Contro le Lettere di Petiliano

Indice

Libro III

42.51 - Cristo è sempre la radice, il capo e l'origine del battezzato

Certo, quanto vi ho detto ora, è stato messo in grande evidenza nella mia stessa lettera: quella a cui egli, nei suoi scritti, non ha saputo replicare.

E considerate un po', vi prego, ciò che ha fatto; e sebbene siate favorevoli a lui e ostili a noi, sopportatemi, se potete, con equanimità.

Poiché nella sua prima lettera, la sola che avevo avuto tra le mani e alla quale ho risposto all'inizio, Petiliano aveva mostrato di riporre tutta la speranza del battezzando nel battezzatore, ed aveva detto: Ogni essere ha una origine e una radice, e se una cosa non ha un capo non esiste;8 poiché, ripeto, Petiliano si era espresso così, e non voleva intendere, per origine, radice e capo del battezzando, se non il battezzatore, io ho aggiunto e detto: Noi allora chiediamo: se il battezzatore è un infedele che si nasconde, il battezzato riceve la fede o un peccato?

E se non è il battezzatore l'origine, la radice e il capo del battezzato, da chi, costui, riceve la fede?

Da quale origine nasce, da quale radice germina, da quale capo inizia?

Ma non sarà, per caso, che quando il battezzato non sa che il suo battezzatore è infedele, allora è Cristo che dà la fede, è Cristo l'origine, la radice e il capo?9

Perciò anche ora dico e grido come gridai allora: O umana temerarietà e superbia!

Perché allora non permetti che sia sempre Cristo a dare la fede e a fare, con questo dono, un cristiano?

Perché non permetti che sia sempre Cristo l'origine del cristiano?

Che il cristiano affondi la sua radice nel Cristo? Che sia Cristo il capo del cristiano?

Infatti, anche quando ai credenti viene distribuita la grazia spirituale mediante un dispensatore santo e fedele, chi giustifica non è questo dispensatore, ma quell'unico dispensatore, di cui è stato detto che giustifica l'empio. ( Rm 4,5 )

È forse l'apostolo Palo il capo, l'origine e la radice di quelli che aveva piantati?

È forse Apollo la radice di coloro che aveva irrigati, e non invece colui che li aveva fatti crescere, visto ciò che Paolo dice ancora: " Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere; e pertanto non chi pianta e né chi irriga è qualcosa, ma chi fa crescere, Dio? ". ( 1 Cor 3,6-7 )

Quindi la loro radice non era Paolo, ma colui che ha detto: " Io sono la vite e voi i tralci ". ( Gv 15,5 )

Del resto, come poteva essere lui, il loro capo, se afferma che noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo?

E se in molti passi proclama apertamente che il capo di tutto il corpo è Cristo?

Perciò, che il sacramento del battesimo lo dia un dispensatore fedele o lo dia uno infedele, il battezzato riponga tutta la sua speranza in Cristo, perché non si avveri che è maledetto ogni uomo, che ripone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 )

43.52 - Se fosse diversamente ne seguirebbe una grande assurdità

Nella mia prima lettera di risposta a Petiliano, credo di aver puntualizzato tutto questo con chiarezza e sincerità.

Ma l'ho voluto ricordare anche ora, per inculcarlo e raccomandarlo, perché non riponiamo la nostra speranza nell'uomo, ma crediamo che è Cristo Dio colui che purifica e giustifica quanti credono in colui che giustifica l'empio, perché la loro fede sia imputata come giustizia, ( Rm 4,5 ) sia che il ministro del battesimo è un santo e sia che è un empio e un ipocrita, che lo Spirito Santo fugge. ( Sap 1,5 )

Allora io aggiunsi che altrimenti ne seguirebbe una grande assurdità, e dissi ciò che ripeto ora: Diversamente, se uno rinasce nella grazia spirituale tale e quale a colui che lo battezza; e se, quando è palese che il ministro che lo battezza è buono, è lui stesso che dà la fede, è lui stesso l'origine, la radice e il capo di colui che rinasce; mentre quando il battezzatore infedele si nasconde, allora è da Cristo che egli riceve la fede, è da Cristo che trae origine, è in Cristo che si radica, ed è di Cristo capo che si gloria, dobbiamo augurarci che quanti si fanno battezzare trovino battezzatori infedeli, e non lo sappiano.

In effetti, per quanto essi possano essere buoni, Cristo è certamente e incomparabilmente migliore; e allora sarà lui il capo del battezzato, se il battezzatore infedele si nasconde.

Ma se credere questo è una grande follia - è sempre Cristo, infatti, che giustifica l'empio, e che di un empio fa un cristiano; è sempre da Cristo che si riceve la fede; è sempre Cristo l'origine dei rinati e il capo della Chiesa -, che valore hanno quelle parole, di cui i lettori superficiali non colgono il profondo significato, ma si fermano solo al suono?10

Queste le cose che dissi allora; e queste stanno scritte nella mia lettera.

44.53 - Il senso delle espressioni albero buono e albero cattivo

In seguito, poco dopo, Petiliano aveva detto: Se questa, fratelli, è la realtà, non è forse una perversità pensare che un uomo colpevole dei propri crimini, possa rendere innocenti gli altri, viste le parole del Signore Gesù Cristo: " Un albero buono produce frutti buoni, un albero cattivo frutti cattivi.

Che forse si raccolgono uve dalle spine? ". ( Mt 7,17 )

E ancora: " Ogni uomo buono, dal buon tesoro del suo cuore tira fuori cose buone; ogni uomo cattivo, dal tesoro del suo cuore, tira fuori cose cattive "? ( Mt 12,35 )

Ma poiché con queste parole egli mostrò apertamente che bisogna prendere il battezzatore come un albero, e il battezzato come un frutto, io gli avevo risposto: Se l'albero buono è il buon battezzatore, e chi viene battezzato da lui è il suo frutto buono, allora chiunque viene battezzato da un ministro cattivo, anche non palese, non può essere buono: egli infatti è il prodotto di un albero cattivo.

Altro è un albero buono, e altro un albero nascosto, eppure cattivo.11

Ma che altro volevo far capire, con questo discorso, se non quanto avevo scritto prima, e cioè, che per albero e per il suo frutto, non dobbiamo intendere chi battezza e chi viene battezzato, ma che, per albero dobbiamo intendere l'uomo, e per il suo frutto, la sua opera e la sua vita?

E che questa, per chi è buono è sempre buona, e per chi è cattivo è cattiva, onde evitare l'assurda conseguenza che un battezzato è cattivo se riceve il sacramento da un ministro cattivo, ma nascosto, come frutto di un albero nascosto, eppure cattivo?

Ma da parte sua nessuna replica.

45.54 - Petiliano inganna ascoltatori, lettori, e accusa Agostino

Affinché non diciate, né lui e né uno di voi, che quando il battezzatore è un cattivo che si nasconde, il battezzato non è frutto suo, ma di Cristo, ho subito fatto presente l'assurdità che da questo insano errore sarebbe derivata; e ho ripetuto, sia pure in termini diversi, quanto avevo detto prima: Se, quando un albero cattivo è nascosto, chiunque si fa battezzare da lui, non nasce da lui, ma da Cristo, ne consegue che rinascono più giusti e più santi quanti vengono battezzati dai cattivi nascosti, che quanti si fanno battezzare dai buoni palesi.12

Ora, Petiliano, stretto fortemente da tutte queste difficoltà, ha saltato le premesse da cui scaturivano queste conclusioni; e nella sua risposta ha parlato delle assurde conseguenze del suo errore, presentandole come se le avessi inventate io, mentre io ne avevo parlato proprio per fargli vedere tutto il male che sarebbe scaturito dalla sua opinione, e indurlo a cambiarla.

Ora egli fa questo inganno agli ascoltatori e ai lettori, e dispera totalmente che vengano letti i nostri scritti, perciò si mette a lanciare violente e insolenti invettive contro di me, come se io avessi pensato che tutti i battezzati devono augurarsi di incontrare battezzatori infedeli, che non conoscono, visto che, per quanto buoni ne abbiano, Cristo è incomparabilmente migliore; e Cristo sarà il capo del battezzato, se il battezzatore nasconde la sua infedeltà; inoltre, come se io avessi pensato che rinascono più giusti e santi quanti vengono battezzati dai cattivi nascosti, che quanti vengono battezzati dai buoni palesi, mentre ho solo ricordato questa incredibile sciocchezza, perché è una necessaria conseguenza dell'opinione di quanti credono, con Petiliano, che il battezzato si rapporta al suo battezzatore come il frutto all'albero da cui nasce: è buono, se nasce dall'albero buono, è cattivo, se nasce dall'albero cattivo.

Ma quando gli chiediamo di dirci di chi è frutto, secondo loro, colui che viene battezzato da un malvagio occulto - visto che essi non osano ribattezzarlo -, allora si vedono costretti a rispondere che egli non è frutto di questo cattivo che si nasconde, ma di Cristo.

Di qui la conseguenza, che essi rifiutano di accettare e ritengono folle chi la pensa, che se il battezzato è frutto del suo battezzatore, solo quando viene battezzato da un uomo buono e palese; mentre, quando viene battezzato da uno cattivo e nascosto, non è frutto suo, ma di Cristo, allora rinascono più santi e più giusti quanti ricevono il battesimo dai cattivi che si nascondono, che quanti lo ricevono dai buoni che si manifestano.

46.55 - Ma qui dimostra come la forza della verità lo abbia vinto

Quando Petiliano mi attribuisce tutto questo, come una mia opinione, e poi passa ad inveire contro di me con grande violenza e veemenza, dimostra certamente, con la sua durissima invettiva, come sia empio avere questa opinione; e perciò tutto ciò che, per via di questa opinione, ha pensato di dire a me, in pratica si scopre che lo ha detto a se stesso, che ne è un convinto sostenitore.

Egli mostra tutta la grandezza della forza della verità che lo ha vinto, poiché non riesce a trovare altra via d'uscita, che pensare di attribuirmi la sua opinione.

È come se i cristiani, che l'Apostolo rimproverò perché dicevano che non esiste la resurrezione dei morti, si fossero rivolti all'Apostolo che aveva detto: Neppure Cristo è risorto, ( 1 Cor 15,13 ) e lo avessero accusato di aver detto che è vana la predicazione degli Apostoli, che è vana la fede dei credenti, e che essi sono trovati falsi testimoni contro Dio, poiché predicavano che Dio ha risuscitato Cristo.

Così Petiliano ha voluto fare a me: egli infatti non sperava che la gente potesse leggere i miei scritti, ai quali non ha saputo dare una risposta; però ha desiderato ardentemente che la gente credesse che egli l'aveva data.

Ora, se con l'Apostolo qualcuno avesse fatto questo: letto l'intero brano della sua lettera avesse ripreso le prime parole da cui dipende, come ogni lettore capisce, tutto il resto, ecco che la calunniosa accusa si sarebbe ritorta in faccia agli accusatori.

Analogamente, se si riprende la prima parte della mia lettera, si capisce che quando Petiliano lancia contro di me le sue accuse, queste si ritorcono con più forza sulla sua faccia, da dove egli si è sforzato di rimuoverle.

46.56 - Paolo corresse l'errore sulla resurrezione dei morti

In effetti quando l'Apostolo redarguisce quelli che negavano la resurrezione dei morti, corregge dalla assurdità, a cui vanno incontro, sia pure contro il loro volere, tutti i sostenitori di questa opinione; di modo che, se provano orrore nel dire un'empietà, correggano l'audacia di credere una falsità.

Quindi dice loro: Se non esiste la resurrezione dei morti, neppure Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la nostra predicazione, e vana è anche la vostra fede, e noi veniamo trovati falsi testimoni, noi che abbiamo testimoniato contro Dio che ha risuscitato il Cristo, mentre non lo ha risuscitato. ( 1 Cor 15,13-15 )

Così, se essi hanno paura di dire che Cristo non è risuscitato, e dei danni e delle empietà che ne conseguono, rinuncino a quest'opinione insensata e contraria alla fede: che non esiste la resurrezione dei morti.

Quindi, se tu togli la frase posta all'inizio del tuo ragionamento: Se non esiste la resurrezione dei morti, tutto il resto non ha senso e non va attribuito all'Apostolo; se invece ricollochi all'inizio questa premessa, e scrivi: Se non esiste la resurrezione dei morti, ne conseguirà: Neppure Cristo è risorto, e: vana è la nostra predicazione, vana è anche la vostra fede, e il resto che vi è connesso.

Queste cose l'Apostolo le ha dette con esattezza e saggezza, visto che tutto il male che li aveva colpiti, era imputabile a quelli che negavano la resurrezione dei morti.

Così è anche nella mia lettera: togli queste parole: Se uno rinasce nella grazia dello spirito, tale quale al suo battezzatore; e: quando è evidente che il battezzatore è buono, è lui che dona la fede, è lui l'origine e la radice e il capo di colui che nasce; quando invece il battezzatore nasconde la sua infedeltà, allora è da Cristo che il battezzato riceve la fede, è da Cristo che trae origine, è in Cristo che si radica, è di Cristo che si gloria come capo.

Ripeto: togli queste parole, che fanno da premessa a tutto il resto, e ne risulta una proposizione pessima e da attribuirsi a me: Tutti i battezzati si augurino di avere dei battezzatori infedeli e di non conoscerli.

In effetti, per quanto buoni essi siano, Cristo è certamente e incomparabilmente migliore.

Sarà Cristo, allora, il capo del battezzato, se il battezzatore nasconde la sua infedeltà. ( 1 Cor 15,13-15 )

Vi si ricollochino, invece, le vostre affermazioni, e allora si scopre che la proposizione che ne dipende e vi è connessa, non esprime il mio pensiero; e tutto il male che contiene, si ritorce contro la vostra opinione.

Analogamente, togli le parole: Se l'albero buono è il buon battezzatore, sì che il battezzato sia il suo frutto buono; e se, quando l'albero cattivo resta nascosto, chiunque viene battezzato da lui, non nasce da lui, ma da Cristo; togli, ripeto, queste parole che siete costretti ad ammettere come idee della vostra setta e della lettera di Petiliano, e mi si imputerà questa stolta conseguenza: Rinascono più santi e più giusti quanti vengono battezzati dai cattivi occulti, che quanti vengono battezzati dai buoni palesi.

Viceversa, ricolloca la premessa da cui questa conseguenza deriva, e subito ti accorgerai che ho avuto ragione a reinserirla per correggervi, e che tutto ciò che giustamente vi dispiace, ricade sulla vostra faccia.

47.57 - I Donatisti assomigliano a quelli che Paolo rimproverò

Pertanto, come quelli che negavano la resurrezione dei morti non avrebbero mai potuto difendersi dai molti mali che l'Apostolo ha dedotto, per confutarli, da queste parole: Neppure Cristo è risorto, ( 1 Cor 15,13 ) e da altre simili empietà, se non avessero cambiato opinione e confessato la resurrezione dei morti, così anche voi, se non volete farvi imputare ciò che noi diciamo per convincervi e correggervi, e cioè che rinascono più santi e più giusti quanti vengono battezzati dai cattivi occulti che dai buoni palesi, cambiate opinione e non riponete nell'uomo la speranza dei battezzati.

Infatti, se voi la riponete in lui, vedete che cosa io dico, di modo che non ci sia chi, per una seconda volta, tolga una frase e attribuisca a me un'opinione che io cito per rimproverarvi e correggervi.

Vedete ciò che dico; è da questo che dipende ciò che dirò: se voi riponete la speranza dei battezzandi nel battezzatore; e se questo battezzatore, come ha scritto Petiliano, lo costituite origine, radice e capo del battezzato; e se per albero buono prendete il battezzatore buono, mentre per il suo frutto buono, prendete il battezzato, ci costringete a chiedervi da quale origine proviene, da quale radice germoglia, a quale capo si congiunge, da quale albero nasce, chi viene battezzato da un ministro cattivo che si nasconde.

Ora, dipende proprio da questa domanda, alla quale Petiliano, come ho ricordato più volte, non ha risposto, ossia da chi viene purificato colui che riceve il battesimo, quando ignora la coscienza macchiata di colui che non lo battezza santamente.

Egli infatti sostiene che è la coscienza di chi battezza, o di chi battezza santamente, l'origine, la radice, il capo, il seme, e l'albero, dal quale esiste, dal quale si propaga, dal quale inizia, dal quale germina e dal quale nasce la santificazione del battezzato.

48.58 - Si esortano i Donatisti ad eliminare la loro opinione

Ma quando vi chiediamo da chi viene purificato colui che, nella vostra comunione, non ribattezzate neppure se vi risulta che ha ricevuto il battesimo da un ministro che, a causa della sua malvagità nascosta, non aveva certamente la coscienza del battezzatore santo, che cosa ci rispondete?

Che egli viene purificato da Cristo o da Dio, sebbene anche Cristo sia Dio benedetto nei secoli su tutte le cose, ( Rm 9,5 ) o dallo Spirito Santo, Dio anche lui, poiché la Trinità è un solo Dio.

Ecco perché Pietro, che aveva detto a un tale: Tu hai osato mentire contro lo Spirito Santo, subito proseguì e aggiunse dicendo che cos'era lo Spirito Santo: Non hai mentito ad un uomo ma a Dio. ( At 5,3-4 )

Infine, anche se voi dite che il battezzato viene lavato e purificato da un angelo, quando ignora che la coscienza di chi non lo battezza santamente è macchiata, vedete che cosa sta scritto dei santi che risorgeranno alla vita eterna: che saranno uguali agli angeli di Dio. ( Mt 22,30 )

Dunque chi viene lavato da un angelo, è più lavato che se lo lavasse la coscienza di un qualsiasi uomo.

Perché, allora, non volete che io vi dica: Se l'uomo purifica solo quando è manifestamente buono, mentre, quando è cattivo e si nasconde, poiché non ha la coscienza di chi battezza santamente, in questo caso non è più lui che battezza, ma è Dio o un angelo, allora rinascono più buoni e più giusti quanti vengono battezzati dai cattivi che si nascondono, che dai buoni che si manifestano?

Questa idea vi ripugna? Veramente dovrebbe ripugnare a tutti.

Allora eliminate la premessa da cui essa nasce, correggete la premessa a cui si riallaccia.

Non preceda quella premessa, e non seguirà questa conclusione.

49.59 - Nel battesimo Cristo santifica non con il ministero del corpo, ma con un'azione invisibile miracolosa

Perciò non dite: È alla coscienza di chi battezza santamente che si bada, perché è essa che purifica la coscienza del battezzato, se non volete che vi si risponda: Quando la coscienza macchiata del battezzatore si nasconde, chi purifica la coscienza del battezzato?

E poiché voi risponderete: O Dio o un angelo, in quanto non avete altra risposta, sarete confusi da questa conseguenza: Ecco che rinascono più santi e più giusti quanti vengono battezzati dai cattivi occulti, poiché li battezza o Dio o un angelo, che quanti vengono battezzati dai buoni palesi, che non possono certamente essere paragonati a Dio o agli angeli!

Su, dite ciò che proclama la Verità e la Chiesa cattolica: che non solo se il ministro del battesimo è cattivo, ma anche se è santo e buono, non è nell'uomo che dobbiamo riporre la nostra speranza, ma è in colui che giustifica l'empio e che imputa a giustizia la fede dei credenti in lui. ( Rm 4,5 )

Quando infatti noi diciamo: È Cristo che battezza, non diciamo che egli opera con il suo ministero visibile, come crede o vuol far credere Petiliano, ma che opera mediante una grazia misteriosa e una potenza misteriosa, nello Spirito Santo, come disse di lui Giovanni Battista: Questi è colui che battezza nello Spirito Santo. ( Gv 1,33 )

E neppure diciamo, come fa Petiliano, che ormai egli ha smesso di battezzare, ma diciamo che opera ancora, non con il ministero del suo corpo, bensì con l'azione invisibile della sua maestà.

La frase: È lui che battezza, non significa che egli regge il corpo dei credenti e lo immerge nell'acqua, ma che egli purifica in modo invisibile.

E questo lo fa per tutta la Chiesa.

Infatti, bisogna credere all'apostolo Paolo, che ha detto: E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, al fine di santificarla, purificandola con il lavacro di acqua nella parola. ( Ef 5,25-26 )

Ecco, è Cristo che santifica; ecco, è Cristo che mediante il lavacro dell'acqua nella parola, dove sembrano operare visibilmente i suoi ministri, è sempre lui che battezza, è sempre lui che purifica.

Nessuno, quindi, si appropri di ciò che è di Dio.

Solo allora è sicura la speranza degli uomini: quando si fissa in colui che non può ingannare, poiché: È maledetto chiunque pone la sua speranza nell'uomo; ( Ger 17,5 ) e: Beato l'uomo la cui speranza è il Signore Dio. ( Sal 40,5 )

Così, l'amministratore fedele riceverà la ricompensa della vita eterna; mentre l'amministratore infedele, anche se distribuisce gli alimenti del Signore ai suoi colleghi, li rende inutili; e Dio non voglia, per colpa della sua infedeltà.

Il Signore infatti disse: Ciò che dicono fatelo, ciò che fanno non lo fate. ( Mt 23,3 )

Perciò ci ha dato questo insegnamento contro i cattivi amministratori, per farci accettare da loro i benefici di Dio, e evitare le loro malvagità con una vita diversa.

50.60 - Petiliano non ha sfiorato neppure tutti gli argomenti di Agostino

Ma se alle prime parole della mia lettera Petiliano non ha risposto, e questo è evidente, e quando ha tentato di farlo, ha fatto vedere di non esserne capace, che dire di quelle parti dei miei scritti, alle quali non ha neanche tentato di rispondere, e non ha neppure sfiorate?

Tuttavia se qualcuno possiede i miei e i suoi scritti, e vuole riesaminare queste importanti questioni, credo che possa capire con quanta forza sono state confermate.

Ve lo mostrerò con brevi accenni: riprendete i testi delle sante Scritture e, almeno durante la lettura, notate i testi che egli ha citato contro di noi, e quelli che io, nella mia risposta, ho citato contro di voi; e vedete con quali prove io ho mostrato che i testi che lui ha citati non sono contrari a noi ma, piuttosto, a voi.

Quanto ai miei, invece, che sono strettamente connessi, non li approfondisce; e quanto all'unico testo dell'Apostolo, che ha tentato di trattare a suo favore, vedrete che non ha trovato una via d'uscita. ( 1 Cor 1,13 )

50.61 - Si riesaminano le tesi di Petiliano

In verità, la parte della lettera che Petiliano ha scritto ai suoi, dall'inizio fino a dove dice: Il Signore ci dà questo comando: "Se gli uomini vi perseguitano in una città, fuggite in un'altra; e se vi perseguitano anche in essa, fuggite in un'altra ancora ", ( Mt 10,23 ) è stata la prima a venire nelle nostre mani; e ad essa abbiamo risposto.

La nostra risposta è venuta anche nelle mani di Petiliano; egli ha replicato con la lettera che stiamo confutando, e noi gli dimostriamo che non ha risposto alla nostra.

Ora, nella parte del suo scritto, a cui abbiamo già risposto, si trovano citazioni della Scrittura, che egli ha ritenute contrarie a noi: L'albero buono produce frutti buoni, e l'albero cattivo, frutti cattivi.

Si raccoglie forse uva dalle spine? ( Mt 7,16-17 )

E ancora: Ogni uomo buono trae frutti buoni dal tesoro del suo cuore; ogni uomo cattivo trae, dal tesoro del suo cuore, frutti cattivi. ( Mt 12,35 )

E ancora: Chi viene battezzato da un morto, che vantaggio riceve dal suo lavacro? ( Sir 34,26 )

Con queste testimonianze Petiliano ha voluto mostrare che il battezzato diventa tale e quale al suo battezzatore.

Io invece gli ho mostrato in che senso esse vadano intese, e che non servono al suo scopo.

Quanto invece agli altri testi rivolti agli uomini cattivi e criminali, io ho ben dimostrato che non sono stati scritti contro il frumento del Signore che, secondo la profezia e la promessa, è diffuso in tutto il mondo, ma piuttosto contro di voi.

Riprendiamone la lettura e li troverete.

50.62 - Riassunto delle tesi di Agostino

Al contrario, le citazioni che io ho fatto a favore della tesi della Chiesa cattolica, sono queste: quanto al battesimo, non attribuire al battezzatore la rigenerazione, la purificazione, la giustificazione, che sono doni della grazia di Dio.

Quindi: È meglio confidare nel Signore che confidare negli uomini, ( Sal 118,8 ) e: Maledetto chiunque ripone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 )

Ancora: Del Signore è la salvezza; ( Sal 3,9 ) e: vana è la salvezza dell'uomo; ( Sal 60,13 ) perché: Né chi pianta e né chi irriga conta alcunché, ma solo colui che fa crescere, Dio, ( 1 Cor 3,7 ) e colui nel quale si crede giustifica l'empio, perché la sua fede gli sia imputata a giustizia. ( Rm 4,5 )

Inoltre, a favore dell'unità della Chiesa di Cristo, diffusa in tutto il mondo, e con la quale voi non comunicate, io ho ritenuto che sono state predette, riguardo a Cristo, queste testimonianze: Egli dominerà da mare a mare, e dal fiume fino all'estremità della terra, ( Sal 72,8 ) e: Ti darò in eredità le nazioni e in tuo possesso i confini della terra. ( Sal 2,8 )

E quanto al testamento fatto da Dio ad Abramo, si legga a favore nostro, cioè della comunione cattolica, questo testo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni. ( Gen 22,18 )

Questa discendenza l'Apostolo la interpreta così: E alla tua discendenza, cioè Cristo. ( Gal 3,16 )

Da questo testo appare che in Cristo riceveranno la benedizione, non solo gli Africani o l'Africa, ma tutte le nazioni nelle quali si diffonde la Chiesa cattolica, promessa da tanto tempo.

Quanto alla paglia, che resti con il grano fino alla vagliatura finale, e nessuno, a motivo delle calunnie dei crimini altrui, con cui cerca di scusare il sacrilegio del proprio scisma, lasci e abbandoni la comunione di tutte le nazioni.

Inoltre, per evitare che a causa dei cattivi amministratori, cioè dei prelati, la società cristiana si divida, ho citato anche l'altro testo: Fate ciò che essi dicono, ma non fate ciò che fanno.

Dicono infatti, e non fanno. ( Mt 23,3 )

Ora, Petiliano non ha indicato un metodo diverso di interpretare queste citazioni delle sante Scritture, per mostrare che esse non sono favorevoli a noi e contrarie a voi; e non ha neppure voluto sfiorarle; anzi, con il chiasso delle sue invettive si è proposto che, nei limiti del possibile, nessuno pensasse alle mie citazioni, una volta che, letta la mia lettera, volesse leggere la sua.

51.63 - Un argomento preso da una lettera di Paolo si ritorce contro Petiliano

Quanto alla citazione degli scritti dell'apostolo Paolo, che egli ha cercato di commentare a suo favore, vediamone un po' il commento: Tu mi hai detto, egli dice, che l'apostolo Paolo rimprovera quanti dichiaravano di essere di Paolo, dicendo loro: " È stato forse crocifisso per voi Paolo?

O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? ". ( 1 Cor 1,13 )

Perciò, se erano in errore quelli che volevano essere di Paolo e che, senza una conversione sarebbero periti, che speranza possono avere quelli che vollero essere di Donato?

I Donatisti si propongono di dimostrare che l'origine, la radice e il capo del battezzato, altri non sia che il suo battezzatore.

Queste parole e la testimonianza di Paolo, egli le ha prese dalla mia lettera, e si era proposto di confutarle.

Vedete se ha mantenuto il proposito.

Egli dice: Il tuo discorso è vuoto, superbo, puerile, insipiente, e lontanissimo dalla regola della nostra fede.

Tu infatti avresti ragione se noi avessimo detto: È nel nome di Donato che siamo stati battezzati, o: Donato che è stato crocifisso per noi, o: È nel nome nostro che siamo stati battezzati.

Ma poiché non lo abbiamo detto e non lo diciamo, in quanto seguiamo la formula trinitaria, tu, che dici queste cose, sei un insipiente.

Ora, se tu credi che è nel nome nostro o di Donato che noi siamo stati battezzati, commetti un errore sciagurato, e nello stesso tempo confessi questo sacrilegio: che nel nome di Ceciliano contaminate dei poveri disgraziati.13

Eccola la replica di Petiliano alle mie parole!

Egli non si accorge o, meglio, strepita per non farsi accorgere di non aver dato alcuna risposta alla causa in discussione.

Chi non vede, infatti, come abbiamo fatto bene a citare questo testo dell'Apostolo, se voi stessi dite che non è nel nome di Donato che siete stati battezzati, e non è Donato che è stato crocifisso per voi, eppure è proprio a causa del partito di Donato che vi separate dalla comunione della Chiesa cattolica?

Siete come quelli che Paolo biasimava: essi non dicevano certamente di essere stati battezzati nel nome di Paolo o che era stato crocifisso per loro Paolo, eppure sul nome di Paolo creavano uno scisma.

Perciò, come a quelli, per i quali non era stato crocifisso Paolo, ma Cristo, e che, pur essendo stati battezzati nel nome di Cristo e non di Paolo, dicevano: Io sono di Paolo, l'Apostolo dice giustamente: È forse stato crocifisso per voi Paolo?

O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?, di modo che si unissero a colui che fu crocifisso per loro e nel cui nome erano stati battezzati, e non si dividessero sul nome di Paolo; così, a maggior ragione è giusto dire a voi, che non dichiarate: è nel nome di Donato che siamo stati battezzati, però volete essere del partito di Donato: È forse stato crocifisso per voi Donato?

O è nel nome di Donato che siete stati battezzati?

Voi sapete, infatti, che per voi è stato crocifisso Cristo, e che è nel nome di Cristo che siete stati battezzati.

Eppure è proprio a causa del nome e del partito di Donato che voi, contro l'unità di Cristo, che è stato crocifisso per voi e nel cui nome siete stati battezzati, vi accanite con grande tenacia.

52.64 - Agostino riassume le tesi di Petiliano

Che Petiliano nei suoi scritti si è impegnato a dimostrare che l'origine, la radice e il capo del battezzato non sono altro che il suo battezzatore, e che il mio discorso non era vuoto, puerile e insipiente, riprendete l'inizio della sua lettera, al quale allora risposi e lo vedrete.

Anzi, se state attenti ve lo ricordo io: È alla coscienza di chi battezza santamente, egli ha detto, che si bada, perché è essa che purifica quella del battezzato: infatti chi coscientemente riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa.

E come se gli si chiedesse: Come lo provi? Risponde: Ogni essere poggia su un'origine e una radice, e se un cosa non ha il capo, non esiste; e una cosa non rigenera bene, se non è stata rigenerata da un buon seme.

Ma se è così, fratelli, non è una grande perversità dire che un colpevole può rendere innocente un altro, visto quanto dice il Signore: " Un albero buono, produce frutti buoni; un albero cattivo, frutti cattivi.

Si raccolgono, forse uve dalle spine? ". ( Mt 7,16-17 )

E ancora: " Ogni uomo buono dal tesoro del suo cuore tira fuori il bene; ogni uomo cattivo dal tesoro del suo cuore tira fuori il male "; ( Mt 12,35 ) e ancora: " Chi viene battezzato da un morto, che vantaggio riceve dal suo lavacro? ". ( Sir 34,25 )

Dove egli vuole arrivare con tutto questo, lo vedete: egli vuole dimostrare che è la coscienza di chi battezza santamente - per timore che chi riceve la fede da un infedele non riceva la fede, ma una colpa - l'origine, la radice, il capo, il seme del battezzato.

Egli, vuole dimostrare che è alla coscienza di chi battezza santamente che si bada, perché è essa che purifica quella del battezzato; e che non riceve la fede, ma una colpa, colui che conscientemente riceve la fede da un infedele; perciò ha subito aggiunto: Ogni essere poggia su un'origine, una radice e, se qualcosa non ha un capo non esiste; e una cosa non rigenera bene, se non è stata rigenerata da un buon seme.

E per timore che qualcuno fosse così lento di intelligenza, e ancora non capisse che si riferiva a colui che amministra il battesimo, in seguito lo spiega e dice: Ma se è così, fratelli, non è forse una grande perversità che chi è colpevole dei propri peccati, può rendere innocente un altro, visto quanto dice il nostro Signore Gesù Cristo: " Un albero buono produce frutti buoni, un albero cattivo produce frutti cattivi. Si raccolgono forse uve dalle spine? ".

E per timore che qualche cieco ascoltatore o lettore, affetto da incredibile durezza di cuore, non veda che sta parlando di un uomo che battezza, aggiunge un testo che contiene il vocabolo uomo: "Ogni uomo buono dal tesoro del suo cuore tira fuori cose buone; ed ogni uomo cattivo dal tesoro del suo cuore tira fuori cose cattive "; e ancora: " Chi viene battezzato da un morto, che vantaggio riceve dal suo lavacro? ".

Sì, ormai è chiaro; sì, non occorre né un interprete né un commentatore e né alcuno per provare che i Donatisti si sono impegnati a dimostrare che origine, radice e capo del battezzato non è altro che il battezzatore.

Eppure, schiacciato dalla violenza della verità, e quasi immemore di quanto aveva detto, Petiliano in seguito mi concede che è Cristo l'origine e la radice dei rigenerati e il capo della Chiesa, e non un qualsiasi uomo dispensatore e ministro del battesimo.

Infatti, dopo aver detto che gli Apostoli battezzavano nel nome di Cristo, e che ritenevano Cristo il fondamento che ci fa cristiani; e dopo averlo dimostrato con testimonianze delle sacre Scritture, quasi che noi lo negassimo, dice: Dov'è ora quella voce con la quale tu fai crepitare le piccole e continue questioni; e con la quale hai detto con odio e orgoglio molte cose oscure su Cristo, per Cristo e in Cristo, in contrasto con la tua umana leggerezza e superbia?

Ecco è Cristo l'origine del cristiano, è Cristo il capo, è Cristo la radice.

All'udire queste cose, che avrei dovuto fare, io, se non ringraziare Cristo, che lo ha indotto a tale confessione?

Dunque è falso quanto egli ha detto all'inizio della sua lettera, volendo convincere che è alla coscienza di chi battezza santamente, che si bada, perché è essa che purifica quella del battezzato; e che quando uno riceve coscientemente la fede da un infedele non riceve la fede, ma una colpa.

Egli infatti voleva mostrare quanto sia grande il potere dell'uomo che battezza, e aveva aggiunto come prova importante, questa: Ogni essere ha un'origine e una radice; e se una realtà non ha capo, non esiste.

Ma in seguito, quando dice le nostre stesse cose: Ecco è Cristo l'origine del cristiano, è Cristo il capo, è Cristo la radice, egli annulla l'affermazione precedente: È la coscienza di chi battezza santamente, l'origine, il capo e la radice del battezzato.

Così, trionfa la verità. Così, un uomo che desidera il battesimo di Cristo, non deve riporre la sua speranza nell'uomo, ma accostarsi con sicurezza a Cristo stesso, come all'origine che non cambia, alla radice che non si svelle, al capo che non si abbatte.

53.65 - Il ruolo del ministro nel battesimo secondo Petiliano e Agostino

Chi non si accorge come sia profonda la sorgente di orgoglio dalla quale è scaturito questo commento di Petiliano al testo dell'Apostolo: Colui che ha detto: " Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che fa crescere ", ( 1 Cor 3,6 ) che cosa ha inteso dire se non: Io ho fatto un uomo catecumeno in Cristo, Apollo lo ha battezzato, e quanto noi abbiamo fatto, Dio lo ha confermato?

Perché allora Petiliano non ha aggiunto e commentato anche le parole dell'Apostolo, che io ho raccomandato molto vivamente: Non chi pianta è qualcosa e né chi irriga, ma solo colui che fa crescere? ( 1 Cor 3,7 )

Certo, se volesse commentarle con il criterio usato per le altre, senza dubbio ne seguirebbe che né chi fa il catecumeno e né chi battezza è qualcosa, ma solo Dio che fa crescere.

Ma che importanza può avere, ora, per la nostra questione, sapere se le parole dell'Apostolo: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, siano da prendersi proprio in questo senso: Io ho fatto un catecumeno, Apollo lo ha battezzato, o se abbiano un altro senso più vero e più appropriato?

Ecco, per adesso seguiamo il suo commento: né chi fa un catecumeno, né chi battezza è qualcosa, ma solo colui che fa crescere, Dio.

Ora, ci corre molta differenza tra il dire ciò che hanno fatto gli altri e farlo.

colui che fa crescere, infatti, non conferma l'albero o la vite, ma li crea.

Per questa crescita, anche un bastone che si pianta, mette le radici e germoglia.

Con questa crescita, anche un seme gettato in terra, germina.

Ma perché dilungarci in questa discussione? Basterebbe che, secondo lui, non chi fa un catecumeno e non chi lo battezza, è qualcosa, ma solo colui che fa crescere, Dio.

Ma quand'è che Petiliano lo dirà con tale chiarezza da farci capire che né Donato di Cartagine è qualcosa, né Gennaro e né Petiliano?

Fino a quando il suo orgoglio tollererà che egli creda di essere qualcosa, mentre è niente, e inganni se stesso? ( Gal 6,3 )

54.66 - Infine, anche poco dopo, pur avendo stabilito e progettato di riconsiderare le parole dell'Apostolo, che noi gli avevamo rinfacciate, non ha voluto inserire la nostra frase, ma ne ha inserita un'altra, per dare un po' di fiato al suo orgoglio di uomo.

Ha detto: Riprendiamo le parole dell'Apostolo, che tu ci avevi rinfacciate.

Egli disse: " Chi è Apollo? Chi è Paolo? Ministri di colui al quale avete creduto ". ( 1 Cor 3,5 )

Che altro vuole dirci, per esempio, se non: Chi è Donato di Cartagine, chi è Gennaro, chi è Petiliano, se non ministri di colui al quale avete creduto?

Ma non è questo il testo dell'Apostolo, che ho citato; io ne ho citato un altro, che lui non ha voluto ricordare: Né chi pianta è qualcosa, né chi irriga, ma colui che fa crescere, Dio. ( 1 Cor 3,7 )

Petiliano, invece, ha voluto inserirvi il testo dell'Apostolo, in cui questi interroga chi è Paolo, chi è Apollo, e risponde: Ministri di colui al quale avete creduto.

Questo il toro dalla nuca eretica lo ha potuto sopportare.

Quanto all'altra frase, invece, quella in cui l'Apostolo non ha interrogato e non ha risposto che cosa egli era, ma ha detto solo che non era niente, Petiliano non ha potuto assolutamente sopportarla.

Ma io voglio sapere se un ministro di Cristo non è niente. Chi potrà dirlo?

Ma allora, come può essere vero: Né colui che pianta è qualcosa, né colui che irriga, ma solo colui che fa crescere, Dio, se non nel senso che, per un verso è qualcosa e per un verso è niente?

In effetti, per amministrare e dispensare la parola e il sacramento, il ministro è qualcosa; per purificare e santificare, è niente.

Infatti, questi due ultimi effetti li opera nell'uomo interiore solo colui che ha creato tutto l'uomo e che, pur restando Dio, si è fatto uomo: quello cioè di cui sta scritto: È con la fede che purifica i loro cuori, ( At 15,9 ) e: A chi crede in colui che giustifica l'empio. ( Rm 4,5 )

Questa testimonianza che sta nel mio brano, Petiliano l'ha voluta citare; mentre quella che sta nel suo, non l'ha né commentata e né citata.

55.67 - Anche i ministri cattivi, come Giuda, possono battezzare

Il ministro, quindi, cioè il dispensatore della parola e del sacramento del Vangelo, se è buono, diventa compartecipe del Vangelo; ma se è cattivo, resta, in ogni caso, un dispensatore del Vangelo.

Se è buono, lo dispensa volentieri; se è cattivo, cioè se cerca i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo, lo dispensa malvolentieri, e per altri scopi.

Vedi ciò che ha detto l'Apostolo: Se dunque lo faccio volentieri, ricevo la ricompensa; se invece lo faccio malvolentieri, è un compito che mi è stato affidato. ( 1 Cor 9,17 )

Quasi dicesse: Se sono buono, annuncio il bene, e lo raggiungo anch'io; se invece sono cattivo, annuncio il bene e basta.

Ha forse detto: Se lo faccio malvolentieri, non sono un dispensatore?

Pietro e gli altri lo annunciarono come buoni; Giuda, invece, malvolentieri; eppure, quando il Signore lo inviò insieme a loro, egli lo annunciò.

Gli uni ricevettero la ricompensa, a Giuda venne solo affidato un compito.

Quelli che in seguito al loro annuncio, hanno accolto il Vangelo, non li ha purificati e santificati colui che pianta e irriga, ma colui che fa crescere.

Eppure noi non diciamo che Giuda non ha battezzato quand'era ancora tra i discepoli, e quando accadeva ciò che sta scritto: Non era lui che battezzava, ma i suoi discepoli. ( Gv 4,2 )

Orbene, se non aveva ancora tradito Cristo egli che aveva la borsa e vi sottraeva l'intero deposito ( Gv 12,6 ) e che, in quanto custode del denaro non poteva essere innocente, fu comunque dispensatore della grazia, senza danneggiare quanti la ricevevano?

O, se voi non ammettete che egli abbia battezzato, ammettete certamente che ha evangelizzato.

E se per voi questo è una cosa minima e di poco conto, vedete come giudicate lo stesso apostolo Paolo, che disse: Il Signore non mi ha mandato a battezzare, ma ad evangelizzare. ( 1 Cor 1,17 )

Aggiungete che incomincerebbe ad essere più importante Apollo che, battezzando, ha irrigato, di Paolo che, evangelizzando, ha piantato, benché proprio per questo egli rivendichi per sé il compito di padre verso i Corinzi, e non conceda questo appellativo ai pedagoghi, che essi avrebbero avuto dopo di lui.

Egli dice, infatti: Aveste pure migliaia di pedagoghi in Cristo, non avreste molti padri; sono io infatti, che vi ho generati in Cristo mediante il Vangelo. ( 1 Cor 4,15 )

Dice loro: Vi ho generati; rivolto a quelli stessi ai quali altrove ha detto: Ringrazio Dio per non aver battezzato nessuno di voi, tranne Crispo e Gaio e la famiglia di Stefania. ( 1 Cor 1,14.16 )

Li aveva generati non da se stesso, ma per mezzo del Vangelo.

Ora, chi lo facesse malvolentieri e senza ricevere la ricompensa, cioè cercando i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo, dispenserebbe egualmente una ricchezza divina; e se a dispensarla fosse un uomo cattivo, non la renderebbe né cattiva e né inutile per chi la riceve bene.

56.68 - A maggior ragione i ministri buoni

Ora, se è giusto dire questo del Vangelo, quanto più bisogna dirlo del battesimo, che è così strettamente legato con il Vangelo, che senza di esso non si può giungere al regno dei cieli!

Ma se si accosta il Vangelo al sacramento si ha la giustizia.

Infatti colui che ha detto: Se uno non è rinato dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno dei cieli, ( Gv 3,5 ) ha anche detto: Se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli. ( Mt 5,20 )

La forma del sacramento si dà mediante il battesimo, la forma della giustizia mediante il Vangelo; l'una senza l'altra non conduce al regno dei cieli.

Nondimeno, mentre possono battezzare perfettamente anche i meno dotti, evangelizzare perfettamente è un'opera molto più difficile e rara.

Ecco perché il Dottore dei Gentili, che è di gran lunga il più grande di tutti, venne inviato ad evangelizzare, non a battezzare, perché questo compito potevano esercitarlo molti, quello, invece, pochi; e tra questi egli era il più eminente.

Ciò non ostante, mentre in alcuni suoi passi leggiamo: Il mio vangelo, ( 2 Tm 2,8 ) viceversa, la frase: Il mio battesimo, non l'ha mai usata, nemmeno per dire che esso era di colui che lo amministrava.

In effetti, solo il battesimo dato da Giovanni, è stato chiamato: battesimo di Giovanni. ( At 19,3 )

Questo infatti è il dono più grande che questo personaggio ha ricevuto per il suo incarico: che il segno precursore del battesimo, prendesse il nome dal suo dispensatore.

Quanto al battesimo che amministravano i discepoli di Cristo, invece, non fu chiamato col nome di nessuno di loro, perché si capisse che era di colui del quale è stato detto: Cristo amò la Chiesa e consegnò se stesso per lei, per santificarla, purificandola con il lavacro dell'acqua nella parola. ( Ef 5,25-26 )

Se dunque il Vangelo, che è certamente di Cristo, e che però il ministro può dire suo in virtù del suo ufficio di dispensatore, lo si può ricevere senza danno anche da un cattivo dispensatore, facendo quello che costui dice e non quello che fa, quanto più può ricevere il battesimo di Cristo, che nessun Apostolo ha amministrato ed ha osato dire suo, e senza subire il contagio di un ministro cattivo, chiunque in buona fede si accosta a Cristo?

57.69 - Di alcuni veri traditori

Ora, se dopo aver riportato le testimonianze della Scrittura, citate da Petiliano, io non ho tralasciato di dimostrare che esse non erano contro di noi; mentre egli di quelle che ho citato io, in parte non le ha neppure toccate, e in parte, di quelle che ha voluto esaminare, ha mostrato di non saper fare altro che distorcerne il senso, non occorrono lunghe esortazioni e ammonizioni per farvi vedere ciò che dovete accettare e ciò che dovete evitare.

È forse stato solo nelle testimonianze delle sacre Scritture, che egli si è rivelato così, e magari nei documenti umani che narrano i fatti dello scisma ha mostrato di valere qualcosa?

Proprio no: anche negli altri, quantunque sia superfluo prenderli in esame dopo le testimonianze delle sante Scritture, che cosa ha citato?

Che cosa ha provato? Benché si sia scagliato con veemenza contro i traditori, e abbia proclamato contro di essi molte testimonianze delle sante Scritture, non ha detto una sola parola per dimostrare che i traditori siamo noi.

Io invece gli ho ricordato che Silvano di Cirta, di cui egli, dopo alcuni altri, è stato successore, benché fosse ancora suddiacono, è stato citato come traditore dagli Atti municipali.14

Contro questo fatto egli non ha ardito aprire il becco.

E di certo voi vedete che stretto rapporto lo obbligava a rispondere: si trattava di dimostrare che un suo predecessore, che non solo era suo collega, ma anche, per così dire, concattedratico, era innocente dal crimine della consegna; soprattutto perché voi, tutta la vostra causa la fondate su questo fatto; tanto da chiamare traditori, quelli che immaginate o credete che siano stati, tramite la comunione, i successori dei traditori.

Ora Petiliano, che per esigenze della vostra stessa causa si sentirebbe in obbligo di difendere con tutti i mezzi uno del vostro partito, sia pure il vescovo di Rusicadde o di Calama o di qualunque altra città, se io lo chiamassi traditore perché gli Atti municipali lo hanno dimostrato, sul suo predecessore è stato zitto.

Per quale motivo, se non perché egli, in questo caso non ha trovato tanta nebbia da diffondere, per ingannare almeno le persone più ritardate di mente e più immerse nel sonno?

Del resto, che altro avrebbe potuto dire, se non che le accuse a Silvano erano false?

Ma leggiamo gli Atti: verifichiamo il tempo in cui il fatto è accaduto e in cui è stato riferito al giudice consolare Zenofilo.

Di fronte agli Atti come potrebbe resistere Petiliano, accerchiato com'è da ogni parte, dalla causa della Cattolica, che è sacrosanta di fronte alla vostra, che è pessima?

Per questo io desidero riportare il brano della mia lettera, al quale egli ha voluto far credere di aver risposto con questa lettera che sto confutando.

Lo cito proprio per farvi vedere come sia imbattibile questo brano, contro il quale egli non ha saputo trovare argomento più sicuro del silenzio.

58.70 - Petiliano non ha risposto assolutamente ad una domanda di Agostino

Poiché Petiliano aveva citato contro di noi quel testo del Vangelo in cui il Signore dice: Verranno a voi sotto vesti di pelle, dentro, invece, sono lupi rapaci; li riconoscerete dai loro frutti, ( Mt 7,15-16 ) io gli ho risposto e detto: Dunque esaminiamo i frutti, io subito ho continuato, e ho aggiunto : Voi ci rinfacciate la consegna dei Libri; la stessa che, con molta più credibilità, noi rinfacciamo a voi.

Tanto per non andare lontano.

Proprio a Costantina, i vostri antenati, all'inizio del loro scisma, consacrarono vescovo Silvano.

Costui, quand'era ancora suddiacono, si dichiarò in pubblico di essere un traditore, stando agli Atti municipali.

Ora, se voi portate delle prove contro i nostri antenati, la parità di condizione esige che le crediamo o entrambe vere o entrambe false.

Se sono entrambe vere, senza dubbio voi siete colpevoli di scisma: voi che avete finto di fuggire, nella comunione del mondo, i delitti che avevate nella piccola frazione del vostro scisma.

Se invece sono entrambe false, senza dubbio voi siete colpevoli di scisma: voi che, per delle false accuse di traditori, vi siete macchiati del mostruoso crimine della separazione.

Che se poi noi vi portiamo dei dati e voi non ne portate nessuno; oppure, se noi diciamo il vero e voi il falso, è indiscutibile che le vostre bocche debbano essere ermeticamente chiuse.

E che? Se la santa e vera Chiesa di Cristo vi convincesse e superasse, quand'anche noi non avessimo prove della consegna dei Libri, neppure quelle false, e voi, invece, ne aveste alcune e vere, che altro vi resterebbe, se non di amare la pace, se volete o, se non volete, di stare almeno zitti?

In effetti, qualunque prova ora portaste, con tutta semplicità e verità vi direi: avreste dovuto portarla allora a tutta Chiesa e all'unità cattolica, già diffuse e stabilite in tante nazioni; così che ora voi sareste dentro, mentre quelli che voi avreste confutati, sarebbero stati messi fuori.

Che se avete cercato di farlo, certamente non ci siete riusciti, per cui, vinti e adirati, vi siete separati dagli innocenti, che non potevano condannare delitti dubbi e commettere il mostruoso sacrilegio dello scisma.

Se invece non avete neppure provato a farlo, è stata una cecità davvero odiosa ed empia separarvi dal frumento di Cristo, che cresce fino alla fine in tutto il campo, cioè in tutto il mondo, solo perché siete rimasti colpiti dalla presenza, nell'Africa, di poca zizzania.

A questo brano, che io ho citato dalla mia prima lettera, Petiliano non ha dato nessuna risposta.

E certamente voi vedete che tutta la causa in discussione è racchiusa in queste poche parole.

Che poteva tentare di dire se, qualunque cosa avesse detto, sarebbe stato sconfitto?

58.71 - Una nuova confutazione di Petiliano

Quando a proposito dei traditori, noi portiamo prove contro i vostri e voi contro i nostri - seppure voi ne portiate qualcuna, ciò che fin ad oggi non lo sappiamo affatto: in tal caso Petiliano non avrebbe omesso di inserirla nei suoi scritti, visto con quanta diligenza si è preoccupato di citare e inserire i passaggi degli Atti che toccano la causa -, quando dunque, come dicevo, sia noi che voi portiamo tali prove, certamente esse sono o tutt'e due vere o tutt'e due false; o vere le nostre e false le vostre, o vere le vostre e false le nostre.

Altre possibilità non le vedo.

59.72 - Conclusioni

Ma in tutte e quattro le ipotesi, la verità sta dalla parte della comunione cattolica.

Infatti, se entrambe sono vere, non dovevate mai lasciare la comunione del mondo, a causa dei peccatori come quelli che stavano anche tra di voi.

Se entrambe sono false, visto che non c'era nessun crimine di consegna, si sarebbe dovuto evitare il gravissimo crimine dello scisma.

Se le nostre sono vere e le vostre false, da tempo non avete niente da dire.

Se le vostre sono vere e le nostre false, abbiamo potuto sbagliare, insieme al mondo, sulla iniquità degli uomini, ma non sulla verità della fede.

La discendenza di Abramo diffusa in tutte le nazioni, infatti, non doveva assolutamente badare a ciò che voi dicevate di conoscere, ma a ciò che dimostravate ai giudici.

Da chi potremo conoscere i fatti di coloro che i vostri antenati hanno accusato, quand'anche fossero vere le colpe rinfacciate, se i giudici della causa o la Chiesa ovunque diffusa, che non doveva attenersi se non alle sentenze dei giudici, avessero giudicato quelle accuse, non vere, ma false?

Dio non assolve i crimini degli uomini, a tal punto che altri uomini non possano conoscerli; e tuttavia io credo che non sia giusto ritenere colpevole colui che, sapendo che un uomo non è stato ancora convinto di peccato, lo crede innocente.

Perché allora dovrebbe essere colpevole il mondo, se non ha potuto conoscere la verità del delitto degli Africani?

E non ha potuto perché nessuno gliene ha parlato; o gliene ha parlato, ma esso ha preferito credere al giudizio dei giudici, che alle lagnanze dei vinti?

Ora Petiliano va lodato perché, accortosi di non potere assolutamente confutare il mio brano, lo ha passato sotto silenzio.

Ma non va assolutamente lodato per il fatto che, di fronte a tutti gli altri argomenti egualmente inconfutabili, ha cercato di coprirli con la nebbia delle parole, e ha creduto di poterli oscurare.

Va lodato anche perché mi ha fatto causa, pur avendo perso la sua causa.

Anche sul mio conto, non ha detto niente che non fosse assolutamente falso o non colpevole o non pertinente.

A questo punto voi, che io ho costituiti giudici tra me e lui, siete in grado di discernere tra il vero il falso, tra il molle e il solido, tra il turbato e il calmo, tra il malato e il sano, tra le profezie divine e le supposizioni umane, tra le dimostrazioni e le incriminazioni, tra le prove e le invenzioni, tra la trattazione di una causa e l'abbandono di una causa?

Se lo siete, benissimo; ma se non lo siete, noi non ci pentiamo di esserci presa cura di voi, poiché, anche se non volgete il vostro cuore verso la pace, la nostra pace ritorna a noi. ( Mt 10,13 )

Indice

8 Sopra 1,4,5
9 Sopra 1,5,6
10 Sopra 1,6,7;
Sopra 7,8
11 Sopra 1,8,9
12 Sopra 1, 8,9
13 Sopra 1,3,4-4,5
14 Sopra 1,21,23