Sapienza |
CEI 2008 - Audio - Interconfessionale
1 Dicono fra loro sragionando: « La nostra vita è breve e triste; non c'è rimedio, quando l'uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi. |
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2 Siamo nati per caso e dopo saremo come se fossimo stati. È un fumo il soffio nelle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore. |
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3 Una volta spentasi questa, il corpo diventerà cenere e lo spirito si dissiperà come aria leggera. | ||||||||
4 Il nostro nome sarà dimenticato con il tempo e nessuno si ricorderà delle nostre opere. La nostra vita passerà come le tracce di una nube, si disperderà come nebbia scacciata dai raggi del sole e disciolta dal calore. |
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5 La nostra esistenza è il passare di un'ombra e non c'è ritorno alla nostra morte, poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro. |
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6 Su, godiamoci i beni presenti, facciamo uso delle creature con ardore giovanile! |
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7 Inebriamoci di vino squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera, | ||||||||
8 coroniamoci di boccioli di rose prima che avvizziscano; | ||||||||
9 nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza. Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia perché questo ci spetta, questa è la nostra parte. |
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10 Spadroneggiamo sul giusto povero, non risparmiamo le vedove, nessun riguardo per la canizie ricca d'anni del vecchio. |
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11 La nostra forza sia regola della giustizia, perché la debolezza risulta inutile. | ||||||||
12 Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l'educazione da noi ricevuta. |
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13 Proclama di possedere la conoscenza di Dio e si dichiara figlio del Signore. |
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14 È diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti; ci è insopportabile solo al vederlo, | ||||||||
15 perché la sua vita è diversa da quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. |
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16 Moneta falsa siamo da lui considerati, schiva le nostre abitudini come immondezze. Proclama beata la fine dei giusti e si vanta di aver Dio per padre. |
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17 Vediamo se le sue parole sono vere; proviamo ciò che gli accadrà alla fine. | ||||||||
18 Se il giusto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. |
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19 Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere e saggiare la sua rassegnazione. |
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20 Condanniamolo a una morte infame, perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà ». | ||||||||
Errore degli empi |
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21 La pensano così, ma si sbagliano; la loro malizia li ha accecati. | ||||||||
22 Non conoscono i segreti di Dio; non sperano salario per la santità né credono alla ricompensa delle anime pure | ||||||||
23 Sì, Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura. |
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24 Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono. |
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Indice |
2,1-11 | Le scelte degli empi Per gli empi l'uomo è frutto del caso e tutto finisce con la morte. Da qui le loro scelte, dettate dall'egoismo e dalla frenesia di godere il momento presente ( vv. 6-11 ). 2,1 La nostra vita è breve e triste: questo apprezzamento pessimista della vita si trova anche altrove nella bibbia ( cf. Gen 47,9; Gb 14,1-2; Sal 39,5-7; Sal 90,9-10; Qo 2,23; Sir 40,1-2 ); si ritrova anche nella letteratura greca, ma con uno smarrimento ancor più profondo o una nota di melanconia più accentuata. - nessuno che liberi: BJ traduce: « che sia ritornato ». Si può intendere anche: « che abbia liberato ». « Inferi » o Ade designa, come in Ap 1,18, la dimora dei morti ( Nm 16,33+ ), da dove non si può più ritornare ( Gb 7,9+ ), e non la potenza della morte personificata, come sopra ( Sap 1,14 ). Gli empi non credono neppure alla sua esistenza e la negano in base all'esperienza. |
2,2-3 | fumo, scintilla, cenere: sembrano allusioni alla concezione greca dell'anima, considerata come un principio igneo. 2,2 Il concorso fortuito di elementi o di atomi spiega l'origine di ogni individuo, e questa unità si disfa completamente con la morte. Allo stesso modo, il soffio è riferito a un fenomeno di riscaldamento e di combustione dell'aria, il pensiero a una scintilla suscitata dal battito del cuore. Questa spiegazione materialista ribadisce alcune teorie greche per meglio polverizzare la realtà dell'anima; nello stesso tempo prende lo spunto da dottrine bibliche, con una ironica allusione al « soffio delle narici » ( Gen 2,7; Gb 27,3 ). |
2,4 | sarà dimenticato: questo oblio è presentato nella bibbia spesso come il castigo degli empi ( cf. Dt 9,14; Gb 18,17; Sal 9,6-7; Sir 44,9; ecc. ), ma alcuni testi lo applicano a tutti i morti senza alcuna distinzione ( Sal 31,13; Qo 2,16; Qo 9,5 ). |
2,7 | della primavera, con manoscritti greci, sir. esapl., armeni.; textus receptus ha: « dell'aria ». |
2,9 | nessuno di noi: medeis hêmôn, secondo il greco; BJ traduce: « nessun prato », medeis leimôn, per congettura secondo lat. |
2,10a | Sarcasmo: il « giusto » è « povero », nonostante le esplicite promesse della scrittura (
Sal 37,25;
Sal 112,3;
Pr 3,9-10;
Pr 12,21; ecc. ). - la vedova …, il vecchio: proprio coloro che la scrittura ordina di rispettare e di proteggere. |
2,11 | Questa norma, che comporta il disprezzo dei deboli, si sostituisce alla legge che determina il cammino della giustizia. La bibbia conosce questo primato della forza ( Gb 12,6; Ab 1,7.11 ) e lo mostra spesso all'opera; alcune teorie greche giustificavano il diritto del più forte come conforme alla natura. |
2,12-20 | La condotta del giusto è rimprovero per l'empio Il ritratto del giusto, qui delineato, si ispira al quarto canto del Servo sofferente ( Is 52,13-53,12 ) e a Sal 22,8. La totale fiducia che il giusto ripone in Dio, il suo rigore morale e la sua fedeltà alla legge diventano un monito insopportabile per l'empio, che decide di sottoporlo a tortura con violenze e tormenti ( v. 19 ) e poi sopprimerlo. 2,12 al giusto … ci è d'imbarazzo: influsso letterario di Is 3,10 ( LXX ), a meno che la dipendenza non si sia verificata in senso inverso. |
2,13a | Non solo la conoscenza del Dio unico, ma anche dei suoi voleri (
Rm 2,17-20 ), della sua attività e, forse, dei suoi disegni misteriosi sull'uomo ( cf. Sap 2,22 ). |
2,15 | Gli empi riprendono i lamenti formulati spesso nei riguardi del popolo giudaico, separato dal resto degli uomini dalle sue credenze e dalla sua pratica religiosa. |
2,16 | la fine dei giusti: possibile allusione alla storia di Giobbe (
Gb 42,12-15 ), se l'orizzonte resta limitato alle retribuzioni temporali. Ma forse l'espressione evoca, da parte del giusto, la sicurezza di una ricompensa nell'aldilà, e gli empi ne deformerebbero la portata. |
2,17 | Lat. aggiunge: « e sapremo quale sarà la sua sorte finale ». È una seconda traduzione del testo greco. |
2,18 | Nella bibbia l'espressione figli di Dio designa spesso Israele o gli israeliti ( Es 4,22-23; Dt 14,1; Is 1,2; Os 11,1 ). In seguito però si nota la tendenza a riservarla esclusivamente ai giusti e al popolo del futuro ( cf. già Os 2,1 ). A volte riceve una applicazione individuale ( 2 Sam 7,14; Sal 2,7; Sir 4,10 ). Ma se un ebreo giunge a invocare Dio come Padre ( Sir 23,1.4; Sir 51,10; cf. pure Sal 89,27 ), nessuno si designa come « suo figlio ». Nelle altre parti del libro il titolo è attribuito agli israeliti del passato membri di un popolo santo ( Sap 9,7; Sap 10,15.17; Sap 12,19.21; Sap 16,26; Sap 18,4 ). |
2,20 | il soccorso gli verrà: BJ traduce; « sarà visitato »; alla lettera: « ci sarà una visita ( di Dio ) per lui ». Riguardo a questa « visita » cf. Sap 3,7+. - Le corrispondenze con la passione del Cristo, condannato a una « morte vergognosa » perché si dichiarava « figlio di Dio », hanno colpito le prime generazioni cristiane ( cf. Mt 27,43 ), e numerosi padri hanno considerato questo passo come profetico. L'autore direttamente pensa ai giudei fedeli di Alessandria, scherniti e perseguitati dai rinnegati e dai loro alleati pagani; è portato a descrivere una persecuzione ideale o tipica. Per cui il testo conviene in modo eminente al Giusto per eccellenza ( Eb 12,3 ). |
2,21-24 | Origine del male e della morte |
2,22a | I disegni segreti di Dio, riguardanti il destino immortale dell'uomo. |
2,23b | Alla lettera: « della propria proprietà »; var.: « della propria eternità » o « della propria somiglianza ». - Qui l'autore riprende, in modo originale, il tema dell'uomo creato a immagine di Dio ( Gen 1,26 ), con una espressione ricercata, che sembra insistere sull'eternità divina. |
2,24 | Il serpente del racconto di
Gen 3 viene qui identificato con il diavolo. La morte fisica è effetto della condizione terrestre dell'uomo, quella spirituale è invece opera del peccato. 2,24a diavolo traduce, nei LXX, l'ebraico satan, cf. Gb 1,6+. L'autore interpreta qui Gen 3 ( cf. Gv 8,44; 1 Gv 3,8; Ap 12,9; Ap 20,2 ). La morte che il diavolo ha introdotto nel mondo è la morte spirituale, e come sua conseguenza la morte fisica ( cf. Sap 1,13+; Rm 5,12s ). |