Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se ci sia la fede nei demoni

Infra, q. 18, a. 3, ad 2; In 3 Sent., d. 23, q. 3, a. 3, sol. 1; d. 26, q. 2, a. 5, sol. 4, ad 2; De Verit., q. 14, a. 9, ad 4

Pare che nei demoni non ci sia la fede.

Infatti:

1. S. Agostino [ De praed. sanct. 5.9 ] insegna che « la fede si trova nel volere dei credenti ».

Ora, la volontà di credere in Dio è buona.

Siccome dunque nei demoni, secondo le spiegazioni date nella Prima Parte [ q. 64, a. 2, ad 5 ], non c'è alcun volere deliberato buono, pare che nei demoni non ci sia la fede.

2. La fede è un dono di grazia, come afferma S. Paolo [ Ef 2,8 ]: « Per questa grazia siete salvi mediante la fede; e ciò è un dono di Dio ».

Ma i demoni hanno perduto la grazia col peccato, secondo le spiegazioni della Glossa [ ord. di Gir. ] a quel passo di Osea [ Os 3,1 ]: « Essi si rivolgono ad altri dèi e amano le schiacciate d'uva ».

Quindi nei demoni dopo il peccato non rimase la fede.

3. Pare che l'incredulità sia il più grave dei peccati, come dimostra S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 89 ] spiegando quel passo evangelico [ Gv 15,22 ]: « Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato ».

Ora, in alcuni uomini c'è il peccato di incredulità.

Se quindi nei demoni ci fosse la fede, certi uomini avrebbero un peccato più grave di quello dei demoni.

Ma ciò è insostenibile.

Quindi nei demoni non c'è la fede.

In contrario:

Sta scritto [ Gc 2,19 ]: « I demoni credono e tremano ».

Dimostrazione:

Abbiamo già spiegato [ q. 1, a. 4; q. 2, a. 1, ad 3; a. 9; q. 4, aa. 1,2 ] che l'intelletto di chi crede aderisce alle verità di fede non perché le vede chiaramente in se stesse, o perché le risolve nei primi princìpi di per sé evidenti, bensì per un comando della volontà.

Ma questa mozione della volontà sull'intelletto può avvenire per due motivi.

Primo, per la tendenza della volontà al bene: e allora credere è un atto lodevole.

Secondo, perché l'intelletto è costretto a giudicare degne di fede le cose che ha ascoltato, sebbene non vi sia costretto dall'evidenza delle cose stesse.

Se un profeta, p. es., affermasse in nome di Dio che deve avvenire un fatto, e lo provasse risuscitando un morto, l'intelletto di chi vi assiste conoscerebbe con evidenza che ciò è affermato da parte di Dio, il quale non può ingannare, sebbene la cosa futura predetta rimanga in se stessa inevidente, e quindi la natura della fede non venga in tal modo eliminata.

Si deve quindi concludere che nei fedeli che credono in Cristo viene lodata la fede perché dettata dal primo motivo.

Il che certo non si verifica nei demoni, nei quali si trova solo l'altra motivazione.

Infatti essi vedono molti indizi evidenti grazie ai quali comprendono che la dottrina della Chiesa viene da Dio, sebbene non abbiano l'evidenza delle cose stesse che la Chiesa insegna, p. es. che Dio è uno e trino, e altre verità di questo genere.

Analisi delle obiezioni:

1. La fede dei demoni è in qualche modo costretta dall'evidenza dei segni.

Quindi il fatto di credere non torna a lode della loro volontà.

2. La fede che è un dono di grazia, anche se informe, inclina l'uomo a credere per un certo amore verso il bene.

Quindi la fede che si riscontra nei demoni non è un dono di grazia, ma piuttosto essi sono costretti a credere a motivo della perspicacia della loro intelligenza naturale.

3. Ai demoni dispiace il fatto stesso che i segni della fede siano tanto evidenti da costringerli a credere.

E così il fatto di credere non sminuisce affatto la loro malizia.

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