La Genesi alla lettera - Incompiuto |
Dio inoltre ordinò: Le acque producano rettili di anime viventi e alati, che volino sulla terra nel firmamento del cielo. E così fu. ( Gen 1,20 )
Gli animali che nuotano sono chiamati rettili perché non camminano con i piedi.
O sono forse chiamati così perché ve ne sono altri che sulla terra strisciano sott'acqua?
Ci sono infatti nelle acque altri animali forniti di penne, come i pesci che sono coperti di squame, o come altri pesci che ne sono privi ma tuttavia si sorreggono con le penne.
Può essere messo in dubbio se questi devono essere annoverati tra gli uccelli in questo passo.
Ma perché l'agiografo assegna alle acque e non all'aria proprio gli uccelli?
È una questione non indifferente, poiché non possiamo intendere che in questo passo si tratti solo degli uccelli ai quali sono familiari le acque, come gli smerghi, le anitre e tutti gli altri animali di tal genere.
Se infatti avesse parlato solo di questi, in un altro passo non avrebbe tralasciato di parlare degli altri uccelli, dei quali alcuni sono tanto lontani dalle acque che non bevono neppure.
Salvo che qui la Scrittura chiami " acqua " l'aria dell'atmosfera vicina alla terra poiché, per via della rugiada che si forma nelle notti serene, quest'aria dimostra anche di essere umida, poiché si condensa anche in nubi.
Ora una nube è acqua, come costatano tutti coloro ai quali è capitato di camminare sui monti in mezzo alle nubi oppure nei campi tra le nebbie.
Si dice infatti che gli uccelli nella nostra atmosfera, non possono volare nell'atmosfera più alta e più pura, che da tutti è chiamata "aria", per il fatto che non sostiene il loro peso a causa della sua leggerezza.
Si asserisce inoltre che in quell'aria non possono condensarsi le nubi né scatenarsi tempeste di alcun genere, poiché non c'è assolutamente il vento fino al punto che si narra che sulla vetta monte Olimpo, che si dice elevarsi sopra la zona di quest'aria umida, si è soliti tracciare delle lettere nella polvere e l'anno seguente le si trovavano integre e intatte da coloro che regolarmente ogni anno salivano sul monte summenzionato.
Per questo motivo si può non illogicamente pensare che nelle Sacre Scritture viene chiamato "firmamento" del cielo lo spazio che si estende fino a questa zona più alta, per cui si crede che anche l'atmosfera superiore assolutamente tranquilla e serena rientra nel "firmamento".
Con questo termine di "firmamento" può infatti essere simboleggiata la stessa tranquillità e una gran parte della realtà.
Per conseguenza io penso che in più di un passo dei Salmi si afferma anche: La tua verità giunge fino alle nubi, ( Sal 36,6; Sal 56,11 ) poiché non c'è nulla di più stabile e sereno della verità.
Le nubi inoltre si condensano al di sotto di questa zona dell'atmosfera assolutamente serena.
Anche se questo lo si intende in senso figurato, è stato tuttavia preso da realtà aventi una certa somiglianza con queste cose; in tal modo sembra che la creatura materiale più inalterabile e più pura che si estende dalla sommità del cielo fino alle nubi, cioè fino all'atmosfera caliginosa, turbolenta e umida, raffigura giustamente la verità.
Sono dunque assegnati - a buon diritto - alle acque gli uccelli che volano sulla terra sotto il firmamento del cielo, poiché non impropriamente questa atmosfera è chiamata acqua.
Da ciò si può anche capire che la Scrittura non dice nulla dell'atmosfera, in che modo cioè e quando fosse creata, in quanto l'atmosfera inferiore è compresa sotto la denominazione di "acqua", quella superiore invece sotto il termine di "firmamento", e in tal modo non è stato tralasciato alcun elemento.
Forse però uno potrebbe fare questa obiezione: "Se con l'espressione: l'acqua si raccolga, ( Gen 1,9 ) intendiamo che l'acqua fu fatta a partire dalla confusione della materia e questo riunirsi insieme delle acque fu chiamato da Dio "mare", in qual modo possiamo dire che questa atmosfera fu fatta allora, dal momento che non viene chiamata "mare", anche se può essere chiamata "acqua"?
Ecco perché a me pare che mediante l'espressione: appaia l'asciutto venga indicata la forma specifica non solo della terra ma anche della nostra atmosfera più densa, poiché per mezzo di essa viene illuminata la terra affinché possa essere vista chiaramente da noi.
Con l'unico verbo: appaia, ci vengono fatte conoscere tutte le operazioni senza le quali la terra non potrebbe manifestarsi ai nostri sensi e cioè: la sua formazione, l'azione con cui fu liberata dalle acque, su di essa fu distesa l'atmosfera, attraverso la quale dalla parte superiore del mondo su di essa si trasmette la luce.
O piuttosto si deve pensare che mediante l'espressione della Scrittura: l'acqua si raccolga, si vuol mettere in evidenza la forma di questa atmosfera poiché sembra che l'aria che respiriamo, condensandosi, produca l'acqua?
La Scrittura ha forse chiamato così il raccogliersi dell'acqua in una massa perché si formasse il mare, sicché ciò che non è ammassato, ossia ciò che non è condensato viene portato in alto, sia " acqua " capace di sostenere gli uccelli che volano e le siano appropriati entrambi i nomi, cioè tanto quello di "acqua", più leggera, quanto quello di "aria", più densa.
Ma per qual motivo non è detto quando fu fatta quest'aria?
È forse vero quanto sostengono alcuni, che cioè l'aria che noi respiriamo, a causa dell'evaporazione del mare e della terra, è resa tanto più densa dell'aria più elevata e più pura, da essere adatta a sostenere il volo degli uccelli e d'altra parte tanto più leggera delle acque, con cui si lava il corpo, che quella, a paragone di essa, la percepiamo come secca e aerea?
E siccome la Scrittura aveva già parlato della terra e del mare, che bisogno c'era che parlasse delle loro esalazioni, ossia delle acque in cui volano gli uccelli, dal momento che uno ha capito che quell'aria assolutamente pura e serena è assegnata al firmamento?
D'altra parte la Scrittura, parlando delle sorgenti e dei fiumi, non dice neppure come sono stati creati.
Ora, coloro che indagano e discutono questi fenomeni, affermano che, per via del movimento superficiale dell'aria, dal mare si solleva invisibilmente il vapore d'acqua dolce evidentemente per via di queste esalazioni che noi non possiamo osservare in alcun modo: queste esalazioni si condensano in nubi, e in tal modo la terra bagnata dalle piogge emette a goccia a goccia l'acqua in caverne assai occulte e ve la trasuda nella misura in cui, dopo essersi raccolta e penetrata per diversi meati, scaturisce in sorgenti sia piccole sia capaci di formare dei fiumi.
Gli scienziati sostengono che di questo fenomeno è prova il fatto che l'evaporazione dell'acqua marina fatta bollire e raccolta in una serpentina presenta, a chi l'assaggia, acqua dolce.
A tutti inoltre appare evidente che le sorgenti diminuiscono di portata poiché risentono l'effetto della scarsezza delle piogge.
Ciò è attestato anche dalla Storia sacra: nel tempo della siccità Elia pregò per chiedere la pioggia; mentre pregava ordinò ad Eliseo di guardare verso il mare; vedendo salire di lì una nuvoletta piccola piccola, al re che stava in ansia fece annunciare ch'era imminente la pioggia, dalla quale fu bagnato mentre ancora fuggiva.
Anche Davide dice: O Signore, che chiami l'acqua del mare e la riversi sulla faccia della terra. ( Am 5,8; Am 9,6 )
Per questo motivo, essendo stato nominato il mare, sarebbe stato superfluo parlare delle altre acque, sia di quelle che apportano la rugiada e con la loro leggerezza procurano l'aria agli uccelli che volano, sia di quelle delle sorgenti e dei fiumi, se le prime sono prodotte dalle evaporazioni, e le seconde hanno origine dalle piogge che, dopo essere state assorbite dalla terra, tornano al punto di prima.
Le acque producano rettili di anime viventi. ( Gen 1,20 )
Perché mai è stato aggiunto viventi? Potrebbero esistere anime se non viventi?
O forse si è voluto mettere in risalto questa vita più evidente che hanno gli animali dotati di sensi, dato che le piante ne sono prive?
E producano alati che volino sulla terra al di sotto del firmamento del cielo. ( Gen 1,20 )
Se gli alati non volano nell'atmosfera purissima ove non si formano le nubi, è evidente ch'essa non fa parte di quel firmamento, poiché si dice che gli alati volano sulla terra sotto il firmamento del cielo. E così avvenne. ( Gen 1,9 )
È conservata la medesima disposizione narrativa.
Ecco perché si trova quest'aggiunta come per tutte le altre opere di Dio, a eccezione di quella della luce che fu creata per prima.
E Dio creò i grandi cetacei e ogni specie di anima di rettili che furono prodotti secondo la propria specie dalle acque e ogni specie di volatili alati secondo la propria specie. ( Gen 1,21 )
Dovremo certamente ricordarci che l'espressione "secondo la propria specie" è usata dalla Scrittura a proposito delle creature che si riproducono mediante la propagazione seminale, come già è stato detto delle erbe e degli alberi.
E ogni specie di volatili alati. Perché qui c'è l'aggettivo alato? Può esserci forse un volatile privo di ali?
Ma se può esserci un tale volatile, forse che Dio non fece una tale specie, dal momento che non si riesce ad immaginare come sia stato fatto?
Può forse volare un animale se è privo assolutamente di ali?
Poiché i pipistrelli, le locuste o cavallette, le mosche e ogni altro animale di tal genere ch'è privo di penne, non è privo di ali.
Alati dunque è stato aggiunto perché intendessimo che non si parla dei soli uccelli, poiché i pesci sono alati e volano sulla terra sotto le acque; ecco perché non si dice: " uccelli ", ma: e volatili alati, cioè volatili in generale.
E Dio vide che sono cose buone. ( Gen 1,21 ) Anche a proposito di questa formula, dev'essere intesa nel senso spiegato per tutte le altre formule simili a questa.
E Dio li benedisse dicendo: Crescete e moltiplicatevi e riempite le acque del mare, e i volatili si moltiplichino sulla terra. ( Gen 1,22 )
Volle che la benedizione fosse efficace per la fecondità che appare nella successione della prole, affinché mediante la benedizione le cose create deboli e soggette alla morte, conservino la propria specie attraverso nuove nascite.
Ma poiché anche le piante conservano, mediante nuove nascite, la somiglianza con quelle che muoiono, per qual motivo Dio non le benedisse?
Forse perché sono prive della conoscenza sensibile ch'è simile alla ragione?
Non è forse senza motivo che Dio usi la seconda persona per esprimere la benedizione, rivolgendo - per così dire - la parola a questi esseri viventi, come se lo ascoltassero: Crescete e moltiplicatevi e riempite le acque del mare, e tuttavia non si arriva sino alla fine della benedizione con la medesima seconda persona, poiché la frase prosegue così: E i volatili si moltiplichino sulla terra.
Non si dice: "Moltiplicatevi sulla terra".
Salvo che mediante questa stessa espressione si voglia far capire che la sensibilità degli animali non è tanto affine alla ragione da essere in grado d'intendere perfettamente le parole che Dio rivolgeva loro, come invece possono intenderle gli animali dotati d'intelligenza e capaci di servirsi della ragione.
E così avvenne. ( Gen 1,23 )
A questo punto chi è tardo d'ingegno deve ormai svegliarsi totalmente per capire quale specie di giorni sono quelli di cui si tratta.
Dio ha dato agli esseri viventi determinati ritmi di sviluppo dei loro semi, ritmi che conservano una meravigliosa invariabilità in forza d'una determinata disposizione, in modo che un determinato numero di giorni conforme alla propria specie di ciascuno, portino nel ventre le creature concepite e covino le uova deposte - la legge che regola questa natura è mantenuta dalla sapienza di Dio, che si estende da un confine all'altro e regola ogni cosa con dolcezza -; ( Sap 8,1 ) come mai quindi in un sol giorno poterono non solo concepire ma anche diventare gravidi, riscaldare e alimentare i nati, riempire le acque del mare e moltiplicarsi sulla terra?
Così infatti la Scrittura soggiunge: E così avvenne, ( Gen 1,23 ) prima che arrivasse la sera.
Ma senza dubbio, quando dice: Fu fatta la sera, l'agiografo menziona la materia informe; quando dice: Fu fatto il mattino, indica la forma impressa alla materia dalla stessa azione creatrice, poiché così conclude il giorno dopo l'azione del Creatore.
Iddio tuttavia non disse: Sia fatta la sera, oppure: Sia fatto il mattino, poiché l'espressione della Scrittura è una menzione assai concisa delle cose fatte con la materia e la forma specifica, simbolizzate rispettivamente con i termini " sera " e " mattino ".
Quelle cose la Scrittura aveva comunque già detto essere state fatte da Dio, pur non avendo detto però che la deficienza - cioè la tendenza [ delle cose ] ad avviarsi dalla forma specifica verso la materia e il nulla, se con ragione pensiamo che ciò fosse indicato con il termine " notte " - fu fatta da Dio, ma solo disposta nel suo ordine, allorché più sopra aveva detto: Dio separò la luce dalle tenebre venendo in tal modo simboleggiata la materia informe che, sebbene fatta dal nulla, non è inesistente ma possiede la capacità di assumere varie forme specifiche.
Con il termine "tenebre" può intendersi anche il nulla assoluto, non creato da Dio ma a partire dal quale Dio fece tutte quante le cose che si degnò di fare per la sua ineffabile bontà, essendo onnipotente e perciò dal nulla creò tante cose.
E fu sera e fu mattina: il quinto giorno. ( Gen 1,23 )
A questo punto, dopo aver detto: E così avvenne, l'agiografo non aggiunse, come al solito, l'esecuzione delle opere come se venissero fatte una seconda volta, poiché era stato detto già prima.
Inoltre con la benedizione riguardante la generazione della prole non veniva creata alcuna natura ma venivano conservati, attraverso i successivi discendenti, gli esseri già creati.
Ecco perché non dice neppure: E Dio vide che è una cosa buona, poiché a Dio era già piaciuta la natura stessa che doveva solo essere mantenuta con il parto di altri figli.
In questo passo pertanto non è ripetuta se non la frase: E così avvenne, e immediatamente si parla della " sera " e della " mattina ", termini con cui - l'abbiamo già detto - l'opera compiuta viene indicata riguardo alla materia informe e alla forma specifica impressale, salvo che agli studiosi venga in mente un'idea migliore e più elevata.
E Dio disse: La terra produca anime vive, secondo la propria specie, di quadrupedi, serpenti, bestie della terra secondo la propria specie e di bestiame minuto secondo la propria specie. E così avvenne. ( Gen 1,24 )
Perché mai dopo la parola anime viene aggiunto vive, e che cosa vuol dire: secondo la propria specie, e la solita conclusione espressa con le parole: E così avvenne, sono questioni da esaminare e intendersi come è stato spiegato più sopra.
Sebbene in latino con il termine "bestie" s'indichi in genere ogni animale privo di ragione, tuttavia nel nostro passo devono distinguersi le specie in modo che per quadrupedi s'intendano le bestie da soma, per serpenti tutti i rettili, per bestie e fiere tutti i quadrupedi che non aiutano l'uomo nel lavoro, ma danno qualche provento a coloro che li pascolano.
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