Discorsi sui tempi Liturgici

Indice

Ascensione del Signore

1 - Anche noi siamo già in cielo con Cristo
2 - Formiamo un solo corpo con Cristo
3 - Cristo è asceso con il suo vero corpo
4 - Il digiuno di Cristo e la sua permanenza tra i discepoli dopo la risurrezione

1 - Anche noi siamo già in cielo con Cristo

Oggi il Signore nostro Gesù Cristo è asceso al cielo: salga con lui anche il nostro cuore.

Ascoltiamo le parole dell'Apostolo: Se siete risuscitati con Cristo, cercate le cose del cielo, dov'è Cristo, assiso alla destra di Dio: aspirate alle cose di lassù e non a quelle della terra. ( Col 3,1-2 )

Come infatti egli è asceso al cielo ma non si è allontanato da noi, così anche noi siamo già lassù con lui, benché ancora non si sia realizzato nel nostro corpo quanto ci è stato promesso.

Egli è stato già esaltato sopra i cieli; tuttavia sulla terra soffre ogni pena a cui noi, sue membra, siamo soggetti.

Di ciò ha dato la prova quando gridò dall'alto: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 ) ebbi fame e mi avete dato da mangiare. ( Mt 25,35 )

Perché anche noi, qui in terra, non ci adoperiamo a far sì che, per mezzo della fede, della speranza e della carità che ci uniscono a lui, già riposiamo con lui nei cieli?

Cristo, pur essendo nei cieli, è anche con noi; e noi, pur stando qui in terra, siamo anche con lui.

Egli lo può fare per la divinità, la potenza e l'amore che ha; noi, anche se non possiamo farlo per la divinità come lui, tuttavia lo possiamo con l'amore, però in lui.

Egli non abbandonò il cielo quando ne discese per venire a noi né si è allontanato da noi quando salì di nuovo al cielo.

Che egli fosse in cielo mentre era anche qui sulla terra lo afferma lui stesso: Nessuno - disse - è asceso al cielo se non chi è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo che è in cielo. ( Gv 3,13 )

Non disse: Il Figlio dell'uomo che sarà in cielo, ma: Il Figlio dell'uomo che è in cielo.

2 - Formiamo un solo corpo con Cristo

Che Cristo rimanga con noi anche quando è in cielo, ce lo ha promesso prima di salirvi, dicendo: Ecco, io sono con voi sino alla fine dei secoli. ( Mt 28,20 )

I nostri nomi sono lassù, perché egli ha detto: Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti in cielo; ( Lc 10,20 ) anche se ancora con i nostri corpi e le nostre fatiche pestiamo la terra e siamo pestati dalla terra.

Ci radunerà di qui integralmente colui che possiede le primizie del nostro spirito. ( Rm 8,23 )

Ma quando, dopo la risurrezione del nostro corpo, avremo cominciato a vivere nella gloria di Cristo, il nostro corpo non dimorerà più in mezzo a queste realtà mortali né su queste si riverserà il nostro affetto.

Non dobbiamo pensare che per noi sia preclusa la perfetta dimora celeste degli angeli, per il fatto che Cristo ha detto: Nessuno è asceso al cielo se non chi è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo che è in cielo. ( Gv 3,13 )

Dicendo così sembra che solo a se stesso attribuisca questa possibilità, e che nessuno di noi la possa avere.

Ma ha parlato così a motivo dell'unità [ che c'è tra noi e lui ], perché egli è nostro capo e noi sue membra.

Certo, nessuno se non lui [ ascenderà in cielo ], perché anche noi siamo lui, nel senso che egli è Figlio dell'uomo per noi e noi siamo figli di Dio per lui.

Così dice infatti l'Apostolo: Come il corpo è uno solo ed ha molte membra, ma tutte le sue membra, pur essendo molte, non sono che un corpo solo, così anche Cristo. ( 1 Cor 12,12 )

Non ha detto: Così Cristo, ma: così anche Cristo.

Cristo dunque è formato da varie membra, pur essendo un corpo solo.

Discese dunque dal cielo per misericordia e vi ascese lui solo; noi siamo ascesi in lui per grazia.

Per questo soltanto Cristo è disceso e soltanto Cristo è asceso; non nel senso che la dignità del capo si diluisca nel corpo, ma che l'unità del corpo non viene separata dal capo.

Non dice: " alle discendenze [ di Abramo ] ", come se si trattasse di molte, ma come di una sola: " e alla tua discendenza " che è Cristo. ( Gal 3,16 )

Chiama Cristo discendenza di Abramo; e tuttavia lo stesso Apostolo disse: Voi siete discendenza di Abramo. ( Gal 3,29 )

Se dunque [ si parla ] non delle discendenze [ di Abramo ] come se si trattasse di molte, ma come di una sola; se questa discendenza di Abramo è Cristo; se anche noi siamo discendenza di Abramo: quando Cristo ascende in cielo, noi non veniamo separati da lui.

Colui che è disceso dal cielo non ci rifiuta il cielo, ma in un certo qual senso grida: Siate mie membra se volete salire in cielo.

Nel frattempo dunque rafforziamoci in questa fede, bramiamo questo con ogni desiderio.

Pensiamo, ora qui in terra, che siamo già contati in cielo.

Allora deporremo la carne mortale, ora deponiamo la vecchiezza del cuore.

Facilmente il corpo sarà elevato nell'alto dei cieli se il peso dei peccati non opprime lo spirito.

3 - Cristo è asceso con il suo vero corpo

Alcuni sono turbati da una questione mossa da eretici che falsano la verità: in che modo il Signore sarebbe disceso senza corpo, se è asceso con il corpo?

Ciò contrasterebbe con le parole da lui stesso pronunciate: Nessuno è asceso al cielo se non colui che è disceso dal cielo. ( Gv 3,13 )

Un corpo - dicono essi - che non è disceso dal cielo come poté ascendere al cielo?

Come se Cristo avesse detto: Niente è asceso al cielo se non ciò che è disceso dal cielo.

Invece ha detto: Nessuno è asceso se non colui che è disceso.

Ha riferito l'ascendere e il discendere alla persona, non al modo di essere della persona.

È disceso senza il rivestimento del corpo, è asceso con il rivestimento del corpo.

Nessuno tuttavia è asceso se non colui che è disceso.

Infatti Cristo ci ha unito a lui come sue membra in maniera tale però che anche se noi siamo congiunti a lui egli rimane sempre identico a se stesso; quanto più dunque il corpo che egli ha assunto dalla Vergine può essere in lui senza costituire un'altra persona?

Se uno, dopo esserne disceso, è salito su un monte o su un muro o in qualunque luogo più elevato, dice forse che non vi è salito da solo per il fatto che quando scendeva era svestito mentre nel salire è vestito?

O perché, mentre è disceso disarmato, vi sale armato?

Come perciò in questo caso si può dire: Nessuno è asceso se non colui che è disceso, benché sia asceso con qualcosa di diverso rispetto a quando era disceso; così nessuno è asceso in cielo se non Cristo, perché nessuno è disceso dal cielo se non Cristo: benché sia disceso senza un corpo e sia asceso con un corpo.

Anche noi saliremo in cielo, non per capacità nostra ma perché saremo uniti a lui.

Due sono in una carne sola; è un grande mistero, questo, in Cristo e nella Chiesa. ( Ef 5,31-32 )

Per questo anch'egli ha detto: Non saranno più due ma una carne sola. ( Mt 19,6 )

4 - Il digiuno di Cristo e la sua permanenza tra i discepoli dopo la risurrezione

Cristo digiunò allorché venne tentato, e si era nel tempo che precedette la sua morte, quando ancora aveva bisogno di cibarsi; invece mangiò e bevve, ormai nella gloria della risurrezione, quando non aveva bisogno di cibarsi.

Nel primo caso manifestava in se stesso la nostra situazione di debolezza, nel secondo invece ci manifestava il suo stato di gloria: in ambedue i casi stabilendo un tempo di quaranta giorni.

Digiunò quaranta giorni quando veniva tentato nel deserto, come è scritto nel Vangelo, prima che il suo corpo venisse messo a morte; ( Mt 14,1-2 ) e di nuovo per quaranta giorni rimase con i discepoli, come racconta Pietro negli Atti degli Apostoli, entrando e uscendo, mangiando e bevendo, dopo la risurrezione del suo corpo. ( At 10,40-41 )

Questo numero quaranta sembra che simboleggi la vita in questo mondo di coloro che sono chiamati alla grazia, per mezzo di colui che non è venuto per abolire la legge ma per portarla a compimento. ( Mt 5,17 )

Infatti i comandamenti della legge sono dieci.

La grazia di Cristo si è diffusa in tutto il mondo e il mondo è diviso in quattro parti, e dieci moltiplicato quattro fa quaranta.

Difatti coloro che sono stati redenti dal Signore li ha radunati da ogni terra, dall'Oriente e dall'Occidente, dal Nord e d'oltre il mare. ( Sal 107,2-3 )

Digiunando quindi quaranta giorni prima che il suo corpo venisse messo a morte voleva dire: Astenetevi dai desideri di questo mondo.

Mangiando e bevendo per quaranta giorni dopo la risurrezione del corpo voleva dire: Ecco, io sono con voi sino alla fine dei secoli. ( Mt 28,20 )

Il digiuno infatti fa parte della fatica della lotta poiché chi è impegnato nella battaglia si astiene da tutto. ( 1 Cor 9,25 )

Il cibo invece si prende nella speranza della pace, che non sarà perfetta se non quando il nostro corpo, di cui attendiamo la redenzione, ( Rm 8,23 ) avrà indossato l'immortalità. ( 1 Cor 15,54 )

Ci gloriamo di essa pur non avendola ancora ottenuta, però nella speranza già la godiamo.

L'Apostolo ci fa capire che dobbiamo fare ambedue le cose con le parole: gioiosi nella speranza, pazienti nella tribolazione. ( Rm 12,12 )

La speranza è simboleggiata dal cibo, la tribolazione dal digiuno.

Infatti mentre siamo incamminati sulla via del Signore dobbiamo insieme digiunare dalle vanità della vita presente e rifocillarci con la promessa di quella futura: non soffermando qui il nostro cuore ma alimentandolo con le cose di lassù.

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