Discorsi sui Santi

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Discorso tenuto il 21 agosto nel natale del martire Quadrato

1 - Tre categorie di viandanti
2 - L'andatura sia commisurata all'esempio dell'Apostolo. Non abbiamo di nostro altro che il peccato
3 - Quale la perfezione di chi è in cammino. Quadrato: nome che è segno della realtà futura. Nella Chiesa è prima la gloria dei martiri
4 - Le parole dell'Apostolo hanno funzione di specchio. La giustizia è pur degna d'essere amata come lo è stata l'impurità
5 - Quadrato, com'è giusto, amò di più la giustizia. Chi ama il piacere teme; non ha timore chi ama la bellezza invisibile
6 - Comporta diletto l'agire con onestà. Chi teme d'essere offeso non riesce a tollerare il persecutore
7 - Alla perfidia dei pagani opporre la libera professione di fede

1 - Tre categorie di viandanti

Il Signore Dio nostro ci ha donato di potervi incontrare e di mostrarci a voi: a lui rendiamo grazie insieme.

E se il vederci nella carne mortale è motivo che fa aprire la nostra bocca al sorriso e la nostra lingua alla letizia, ( Sal 126,2 ) che sarà la nostra gioia quando ci vedremo là dove non avremo nulla da temere gli uni per gli altri?

Dice l'Apostolo: Lieti nella speranza. ( Rm 12,12 )

Quindi, la nostra gioia, quella che ora godiamo, è nella speranza, non ancora nella realtà.

Egli dice: Ma ciò che si spera, se si vede, non si spera più.

Che può sperare chi già vede?

Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. ( Rm 8,24-25 )

Ma se per dei compagni di viaggio è motivo di reciproca gioia fare insieme il cammino, quale gioia non avranno nella patria?

Lungo questo cammino i martiri lottarono e avanzarono sempre nella lotta, nel procedere non si arrestarono.

Infatti, quanti amano, tirano avanti: noi ci affrettiamo verso Dio non a passi, ma con gli affetti.

Perciò, la via che noi percorriamo vuole avere dei viandanti.

Essa detesta tre categorie di uomini: di chi si ferma, di chi torna indietro, di chi devia.

Dall'aiuto del Signore il nostro andare sia protetto e difeso contro queste tre categorie negative.

Ora, in realtà, facendo insieme il cammino, uno va più a rilento, un altro si affretta; tuttavia vanno avanti entrambi.

Di conseguenza, quanti si fermano vanno spinti a muoversi, quanti tornano indietro vanno richiamati, quanti sbandano vanno ricondotti sul giusto itinerario, i pigri si devono incoraggiare, i solleciti imitare.

Chi non progredisce si è fermato; è tornato indietro chi forse rinunzia ad una decisione migliore per prendere una direzione sfavorevole da cui si era allontanato: chi ha abbandonato la fede, si è sviato.

Troviamoci con quelli che vanno adagio, ma la misura ci venga dai più solleciti, comunque sempre con quanti progrediscono.

2 - L'andatura sia commisurata all'esempio dell'Apostolo. Non abbiamo di nostro altro che il peccato

Chi è che non va avanti?

Chi avrà la persuasione di essere sapiente; chi avrà detto: "Sono soddisfatto di quello che sono", chi non avrà prestato attenzione a colui che ha affermato: Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro al solo scopo di arrivare al premio che Dio chiama a ricevere lassù in Cristo Gesù. ( Fil 3,13-14 )

Si definì uno che corre, uno che vuole arrivare: non si fermò, non guardò indietro: non sia mai detto che abbia deviato colui che si faceva maestro proprio di quella via che percorreva e che indicava.

Perché ne imitassimo l'urgente premura, disse: Siate miei imitatori come io lo sono di Cristo. ( 1 Cor 4,16 )

Perciò, fratelli carissimi, riteniamo che insieme a voi noi facciamo la strada.

Se andiamo avanti con lentezza, precedeteci: non ne proviamo gelosia, cerchiamo quelli che possiamo seguire.

Ma se da parte vostra ritenete che noi ci mettiamo in cammino con prontezza, affrettatevi con noi.

Unica è la meta verso la quale tutti ci affrettiamo e procediamo chi più adagio e chi più rapidamente.

È quanto affermò lo stesso Apostolo: Ma dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro al solo scopo di arrivare al premio che Dio chiama a ricevere lassù in Cristo Gesù.

Le parole sono a ciò ordinate: Ma corro ad un solo scopo.

E, per poter dire questo, come si è espresso prima?

Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto. ( Fil 3,13 )

Ecco uno che non si ferma, che non ritiene di esservi giunto: ecco chi non vuole andare vagando, chi non vuole arrestarsi nel cammino, ecco chi sarà felice in patria.

Io, disse. Chi io? colui che disse: ho faticato più di tutti loro. ( 1 Cor 15,10 )

Pur tuttavia, là dove affermò: ho faticato più di tutti loro, non disse: Io non ritengo ancora di esservi giunto.

Qui, dove il contesto è di umiltà, non di vanagloria, sta bene io.

Io - disse - per quel che mi riguarda, non ritengo ancora di esservi giunto.

Ciò quanto a se stesso.

Ma quando afferma: Ho faticato più di tutti loro, fa seguire: Non io però, ma la grazia di Dio in me. ( 1 Cor 15,10 )

Non vi è forse giunto per la grazia di Dio?

Ivi, giustamente io: infatti, non riuscire a giungere è proprio della nostra debolezza; giungere è proprio dell'aiuto della grazia divina, non della debolezza umana.

Chi è dunque che ci possa mostrare, che ci possa insegnare, chi è capace di renderci convinti di come sia vero - e nondimeno ciò è indubbiamente vero - che, di nostro, non abbiamo altro che il peccato?

Può averne coscienza la pietà, se ne accusi la debolezza, brami di esserne liberata la carità.

Non che io abbia già conquistato il premio - egli dice - o che io sia già arrivato alla perfezione. ( Fil 3,12 )

E allora soggiunse: Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto.

Ed esortando a correre e a tendere il cuore verso ciò che sta davanti, disse: Questo dev'essere il pensiero di quanti, dunque, siamo perfetti0. ( Fil 3,15 )

Sopra aveva detto: Non che io abbia già conquistato il premio o che io sia già arrivato alla perfezione; ma dice poi: Questo dev'essere il pensiero di quanti, dunque, siamo perfetti.

Di te stesso, così insigne Apostolo, avevi detto di essere imperfetto, ora già trovi che sono in molti ad essere perfetti e dici: Questo deve essere il pensiero di quanti, dunque, siamo perfetti.

C'è, quindi, perfezione e perfezione.

3 - Quale la perfezione di chi è in cammino. Quadrato: nome che è segno della realtà futura. Nella Chiesa è prima la gloria dei martiri

Esiste un perfetto viandante che non è ancora perfettamente arrivato.

Un perfetto viandante imbocca la via con esattezza, procede rettamente, si mantiene nella giusta direzione; ma è pur sempre uno in cammino, non tocca ancora la meta.

In realtà, infatti, se va avanti, e avanza lungo la via, percorre un luogo ed è intento a raggiungerne un altro.

Perciò, l'Apostolo non era ancora pervenuto alla meta che voleva raggiungere.

Ed esorta i perfetti a capire di non essere tali, a rendersi consapevoli della loro incompleta realizzazione.

La perfezione di chi è in cammino consiste nella consapevolezza di non trovarsi ancora là dove vuole pervenire: sa bene infatti quanta strada ha percorso e quanta gliene resta da fare.

Quanti siamo perfetti, vediamo dunque di renderci conto di non essere degli arrivati per non restarcene dei perfetti mancati.

Che diremo, fratelli, che Quadrato non è un autentico martire?

Che c'è di più perfetto del quadrato?

I lati sono uguali, da ogni verso la forma è quella; su qualunque lato si poggi, c'è stabilità, non caduta.

Nome eccellente, che esprime una figura e si fa segno di una realtà avvenire.

Già in precedenza aveva nome Quadrato, pur senza ricevere ancora la corona: non era ancora comparso in mezzo alla prova che lo avrebbe 'quadrato'; e, nondimeno, chiamato per nome, veniva presagito predestinato anteriormente alla creazione del mondo; inoltre, al fine di essere così denominato, è sostenuto a resistere a tanto, perché si potesse verificare.

Tuttavia andava avanti, ed era pur sempre in cammino; anzi, per tutto il tempo che viveva nel corpo, era tutto preso da timore e per evitare di fermarsi e per non tornarsene indietro, come pure per non uscire dalla via.

Ora veramente ha terminato la corsa, ha fatto tutto il cammino, si è fermato al sicuro.

Dall'artefice è stato incorporato nell'arca del Signore; venne ordinato che questa, in figura, venisse costruita con travi squadrate. ( Es 27,1; Gen 6,14 sec. LXX )

Al presente, non teme più alcuna prova: dette ascolto a colui che chiamava, e che lo ascoltò quando implorava aiuto, seguì il Salvatore, porta l'abitatore.

Disprezzò il mondo seducente, lo vinse minaccioso, lo sfuggì al colmo dell'ira.

Fratelli, è grande la gloria dei martiri, è la prima nella Chiesa; le altre glorie, quali che siano, vengono dopo.

In realtà, non è stato detto senza ragione ad alcuni: Non avete ancora lottato fino al sangue contro il peccato. ( Eb 12,4 )

Quando ce la fa a soffrire, a resistere al mondo che infierisce chi non è capace di disprezzarlo quando è seducente?

4 - Le parole dell'Apostolo hanno funzione di specchio. La giustizia è pur degna d'essere amata come lo è stata l'impurità

E il medesimo Apostolo afferma: Parlo con esempi umani a causa della debolezza della vostra carne: come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità per il peccato, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione. ( Rm 6,19 )

È assai importante l'esortazione che ne risulta.

Ciascuno trovi a che commisurarsi in queste parole dell'Apostolo: si esamini senza illusioni; valuti se stesso e si dica il vero.

Perché aspetta di sentirlo da me? Se lo dica da solo.

Io ho voluto presentare uno specchio, dove ciascuno possa mirarsi.

Non sono io la lucentezza dello specchio che, a chi guarda, possa renderne il volto.

Parlo ora infatti dei nostri lineamenti interiori: posso essere in rapporto con essi attraverso l'udito, non posso vederli.

Presento in verità uno specchio: ciascuno vi si guardi e rifletta.

Ricevete le parole dell'Apostolo che ho ricordato proprio quale specchio.

Parlo con esempi umani a causa della debolezza della vostra carne: come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità per il peccato, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione.

Che sta a dire così? Come in quel caso così anche in questo.

Quando mettevi le tue membra, armi di iniquità, a servizio del peccato per l'impurità, ti recava piacere?

lo domando, tu rifletti, rispondi. Ti recava piacere?

Ascolto chi sta rispondendo anche se tace: non ti saresti comportato così se non ti avesse recato piacere.

Quindi, come hai messo le tue membra a servizio dell'impurità per il peccato - e tali cose hai fatto con tuo diletto - ugualmente, compiaciti una buona volta della giustizia.

Dio ti dice che tu non debba farlo per timore: o che infatti agivi in quel modo per timore? Così, egli dice, così.

Come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità per il peccato, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la santificazione.

Alla giustizia sei sospinto dal timore: all'impurità ti affrettavi per amore.

Io vi domando: che di più bello della giustizia?

Essa è pur degna di essere amata così come viene amata l'impurità.

Quando correvi all'impurità, ti si proibiva, però andavi: recavi dispiacere a tuo padre, ma correvi: eri disposto ad essere diseredato, ma non ad essere privato dalla perfidia di essa.

Che dirai? La giustizia reclama da te ciò che da te si è avuto l'impurità.

Avete ascoltato il Vangelo: Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma una spada. ( Mt 10,34 )

Il Signore ha detto che avrebbe separato i figli dai genitori. ( Mt 10,35 )

Perciò fa' attenzione a quella spada.

Forse vuoi servire Dio e tuo padre te lo proibisce?

Quando amavi l'impurità, correvi nonostante l'opposizione paterna: ora è la giustizia a trattenere te, suo amante: anche in questo hai trovato contrario il padre.

Mostra la tua libertà, tu che un tempo hai mostrato la tua passionalità.

Allora eri disposto ad essere diseredato, ma non ad essere privato della perfidia di quella immondezza: sii pronto ad essere diseredato, ma non a respingere la bellezza della giustizia.

È un grave impegno, ma giusto.

Chi è che osi dire che dev'essere amata più l'impurità che la giustizia?

Frattanto la giustizia ti fa una differenziazione graduale.

Certamente - dice - sono dissomigliante: passa senza dubbio una distanza immensa fra le tenebre di quell'impurità e la mia luce, fra quella deformità e la mia bellezza, fra quel lustro e la mia dignità; evidentemente ci passa moltissimo.

Per il momento stabilisco una gradualità.

Voglio così: infatti, più sono obbligata, indubbiamente, più sono debitrice; quanto più mi trovo a distanza, altrettanto cresce il mio obbligo.

Ma parlo con esempi umani, differisco un parlare divino.

Perché rimando a più tardi un parlare divino?

Parlo con esempi umani a causa della debolezza della vostra carne.

Perciò così, perché sono ancora indulgente verso la debolezza.

Quindi, come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità per il peccato, così ora siete certamente più obbligati, però almeno, andate avanti in modo da colmare la distanza.

Ma passate anche da qui.

Per ora, parlo con esempi umani: ma, come in quel caso, così anche in questo.

5 - Quadrato, com'è giusto, amò di più la giustizia. Chi ama il piacere teme; non ha timore chi ama la bellezza invisibile

Quadrato volle amare allo stesso modo?

Niente affatto così, ma di più e di più come merita.

Tenete infatti presenti quelle impudicizie e considerate quali maggiori esigenze abbia nei vostri riguardi la pietà e la carità e la bellezza della giustizia e la dolcezza della santificazione: badate a quel che esiga in più da voi.

Chi ha trasporto per l'impudicizia non vuole che siano conosciute le sue malefatte: teme di esserne punito, teme per esse il carcere, teme il giudice, teme l'esecutore della condanna.

Brama l'onestà della moglie altrui, inganna il marito: ricerca le tenebre, ha terrore di qualche testimone, ha paura del giudice; teme di essere scoperto perché teme di essere punito.

Quanto esige per sé la bellezza della giustizia, che per il momento l'Apostolo differì col dire: Parlo con esempi umani, a causa della debolezza della vostra carne, ascoltalo anzi dal Signore: Quello che vi dico nelle tenebre, cioè in occulto, ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti. ( Mt 10,27 )

O che l'adultero predica sul tetto il suo scandalo?

Ma per quale ragione egli non solo evita di predicare sul tetto, ma si appresta a celarsi sotto un tetto?

Perché si comporta così?

Perché fino a tanto giunse l'amore per l'impudicizia: teme infatti di essere scoperto, teme di essere punito.

Invece gli amanti di quella bellezza invisibile, gli amanti di quella nobiltà dove risiede il più bello tra i figli dell'uomo ( Sal 45,3 ) quanti dunque amano quella bellezza, perché non temono di predicare sui tetti quello che ascoltano all'orecchio?

Ricerca la causa del timore di quel tale: non voler essere conosciuto e punito.

Ricerca perché costui non abbia da temere: proprio il Signore ha portato a termine la ricerca proseguendo.

Avendo detto infatti: Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.

E non abbiate paura - proseguì - di quelli che uccidono il corpo. ( Mt 10,27-28 )

Per poter dire nella luce quello che ascoltate nelle tenebre e predicare sui tetti quello che ascoltate all'orecchio, non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

L'adultero deve temere quelli che uccidono il corpo: quando infatti quell'adultero avrà perduto il corpo, perde il laboratorio dei piaceri.

È proprio chi vive secondo la sua carne che deve temere di perdere il corpo; infatti tutto quanto brama si realizza tramite il corpo: perciò in lui non ha sazietà la concupiscenza: si accende di passione fin quando non raggiunge l'immondissimo piacere carnale.

Ma tu, uomo di Dio, se possiedi gli occhi del cuore, che ti permettono di vedere la bellezza della carità, di vedere la bellezza della pietà, se possiedi gli occhi del cuore, considera in che modo tu possa godere della tua amata: infatti, per godere di lei, non cerchi il tramite delle membra del corpo.

Deve temere che il corpo sia estinto chi ama il sordido piacere, ma hanno pace sulla terra gli uomini di buona volontà. ( Lc 2,14 )

6 - Comporta diletto l'agire con onestà. Chi teme d'essere offeso non riesce a tollerare il persecutore

Quanto sei lontano da un amore di questo genere, o cristiano!

Voglia il cielo che tu raggiunga quell'esempio umano, e che trovi diletto nell'agire onesto, come prima godevi nel compiere il male: infatti, se operi bene con piacere, se ti allieta la fede in Cristo, se nella misura che ti è propria vuoi godere con pienezza e gaudio della sua sapienza, se ti compiaci di ascoltare il precetto e lo pratichi, ha avuto inizio in te l'imitazione di quell'esempio umano a causa della tua debolezza.

Hai già cominciato a possedere il bene concesso; però, Quadrato, non lo hai ancora rappresentato.

Ma, come ho detto, se sei giunto a tanto, fatti avanti: c'è ancora del cammino da fare, non fermarti.

C'è dell'altro ancora che devi fare: non temere e non tener celate per timore le tue opere buone.

I criticoni, i censori, che ti dicono? "Tu il grande apostolo! Sei penzoloni dal cielo: da dove vieni?".

E tu hai paura di ammettere: "Dalla Chiesa", perché non ti si dica: "Non ti vergogni tu, con tanto di barba, di recarti dove vanno le vedove e le vecchierelle?".

Per non sentirli, hai ritegno a dire: "Sono stato in Chiesa".

Come sopporteresti un persecutore tu che tremi di paura davanti ad uno che ti offende?

E siamo indubbiamente in tempo di pace.

Quelli hanno dovuto arrossire: si vergognano così tanti di quelli che si sono posti in cammino e non arrossiscono quei ben pochi che sono rimasti.

E questi andarono avanti: verso dove?

Ma quelli sono rimasti: dove?

Gli uni si sono diretti verso la luce della pace; gli altri sono rimasti nelle tenebre della confusione.

Non vi vergognate di arrossire di ciò di cui ci si deve gloriare?

Quelli non arrossiscono di quel che fa vergogna, mentre voi arrossite di quel che è degno di vanto?

E quanto avete ascoltato: Avvicinatevi a lui e sarete illuminati e i vostri volti non arrossiranno, ( Sal 34,6 ) dov'è?

7 - Alla perfidia dei pagani opporre la libera professione di fede

Ho detto queste cose, fratelli miei, poiché io so - e ne soffro moltissimo - che si temono le lingue dei pochi pagani, i quali non si mostrano crudeli, ma si limitano all'insulto, e che gli animi di coloro che vogliono credere restano impediti quando non li attrae forza di convinzione nelle esortazioni dei cristiani.

E che più? o che dirò io?

Ti accorgi che un non so quale pagano viene molestato perché non si faccia cristiano, e tu, cristiano, taci: ti sembra già molto che risparmi te, cioè che non offenda te.

Quando riesce a distorglierlo, tu dici nel tuo intimo: "Grazie a Dio! Non mi ha detto nulla".

Tu fuggi non con il corpo ma con la volontà.

Resti lì e fuggi: hai timore che la lingua maldicente si rivolga contro di te e non sostieni colui che devi guadagnare a Cristo.

Non ti muovi in aiuto, taci: come ho detto, non fuggi con il corpo, ma con la volontà, sei un mercenario: vedi accostarsi il lupo e fuggi. ( Gv 10,12 )

E che posso dire di più? Tutti ora abbiamo ascoltato.

Sia il Signore a infondere timore: colui che deve essere amato, egli deve essere temuto.

Egli disse: Chi mi rinnegherà davanti agli uomini. ( Mt 10,33 )

Tenete presente il tempo in cui si esprimeva così: quando il mondo era senza fede, anzi, era ostile: Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli; ma chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli. ( Mt 10,32-33 )

Vuoi essere rinnegato da Cristo, o vuoi essere riconosciuto da Cristo?

Ti sarà lontano il provocatore quando avrai trovato Cristo a rinnegarti.

Quel che promette si verificherà: chi ha portato a compimento tanti eventi, si scoprirà che non mantiene la parola solo riguardo al giorno del giudizio? Lungi da noi.

Quelli si tengano la loro perfidia, anzi, se ne allontanino; da parte vostra, però, fate che vi trovino degni di essere imitati quanto alla professione di fede, non di essere superati quanto al tacere.

Costoro, infatti, se avranno capito che i cristiani sono più forti difensori dei deboli per l'affermazione della fede, per la libertà nel confessarla, per la prudenza nell'insegnare, per la carità nell'istruire, taceranno, credetelo: non hanno infatti da dire.

La voce è vana, cembalo risuonante; ( 1 Cor 13,1 ) quel che non è più nei loro templi, è rimasto nella loro bocca.

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