La Trinità

Indice

Libro IX

1.1 - Natura della ricerca sulla Trinità

La nostra ricerca concerne, certo, non una trinità qualsiasi, ma la Trinità che è Dio, il vero, supremo ed unico Dio.

Pazienta dunque, tu che mi ascolti, chiunque tu sia, perché stiamo ancora cercando e nessuno ha il diritto di biasimare chi si dedica alla ricerca di tali cose, sempre che ricerchi, basandosi su una fede incrollabile, ciò che è così difficile da conoscere e da esprimere.

Chiunque invece vede meglio o insegna meglio ha ragione di riprendere immediatamente le affermazioni di chi non cerca.

Cercate il Signore, è detto, e vivrà la vostra anima. ( Sal 69,33 )

E per evitare che qualcuno si rallegri alla leggera di aver in qualche modo appreso la verità, è detto: Cercate sempre la sua faccia. ( Sal 105,4; 1 Cr 16,11 )

E l'Apostolo dice: Se qualcuno crede di sapere qualcosa, non sa ancora in che modo bisogna sapere.

Chiunque ama Dio, questi è conosciuto da lui. ( 1 Cor 8,2-3 )

Non dice: "Conosce Dio", che è pericolosa presunzione, ma invece: è conosciuto da lui.

Così, avendo detto in un altro passo: Ora che conoscete Dio, si corregge subito e dice: anzi, che siete stati conosciuti da Dio. ( Gal 4,9 )

Ma ecco il passo più significativo: Fratelli, non credo di averla ancora raggiunta, ma una sola cosa faccio: dimentico quello che è indietro e, proteso, con una tensione di tutto me stesso, verso ciò che è davanti, corro verso la meta, per il premio di quella suprema chiamata di Dio in Gesù Cristo.

Quanti dunque siamo perfetti, cerchiamo di avere questi sentimenti. ( Fil 3,13-15 )

La perfezione in questa vita, secondo l'Apostolo, non è altra cosa che dimenticare ciò che è indietro e protendersi, per una tensione di tutto se stessi, verso ciò che sta davanti.1

Questa tensione nella ricerca è la via più sicura fino a quando non si abbia attinto ciò verso cui tendiamo e che ci estende al di là di noi stessi.

Ma è retta solo la tensione che procede dalla fede.

È la certezza della fede che, in qualche maniera, è inizio della conoscenza, ma la certezza della conoscenza non sarà compiuta che dopo questa vita, quando vedremo a faccia a faccia. ( 1 Cor 13,12 )

Abbiamo dunque questa intima convinzione e conosceremo che è più sicuro il sentimento che ci spinge a cercare la verità di quello che ci fa presumere di conoscere ciò che non conosciamo.

Cerchiamo dunque con l'animo di chi sta per trovare e troviamo con l'animo di chi sta per cercare.

Infatti: Quando l'uomo penserà di aver finito, allora incomincerà. ( Sir 18,6 )

Circa le verità da credere, nessun dubbio proveniente dalla mancanza di fede, circa le verità da comprendere, nessuna affermazione temeraria; in quelle dobbiamo attenerci all'autorità, in queste si ha da indagare la verità.

Per quanto concerne dunque la nostra questione, crediamo che il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo sono un solo Dio, Creatore e Reggitore di tutta la creazione;2 che il Padre non è il Figlio, che lo Spirito Santo non è il Padre, né il Figlio, ma che sono una Trinità di persone in mutue relazioni in un'unica ed uguale essenza.3

Cerchiamo di comprendere questo, implorando aiuto da Colui stesso che vogliamo comprendere, e cerchiamo di spiegare, per quanto ci è concesso, ciò che comprendiamo, con così grande diligenza e pia sollecitudine che, supponendo anche che noi affermiamo una cosa per un'altra, in ogni caso non diciamo nulla che non sia degno di Dio.

Che se, per esempio, diciamo del Padre qualcosa che non gli conviene in proprio, convenga almeno al Figlio, o allo Spirito Santo, o alla Trinità.

Se diciamo del Figlio qualcosa che non gli conviene in proprio, almeno convenga al Padre, o allo Spirito Santo o alla Trinità.

Così se attribuiamo allo Spirito Santo qualcosa che non indichi una proprietà dello Spirito Santo, non sia almeno estranea al Padre o al Figlio, o al Dio unico, la Trinità stessa.

Per esempio, desideriamo ora vedere se lo Spirito Santo è in senso proprio quella incomparabile carità; se non lo è, lo è il Padre, o il Figlio, o la stessa Trinità; perché non possiamo contraddire all'assoluta certezza della fede né all'autorità inconcussa della Scrittura che afferma: Dio è carità. ( 1 Gv 4,8 )

Tuttavia non dobbiamo mai lasciarci traviare dal sacrilego errore che ci faccia affermare della Trinità qualcosa che non convenga al Creatore, ma invece alla creatura, ( Rm 1,25 ) o che sia frutto di vane finzioni dell'immaginazione.

2.2 - Lo spirito e l'amore con cui si ama

Stando così le cose,4 fissiamo la nostra attenzione su queste tre realtà che ci sembra di aver scoperto.

Non parliamo ancora della suprema Trinità, non parliamo ancora di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, bensì di questa immagine inadeguata, ma pur sempre immagine, cioè dell'uomo; forse questa immagine è qualcosa di più familiare e di più accessibile per il debole sguardo del nostro spirito.

Pensate a me, a me che cerco questo.

Quando amo qualcosa, ci sono tre cose: io, ciò che amo e l'amore stesso.

Infatti non amo l'amore, se non lo amo amante, perché non c'è amore, dove nulla è amato.

Ecco dunque tre cose: colui che ama, ciò che è amato, e l'amore.

Ma che dire se non amo che me stesso?

Non ci saranno solo due cose, ciò che amo e l'amore?

Quando si ama se stessi, colui che ama e ciò che è amato sono la stessa cosa; come amare ed essere amato sono allo stesso modo la medesima cosa, quando qualcuno ama se stesso.

Si esprime due volte la medesima cosa, quando si dice: ama se stesso ed è amato da sé.

Allora amare non è cosa diversa che essere amato, proprio come colui che ama non è diverso da colui che è amato.

Ma resta tuttavia che l'amore e ciò che è amato anche allora sono due cose.

Infatti quando qualcuno ama se stesso, non c'è amore, se anche l'amore stesso non è amato.

Ora amare se stesso ed amare il proprio amore sono due cose diverse.

L'amore infatti non si ama, se esso già non ama qualcosa, perché dove non si ama nulla non c'è amore.

Quando dunque qualcuno si ama vi sono due cose: l'amore e ciò che è amato, perché allora chi ama e ciò che è amato sono una sola cosa.

Sembra dunque illogico concludere che ovunque ci sia amore ci siano per ciò stesso tre cose.

Prescindiamo, in questa considerazione, dai molti altri elementi costitutivi dell'uomo,5 e al fine di porre nella più grande chiarezza possibile l'oggetto della nostra presente ricerca, trattiamo del solo spirito.

Lo spirito dunque, quando ama se stesso, manifesta due cose: lo spirito e l'amore.

Ma che cosa è amarsi, se non voler essere disponibile a sé per fruire di sé?

E, quando vuole essere nella stessa misura in cui è, la volontà è allora adeguata allo spirito e l'amore adeguato a colui che ama.

E se l'amore è una sostanza, non è certamente corpo, ma spirito ( spiritus ); nemmeno l'anima intellettiva ( mens ) è corpo, ma è spirito ( spiritus ).

Tuttavia l'amore e l'anima intellettiva non sono due spiriti, ma uno spirito solo; né due essenze, ma una sola, e tuttavia vi sono due realtà che ne formano una sola: colui che ama e l'amore, o, per dirla in altro modo: ciò che è amato e l'amore.

E queste due cose dicono relazione mutua l'una all'altra, perché colui che ama dice relazione all'amore, e l'amore a colui che ama.

Infatti, chi ama, ama per mezzo di qualche amore e l'amore appartiene a uno che ama.

Anima intellettiva e spirito al contrario non si dicono in senso relativo, ma designano l'essenza.

Infatti non è per la loro appartenenza ad un uomo che l'anima intellettiva e lo spirito sono anima intellettiva e spirito.

Togliete all'uomo ciò che lo costituisce, cioè l'unione con il corpo: se togliete dunque il corpo, l'anima intellettiva e lo spirito restano; se si toglie, al contrario, colui che ama, non c'è più amore e, tolto l'amore, non c'è più chi ami.

Perciò in quanto dicono relazione mutua, sono due, ma considerati in senso assoluto, ciascuno è spirito e tutti e due insieme sono un solo spirito; ciascuno è anima intellettiva e tutti e due insieme sono una sola anima intellettiva.

Dove trovare dunque una trinità?

Concentriamo il più possibile la nostra attenzione e imploriamo la luce eterna di illuminare le nostre tenebre e vediamo in noi, per quanto ci è concesso, l'immagine di Dio. ( Gen 1,26; Gen 9,6; Sap 2,23; Sir 17,1; 2 Sam 22,29; Sal 18,29; Gv 1,9; 1 Cor 4,5 )

3.3 - Lo spirito e la conoscenza che ha di sé

Lo spirito non può amare se stesso se anche non si conosce; come può infatti amare ciò che ignora?

È veramente da insensati affermare che è in virtù di una conoscenza generica o specifica che lo spirito si crede simile agli altri spiriti, conosciuti da esso per esperienza, e grazie a questa conoscenza ama se stesso.

Come conosce lo spirito un altro spirito se non conosce se stesso?

Lo spirito non conosce gli altri spiriti ed ignora se stesso, come l'occhio del corpo che vede gli altri occhi, ma non vede se stesso.6

Infatti con gli occhi del corpo vediamo i corpi, perché i raggi che essi emettono e che toccano gli oggetti che guardiamo7 non possiamo rifrangerli e farli ritornare su di essi, a meno di non guardare in uno specchio.8

Questo è oggetto di discussione molto sottile ed oscura fino a quando non si sia dimostrato con tutta chiarezza che la realtà è o non è così.

Ma qualunque sia questa forza che permette agli occhi di vedere, si tratti di irradiazione o altra cosa diversa, questa forza, con gli occhi, non la possiamo vedere; ma è con lo spirito che noi indaghiamo e, se è possibile, è con lo spirito che noi comprendiamo questo fenomeno.9

Perciò lo spirito, come raccoglie per mezzo dei sensi del corpo le conoscenze delle realtà corporee, così raccoglie le conoscenze delle realtà incorporee per mezzo di se stesso.

Dunque conosce anche se stesso per mezzo di se stesso, perché incorporeo.10

Infatti, se non si conosce, non si ama.

4.4 - Spirito, amore e conoscenza di sé, loro distinzione ed uguaglianza

Ma come sono due cose lo spirito ed il suo amore, quando lo spirito ama se stesso, così sono due cose lo spirito e la sua conoscenza quando conosce se stesso.

Dunque lo spirito, il suo amore e la sua conoscenza sono tre cose e queste tre cose non ne fanno che una e, quando sono perfette, sono uguali.

Se infatti l'amore con cui lo spirito si ama è inadeguato al suo essere, come se, per esempio, lo spirito si ama nella misura in cui deve essere amato il corpo dell'uomo, mentre esso è superiore al corpo, pecca e il suo amore non è perfetto.

Così se l'amore con cui si ama sarà superiore a quello che merita il suo essere, come se si ama nella misura in cui si deve amare Dio, essendo esso incomparabilmente inferiore a Dio, ancora una volta pecca gravemente e l'amore che ha di sé non è perfetto.

Più perverso e più iniquo è il suo peccato, quando ama il corpo nella misura in cui si deve amare Dio.

Similmente la conoscenza, se è inferiore all'oggetto conosciuto e pienamente conoscibile, è imperfetta.

Se invece è superiore, allora il soggetto conoscente vale più dell'oggetto conosciuto; così la conoscenza che si ha di un corpo è superiore al corpo che tale conoscenza ci rende noto.

Infatti la conoscenza è una specie di vita nella ragione di colui che conosce, mentre il corpo non è vita.

E la vita, qualunque essa sia, è superiore al corpo, qualunque esso sia, non in volume, ma in potenza.

Ma quando lo spirito conosce se stesso, la sua conoscenza non è superiore al suo essere, perché è esso che conosce, esso che è conosciuto.

Quando dunque conosce se stesso tutto intero e niente altro con sé, la sua conoscenza è uguale ad esso perché, quando si conosce, non trae la sua conoscenza da un'altra natura.

E quando si percepisce tutto intero e niente più, non è né inferiore né superiore.

A ragione abbiamo detto dunque che queste tre cose, quando sono perfette, sono necessariamente uguali.

4.5 - Unità di sostanza tra spirito, conoscenza ed amore, che sono distinti per la relazione

Nello stesso tempo ci accorgiamo anche, per quanto ci è possibile, che queste cose sussistono nell'anima e quasi da implicite diventano esplicite, così da farsi avvertire ed analizzare quale sostanza o, per così dire, essenza, non come esistenti in un soggetto alla maniera del colore o della figura o di altre qualità o quantità in un corpo.11

Tutte queste proprietà sono limitate al soggetto in cui si trovano.

Infatti questo colore o la forma di questo corpo non possono essere anche quelli di un altro corpo.

Invece lo spirito con l'amore con cui si ama, può amare altra cosa diversa da sé.

Ed allo stesso modo lo spirito non conosce solo se stesso, ma anche molte altre cose.

Dunque l'amore e la conoscenza non ineriscono allo spirito come ad un soggetto, ma si trovano, anch'essi, come lo spirito, in senso sostanziale, perché, anche se li esprimiamo in senso relativo riferendoli l'uno all'altra, considerati a parte esistono ciascuno nella loro propria sostanza.

La loro relazione non è come quella del colore e dell'oggetto colorato, che sono relativi l'uno all'altro, ma nel senso che il colore è nel corpo colorato senza avere in sé la propria sostanza, perché il corpo colorato è sostanza, ma il colore è nella sostanza.

La relazione di cui parliamo è invece come quella che esiste tra due amici, che sono ambedue uomini e quindi due sostanze; quando li si designa con il nome di uomini, non si dicono in senso relativo, ma amici si dicono in senso relativo.

4.6 - Sono inseparabili

Così, sebbene sia sostanza colui che ama e conosce, sia sostanza la sua conoscenza e sostanza sia il suo amore, tuttavia colui che ama e l'amore, o colui che conosce e la conoscenza, sono termini relativi l'uno all'altro, come lo sono gli amici.

Invece l'anima intellettiva o lo spirito non debbono essere considerati termini relativi, come nemmeno gli uomini sono realtà relative.

Tuttavia se gli amici possono essere separati tra loro, non lo possono al contrario chi ama e il suo amore, chi conosce e la sua conoscenza.

È vero che anche gli amici sembra che possano stare separati fisicamente, ma non spiritualmente, in quanto amici, ma può accadere tuttavia che un amico incominci ad odiare l'amico e per ciò stesso cessi d'essere amico, all'insaputa dell'altro, che ancora lo ama.

Se invece cessa di esistere l'amore con cui lo spirito si ama, nello stesso tempo lo spirito cessa di amare.

Così pure, se cessa di esistere la conoscenza con cui lo spirito si conosce, nello stesso momento lo spirito cessa di conoscersi.

Alla stessa maniera, è naturale, non c'è testa se non c'è un corpo di cui è testa.

Essi sono termini relativi sebbene siano anche sostanze, perché la testa e ciò di cui è testa sono realtà fisiche; e se non ci sarà il corpo, non ci sarà un qualcosa che porti la testa.

Tuttavia queste due realtà possono venir separate l'una dall'altra, ma per le cose dello spirito è impossibile.

4.7 - Sono di una identica sostanza, ma non confusi

Vi sono dei corpi che non si possono assolutamente sezionare e dividere, tuttavia, se non fossero costituiti da parti, non sarebbero corpi.

La parte dunque dice relazione al tutto, perché ogni parte è parte di un tutto ed il tutto è tutto per tutte le sue parti.

Ma poiché parte e tutto sono corpi, essi non hanno solo valore relativo, ma esistono anche in senso sostanziale.

Si dirà, forse, allora, che lo spirito è il tutto, mentre l'amore con cui si ama e la conoscenza con cui si conosce sono come le sue parti, due parti dalle quali quel tutto è costituito?

O forse ci sono tre parti uguali, di cui un tutto unico sarebbe la somma?

Ma nessuna parte abbraccia il tutto, di cui è parte.

Invece lo spirito, quando si conosce tutto intero, cioè si conosce perfettamente, la sua conoscenza penetra tutto il suo essere e, quando si ama perfettamente, si ama tutto ed il suo amore penetra tutto il suo essere.

E dunque dobbiamo forse ragionare, quando si tratta della compresenza dello spirito, della conoscenza e dell'amore come si ragiona dell'acqua, del vino e del miele che fanno una sola pozione in cui ciascuno dei liquidi si trova sparso in tutta la massa e tuttavia vi sono tre cose ( perché non vi è alcuna parte della pozione che non le contenga: infatti questi liquidi non sono giustapposti, come sarebbero l'acqua e l'olio, ma intimamente fusi; tutti sono sostanze, e tutto il liquido non è, in qualche modo, che una sola sostanza composta da tre )?

Ma l'acqua, il vino e il miele non appartengono ad una sola sostanza, sebbene dalla loro mescolanza risulti l'unica sostanza della pozione.

Non vedo al contrario come quelle tre realtà non siano di una stessa essenza, dato che è lo spirito che ama se stesso, ed è lo spirito che conosce se stesso, e l'unione di queste tre realtà è tale che per nessun'altra cosa lo spirito è oggetto di amore o di conoscenza.

Tutte e tre queste cose è necessario dunque che appartengano ad un'unica e medesima essenza.

E perciò se fossero come fuse in una mescolanza, esse non potrebbero essere tre, e non potrebbero essere in relazione scambievole.

Se si fanno con un unico ed identico oro tre anelli simili, sebbene intrecciati l'un l'altro, essi sono in mutua relazione, perché sono simili; infatti ogni simile è simile a qualcosa.

C'è dunque una trinità di anelli ed un oro unico.

Ma se si fondono insieme, e ciascuno si mescola con la massa totale, quella trinità scompare, non esisterà assolutamente più.

E non solo si parlerà di un medesimo oro com'era nei tre anelli, ma non esisteranno più i tre oggetti d'oro.

5.8 - Immanenza e circuminsessione di spirito, amore e conoscenza di sé

Ma quando lo spirito si conosce e si ama, in quelle tre realtà - lo spirito, la conoscenza, l'amore - resta una trinità; e non c'è né mescolanza né confusione, sebbene ciascuna sia in sé, e tutte si trovino scambievolmente in tutte, ciascuna nelle altre due, e le altre due in ciascuna.

Di conseguenza tutte in tutte. ( 1 Cor 15,28 )

Infatti lo spirito è certamente in sé, perché si dice spirito in relazione a se medesimo, sebbene, come conoscente, conosciuto e conoscibile, esso sia relativo alla conoscenza con cui si conosce; ed anche in quanto amante, amato o amabile dica relazione all'amore con cui si ama.

E la conoscenza, sebbene si riferisca allo spirito, che conosce o è conosciuto, tuttavia la si dice conosciuta o conoscente in se stessa; infatti la conoscenza con cui lo spirito si conosce non è sconosciuta a se stessa.

E sebbene l'amore si riferisca allo spirito che ama e di cui è l'amore, tuttavia è amore anche in se stesso, cosicché esiste anche in se stesso, perché anche l'amore è amato e non può essere amato che con l'amore, cioè con se stesso.

Sicché ciascuna di queste realtà, considerata a parte, esiste in se stessa.

L'una poi è nell'altra così: lo spirito che ama nell'amore, l'amore nella conoscenza dello spirito che ama, la conoscenza nello spirito che conosce.

Ciascuna è nelle altre due così: lo spirito che conosce ed ama se stesso è nel suo amore e nella sua conoscenza; l'amore dello spirito che si ama e si conosce è nello spirito e nella sua conoscenza; e la conoscenza dello spirito che si conosce e si ama è nello spirito e nel suo amore, perché si ama come conoscente e come amante.

E per questo anche le altre due sono in ciascuna, perché lo spirito che si conosce ed ama è con la sua conoscenza nell'amore e con il suo amore nella conoscenza; anche l'amore stesso e la conoscenza sono insieme nello spirito che si ama e si conosce.

Come poi ognuna sia tutta in tutte lo abbiamo già mostrato sopra: lo spirito ama tutto se stesso, conosce tutto se stesso, conosce tutto il proprio amore, ama tutta la conoscenza di sé, se queste tre cose sono perfette in se stesse.

Così queste tre realtà sono in modo meraviglioso inseparabili tra loro, e tuttavia ciascuna di esse, considerata a parte, è sostanza, e tutte insieme sono una sola sostanza o essenza, sebbene nel contempo si predichino in vicendevole relazione.

6.9 - La duplice conoscenza dello spirito

Ma quando lo spirito umano conosce ed ama se stesso, non conosce ed ama qualcosa di immutabile.

Diversa è la maniera con cui ciascun uomo, attento a ciò che accade in lui, esprime il suo spirito con la parola, altra quella in cui definisce lo spirito umano con una conoscenza specifica o generica.

Così quando un uomo mi parla del suo proprio spirito e mi dice se comprende o no questa o quella cosa, se vuole o no questa o quella cosa, io gli credo; ma quando dice la verità sull'essenza generica o specifica dello spirito umano riconosco ed approvo.

Appare chiaro che: altra cosa è ciò che ciascuno vede in se stesso e a chi lo ascolta offre da credere, ma non da vedere; altra cosa è ciò che vede nella verità stessa che può vedere anche chi lo ascolta; la prima cosa può cambiare con il tempo, la seconda è immutabile per l'eternità.

Perché non è vedendo con gli occhi corporei una moltitudine di spiriti che ci facciamo una conoscenza generica o specifica dello spirito umano, unificando i caratteri simili, ma noi intuiamo l'inviolabile verità secondo la quale definiamo in modo perfetto, in quanto è possibile, non ciò che lo spirito di ciascun uomo è, ma ciò che deve essere secondo le ragioni eterne.

Indice

1 Plotino, Enn. 3, 7, 11
2 Pelagio, Libell. fid. Ad Inn.;
Agostino, De fide et symbolo 4,5;
De mor. Eccl. cath. 2, 7, 9: NBA,XIII/1;
Pseudo-Ambrogio, Exhort. ad neoph.;
Tertulliano, Symb. 3
3 Eusebio da Vercelli, Trin. 1, 52
4 Cicerone, In Catil. 1, 5, 10
5 Agostino, De fide et symbolo 10,23
6 Plotino, Enn. 5, 3, 1;
Cicerone, Tuscul. 1, 27, 67
7 Platone, Tim. 45b-d;
Agostino, De Gen. ad litt. 4, 34
8 Platone, Tim. 46a
9 Aristotele, Parva natur. De sens. 431b;
Plotino, Enn. 4, 5, 2
10 Porfirio, Sent. 43, 2-4
11 Plotino, Enn. 4, 3, 20