La Scala del Paradiso

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Grado X

Della Detrazione

Niuno savio contradice che dall'odio e dal rancore non nascesse la detrazione, però si pone in questo ordine dopo gli suoi genitori.

La detrazione è figliuola dell'odio ed è una infermità sottile, però che la detrazione non pare che sia peccato, ed è una sanguisciuga della carità grossa e nascosta, la quale rasciuga tutto il sangue della carità, nella quale sta la vita spirituale; ed è ipocrisia di carità, però che vuole dare a divedere, che per amore e per carità sia fatta.

La detrazione è operatrice di gravezza e di sozzura di cuore e sterminazione di castità.

Come sono alcune giovanelle, che lo male sanza vergogna fanno publicamente, ed alcun'altre fanno peggio di loro, ma fannolo segretamente e più vergognosamente, cosi è nelle passioni della ignominia.

Io vidi alcuni che faceano detrazione d'altrui, i quali ripresi; e quelli mali operatori escusandosi rispuosono e dissero, che quel male diceano per cura e carità di quelli di cui diceano; ed io dissi a loro: « Cessate, frati, da cotal carità, acciò che non facciate essere mentitore Iddio in voi, il qual dice: Io perseguitava colui, che facea segretamente detrazioni ed irrisioni del prossimo ».

Se tu dici d'amare il prossimo, ora per lui segretamente, e non lo vituperare nè maledicere, imperò che questo è il modo della carità accettevole dinanzi a Dio ed al nostro Signore Gesù Cristo.

Non ti sia celato questo, anzi ci risguarda e pensaci, ed al postutto ti cesserai di giudicare il peccatore, che Giuda era nel coro degli apostoli di Cristo, ed il ladrone era nel coro de' micidiali; e vedi cosa maravigliosa, che in uno momento di tempo furono transmutati.

Quegli che vuole vincere lo spirito della detrazione, cioè lo demonio che lo 'nduce a fare detrazione, non imputi al prossimo il difetto ch'e' fa, ma imputilo al demonio che ne lo induce, però che non è niuno che voglia peccare contra Dio, quantunque tutti pecchiamo non isforzati.

Vidi quegli che peccoe, manifestamente e segretamente fece la penitenzia, e quegli ch'io giudicai come peccatore, trovai ch'era casto apo Dio, però che per la conversione puramente era riconciliato con Dio.

Giammai non avere in reverenza colui, che apo te fa detrazione del prossimo, anzi maggiormente di' a lui: « Posati, frate, e dire queste parole: io cotidianamente offendo in pegiori cose; come posso giudicare lui? »

E con questo uno empiastro fai due beni, che salvi te ed il prossimo.

E questa è una delle vie brevi, che menano alla remissione delle offensioni, non giudicare, se è vera quella parola che dice: Non vogliate giudicare, e non sarete giudicati.

Come è alieno e strano il fuoco dall'acqua, cosi dè essere alieno dal giudicare quegli che vuole far penitenzia; e pogniamo che vedessi la persona peccare, nol giudicare innanzi all'uscimento della morte, però che è incerto agli uomini il giudicio di Dio.

Alcuni offesero in cose grandi manifestamente, ed occultamente operarono cose buone e maggiori che non furono quelle, nelle quali offesero; onde quelli che amano di cercare i fatti altrui, furono ingannati, ritenendo il fummo per lo sole, però che giudicarono secondo il male palese e non secondo lo maggior bene celato.

Uditemi, uditemi, uditemi tutti voi, che mettete mala ragione de' fatti altrui, che s'egl'è vero, com'egl'è vero, quello che dice il Signore: In quello che voi giudicherete altrui, sarete giudicati, al postutto in quelli defetti, ne' quali vituper'amo il prossimo, corporali o spirituali, in quelli cadremo noi, ed altrimenti non sarà.

Quelli che sono acuti e subiti e distretti cercatori e giudicatori delli fatti del prossimo, perciò cascano in questo difetto, però che non ànno ancora presa cura nè perfetta memoria delle loro offensioni; però che chi avesse presa cura de' propii peccati, non si sottometterebbe a prendere sopra di sè sì gran peso di giudicare gli peccati altrui, però che se alcuno li mali suoi, li quali sono velati e coperti del velo dell'amor propio e dell'arroganzia, volesse discoprire e diligentemente risguardare, giammai in tutti dì della vita sua non prenderebbe cura di pensare gli difetti altrui, estimando che tutto il suo tempo non gli bastasse a piagnere i peccati suoi, se cento anni vivesse, e se tanto lagrime gli uscissono degli occhi, quanta è l'acqua del fiume Giordano.

Io mi puosi mente del pianto verace, e non trovai in esso segno nè vestigio di detrazione nè di condannazione; le demonia o ellino ci confortano e inducono a fare i peccati, o ellino c'inducono a giudicare quelli che peccano, acciò che per lo secondo ne 'nduchino nel primo, ed in questo ci macolino essi omicidiali.

Questo è il segno di coloro, che ànno rancore e pensano male, che le dottrine e gli fatti e le cose e le discrezioni del prossimo volentieri e leggiermente vituperano, e trovanci le cagioni e li colori da potere vituperare, essendo a ciò tratti e miserabilmente sommersi dallo spirito dell'odio.

Vidi alcuni che segretamente e non in pubblico operavano mali molto crudeli e pericolosi, ì quali per mostrarsi mondi e molto giusti aspramente riprendeano quelli, che publicamente in alcune minime cose offendeano.

Lo giudicare è una irriverente rapina della dignità di Dio, però che solo a lui che è Signore, s'appartiene di giudicare, ma il condannare è morte della propia anima.

Come la superbia della propia reputazione sanza altro vizio basta a perdere l'anima, così solo il giudicare essendo in noi compiutamente, ci può far perdere l'anima, se quel fariseo, del quale si legge nel Vangelio, per questo fu condennato.

Il buono coglitore dell'uve coglierà pur le mature e non l'acerbe, e quegli che ae la mente savia e intendente, tutte le virtù che vedrà in altrui, sollicitamente le noterà e porrallesi a cura; ma lo stolto cercherà pur li difetti altrui, del quale è scritto nel salmo: Eglino cercarono le iniquitadi, ed in questo cercamento venner meno; e pognamo che cogl'occhi tuoi vedessi lo male, ancora non giudicare, però che gli occhi spesse fiate sono ingannati ed errano.

Questo è il grado decimo, il quale chi l'à salito, è operatore di carità e di pianto.

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