Opera incompiuta contro Giuliano

Indice

Libro I

1 - G. paga una sua promessa

Giuliano. Sebbene impedito dalle grandi angosce che, al vedere lo stato della Chiesa in questo tempo, mi mette dentro l'animo in parte l'indignazione e in parte la compassione, non avevo rinunziato tuttavia a tener fede alla mia promessa, a curare cioè d'essere pure solvitore dopo essermi fatto debitore.

Nei libri infatti che dettai per il nostro fratello vescovo Turbanzio, uomo di splendide virtù, contro gli scritti di Agostino, promisi che, se qualche ostacolo non fosse intervenuto a impedirmi lo studio, avrei affrontato sollecitamente tutti gli argomenti di coloro che, condividendo la sentenza dei manichei, difendessero la " traduce " del peccato, ossia il male naturale: dal quale mio proposito mi hanno distolto finora varie necessità che non potevo deludere.

Agostino. Volesse il cielo che dopo quei tuoi scritti e dopo questi tuoi elogi con i quali dici Turbanzio uomo di splendide virtù, lo imitassi nell'essersi liberato dal vostro errore!

Quanto a quei tuoi libri, essi hanno ricevuto risposta e ti è stato mostrato quali luminari cattolici, di chiarissima fama nel commentare le sante Scritture, tu tenti di offuscare con questa obbrobriosa calunnia, ossia chiamandoli manichei.

2 - Si lamenta G. di non aver potuto disporre di giudici equi

Giuliano. Ma appena fu lecito respirare, il mio proposito era di mantenere le mie promesse in termini brevi al massimo quanto l'avesse consentito la natura stessa della questione, se tu, beatissimo padre Floro, non avessi voluto che io entrassi di nuovo in un impegno più laborioso.

E poiché tu conti tanto per reverenza di santità che io stimerei sacrilego prestare ai tuoi comandi un'obbedienza pigra, hai ottenuto con facilità che io estendessi a vie più lunghe la brevità compendiosa che avevo scelta.

Gradisci dunque l'opera intrapresa da me per tuo suggerimento.

L'ho dedicata al tuo nome soprattutto con questo desiderio: che sotto il patrocinio di tanta autorità la mia penna scorresse più sicura e più ilare.

Non fu dunque inopportuna la scelta che l'animo concepì della brevità, perché in quei quattro libri la verità della fede cattolica, per la quale e con la quale ci guadagniamo l'odio di un mondo che traballa, armata tanto d'invitti ragionamenti quanto di testimonianze fornite dalla legge sacra, aveva stritolato quasi tutte le invenzioni dei manichei proferite contro di noi dalla bocca di Agostino e non sarebbe rimasto quasi più nulla, se avessimo potuto valerci di giudici equi.

Agostino. Contro i tuoi quattro libri ne furono scritti sei da me.

Dopo appunto che nei primi due ho esposto i testi dei maestri cattolici - che tu fai manichei obiettando a me sotto questo crimine quello che essi impararono e insegnarono nella Chiesa cattolica -, ho contrapposto ciascuno degli altri quattro a ciascuno dei tuoi, confutando le tenebre della vostra eresia con la luce della verità cattolica, dal cui abbandono accecato tu sragioni e nei riguardi di una questione sulla quale non è mai stata sollevata nella Chiesa del Cristo nessuna controversia, tu, come novello eretico, cerchi giudici equi, quasi che non possano sembrarti giudici equi se non quelli che tu abbia ingannati con il vostro errore.

Ma quale giudice potrai trovare migliore di Ambrogio?

Di lui dice il tuo maestro Pelagio che nemmeno un nemico ne ha osato riprendere la fede e il purissimo senso circa le Scritture.

Riterrebbe forse dunque Ambrogio con il suo purissimo senso circa le Scritture il dogma dell'impurissimo Manicheo quando dice: Noi nasciamo tutti sotto il peccato, perché è viziata la nostra origine stessa?1

Tu piuttosto giudica ora con quanto impuro senso biasimi questo dogma cattolico e non indugiare a correggerti secondo il giudizio di Ambrogio.

3 - Sacra Scrittura e ragione vanno d'accordo

Giuliano. Avevo omesso tuttavia alcune testimonianze delle Scritture, con le quali costoro stimano che si possa provare qualcosa contro di noi, testimonianze che avevo promesso di spiegare successivamente per insegnare che le parole più ambigue della legge, solite ad esser fatte proprie dai nostri nemici, non possono recare pregiudizio alla verità evidente e vanno intese in conformità a ciò che è confermato da testimonianze assolutissime della Scrittura santa e da inoppugnabile ragione.

Poiché, chiunque stima che per sanzione di legge divina si possa difendere ciò che non si può rivendicare per giustizia, costui apparisce da questo stesso fatto quanto sia interprete sprovveduto e profano della legge divina.

Agostino. Piuttosto quello che dite voi, non si può difendere per nessuna ragione di giustizia.

Perché la miseria del genere umano, alla quale non vediamo scampare nessuno dalla nascita alla morte, non si addice al giusto giudizio dell'Onnipotente, se non esiste il peccato originale.

4 - Impossibile negare l'equità di Dio con testi biblici

Giuliano. Se infatti la legge divina è madre e maestra di giustizia, l'equità di Dio si può aiutare anche con i sussidi provenienti dalla legge divina, impugnare no.

La natura delle cose dunque non consente all'ingiustizia di trovare un qualche appiglio nelle forze di quella Scrittura che ebbe questa sola ragione di esser promulgata: che si distruggesse l'iniquità con le sue testimonianze, con le sue istituzioni, con le sue minacce, con le sue punizioni.

Agostino. Dalle testimonianze della Scrittura si dichiara che l'uomo è stato fatto simile alla vanità, che i suoi giorni passano come ombra. ( Sal 144,4 )

Che nasca in tale vanità, lo mostra non solo la verace Scrittura che lo compiange, ma anche la laboriosa e affannosa cura che cerca di educarlo.

Nelle istituzioni della Scrittura si legge che va offerto un sacrificio espiatorio anche per la nascita di un bambino. ( Lv 12,6-8 )

Nelle minacce della Scrittura si legge che era destinata a perdersi l'anima del bambino non circonciso nell'ottavo giorno. ( Gen 17,14 )

Nelle punizioni della Scrittura si legge il comando di uccidere anche i bambini i cui genitori avessero provocato Dio a tanta collera da essere condannati allo sterminio bellico.- ( Gs 6,21; Gs 10,32 )

5 - Bisogna spiegare i testi biblici che sembrano ambigui

Giuliano. Dunque con la legge di Dio non si può far nulla contro Dio, autore della legge.

La quale massima compendiosa basta certamente da sola ad escludere ogni obiezione che è solita farsi dagli erranti.

Noi però, per insegnare quanto sia ricca la verità a cui crediamo, siamo abituati a dare la luce delle nostre spiegazioni anche a quei passi delle Scritture che, con l'ambiguità dell'eloquio, velano l'intellezione del loro sentire, perché, poste in chiaro, posseggano la dignità della loro origine e non siano estromesse dalla loro sacra genealogia come bastarde o degeneri.

Agostino. Siete voi anzi che con l'ambiguità delle vostre perverse discussioni tentate di oscurare le luci delle Sacre Scritture, rifulgenti della certezza della verità.

Che cosa infatti più luminoso di quanto ho detto or ora: L'uomo è stato fatto simile alla vanità, i suoi giorni passano come un'ombra? ( Sal 144,4 )

Il che certamente non accadrebbe se l'uomo continuasse ad essere a somiglianza di Dio, come fu creato.

Che cosa infatti più luminoso di quanto si legge: Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita nel Cristo?  ( 1 Cor 15,22 )

Che cosa più luminoso delle parole: Chi è mondo da ogni macchia?

Nemmeno un bambino di un solo giorno di vita sulla terra, ( Gb 14,4-5 sec. LXX ) e di moltissimi altri passi che voi con vana loquacità cercate d'impigliare nelle vostre tenebre e di stornare al vostro senso perverso?

6 - I testi biblici sono esatti, perché divini

Giuliano. Questo soltanto dunque pensavo d'ottenere ancora, secondo la nostra abitudine: liberare dalle interpretazioni dei traduciani le membra della legge divina che sottostavano a quell'onta, dimostrando che esse, essendo divine, erano giuste.

Agostino. Con bocca offensiva chiami traduciani Cipriano, Ambrogio, Gregorio e tutti gli altri loro colleghi che confessano il peccato originale.

Ma non c'è da meravigliarsi che i nuovi eretici impongano un nuovo nome ai cattolici dai quali escono: l'hanno fatto anche altri quando se ne sono ugualmente usciti.

7 - G. giustifica la lunghezza di questa sua opera

Giuliano. Ma poiché tu hai proposto insistentemente, anzi hai imposto con la tua patria potestà che io replicassi al libro del trattatista " pèno ", recentemente recato al conte Valerio dall'accolito dei peccati di Agostino, Alipio, per questo motivo la risposta mi si è fatta più lunga.

Agostino. Gran " péna " per te questo disputante " pèno ", e molto prima che voi nasceste fu preparato a gran
" péna " della vostra eresia il " pèno " Cipriano.

8 - Insulti di G. ad A.

Giuliano. Costui infatti ha dato ancora una volta del suo ingegno e della sua fede monumentali prove, che sono durissime a intendersi, difficilissime a spiegarsi, quasi orribili a udirsi, ma facilissime a confutarsi, degne di essere trafitte con la rabbia più accesa e mandate allo sterminio dell'oblio per rispetto dell'onestà.

Agostino. Non giudicano come vuoi tu coloro che leggono.

9 - A. accusa G. di una nuova eresia

Giuliano. Il suo primo libro dunque, l'unico che finora sia stato pubblicato prima di questo, c'incrimina di essere nuovi eretici,2 perché ci opponiamo all'opinione la quale, a guisa di sepolcro imbiancato, rivestito al di fuori secondo la sentenza del Vangelo d'immacolato candore, ma pieno all'interno di sporcizia e di putridume, ( Mt 23,27 ) con il pretesto di lodare il battesimo, vomita le sordidezze dei manichei e il peccato naturale per contaminare i sacramenti della Chiesa cattolica, finora puri.

Agostino. Che siete nuovi eretici lo dimostra l'antica fede cattolica, che voi avete cominciato a combattere da poco tempo e che è stata predicata da illustrissimi maestri vissuti prima di noi.

Non è poi necessario rispondere a tutte le tue accuse, le quali, più che accuse, sono villanie, scagliate da te con sfacciataggine spudorata e con linguaggio rivoltante non solo contro di me, ma pure contro Ambrogio, Ilario, Gregorio, Cipriano e altri celeberrimi dottori della Chiesa.

10 - Sospetti di G. sul conte Valerio

Giuliano. Loda anche un personaggio potente per essersi opposto con la mole della sua dignità alle nostre petizioni, con le quali non reclamavamo nient'altro che si assegnassero giudici ad un affare tanto importante, perché gli atti risultanti surrettizi fossero piuttosto corretti che puniti da un nuovo esame, e per non averci permesso d'impetrare né tempo né luogo ad una discussione.

Se quel personaggio, a cui dedica il libro, l'abbia fatto con la cattiveria che l'elogio attesta, sia lui stesso a giudicarlo.

Quanto migliore tuttavia sia stata la nostra stima nei suoi riguardi lo manifesta l'inserzione onorifica del suo nome nel mio libro.

Ma forse il libro di Agostino potrebbe contenere delle falsità sul suo patrono.

Certo mostra fedelmente il desiderio di chi scrive: che si combatta con violenza feroce e con impotenza cieca contro la ragione, contro la fede, contro ogni santità di costumi e di dogmi.

Agostino. Lungi dalle autorità cristiane dello Stato terreno dubitare dell'antica fede cattolica e offrire per questo ai suoi oppositori luogo e tempo per un esame.

Piuttosto, sicure e fondate sulla fede cattolica, impongano a tali nemici della fede quali siete voi la disciplina della coercizione.

Quello infatti che si fece per i donatisti lo costrinsero a fare le loro turbe violentissime, ignare di ciò che era accaduto prima e bisognose di essere informate.

Dall'avere simili turbe vi tenga lontani Dio, e comunque grazie a Dio non le avete.

11 - La sporca coscienza di A.

Giuliano. Ciò fatto nella prima parte del volume, è passato alla distinzione delle nozze e della concupiscenza, come aveva promesso nel titolo, e in tutto il resto dell'opera ha dato prova della sua arte e abilità.

Soffocato infatti da un'ultima necessità tra la negazione delle confessioni e la confessione delle negazioni, ha messo in luce quali travagli soffrisse la sua sporca coscienza.

Agostino. Insolentisci quanto puoi! Quale insolente infatti non lo può fare?

12 - Potevo tacere, ma ho scritto, perché si fa troppo tardi

Giuliano. Alla sua prima opera ho risposto dunque in quattro libri con la forza ispiratami dalla verità, dopo aver doverosamente premesso che avrei tralasciato e quanto non appariva importante nei riguardi del suo dogma e quanto poteva farmi accusare come chiacchierone, se avessi inseguito tutte le questioni più stupide e vane.

Benché, se mi fosse stato lecito osservare, come conveniva, questa regola di considerare non meritevoli nemmeno di confutazione le sue affermazioni apertamente sballate, sarebbero state da condannare con il disprezzo di un pubblico silenzio quasi tutte le sue invenzioni.

Ma poiché, con questo affrettarsi di tutti gli eventi verso il peggio - il che è indizio che il mondo volge alla fine -, anche nella Chiesa di Dio ha preso il dominio la stoltezza e la corruzione, noi fungiamo da ambasciatori per il Cristo ( 2 Cor 5,20 ) e mettiamo virilmente tutte le nostre forze a difesa della religione cattolica, né ci dispiace di consegnare alle lettere i rimedi che abbiamo confezionati contro i veleni degli errori.

Agostino. Voi siete stati partoriti dalla stoltezza e dalla corruzione, ma se la stoltezza e la corruzione avesse preso il dominio nella Chiesa, essa vi avrebbe tenuti certamente dentro di sé.

13 - Appello ai lettori

Giuliano. Avevo senza dubbio dichiarato, come ho detto, che nella mia prima opera né avrei dissertato contro tutti i modi di difendere la " traduce ", né avrei replicato a tutte le affermazioni contenute in quel libro, ma avrei aggredito i punti in cui Agostino riponeva la sostanza e la forza del suo dogma.

Che poi io abbia mantenuto fede a questa mia promessa lo riconoscerà chiunque legga l'una e l'altra opera, fosse anche un lettore maldisposto, purché sia soltanto un lettore diligente.

Ora io, sicuro dell'onestà della mia coscienza, ed esorto e pungolo il nostro nemico perché, caso mai credesse trascurata da me qualcuna delle sue argomentazioni che egli stesso giudichi di qualche importanza, la metta in tavola e mi convinca reo di paura e di dolo.

Agostino. Non credo che tu abbia reputato di nessuna importanza i punti che hai omessi; benché, anche se concedessi che tu abbia reputato così, non troverà che sia così il lettore, cattolico e intelligente, il quale, avuto tra mano quell'unico mio libro e avuti i tuoi quattro, li abbia letti diligentemente.

14 - Ho confutato tutto A.

Giuliano. Certamente nell'esporre le testimonianze delle Scritture sono stato a volte più lungo e a volte più breve, ripromettendomi di farlo in modo esauriente nell'opera che seguirà.

Nessuna peraltro delle argomentazioni e delle proposizioni di Agostino è rimasta qui senza confutazione; niente è stato mantenuto da me diversamente da come l'avevo promesso.

Delle sue fantasticherie ho dimostrato che molte sono false, molte sono stolte, molte sono sacrileghe.

Agostino. Questo, sì, lo dici, ma lo dici tu; chi legge e intende quello che legge, non lo dice, se non è pelagiano.

15 - Nessuna arroganza

Giuliano. Per la quale nostra professione non dobbiamo temere d'essere accusati d'arroganza: non confessiamo infatti che la verità sia stata difesa dal mio ingegno, ma che l'insufficienza del nostro ingegno è stata aiutata dalle forze della verità.

Agostino. Avresti detto eliminata la tua insufficienza, se tu avessi voluto dire il vero.

16 - A. mi accusa prima di avermi letto

Giuliano. Poiché dunque risulta che tutto è stato adempiuto non diversamente da come ho detto, non finisce di stupirmi l'impudenza di un uomo che in questa sua recente opera accusa di falsità i miei libri e tuttavia dichiara che essi non gli erano venuti ancora tra le mani.3

È duro certamente che l'abitudine di peccare produca l'amore del peccato, ma nulla più duro di ciò che estingue il pudore; il che, sebbene risultasse dall'abitudine della malvagità, tuttavia i pericoli presenti l'hanno insegnato molto più di quanto poteva immaginare ciascuno di noi.

Quando infatti avrei creduto che la fronte del Numida fosse diventata tanto dura fino al punto di confessare in una sola opera e in un solo contesto l'uno e l'altro: e che io ho detto il falso e che egli non ha letto ciò che io ho detto?

Agostino. Se a farlo non sei stato tu, l'ha fatto colui che stralciò dai tuoi libri le proposizioni che pensò di dovere mandare al conte Valerio.

Il che, non credendo io che l'avesse fatto mendacemente, attribuii allo scrittore quello che ho dovuto allo stralciatore.

I tuoi libri appunto non li avevo letti ancora, ma i passi che costui aveva stralciati da essi li avevo letti.

Se tu ti pensassi uomo, avvertendo la possibilità che ciò sia potuto accadere, non cercheresti in questa occasione una calunnia tanto odiosa per me.

17 - Stralci rivelatori

Giuliano. Scrivendo infatti a Valerio e meravigliandosi che fosse studioso dei suoi libri, benché occupato dai sudori della vita militare, lo informa che gli erano state portate da Alipio alcune cartelle con questa soprascritta: Capitoli da un libro di Agostino, scritto da lui, contro i quali io ho stralciato da altri libri pochi testi.

Qui vedo, continua Agostino, che colui che indirizzò alla tua Prestanza cotesti scritti li volle stralciare da non so quali libri per questa causa, per quanto ne penso io: il desiderio di una risposta più svelta che non facesse aspettare la tua istanza.

Messomi poi a pensare quali siano cotesti libri, ho stimato d'individuarli in quelli che Giuliano menziona nella lettera mandata da lui a Roma e arrivata in copia nel medesimo tempo fino a me.

In essa scrive appunto: Dicono pure che le nozze come si celebrano adesso non sono state istituite da Dio, e ciò si legge in un libro di Agostino, contro il quale ho risposto ora con quattro libri.

E dopo tali parole Agostino conclude di nuovo per proprio conto: Da questi libri, credo, sono stati fatti cotesti stralci.

Perciò sarebbe stato meglio forse che avessimo consacrato la nostra fatica a ribattere e confutare l'intera sua opera, sviluppata da lui in quattro volumi, se io pure non avessi voluto differire la mia risposta, come tu non hai differito l'invio degli scritti a cui rispondere.4

Qui dunque Agostino fa capire apertissimamente il suo sospetto che quegli estratti fossero stati raccolti alla rinfusa da una mia opera, ma ignorava i miei libri interi, ai quali tuttavia osa dire di aver potuto dare una risposta.

Agostino. Perché non dovevo osarlo, dal momento che non dovevo certamente dubitare che tu in quei libri avevi detto delle falsità?

Contro la verità infatti non potresti dire nient'altro che falsità.

Né il mio animo mi ha ingannato: quei tuoi libri infatti li ho trovati poi, a leggerli, tali e quali avevo presentito che fossero prima di leggerli.

18 - Una lettera di G. a Roma

Giuliano. Accenna pure ad una lettera che dice indirizzata da me a Roma, ma dalle sue parole non siamo riusciti a capire di quale scritto parli.5

Mandai, sì, su tali questioni, due lettere a Zosimo, vescovo allora di quella città, ma in un tempo in cui non avevo ancora iniziato i libri.

Agostino. Questa lettera non era per Zosimo, ma per sedurre coloro che a Roma potessero essere sedotti da tale suasione.

Ma se non la riconosci, ecco, non sia tua.

Magari non fossero tuoi nemmeno quei libri, ma fossero alieni da te, perché per essi non diventassi tu alieno dalla verità.

19 - G. accusa A. di leggerezza e di presunzione

Giuliano. Ma si valga pure dell'indicazione della lettera, dalla quale apprese o finse che io con quattro volumi avessi sviluppato la risposta contro i nuovi manichei, giacché disdegna di riconoscersi nei vecchi.

Perché dunque non si curò di apprendere le nostre obiezioni?

Perché non si premurò di riconoscere con chi si sarebbe scontrato, ma, spinto da una leggerezza molto riprovevole, si buttò in una lotta della massima importanza con gli occhi bendati come un andàbata?

Se ne giustifica dicendo d'aver voluto imitare con una risposta precipitosa la fretta del suo patrono nello spedirgli le schede.

Come se non avesse potuto reclamare onestissimamente che gli fosse concesso del tempo per arrivare a leggere l'opera quando fosse stata pubblicata.

È disonesto tra persone erudite mancare di ponderatezza nello scrivere e metterti a combattere contro ciò che non conosci per impazienza nel deliberare.

Aggiungi che costui, mentre stava per muoverci l'accusa d'aver decurtato furbescamente i suoi testi, prestava fede a quegli estratti che sembrano messi insieme più verosimilmente dalla sua falsità e malignità che non dalla sprovveduta semplicità di qualcuno dei nostri.

Ma questo, per qualsiasi animo e per opera di qualsiasi autore sia accaduto, giova tuttavia a noi in due modi: perché ha palesato ad un tempo e quanta leggerezza e quanta stoltezza si trovi in questo nemico della verità, il quale si è convinto di non poter tacere anche quando non avrebbe dovuto parlare e per poche sentenze incomplete, stralciate più che aggregate tra loro, e per giunta solo da un primo mio libro, è crollato così con le ossa rotte fino al punto da mobilitare contro di noi il risentimento del volgo con strilli davvero femminei.

Il che apparirà meglio negli sviluppi della nostra discussione.

Agostino. Perché ti adiri con me che i tuoi libri mi siano potuti arrivare troppo tardi o che nel ricercarli non sia riuscito a trovarli celermente?

Comunque riguardo al contenuto della cartella mandatami, di chiunque fosse e quale che fosse, perché non apparisse uno scritto invincibile, io potevo e dovevo assolutamente esaminarlo con occhi tutti aperti e non bendati, e confutarlo senza indugi.

Anche se non avessi mai potuto trovare i tuoi libri, era necessario che le proposizioni sembrate importanti a chi credette di doverle mandare a un così grosso personaggio, fossero confutate da me, per quanto potevo, perché nessuno rimanesse ingannato dalla loro lettura.

Non mi obietteresti dunque quello che mi obietti, se non fossi tu piuttosto a parlare così, ad occhi certamente chiusi, per non dire spenti.

In nessun modo poi diresti che noi mobilitiamo il risentimento del volgo contro di voi, se tu non ignorassi che alle masse cristiane di ambo i sessi non è nascosta la fede cattolica, che tenti di sovvertire.

20 - Soltanto i punti capitali

Giuliano. Tuttavia avverto che anche qui, come abbiamo fatto nell'opera precedente, non riferirò tutte assolutamente le parole di Agostino, ma quei punti capitali che, una volta distrutti, trascinano nella rovina l'opinione del male naturale.

Agostino. I punti omessi da te saranno forse raccolti da noi o da altri, perché apparisca per quale ragione tu li abbia omessi.

21 - G. non ha troncato i testi di A., questi invece i testi di G., senza confutarli

Giuliano. Sebbene questo risulti pienamente ottenuto con la prima opera, tuttavia, poiché egli si è proposto ora di confutare alcune proposizioni di un solo mio libro e mi accusa, come ho già detto, di aver troncato in gran parte i suoi testi nel riferirli, dimostrerò prima che quanto egli riprende e non è stato fatto da me ed è stato fatto da lui sfacciatamente, ripetutamente, in questa medesima opera.

Poi proverò che alle stesse sentenze, concise e brevi che frammischia dai miei libri pubblicati contro di lui, ha tanto poco saputo opporre solide risposte che quelle mie verità rimangono illese e costui arriva a dare insegnamenti ancora più chiaramente detestabili di quanto la nostra eloquenza aveva faticato a mettere in evidenza.

Agostino. A questo ho già risposto sopra.

22 - Omissioni di G. nel riferire il pensiero di A.

Giuliano. Attoniti dunque, ascoltiamo che cosa abbia scritto contro di me.

Dice: Dal mio libro, che ho mandato a te e che ti è notissimo, ha preso questi punti e ha cercato di confutarli: " Vanno gridando astiosissimamente che noi condanniamo le nozze e l'opera divina con la quale Dio crea gli uomini da maschi e femmine, per il fatto che diciamo che quanti nascono da tale unione contraggono il peccato originale, e, quali che siano i genitori da cui nascono, non neghiamo che coloro che nascono siano ancora sotto il diavolo, se non rinascono nel Cristo ".6

Nel riferire queste mie parole costui ha omesso la testimonianza dell'Apostolo, che è stata da me interposta e dalla cui grande mole costui si sentiva schiacciato.

Io infatti, dopo aver detto che i nati contraggono il peccato originale, ho aggiunto: " Di quel peccato l'Apostolo scrive: "A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, e così ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui" ". ( Rm 5,12 )

Omesso, come abbiamo detto, questo testo, costui ha messo insieme tutte le altre proposizioni ricordate sopra.

Egli sa infatti in quale senso il cuore dei fedeli cattolici sia solito intendere queste parole apostoliche omesse da lui e che, sebbene così schiette e fulgide di luce, i nuovi eretici tentano di oscurare e di corrompere con interpretazioni tenebrose e tortuose.

Poi ha inserito le altre mie parole, dove ho detto: " Né si accorgono che, come non si può scusare il male degli adultèri e delle fornicazioni con il bene naturale che nasce da lì, così non si può accusare il bene delle nozze per il male originale che se ne contrae.

Infatti, come è opera del diavolo il peccato, da qualsiasi parte lo contraggano i bambini, così è opera di Dio l'uomo, da chiunque nasca ".

Anche qui ha omesso quei punti nei quali ha temuto di farsi sentire dagli orecchi dei cattolici.

Infatti, prima di arrivare a quelle parole, più sopra era stato detto da noi così: " Perché dunque noi diciamo questa verità che è contenuta nell'antichissima e fermissima regola della fede cattolica, cotesti assertori di un dogma novello e perverso, i quali negano la presenza nei bambini d'ogni traccia di peccato da lavare con il lavacro della rigenerazione, per mancanza di fede o per mancanza di conoscenza ci calunniano come se condannassimo le nozze e come se dicessimo opera del diavolo l'opera di Dio, cioè l'uomo che nasce dalle nozze ".7

Omesso dunque questo nostro brano, seguono le nostre parole riferite da lui, come è stato scritto qui sopra.8

Fin quando persisterai, parlando così, nell'ingannare la semplicità degli animi religiosi e degli animi ignari?

Fino a quale confine si protenderà la tua sconfinata impudenza?

Per nulla, nello scrivere tali errori, hai avvertito la censura dei dotti, per nulla la paura del futuro giudizio, per nulla gli stessi documenti monumentali delle Lettere?

Non vedi che la tua fallacia è già stata scoperta ed è tenuta prigioniera?

Che cosa tu abbia scritto nella tua prima opera e che cosa nella seconda chi dei nostri pensi che lo ignori?

Ho sentito infatti proprio il gusto e la convenienza di apostrofarti nei termini stessi con i quali l'eloquente console si scagliò contro un parricida pubblico.9

Agostino. Fai bene a indicarci, caso mai non ce ne fossimo accorti, che hai preso e applicato queste parole dalle invettive di Cicerone, ma noi non temiamo Giuliano quando lo vediamo diventato tulliano, anzi piuttosto ci doliamo che sia diventato insano quando vediamo che ha perduto il senso cristiano.

Che cosa infatti più insano di negare ai bambini come medico il Cristo, dicendo che in essi non c'è la malattia che egli è venuto a sanare?

Cicerone, inveendo contro un parricida della patria, difendeva la città che il suo re Romolo aveva fondata raggruppando peccatori da ogni parte; tu invece, nei riguardi di tanti bambini che muoiono senza il sacro battesimo, e gridi che non hanno nessun peccato e non permetti che entrino nella Città del Re ad immagine del quale sono stati creati.

23 - Reciproche accuse

Giuliano. Fingi che io abbia tralasciato una testimonianza dell'Apostolo, la quale né può giovare a te, né è stata saltata da me, ma inserita nell'ordine stesso che tu le avevi dato e, come ricordata fedelmente nel primo libro, così commentata nel quarto, benché di corsa e brevemente.10

Non ho trascurato nemmeno di ricordare la Chiesa cattolica, che tu avevi ricordata con questo preciso scopo: che gli ingannati da te abbandonassero la fede cattolica e godessero, miserabili, della denominazione cattolica.

E per quanto in quelle tue parole non ci fosse nessuna forza di argomentazione, da me tuttavia il senso capitale delle tue proposizioni non è stato proposto diversamente da come era stato disposto da te.

Leggi i miei libri già pubblicati e osservando la fedele sincerità della mia risposta, che tu accusi di frode, dichiara subito che io dico la verità; ma quanto a te, se la tua abitudine te lo permette, arrossisci.

Ma ora che ti ho dimostrato reo di inescusabile falsità, che, sempre turpe, diventa tuttavia più turpe ancora quando si arrampica sulla poltrona del censore e appioppa all'onestà altrui la propria deformità, rispondi: che cosa apportano alle sentenze dei manichei o il nome della Chiesa o le parole dell'Apostolo da accusarne l'omissione con risentimento tanto grande?

Agostino. Ho già risposto più sopra a questa tua calunnia con la quale mi rinfacci il falso per non aver riferito integralmente le tue parole.

Ma ciò che ha fatto quell'estrattore non me lo attribuiresti così volentieri, se tu non volessi essere corruttore di coloro che leggono questi tuoi scritti.

24 - G. ascrive ogni peccato alla volontà cattiva, non alla natura cattiva

Giuliano. Questa è la grandissima differenza che c'è sempre stata tra i manichei e i cattolici, questo è il confine di vastissima dimensione che separa tra loro i dogmi delle persone pie e i dogmi delle persone empie, anzi questa è l'enorme montagna che divide le nostre sentenze quasi con l'altezza del cielo sulla terra: noi ascriviamo ogni peccato alla volontà cattiva, i manichei invece alla natura cattiva.

I quali manichei, seguendo errori diversi, che sgorgano però dalla polla di cotesta sorgente, giungono per fatale conseguenza a pratiche sacrileghe e criminose; come al contrario i cattolici, movendo con una buona partenza e favoriti dal procedere su buone strade, sono portati al grado supremo della religione, che ragione e pietà presidiano.

Tu dunque, tentando di asserire il male naturale, hai usurpato con intento profano, ma con risultato nullo, la testimonianza dell'Apostolo, riguardo al quale io dimostro che non ha ritenuto nulla della sentenza che tu cerchi di dare ad intendere, con questo medesimo argomento di prescrizione: in modi contraddittori tra loro tu e lo riconosci cattolico e stimi che le sue parole suffraghino Manicheo.

Agostino. Se tu pensassi con cuore cristiano quali maestri cattolici asserisci suffragatori di Manicheo, maestri che nelle parole dell'Apostolo hanno inteso che i bambini contraggano il peccato originale, maestri che non lodano come sana, alla vostra maniera insana, la natura, ma le hanno piuttosto applicato la medicina cristiana per farla ritornare sana; se, dico, tu ci pensassi con cuore cristiano, ti vergogneresti, tremeresti, ammutoliresti.

Indice

1 Ambrosius, De paenitentia 1, 3, 13;
C. duas epp. Pelag. 4,11,29
2 De nupt. et concup. 1,1
3 De nupt. et concup. 2,2
4 De nupt. et concup. 2,2
5 De nupt. et concup. 2,2
6 De nupt. et concup. 2,2
7 De nupt. et concup. 1,1
8 De nupt. et concup. 2,3s
9 Cicero, Catil. 1, 1
10 C. Iul. 6,75