Summa Teologica - II-II

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Articolo 11 - Se la carità ci obblighi ad amare i demoni

In 3 Sent., d. 28, q. 1, a. 5; d. 31, q. 2, a. 3, sol. 1; De Virt., q. 2, a. 8, ad 9; In Rom., c. 13, lect. 2

Pare che la carità ci obblighi ad amare i demoni.

Infatti:

1. Gli angeli sono nostri prossimi in quanto abbiamo in comune con essi l'anima razionale.

Ma anche i demoni hanno con noi questa comunanza: poiché, come insegna Dionigi [ De div. nom. 4 ], in essi i doni di natura, cioè l'essere, il vivere e l'intendere, rimangono integri.

Quindi la carità ci obbliga ad amare anche i demoni.

2. I demoni differiscono dagli angeli beati per il peccato, allo stesso modo in cui anche gli uomini peccatori differiscono dai giusti.

Ma gli uomini giusti con la carità amano i peccatori.

Perciò con la carità devono amare anche i demoni.

3. Siamo tenuti ad amare con la carità, quale nostro prossimo, coloro che ci fanno dei favori, come è evidente dal testo citato di S. Agostino [ a. prec., s. c. ].

Ma i demoni ci sono molto utili: poiché, come scrive S. Agostino [ Bernardo, In Cant. serm. 17 ], « tentandoci fabbricano la nostra corona ».

Quindi la carità ci obbliga ad amare i demoni.

In contrario:

Sta scritto [ Is 28,18 ]: « Sarà cancellata la vostra alleanza con la morte; la vostra lega con gli inferi non reggerà ».

Ma la stipulazione della pace e dell'alleanza è opera della carità.

Quindi ci è proibito di avere la carità verso i demoni, che sono i cittadini dell'inferno e gli agenti della morte.

Dimostrazione:

Come sopra [ a. 6 ] si è detto, nei peccatori la carità ci obbliga ad amare la natura e a odiare il peccato.

Ora, col termine demonio viene indicata una natura deformata dal peccato.

Perciò la carità è tenuta a non amare i demoni.

Se però, senza insistere sul termine, ci domandiamo se la carità ci obbliga ad amare gli spiriti che chiamiamo demoni, si deve rispondere, secondo le spiegazioni date [ aa. 2,3 ], che una cosa può essere amata con amore di carità in due modi.

Primo, come oggetto diretto dell'amicizia.

E in questo modo non possiamo avere un'amicizia di carità con tali spiriti.

Infatti l'amicizia ci fa volere il bene dei nostri amici.

Ora, noi non possiamo volere a questi spiriti che Dio ha condannato eternamente il bene della vita eterna, su cui si fonda la carità: poiché ciò sarebbe incompatibile con la carità verso Dio, che ci fa approvare la sua giustizia.

Secondo, una cosa può essere amata come un oggetto di cui vogliamo la conservazione perché è un bene per altri: ed è il modo, già da noi considerato [ a. 3 ], col quale la carità ci fa amare le creature prive di ragione, di cui desideriamo la conservazione per la gloria di Dio e il vantaggio degli uomini.

E in questo senso possiamo amare con amore di carità anche la natura dei demoni: cioè in quanto vogliamo che questi spiriti conservino la loro natura a gloria di Dio.

Analisi delle obiezioni:

1. La mente degli angeli non è impossibilitata ad avere la beatitudine eterna come quella dei demoni.

Quindi l'amicizia della carità, basata sulla comunanza della vita eterna più che sulla comunanza di natura, si attua con gli angeli e non con i demoni.

2. Gli uomini peccatori nella vita presente hanno la possibilità di raggiungere la beatitudine eterna.

Il che è negato a quelli che sono ormai dannati nell'inferno; i quali si trovano così nella condizione dei demoni.

3. I vantaggi che ci vengono dai demoni non derivano dalla loro intenzione, ma dalle disposizioni della divina provvidenza.

Perciò questi vantaggi non ci spingono all'amicizia con i demoni, ma piuttosto a essere amici di Dio, il quale volge la loro cattiva intenzione a nostro vantaggio.

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