Summa Teologica - I-II

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Articolo 5 - Se sia giusto enumerare tra le cause dei peccati « la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita »

In 2 Sent., d. 42, q. 2, a. 1

Pare che non sia giusto enumerare come cause dei peccati « la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita ».

Infatti:

1. Al dire dell'Apostolo [ 1 Tm 6,10 ], « l'attaccamento al danaro è la radice di tutti i mali ».

Ma la superbia della vita non rientra nell'attaccamento al danaro.

Quindi non doveva essere enumerata tra le cause dei peccati.

2. La concupiscenza della carne trova l'incentivo più forte nel vedere, secondo l'espressione di Daniele [ Dn 13,56 ]: « La bellezza ti ha sedotto ».

Perciò la concupiscenza degli occhi non va distinta dalla concupiscenza della carne.

3. La concupiscenza è l'appetito di ciò che piace, come si è visto sopra [ q. 30, a. 1 ].

Ora, il piacere non si limita alla vista, ma interessa anche gli altri sensi.

Quindi bisognerebbe mettere anche la concupiscenza dell'udito, e degli altri sensi.

4. Sopra [ a. 4, ad 3 ] si è detto che l'uomo è indotto a peccare tanto dalla disordinata concupiscenza del bene, quanto dalla disordinata fuga del male.

Invece in questa enumerazione si trascura del tutto quanto riguarda la fuga del male.

Quindi l'enumerazione è incompleta.

In contrario:

S. Giovanni [ 1 Gv 2,16 ] ha scritto: « Tutto quello che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita ».

Ora, si dice che una cosa è nel mondo a motivo del peccato: poiché nella stessa lettera [ 1 Gv 5,19 ] egli aggiunge che « tutto il mondo giace sotto il potere del maligno ».

Perciò le tre realtà indicate sono le cause dei peccati.

Dimostrazione:

Come si è visto [ a. prec. ], l'amore di sé è la causa di tutti i peccati.

Ora, in questo amore è incluso l'appetito disordinato di un bene: infatti ciascuno desidera un bene a colui che ama.

Perciò è evidente che la causa di ogni peccato è l'appetito disordinato di un bene.

Ma in due modi un bene può essere oggetto dell'appetito sensitivo, in cui risiedono le passioni, causa del peccato: primo, in ordine assoluto, come oggetto del concupiscibile; secondo, sotto l'aspetto di bene arduo, cioè come oggetto dell'irascibile, in base alle spiegazioni date in precedenza [ q. 23, a. 1 ].

Vi sono però due tipi di concupiscenza, come si è notato [ q. 30, a. 3 ].

La prima è naturale o fisica, e ha per oggetto le cose atte a sostentare la natura del corpo: o quanto alla conservazione dell'individuo, come il cibo, la bevanda e simili, o quanto alla conservazione della specie, come le realtà veneree.

Ora, l'appetito disordinato di queste cose viene chiamato « concupiscenza della carne ».

- L'altra concupiscenza è dell'anima, e ha per oggetto quelle cose che non danno né sostentamento né piacere fisico mediante i sensi, ma sono piacevoli per una percezione dell'immaginativa o per altre apprensioni del genere: come il danaro, la bellezza delle vesti e altre cose consimili.

E questa concupiscenza dell'anima [ animalis ] è chiamata « concupiscenza degli occhi »: sia che venga intesa come concupiscenza degli occhi stessi, cioè della visione che avviene mediante gli occhi, per indicare la curiosità, secondo la spiegazione di S. Agostino [ Conf. 10,35 ], sia che venga riferita alla concupiscenza delle cose presentate agli occhi dall'esterno, per indicare la cupidigia, secondo la spiegazione di altri autori.

- Invece l'appetito disordinato del bene arduo si riduce alla « superbia della vita »: infatti la superbia è l'appetito disordinato della propria eccellenza, come vedremo in seguito [ q. 84, a. 2; II-II, q. 162, a. 1 ].

È evidente perciò che a queste tre cose si possono ridurre tutte le passioni che sono causa di peccato.

Infatti alle prime due si riducono tutte le passioni del concupiscibile, e alla terza tutte quelle dell'irascibile; il quale non si divide in due in quanto tutte le passioni dell'irascibile dipendono dalle concupiscenze corrispettive.

Analisi delle obiezioni:

1. L'attaccamento al danaro, in quanto include universalmente l'appetito di ogni bene, abbraccia anche la superbia.

In seguito [ q. 84, a. 1 ] poi vedremo come l'attaccamento al danaro, in quanto vizio speciale che prende il nome di avarizia, sia la radice di tutti i peccati.

2. La concupiscenza degli occhi qui non sta a indicare la concupiscenza di quanto si può vedere con gli occhi, ma la sola concupiscenza di quelle cose nelle quali non si cerca il piacere della carne, che si soddisfa col tatto, bensì solo quello dell'occhio, cioè di una qualsiasi facoltà conoscitiva.

3. Come dice il Filosofo [ Met. 1,1 ], la vista è il più eccellente dei sensi, e si estende a più oggetti.

Perciò il suo nome viene usato per indicare tutti gli altri sensi, e persino le percezioni interiori, come nota S. Agostino [ Serm. 112,6 ].

4. La fuga del male, come si è già visto [ q. 25, a. 2; q. 29, a. 2 ], è causata dall'appetito del bene.

E così sono elencate le sole passioni che inclinano al bene, in quanto causa di quelle che producono la fuga disordinata del male.

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