio non costituisca pena alcuna l'essere eternamente esclusi dal suo regno.

Eppure il solo affermare che si tratta di una piccola pena sarebbe la voce non di un felice amante di quel regno, ma quella di un suo miserabile denigratore.

Ammesso che riconosciate che il non poter entrare nel regno di Dio costituisca per voi una piccola pena mentre in realtà è grande - basta per la nostra causa! -, vi supplico di aprire i vostri occhi e di dirmi se è giustizia infliggere tale pena ad un bambino che voi, ad occhi chiusi, dichiarate non soggetto al peccato originale.

Non voglio ricordare quanti altri mali debbono soffrire in questa vita transitoria quasi tutti i bambini, ed in che modo si debba spiegare il detto: Un gravame ha assegnato Dio ed un giogo pesante è sui figli dell'uomo dal giorno nel quale sono usciti dal seno della madre fino al giorno nel quale ritorneranno alla madre di tutti. ( Sir 40,1 )

Essendo Dio giusto ed onnipotente, questi mali, con i quali non si può certo dire che l'età infantile si eserciti nella virtù, non sarebbero stati sicuramente inflitti all'immagine di Dio se essa non avesse contratto alcun demerito dai genitori.

Eppure, questi mali, non quelli che voi escludete ma quelli che tutti vediamo soffrire dai bambini, tu li sorvoli e non li guardi affatto, mentre da uomo eloquentissimo te ne vai a spasso ed eserciti il tuo ingegno e la tua lingua nella lode della natura.

Ebbene, questa natura, caduta in tali e così evidenti miserie, ha bisogno di Cristo salvatore, liberatore, purificatore, redentore, e non sa che farsene delle lodi di Giuliano, di Celestio o di Pelagio.

Non avresti di certo ammesso che essa viene redenta nei bambini, se, nella convenzione di Cartagine, Celestio, che non riusciva a sostenere lo sguardo dei Cristiani, non l'avesse a sua volta ammesso.

Del resto come si potrebbe intendere altrimenti questa redenzione se non dal male da cui ci redime colui che redimerà Israele da tutte le sue colpe? ( Sal 130,8 )

Quando si parla di redenzione si parla di prezzo.

Qual è questo prezzo se non il sangue prezioso dell'Agnello illibato e immacolato, Gesù Cristo? ( 1 Pt 1,18-19 )

A quale scopo è stato pagato questo prezzo? Perché interrogare altri?

Ci risponda lo stesso Redentore; parli colui che ha pagato: Questo è il mio sangue, che è sparso per una moltitudine in remissione dei peccati. ( Mt 26,28 )

Avanti dunque, e continuate a dire: sono battezzati nel sacramento del Salvatore, ma non salvati; sono redenti, ma non liberati; sono lavati, ma non purificati; sono esorcizzati e viene alitato su di loro ma non sono sottratti al potere del diavolo.

Aggiungete pure: per essi viene sparso il sangue in remissione dei peccati, ma non ottengono la remissione di alcun peccato.

Sono straordinarie le cose che dite, sono nuove, sono false.

Noi ci stupiamo delle straordinarie, ci guardiamo dalle nuove e confutiamo le false.

4.10 - Il genere umano contrae la colpa della condanna originale

"Il governo del corpo è affidato all'anima in maniera tale che il frutto dell'azione diventa comune ad entrambi.

Sia che sentano il godimento derivante dalla pratica della virtù, sia che sentano la pena della sua insolenza insieme all'afflizione della carne mal governata in questa vita".

Non sono tue queste parole? Rispondi, dunque.

Perché in questa vita l'anima del fanciullo, al quale non si può ancora imputare il demerito di avere mal governato la carne, viene tormentata con l'afflizione della carne?

Tu scrivi: "All'inizio della vita, la natura umana è arricchita del dono dell'innocenza".

D'accordo per quanto riguarda i peccati personali.

Negando, però, che sono soggetti al peccato originale, perché tanti innocenti talvolta nascono ciechi e talvolta sordi? Rispondete.

Questo ultimo difetto può addirittura impedire la fede, come ci attesta l'Apostolo che scrive: La fede dal sentire. ( Rm 10,17 )

Come si può accettare l'idea che proprio l'anima, un'immagine di Dio, arricchita del dono dell'innocenza, come tu dici, può nascere stolta, se nessun demerito dei genitori si trasmette ai figli?

La Scrittura dice: Il lutto per il morto è di sette giorni, ma per lo stolto e l'empio tutti i giorni della vita, ( Sir 22,13 ) e voi siete talmente stolti da non reputare un male la stoltezza?

Chi non sa che coloro che il popolo chiama scimuniti sono per natura così stupidi che a taluni di essi a mala pena si attribuisce la capacità sensitiva degli animali?

E voi insistete a non voler riconoscere che il genere umano, da quando si è allontanato da Dio, contrae la colpa di un'origine viziata, meritevole di tutte queste pene, a meno che non ci perdoni la divina Sapienza del Creatore, in virtù di un suo imperscutabile disegno?

E Dio non ritira il bene dell'opera sua da questa massa di perdizione.

Dal male dei vizi, anzi, sia pur con altri mali, crea una natura umana razionale e mortale, buona in se stessa e di cui nessuno al di fuori di Lui può essere il creatore.

In questa generazione condannata egli offre ai vasi di misericordia l'aiuto della rigenerazione.

5.11 - La volontarietà del peccato in Adamo

A torto pensi che nei bambini "non c'è colpa perché, senza la volontà, che in essi non è presente, non può sussistere colpa alcuna".

Questo vale per i peccati personali, non per il contagio originale del primo peccato.

Se non esistesse, i bambini non potrebbero, sotto il potere di Dio giusto, soffrire mali di sorta né nel corpo né nello spirito.

Questo peccato purtroppo ha trovato la sua origine nella cattiva volontà dei primi uomini.

Se non ci fosse stata la cattiva volontà, non sarebbe sorto neppure il peccato.

Se comprendessi queste cose, riconosceresti con semplicità e sincerità la grazia di Cristo per i bambini, e non saresti costretto a dire tante empietà ed assurdità: che i bambini non debbono essere battezzati - in seguito probabilmente direte pure questo! - o che questo grande sacramento diventa per essi uno scherno al punto tale che sono battezzati nel Salvatore ma non salvati; sono redenti dal Liberatore ma non liberati; sono lavati col lavacro di rigenerazione ma non purificati; sono esorcizzati e viene alitato su di essi ma non sono strappati al potere delle tenebre; il sangue sparso in remissione dei peccati è il prezzo pagato anche per loro, ma, di fatto, non ottengono la remissione di alcun peccato.

Tutto questo perché avete paura di dire: non siano battezzati!

Avete paura, infatti, che gli uomini vi sputino in faccia e che le donne vi ammorbidiscano la testa con i loro sandali.

5.12 - Il contagio dei peccati passa dai genitori ai figli

Siamo convinti che il motivo per cui chi nasce è soggetto al diavolo fin quando non rinasce in Cristo, sta nel contagio del peccato di origine.

Voi invece, che lo negate, cercate almeno di riflettere sui fatti più manifesti, e spiegatemi perché taluni bambini sono anche oppressi dal diavolo, a meno che non neghiate che esistano o che siano realmente oppressi dal diavolo e che non vi smuova neppure l'autorità del Vangelo.

In esso, infatti, troviamo che il Signore, forse proprio a cagion vostra, domandò una cosa a lui già nota, affinché il padre del bambino dichiarasse apertamente che suo figlio fin dall'infanzia era talmente vessato dal potere del demonio, che i discepoli di Cristo non riuscirono a scacciarlo. ( Mc 9,16-26 )

Come vedi, non dico affatto, come tu mi calunni, che la causa per cui i bambini sono soggetti al demonio è il matrimonio.

Il matrimonio ha il suo fine, la sua benedizione, il suo bene e non li ha perduti per il sopraggiungere del peccato.

Rispondi tu, piuttosto, se ti è possibile, perché è soggetto al diavolo un bambino chiarissimamente vessato da lui talvolta fino a morirne?

Tu infatti non accetti che qualcuno possa subire una pena a causa di peccati altrui, affinché per questo non diventi credibile che un contagio di peccato possa passare dai genitori ai figli.

6.13 - I mali dei bambini prova del peccato originale

Da buon dialettico, naturalmente, "non permetterai che io ti sfugga, ma subito e serratamente mi chiederai se nei bambini io giudichi cattiva l'azione o la natura".

Qualunque sia la mia risposta mi dirai: "Se è cattiva l'azione, dimostrami cosa hanno fatto; se è cattiva la natura, dimmi chi l'ha fatta".

Come se un'azione cattiva non rendesse colpevole la natura.

Responsabile dell'azione dell'uomo è l'uomo stesso e l'uomo è una natura.

Come i maggiorenni sono colpevoli per l'azione peccaminosa, così i minorenni lo sono per il contagio dei primi.

Quelli sono rei per l'azione che compiono; questi lo sono per il peccato di quelli da cui traggono origine.

Nei bambini è un bene l'essere uomini e non lo sarebbero se il sommo Bene non li avesse creati.

Non avrebbero alcun difetto, neppure corporale, se non avessero contratto male alcuno dall'origine.

Dio infatti, creatore dell'anima e del corpo, nell'atto di creare, non infligge alla natura umana difetti immeritati.

A proposito di tanti bambini che nascono con sì grande varietà di difetti di anima e di corpo, non ci si può neppure appellare a quanto il Signore ha detto del cieco nato: Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma fu perché siano manifestate in lui le opere di Dio. ( Gv 9,3 )

Molti infatti non guariscono affatto e muoiono con gli stessi difetti in età più o meno avanzata o nella stessa infanzia.

Non pochi bambini battezzati rimangono con i difetti con cui sono nati o ne vedono sopraggiungere altri simili, e non si dica immeritatamente.

Da questo piuttosto cerchiamo di capire che l'essere rinati giova soprattutto per la vita eterna.

In questa vita invece, a causa della superbia, che li allontana da Dio, ( Sir 10,14-15 ) gli uomini sono soggetti a mali di ogni genere ed hanno un giogo pesante che è sui figli dell'uomo, dal giorno nel quale sono usciti dal seno della madre fino al giorno nel quale ritorneranno alla madre di tutti. ( Sir 40,1 )

7.14 - Lezione di Giuliano sui sillogismi

In questa tua opera pretendi d'insegnarci come i dialettici costruiscono i loro sillogismi, una questione su cui nessuno ti ha mai fatto obiezioni.

Quanto più te ne compiaci, tanto più la cosa dispiace a chi ha senno.

Quel che è peggio, poi, mi fai dire cose che non dico, mi fai concludere come non concludo, mi fai concedere cose che non concedo, e, per tuo conto, tiri conclusioni che io rigetto.

Quando mai ho negato che "la natura umana in quanto tale è da lodarsi"?

Quando mai ho detto che "sono colpevoli per il fatto stesso che esistono", dal momento che se nessuno avesse peccato, esisterebbero ugualmente e non sarebbero colpevoli?

Quando mai ho detto che "la fecondità è da riprovarsi", se essa è una benedizione nel matrimonio?

Come avrei potuto pretendere che tu mi concedessi cose che non ho mai dette?

7.15 - Non ogni unione corporale è cattiva

In merito a ciò che mi fai dire: "ogni unione corporea è cattiva", poco manca che tu dica che io chiamo colpa l'unire l'acqua al vino quando si vuole diluire un po' la bevanda, dal momento che anche qui indubbiamente c'è l'unione di due corpi e, di conseguenza, se ho detto che sono cattive tutte le unioni dei corpi, non potevo escludere questa.

Io, però, non ho dichiarato cattiva neppure l'unione dei due sessi se avviene legittimamente nel matrimonio.

Senza di essa non ci sarebbe generazione anche se in precedenza non vi fosse stato alcun peccato.

In merito all'altra mia affermazione: "I figli nascono dall'unione dei corpi", ti dico che è mia, ma non è mia la conclusione che hai voluto trarne e attribuirla a me.

Non dico infatti: "sono cattivi i figli che nascono da un'azione cattiva".

Al contrario ho sempre affermato che l'azione dei coniugi, compiuta in vista della generazione, non solo non è cattiva, ma addirittura buona.

Si fa cioè buon uso del male della libidine, per mezzo del quale sono generati gli uomini, creature buone di Dio, ma non immuni dal male e per il quale hanno bisogno di essere rigenerati per poterne essere liberati.

7.16 - La sessualità non è affatto disonorevole

Intessi poi un altro tuo sillogismo, come il precedente che è tuo, non mio.

Tu dici: "La causa dell'esistenza dei sessi è l'unione dei corpi", e pretendi che io ti conceda questo. Ebbene, te lo concedo.

Tu continui ed aggiungi: "Se l'unione dei corpi è sempre cattiva, è parimenti una stortura la condizione dei corpi posti nella diversità dei sessi".

Anche se questa conclusione fosse logica, non dovrebbe toccarmi affatto perché io ritengo che l'unione nuziale, quella cioè che avviene per la procreazione della prole, non solo non è cattiva, ma addirittura buona.

Bisogna aggiungere, però, che non è affatto logico che la condizione dei corpi posti nella diversità dei sessi sarebbe una stortura anche se l'unione dei due sessi fosse sempre cattiva.

Qualora gli uomini fossero soggiogati dal male della libidine al punto che, respinta l'onestà del matrimonio, tutti si accoppiassero liberamente ed a piacimento come i cani, la condizione dei corpi, creati da Dio, non sarebbe una stortura per il fatto che tutte le unioni sessuali sono cattive, così come diciamo che il male sta nell'unione adulterina e non nella condizione dei corpi che sono un bene creato da Dio.

Ti rendi conto che dialetticamente non hai detto niente, e non per colpa della dialettica, ma solo perché ti sei molto allontanato dal suo ambito?

Ti servi delle parole dell'arte dialettica per gonfiare te stesso e per lasciare attoniti gli inesperti, volendo apparire quello che in realtà non sei.

Anche se lo fossi però, per il modo in cui è orientata questa discussione, non saresti nulla.

Ora sei inetto ed inesperto, nel secondo caso saresti un artista inetto.

Pur tuttavia, armato di frecce dialettiche, ti lanci nella lotta e agiti i tuoi pugnali di piombo gridando: "Se l'unione è sempre cattiva, la condizione dei corpi posti nella diversità dei sessi è una stortura".

E poiché non capisci quanto sia poco logico quello che hai posto come argomento necessario, aggiungi: "tu non lo puoi negare"!

Cosa non posso negare, uomo sconsiderato? Cosa non posso negare?

Soltanto quello che anche tu, se ragionassi seriamente, non potresti fare a meno di negare: anche se l'unione adulterina è cattiva, non per questo la condizione di coloro che nascono da essa è una stortura.

Quella è opera degli uomini che fanno cattivo uso delle membra buone; questa è opera di Dio che trae il bene dagli uomini cattivi.

Se poi dici che nell'adulterio l'unione è di per sé buona, appunto perché è un fatto naturale, ma che di essa fanno cattivo uso gli adulteri, perché mai non devi convenire che, alla stessa maniera, può essere un male la libidine, della quale fanno buon uso gli sposati quando hanno per fine procreazione dei figli? O secondo te, ci può essere un uso cattivo delle cose buone e non un uso buono delle cose cattive?

Eppure troviamo scritto che l'Apostolo fece buon uso dello stesso diavolo, consegnandogli un uomo affinché la sua carne andasse in rovina, ma la sua anima fosse salva nel giorno del Signore, ( 1 Cor 5,5 ) e gli altri imparassero a non bestemmiare. ( 1 Tm 1,20 )

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1 Sallustio, De con. Catil. 51