La Genesi alla lettera - Incompiuto |
Quando si tratta di spiegare i difficili problemi che presentano le realtà della natura, che noi crediamo fatte da Dio, creatore onnipotente, si deve procedere non per via di affermazioni ma per via d'indagini, soprattutto in quelli presentati dalla Bibbia che è garantita dall'autorità di Dio; riguardo ad essa difficilmente evita il peccato di sacrilegio chi afferma temerariamente un'opinione incerta e dubbia; l'incertezza propria del ricercatore non deve comunque oltrepassare i limiti della fede cattolica.
Ora, poiché molti eretici sono soliti esporre le Sacre Scritture interpretandole alla stregua delle proprie opinioni contrarie alla fede insegnata dalla dottrina cattolica, prima d'interpretare questo libro è necessario esporre brevemente la fede cattolica.
Eccola: Dio, Padre onnipotente, ha creato e ordinato tutte le creature per opera del proprio Figlio unigenito, cioè mediante la propria Sapienza e Potenza, della stessa sostanza sua ed eterna come lui, nell'unità dello Spirito Santo anch'esso della sua stessa sostanza ed eterno come lui.
Con il termine di "Trinità" si denota l'unico Dio, e la fede cattolica ci obbliga a credere ch'è stato lui a fare e creare ogni cosa ch'esiste, in quanto esiste.
Per conseguenza tutte le creature, sia quelle dotate d'intelligenza che quelle materiali, oppure - come si potrebbe dire più brevemente seguendo l'espressione delle Sacre Scritture - sia quelle invisibili che quelle visibili, sono state create da Dio a partire non dalla natura di Dio ma dal nulla; nelle creature inoltre non c'è nulla di comune con la Trinità, se non il fatto che a crearle è stata la Trinità, mentre esse sono state create.
Per questo motivo non è lecito dire o credere che l'universo creato sia della stessa sostanza di Dio o eterno come lui.
D'altra parte tutte le cose fatte da Dio sono molto buone; non esistono, al contrario, nature cattive, ma tutto ciò che noi chiamiamo "male" o è peccato o castigo del peccato.
Il peccato poi non è altro che il libero consenso della volontà al male quando propendiamo verso ciò che è vietato dalla giustizia e da cui abbiamo la possibilità di astenerci.
In altre parole: il peccato non sta nelle cose stesse ma nel loro uso illegittimo.
L'uso delle cose poi è legittimo quando l'anima resta fedele alla legge di Dio e rimane soggetta all'unico Dio con amore perfetto, e governa tutte le altre cose a lei soggette senza cupidigia o sensualità, cioè secondo la legge di Dio.
In tal modo l'anima riuscirà a governale senza difficoltà e senza timore affannoso, ma con somma facilità e felicità.
È, al contrario, castigo del peccato quando l'anima si tormenta a causa delle creature che non le sono sottomesse dacché essa non rimane soggetta a Dio; le creature invece ubbidivano a lei quando essa ubbidiva a Dio.
Il fuoco quindi non è un male poiché è una creatura di Dio, ma tuttavia la nostra debole natura viene bruciata da esso per causa del peccato.
Si chiamano poi peccati naturali quelli che inevitabilmente commettiamo prima d'essere aiutati dalla misericordia di Dio, dopo essere caduti in questa vita per il peccato del libero arbitrio.
L'uomo però viene rinnovato da nostro Signore Gesù Cristo quando l'ineffabile e immutabile Sapienza di Dio in persona s'è degnata di assumere la natura umana completa e intera e nascere dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, esser crocifisso, sepolto, risorgere e salire al cielo, avvenimenti già compiuti, e venire a giudicare i vivi e i morti alla fine del mondo e alla risurrezione dei morti nella loro carne, cosa che deve ancora avvenire come ci è insegnato.
È stato concesso lo Spirito Santo a quanti credono in lui.
Da lui è stata istituita la Chiesa, nostra madre, che si chiama cattolica per il fatto che nella sua totalità è perfetta e non cade in alcun errore, ed è diffusa su tutta la terra.
A coloro che si pentono sono rimessi i peccati anteriori, viene promessa la vita eterna e il regno dei cieli.
In conformità a questa fede si devono esaminare i problemi che si possono porre in questione e si possono discutere riguardo a questo libro che comincia con le parole: Nel principio Dio fece il cielo e la terra. ( Gen 1,1 )
Da alcuni commentatori delle Scritture vengono insegnati quattro modi con cui spiegare la Legge, i cui vocaboli possono essere enunciati in greco, ma in latino possono essere solo dichiarati e spiegati e cioè: secondo la storia, secondo l'allegoria, secondo l'analogia, secondo l'etiologia.
Si ha la storia quando sono ricordati fatti, umani o divini, già avvenuti; l'allegoria quando le parole sono intese in senso figurato; l'analogia quando si mostra la concordanza dell'Antico col Nuovo Testamento; l'etiologia quando si espongono le cause delle espressioni o dei fatti.
Per quanto dunque riguarda le parole della Scrittura: Nel principio Dio fece il cielo e la terra, ci si può chiedere se si debbono intendere solo nel senso propriamente storico-letterale oppure se hanno un senso figurato e in qual modo si accordano col Vangelo, e per qual motivo questo libro comincia così.
Secondo il senso letterale, ci si chiede inoltre che cosa vuol dire nel principio, cioè o nel principio del tempo o nella stessa Sapienza di Dio, poiché lo stesso Figlio di Dio chiamò se stesso il "Principio" quando gli fu chiesto: Chi sei tu? e rispose: Il Principio che vi parla. ( Gv 8,25 )
C'è infatti un Principio senza principio e c'è un Principio con un altro Principio.
Il Principio senza principio è solo il Padre e perciò crediamo che tutte le cose derivano da un solo Principio.
Il Figlio invece è il Principio, sì, ma derivante dal Padre.
Anche la stessa prima creatura intellettuale può chiamarsi principio rispetto alle creature fatte da Dio, rispetto alle quali essa è il capo.
Poiché, sebbene si chiami giustamente principio il capo, tuttavia in una nota gradazione l'Apostolo non chiama la donna capo d'alcuno, in quanto dice che capo della donna è l'uomo, capo dell'uomo è Cristo e capo di Cristo è Dio, ( 1 Cor 11,3 ) cosicché la creatura è unita al Creatore.
Forse la Scrittura dice: Nel principio perché da principio fu fatto il cielo e la terra?
Oppure non poté essere creato da principio il cielo e la terra tra le creature, se gli angeli e tutte le Potestà intellettuali furono fatte al principio?
Poiché necessariamente dobbiamo credere che gli angeli sono creature di Dio e furono fatti da lui.
Il Profeta infatti enumera anche gli angeli nel Salmo 148 allorché dice: Egli ordinò e furono fatti, comandò e furono creati. ( Sal 148,5 )
Se nel principio furono fatti gli angeli, ci si può chiedere se siano stati fatti nel tempo o prima d'ogni tempo o all'inizio del tempo.
Se furono fatti nel tempo, vuol dire che vi fu già un tempo prima che gli angeli fossero fatti; e poiché anche lo stesso tempo è una cosa creata, ne deriva che è necessario ritenere che qualcosa fu fatta prima degli angeli.
Se invece affermiamo che furono fatti all'inizio del tempo e, per conseguenza, il tempo cominciò con essi, deve dirsi ch'è falso quanto sostengono alcuni, che cioè il tempo cominciò ad esistere col cielo e con la terra.
Se invece gli angeli furono fatti prima del tempo, bisogna indagare in qual senso la Scrittura, nei versetti seguenti, dica: Dio inoltre ordinò: Vi siano luminari nel firmamento del cielo per far luce sulla terra, e distinguano la notte dal giorno e siano segnali per le stagioni, per i giorni e per gli anni. ( Gen 1,14 )
Secondo questo passo potrebbe infatti sembrare che la serie dei tempi cominciò quando il cielo e i luminari del cielo cominciarono a percorrere le loro orbite prestabilite.
Se ciò è vero, in qual modo poterono esistere i giorni prima ch'esistesse il tempo, se il tempo ebbe origine dal moto dei luminari che la Scrittura afferma essere stati fatti il quarto giorno?
Forse che questa ordinata disposizione dei giorni, conforme all'abitudine di parlare propria dell'umana debolezza, fu stabilita in base alla norma della narrazione biblica d'insegnare cioè in modo semplice verità sublimi anche ai semplici: norme per cui anche lo stesso modo d'esprimersi del narratore non può far altro se non usare alcune parole al principio, alcune nel mezzo e altre alla fine del discorso?
Oppure la Scrittura dice forse che i luminari furono creati nel corso dei tempi che si misurano col movimento dei corpi in ragione della loro durata?
Questi tempi infatti non esisterebbero, se non ci fosse il moto dei corpi, mentre così essi sono ben noti agli uomini.
Se ammettiamo questa ipotesi dobbiamo porci il quesito se, oltre al moto dei corpi, ci possa essere il tempo nel moto delle creature incorporee, com'è l'anima e lo stesso spirito che si muove in rapporto ai propri pensieri e, a causa di questo moto, ha in sé prima un'idea e poi un'altra, e questo fatto non si può comprendere senza che ci sia un intervallo di tempo.
Se ammettiamo ciò, può anche intendersi che il tempo esistesse prima del cielo e della terra nell'ipotesi che gli angeli furono fatti prima del cielo e della terra.
In realtà c'erano già delle creature che, mediante moti incorporei, facevano trascorrere il tempo, e giustamente si pensa che insieme con quelle creature c'era anche il tempo, come nel caso dell'anima che è abituata ai moti corporei a causa dei sensi corporei.
Potrebbe darsi però che ciò non si avveri quando si tratta delle creature più alte e sovreminenti.
Ma comunque stia la cosa ( la cosa è assai misteriosa e impenetrabile alle congetture umane ) si deve certamente ammettere per fede - anche se supera la capacità della nostra intelligenza - che ogni creatura ha un inizio e che il tempo stesso è una creatura e perciò ha un inizio e non è coeterno al Creatore.
Si potrebbe anche credere che la Scrittura parli di "cielo e terra" come di tutto il mondo creato, in modo che chiama "cielo" non solo questo nostro firmamento visibile ed etereo, ma anche quelle creature invisibili delle sovreminenti Potestà e, al contrario, chiama "terra" tutta la parte inferiore del mondo con gli animali dai quali è abitata.
Oppure sono chiamate col nome di "cielo" le creature sublimi e invisibili, con quello di "terra", al contrario, ogni essere visibile, sicché le parole della Scrittura: Nel principio Dio creò il cielo e la terra, ( Gen 1,1 ) potrebbero intendersi di tutto il mondo creato?
E ciò forse per il fatto che non illogicamente ogni essere visibile, a paragone delle creature invisibili, si chiama "terra", in modo che le prime si chiamano col nome di "cielo".
Anche l'anima, infatti, ch'è invisibile, quando si gonfia per amore delle realtà visibili e s'insuperbisce per il fatto di possederle, è chiamata "terra", come dice la Scrittura: Perché t'insuperbisci, o terra e cenere? ( Sir 10,9 )
Possiamo però chiederci se la Scrittura chiama "cielo e terra" tutte le cose già distinte e disposte nel loro ordine oppure se, col termine di "cielo e terra", chiama la stessa materia dell'universo dapprima informe, che per ineffabile comando di Dio è stata distinta e sistemata nelle nature formate e magnifiche da noi ora ammirate.
Sebbene infatti noi leggiamo nella Scrittura: Tu che hai fatto il mondo traendolo dalla materia informe, ( Sap 11,18 ) non possiamo tuttavia dire che la stessa materia - di qualunque specie essa sia - non fosse fatta da Colui dal quale dichiariamo e professiamo per fede derivare ogni cosa; di conseguenza si chiama mondo anche la stessa ordinata disposizione di ciascuna delle cose formate e distinte quale ch'essa sia, mentre, al contrario, si chiama "cielo e terra" la stessa materia come se fosse il germe primordiale del cielo e della terra; "cielo e terra" ch'era come qualcosa di confuso e mescolato, adatto a ricevere le forme da Dio creatore.
Facciamo qui punto all'indagine sulla frase: Nel principio Dio creò il cielo e la terra, ( Gen 1,1 ) poiché non era conveniente affermare nulla di queste cose senza una ragione.
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