La Scala del Paradiso

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Grado VIII

Della inirascibilità, cioè del non adirarsi, la quale è grave cosa a trovarla ed a possederla

Come l'acqua che si getta nella fiamma del fuoco, a poco a poco lo spegne e fallo morire, cosi lo spargimento delle lagrime del verace e legittimo pianto ae natura d'uccidere e di spegnere ogni fiamma d'indegnazione e di furore e d'ira; però dopo il pianto ordiniamo questo trattato.

La inirascibilità è uno desiderio insaziabile di vergogna, come nelli vanagloriosi lo desiderio dell'onore infinito.

La inirascibilità è una vittoria della natura in non sentire dolore delle ingiurie ricevute, la qual vittoria perviene all'anima per fatiche e per sudori, che in prima portò ricevendo le ingiurie sanza vendicarsi e sanza rispondere.

L'umilità e la mansuetudine è uno stato immobile dell'animo, quando l'anima tale si truova nelle vergogne, quale che negli onori, e quando gli è data la buona fama.

Lo principio della inirascibilità è lo silenzio della bocca, essendo il cuore conturbato; il mezzo è lo silenzio delle cogitazioni nelle sottili conturbazioni dell'anima, il fine è fissa e ferma tranquillità della mente nella insufflazione, che fanno li spiriti maligni contro quelli che ci ànno offeso.

L'ira è una impazienzia ed uno aspettamento di odio nascosto, di ricordamento di vendetta e di rancore; l'ira è uno desiderio d'afflizione contra colui che ci à conturbati; la furia è una infiammazione del cuore fatta subitamente.

L'amaritudine è uno movimento che dimora nell'anima sanza delettazione; il furore è uno movimento che rivolta gli modi e li costumi, ed è disonestà e laidezza dell'anima.

Come le tenebre si partono quando il lume apparisce, così dalla fragranzia e dall'odore della umilità ogni amaritudine ed ogni furore è discacciato.

Alcuni sono che essendo lievemente abbattuti dal furore, però che non dura molto tempo, non si sollecitano a curarsene di questo vizio, non attendendo questi miseri e miserabili alla parola della Scrittura che dice: Il momento del furore è ruina dell'anima, imperò che come uno aguto e forte movimento di macina trita più grano in uno momento di tempo, che non trita uno movimento lieve e lento tutto il die, così uno subito e forte furore disconcia più l'anima, che non disconcia un'ira leggiere e lenta per tutto il die.

Però e' conviene attendere saviamente; e siccome uno grande accendimento di fiamma di fuoco mosso da uno gran vento subitamente farebbe più danno nel campo, che una fiamma piccola per gran tempo, così dobbiamo pensare che sia nell'anima, col furore.

E non vi sia celato questo, o amici, che le demonia si sottraggono e cessansi di pugnare a tempo, acciò che noi li grandi vizii reputiamo piccoli, e siamo perciò negligenti a curarli e rimagniamo infermi insanabilmente.

Come la pietra aguta e canteruta e aspra, essendo percossa coli'altre pietre, perde quella agutezza e quella durezza, e prende la forma ritonda, cosi l'anima aguta e dura ed isconvenevole, messa tra la multitudine delle persone dure e furiose, una delle due cose gli adiverrà, che o per la pazienzia sanerà la propria infermità, o partendosi cognoscerà al postutto la stia instabilità, dimostrandogli quella fuga paurosa e feminile la sua instabilità ed infermità quasi in uno specchio.

Il furioso è preso volontariamente dal demonio, e per questo pigliamento non volontariamente cadendo, è distrutto.

Neuria cosa è tanto disconvenevole a quegli che vuol far penitenzia, quanto è il conturbante furore, però che la conversione abisogna di molta umilità, ed il furore è segno di tutta superbia.

Se questo è segno di tutta mansuetudine, che essendo presente quegli che ne conduce ad ira, per lo molto contrario che ne fa stare col cuore tranquillo, avendo l'affetto placato verso di lui, al postutto questa sarà la determinazione del furore, che stando infra sè medesimo, pugnare con parole ed atti, e furiosamente contra colui che l'à offeso, levarsi.

Se lo Spirito Santo è detto ed è pace dell'anima, l'ira e conturbazione del cuore; adunque neuna cosa è tanto contraria all'avvenimento dello Spirito Santo in noi a non lasciarcelo partecipare, quanto che l'ira ed il furore.

Conoscendo noi essere molti e crudeli figliuoli a questo furore, uno figliuolo li cognoscemo ch'è utile, pogniamo che non sia legittimo nè per sua voglia.

Io vidi alcuni accesi di furia, i quali per la grande furia gittavano fuori colle parole quelle cose, per le quali lungo tempo aveano portato rancore ed odio nel cuore segretamente contra quel prossimo; ed in questo modo maravigliosamente per lo vizio furon liberati dal vizio, però che per lo furia furono liberati da l'odio in questo modo, che manifestando la cosa, per la quale avea portato l'odio, od egli ne disse sua colpa quegli c'avea data quella cagione dell'odio, ovvero che si scusoe e certificoe quegli, ch'era stato conturbato della sua innocenzia di quella cosa, e fu reconciliato; e vidi alcuni altri, i quali in apparenza erano benigni e mansueti, e dentro tenevano l'odio, e lo rancore, il quale celavano con silenzio, aspettando tempo di rendere male per male; e questi reputo essere peggiori che li furiosi, però che collo 'nchiostro, cioè col tenebroso odio, esterminano da sè la colomba, cioè la carità e la purità della mente.

Molta sollicitudine è mestieri d'avere centra questo serpente, cioè il vizio dell'ira e della furia, però ch'egli à per suo aiuto la natura, che naturalmente siamo irascibili, come 'l serpente delle corpora e della carne.

Vidi alcuni, li quali essendo irati per l'amaritudine che aveano, s'asteneano dal cibo, per la quale sconvenevole astinenzia prendeano tossico sopra tossico; e vidi alcuni altri, i quali essendo irati e furiosi, quasi con una cagione ragionevole si diedero a seguitar la gola, e questi pensando uscir della fossa, caddono nel profondo; e vidi alcuni altri avere prudenzia, i quali come buoni medici, temperando l'una e l'altra, acquistarono grandissima utilità per la temperata consolazione.

Alcuna fiata il cantico delle laude divine colla melodia temperata virtuosamente e perfettamente discioglie il furore, ed alcuna fiata si diparte coll'amore delle delettazioni spirituali, come altresì colle delettazioni delle cose temporali entra, quando la delettazione è smisurata ed importuna; e imperò noi regolando gli tempi, conversiamo infra queste cose con discrezione.

Alcuna fiata stando io per alcuna necessità appresso delle celle d'alcuni solitarii, vidi quelli solitarii, che per amaritudine che aveano in sè di cose contrarie, che a loro eran fatte, garrivano contro sè medesimi, come se le dicessero contra coloro, che gli aveano conturbati, quasi fossero stati presenti corporalmente, e così li minacciavano; agli quali io per pietà diedi per consiglio che non stessero solitarii, acciò che d'uomini non diventassero demonii.

E vidi alcuni, i quali eran troppo inchinevoli a cadere in lussuria e golosità, i quali in apparenza eran mansueti e piacevoli e amatori de' frati e de' compagni, li quali io ammonii e consigliai, che andassero alla tranquillità della vita solitaria, la quale è quasi rasoio de' cibi, ed ae in odio la golosità e la sozza lussuria, acciò che essendo elli di natura razionale, non cadessero e fossero miserabilmente trasportati nella vita degli animali non razionali.

Ma però che alcuni, lamentandosene, dissero a me, che ad ogniuno de' predetti vizii si sentissero essere inclinati e violentemente trasportati, a quelli vietai che per niuno modo andassero dopo il libero albitrio loro; e in neun modo e in neuna cosa si reggessero per la volontà loro; e con gli loro prelati amichevolmente ordinai, che parte del tempo gli facesseno stare solitari e parte in compagnia de' frati, sottomettendo essi il collo a tutte le cose, ed obbidendo perfettamente ai loro prelati e rettori.

Quegli che ama le delettazioni, suole sconciare sè medesimo o forse alcun'altro, che imparoe questo da lui; ma quegli che è furioso, conturba ed affligge tutta la congregazione, come il lupo disperge tutta la gregge delle pecore.

Crudel cosa è conturbare per lo furore l'occhio dell'anima, come disse il profeta: Turbato è dal furore l'occhio mio; ma ancora è cosa più crudele dimostrare con parole l'empito dell'anima, ma dimostrare la furia e l'empito dell'anima colle mani, questa è cosa aliena ed inimica in ogni luogo della conversazione monastica, la quale dee essere angelica e divina.

Se vuogli o pensi di trarre la festuca degli occhi altrui, non gliela torre colla trave.

La trave si è la parola grave ed irosa, e la faccia turbata e la maniera sconvenevole, però che in questo modo gli faresti peggio che non ae, ma abbi in ciò la modesta dottrina e la benigna ammonizione, come dice lo apostolo: Riprendi e priega e correggi con ogni pazienza e dottrina, e non dice; « percuoti »; e se il percuotere fosse mestiere a correggimento, nol fare per te medesimo, ma fallo fare per mano altrui.

Intendiamo diligentemente, e vedremo che molti furiosi sì son pronti a digiunare ed a vegghiare ed a stare solitari, ed il demonio a ciò gli conforta a questa intenzione, acciò che sotto cagione di penitenzia e di pianto conduca loro alle cose, le quali accrescono le materie della passione e del vizio loro.

Siccome detto è, se uno lupo, cioè il furioso, può conturbare la congregazione, abiendo il demonio in suo aiuto, al postutto uno sapientissimo frate, avendo l'angelo di Dio per suo aiutorio, tutte le turbazioni della congregazione puote placare, come uno otre d'olio sparto sopra 'l mare tempestoso fa riposare le tempestadi e l'onde del mare, e salva la nave; e come è grande il giudicio del primo che conturba, così riceverà grande merito lo secondo che pacifica, però che è cagione d'utilità e di salute a tutti.

Lo principio di questo beato renunziamento della malizia e del sofferire il male si è questo, ricevere le vergogne con amaritudine e con dolore dell'anima; il mezzo è stare fra le vergogne sanza tristizia; la perfezione è questa: reputare le vergogne quasi laude di buona fama.

Allegrati, o primo; godi, o secondo; beato se, o terzo, rallegrandoti in Dio.

Vidi negli adirosi una miserabile mercanzia, la quale procedea segretamente dalla superbia della propia reputazione, che essendo irati s'adiravano ancora più, però ch'erano stati vinti dall'ira; e vedendo io che 'l cadimento vendicavano col cadimento, maraviglia' mi che 'l peccato si vendicava col peccato, ed isbigottii pensando lo 'nganno e l'astuzia delle demonia, come quelli cotali faceano quasi disperare della vita loro.

Quegli che si vede essere vinto leggermente dalla superbia della propia reputazione e dalla indegnazione della furia e dalla malignità e dalla ipocresia, e per questo si dispone di sguainare contra sè il coltello da ogni parte aguto della mansuetudine e del renunziamento della malizia e della sofferenza del male, questi uscendo della sua libertà, vada ed entri nello imbiancatoio della salute, cioè nel collegio de' frati, di quelli massimamente che sieno austeri e duri, s'egli vuole perfettamente essere spogliato delle sue passioni, acciò che essendo dalle contumelie e dalle ingiurie e dalle vergogne ed ancora dalle reprensioni de' frati scosso ed intellettualmente percosso, quasi un panno in alcun luogo sensibilmente lavato e soppestato e conculcato, possa essere lavato dalle sozzure, che sozzano l'abito dell'anima sua; e questo ti faccia conoscere la comune voce del popolo, gli quali gl'improperii chiamano lavatoio de' vizii dell'anima, però che quando alcuni avranno detta molta vergogna in faccia altrui, gloriandosene cogli altri, dicono così: « Ben gli lavai il capo », e così è in verità.

Altra cosa è la inirascibilità de' cominciatori e dei proficienti, ed altra la immobilità della mente de' perfetti.

Li cominciatori e li proficienti tengono legato col pianto e con l'obedienzia il furore; ma i perfetti colla impassibilità l'ànno ucciso.

Io vidi tre monaci ricevere vergogna ed ingiuria, ed uno di loro ricevette pena e conturbossi, ma tacette; l'altro s'allegrò per sè, ma tristossi per colui che l'offese, il terzo pensando solo il danno del prossimo, lagrimò fertilmente; ed era bella cosa vedere insieme operatori di timore e di mercè e di carità.

Come la febbre corporale una essendo, ae molte cagioni, non sola una, così il bollimento e 'l movimento del furore, come che gli altri vizii, così ànno molte diverse cagioni, imperò non si può determinare in uno solo modo; ma chi vuole trovare la propia cagione, cerchi l'abito di ciascuno infermo studiosamente e sollicitamento ed avendo trovata la propia cagione, abbia sollicitudine di trovare la medicina contraria a curare quella infermità, imperò che la prima cura è conoscere la cagione della infermità; avendo trovato la cagione per la divina providenzia e per la sollicitudine de' medici spirituali, si comporrà lo 'mpiastro a curare quella infermità.

Entriamo in una corte intellettuale a modo delle corti temporali, ove si danno le sentenzie ed esaminansi i mafattori, ed esaminando domandiamo delle passioni de' vizii e delle cagioni loro; ed in prima sia legato questo furore tiranno coi legami della mansuetudine, e sia percosso dalla lunga pazienzia, e sia tratto dalla santa carità, e sia presentato in questa corte spirituale, e sia domandato delle cose che a lui s'appartengono, e sia giudicato così: « Ohi stolto e disonesto, dicci il nome di quegli che ti ingenerò, e di quella che male ti partorie, e dimmi i nomi de' tuoi figliuoli e delle contaminate tue figliuole; e non solamente di queste, ma dicci li venerabili nomi di coloro che ti impugnano, e di coloro che ti uccidono ».

Il quale tiranno furore rispondendo a noi, parve che così dicesse: « Le mie genitrici sono molte, e lo mio padre non è uno, le mie madri sono l'amore della pecunia o avarizia, la ingluvia del ventre ossia gola, ed alcuna fiata la fornicazione; e lo mio padre è chiamato enfiamento o vero superbia; le mie figliuole la memoria della malizia, vendetta, inimicizia, giustificazione nelle propie parole; li figliuoli miei sono livore ed odio; li miei avversarli sono questi, che mi tengono legato: la mansuetudine e l'umilità e la inirascibilità; lo mio insidiatore è chiamato umilità; ma chi sia colui che partorie lei, domandatene lei nel propio luogo suo ».

Nel grado ottavo è ordinata la corona della inirascibilità, della quale chi n'è ornato naturalmente, non potrà avere più bello ornamento; ma quello che l'acquista per sudori, universalmente trapassa Lotto.

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