Profeti una missione a rischio

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Una vita per la missione1

« … la vostra secolarità vi spinge ad accentuare specialmente - a differenza dei religiosi - la relazione col mondo.

Essa non rappresenta solo una condizione sociologica, un fatto esterno, sì bene un atteggiamento: essere presenti nel mondo, sapersi responsabili per servirlo, per configurarlo secondo Dio in un ordine più giusto e umano, per santificarlo dal di dentro.

Il primo atteggiamento da tenere davanti al mondo è quello del rispetto verso la sua legittima autonomia, verso i suoi valori e le sue leggi ( Gaudium et spes, 36 ).

Tale autonomia, come sappiamo, non significa indipendenza assoluta da Dio, Creatore e fine ultimo dell'universo.

Prendere sul serio l'ordine naturale, lavorando per il suo perfezionamento e per la sua santificazione, affinché le sue esigenze siano integrate nella spiritualità, nella pedagogia, nell'ascetica, nella struttura, nelle forme esterne e nell'attività dei vostri Istituti, è una delle dimensioni importanti di questa speciale caratteristica della vostra secolarità ».

( Paolo VI, nel XXV anniversario della Provida Mater Ecclesia, 2-2-1972 )

« "Secolarità" indica la vostra inserzione nel mondo.

Essa però non significa soltanto una posizione, una funzione, che coincide col vivere nel mondo esercitando un mestiere, una professione "secolare".

Deve significare innanzitutto presa di coscienza di essere nel mondo come "luogo a voi proprio di responsabilità cristiana".

Essere nel mondo, cioè essere impegnati nei valori secolari, è il vostro modo di essere Chiesa e di renderla presente, di salvarvi e di annunziare la salvezza.

La vostra condizione esistenziale e sociologica diventa vostra realtà teologica, è la vostra via per realizzare e testimoniare la salvezza.

Voi siete così un'ala avanzata della Chiesa "nel mondo"; esprimete la volontà della Chiesa di essere nel mondo per plasmarlo e santificarlo "quasi dall'interno a modo di fermento" ( Lumen gentìum, 31 ) compito, anch'esso, affidato precipuamente al laicato.

Siete una manifestazione particolarmente concreta ed efficace di quello che la Chiesa vuoi fare per costruire il mondo descritto e auspicato dalla Gaudium et spes ».

( Paolo VI, Ai responsabili generali degli Istituti Secolari, 20-9-1972 )

« Per quanto ci spetta in questa occasione, il nostro desiderio è piuttosto di sottolineare il dovere fondamentale che deriva dalla fisionomia or ora evocata, e cioè il dovere di essere fedeli.

Questa fedeltà, che non è immobilismo, significa anzitutto attenzione allo Spirito Santo che fa nuove tutte le cose ( Ap 21,5 ).

Gli Istituti Secolari infatti sono vivi nella misura in cui partecipano alla storia dell'uomo, e agli uomini d'oggi testimoniano l'amore paterno di Dio rivelato da Gesù Cristo nello Spirito Santo ( Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 26 ) ».

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« Se rimangono fedeli alla loro vocazione propria gli Istituti Secolari diverranno quasi "il laboratorio sperimentale" nel quale la Chiesa verifica le modalità concrete dei suoi rapporti con il mondo.

E perciò essi devono ascoltare, come rivolto soprattutto a loro, l'appello della Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi: "II loro compito primario … è la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nelle realtà del mondo.

Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell'economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale" ( n. 70 )».

« Ciò non significa evidentemente che gli Istituti Secolari in quanto tali debbano assumere questi compiti.

Ciò spetta normalmente a ciascuno dei loro membri.

Dovere degli Istituti stessi è quindi di formare la coscienza dei loro membri a una maturità e a una apertura che li spingano a prepararsi con molto zelo alla professione scelta, per affrontare poi con competenza e in spirito di distacco evangelico, il peso e la gioia delle responsabilità sociali verso cui la Provvidenza li orienterà ».

( Paolo VI, Una presenza viva al servizio del mondo e della Chiesa, 25-8-1976 )

« Voi dovete essere, innanzitutto, dei veri discepoli del Cristo.

In quanto membri di un Istituto Secolare, voi volete essere tali per il radicalismo del vostro impegno a seguire i consigli evangelici in una maniera tale che, non solo essa non cambia la vostra condizione - voi siete e rimanete laici! - ma che la rafforza, nel senso che il vostro stato secolare sia consacrato, sia più esigente, e che l'impegno nel mondo e per il mondo, esigito da questo stato secolare, sia permanente e fedele ».

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« La seconda condizione è che voi siate, a livello di conoscenza e di esperienza, veramente competenti nel vostro campo specifico per esercitare, grazie alla vostra presenza, questo apostolato di testimonianza e di impegno per gli altri che la vostra consacrazione e la vostra vita nella Chiesa vi impongono.

Infatti è solamente grazie a questa competenza che voi potrete mettere in pratica la raccomandazione rivolta dal Concilio ai membri degli Istituti Secolari: "È necessario che essi tendano innanzitutto a donarsi intera mente a Dio nella carità perfetta e che i loro Istituti conservino il carattere secolare che è loro proprio e specifico al fine di poter esercitare ovunque ed efficacemente l'apostolato nel mondo e come dal di dentro del mondo, apostolato per cui essi sono stati creati" ( Decreto Perfectae carìtatis, 11 ).

La terza condizione sulla quale voglio invitarvi a riflettere è costituita da questa risoluzione che vi è propria: vale a dire di cambiare il mondo dal di dentro.

Voi siete, infatti, inseriti nel mondo a pieno titolo e non solo per la vostra condizione sociologica; voi siete tenuti a questa inserzione innanzitutto come per una attitudine interiore.

Vi dovete dunque considerare come '"arte" del mondo, come impegnati a santificarlo, accettandone totalmente le esigenze che derivano dalla legittima autonomia delle realtà del mondo, dei suoi valori e delle sue leggi.

Questo vuoi dire che voi dovete prendere sul serio l'ordine naturale e il suo "spessore ontologico", tentando di leggere in esso il disegno liberamente perseguito da Dio, e offrendogli la vostra collaborazione al fine che esso si realizzi progressivamente nella storia.

La fede vi dona dei lumi sul destino superiore a cui questa storia è aperta grazie all'iniziativa salvatrice del Cristo; nella rivelazione divina, tuttavia, voi non trovate delle risposte già fatte alle numerose questioni che l'impegno concreto vi solleva.

È vostro dovere di cercare, alla luce della fede, le soluzioni adeguate ai problemi pratici che emergono poco per volta, e che voi non potrete spesso raggiungere se non correndo il rischio di soluzioni solo probabili ».

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« La sottolineatura dell'apporto specifico del vostro stile di vita non deve, tuttavia, condurre a sottovalutare le altre forme di dedizione alla causa del Regno a cui voi potete anche essere chiamati.

Voglio fare accenno qui a ciò che è detto al numero 73 dell'esortazione Evangelii nuntiandi, che ricorda che: "i laici possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i Pastori al servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vita di essa, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia o i carismi che il Signore vorrà riservare loro "».

( Giovanni Paolo II. Cambiare il mondo dal di dentro, 8-8-1980 )

« … Si richiede che gli Istituti Secolari si impegnino straordinariamente nella testimonianza della novità del Vangelo ».

[…]

« Ma la nuova evangelizzazione richiede anche un servizio al mondo.

I modi di realizzazione, secondo le vocazioni particolari e le necessità concrete, sono molteplici: la testimonianza di vita, il dialogo e la militanza, il contatto personale, il servizio nascosto, la presenza individuale e comunitaria, l'annuncio e la denuncia profetica, la difesa della verità e la testimonianza dell'amore.

È importante che in un mondo segnato dalla "cultura della morte", ma che pure anela ai valori dello Spirito, gli Istituti Secolari siano capaci di essere segni del Dio vivo e artefici della "cultura della solidarietà cristiana".

Il Santo Padre, pertanto, esorta tutti a continuare in tale cammino, ad accrescere le molteplici iniziative di animazione cristiana e a non temere di rendersi presenti nei vari "areopaghi moderni" per proclamarvi con le parole e con i fatti la buona novella del Vangelo.

L'impegno per la pace e lo sviluppo dei popoli, la difesa dei diritti umani, la promozione della donna e l'educazione dei giovani sono alcuni di questi "areopaghi" del mondo moderno, in cui gli Istituti Secolari debbono sentirsi impegnati ».

( dal messaggio di Giovanni Paolo il, trasmesso dal Card. A. Sodano, in occasione del V Congresso mondiale degli II.SS., 27-7-1992 ).

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1 Brani dai messaggi dei Papi agli Istituti Secolari ( pubblicati in Gli Istituti Secolari - Documenti, VII ed., CMIS, Roma 1992; l'ultimo in Dialogo, n. 93-94, 1992).