Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se si sia tenuti a dare le decime di tutti i beni

Pare che non si sia tenuti a pagare le decime di tutti i beni.

Infatti:

1. Il pagamento delle decime fu introdotto dalla legge antica.

Ma nella legge antica non c'è alcun precetto che imponga di dare le decime personali, cioè quelle relative al guadagno fatto con le proprie azioni, p. es. nel commercio o nell'esercizio militare.

Quindi nessuno è tenuto a pagare le decime di questi guadagni.

2. Come sopra [ q. 86, a. 3 ] si è detto, non si devono fare oblazioni con ciò che si è male acquistato.

Ma le oblazioni che si fanno direttamente a Dio rientrano nel culto divino più delle decime, che vengono presentate ai ministri.

Quindi di ciò che si è male acquistato non si è tenuti neppure a pagare le decime.

3. Il Levitico [ Lv 27,30.32 ] comanda di pagare le decime soltanto « dei cereali, dei frutti degli alberi e del bestiame che passa sotto la verga del pastore ».

Ma oltre a questi prodotti ci sono quelli minori, come gli ortaggi e simili.

Quindi neppure di questi ultimi si è tenuti a pagare le decime.

4. L'uomo non può dare se non ciò su cui ha il dominio.

Ma non tutto ciò che proviene a un uomo dai campi o dal bestiame resta in suo dominio: poiché certi proventi vengono sottratti dai furti e dalle rapine, altri talora vengono venduti e altri ancora sono dovuti ad altre persone, come ai principi sono dovuti i tributi e agli operai è dovuta la mercede.

Quindi non si è tenuti a dare le decime di questi beni.

In contrario:

Sta scritto [ Gen 28,22 ]: « Di tutti i beni che mi darai, io ti offrirò le decime ».

Ma tutti i beni che un uomo possiede gli provengono da Dio.

Quindi egli deve pagare le decime di tutti i suoi beni.

Dimostrazione:

Ogni obbligo va giudicato dalla sua radice.

Ora, la radice del pagamento delle decime è l'obbligo di fornire i beni materiali a coloro che seminano i beni spirituali, secondo l'espressione dell'Apostolo [ 1 Cor 9,11 ]: « Se abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccogliamo beni materiali? ».

Infatti la Chiesa ha fondato su questo principio la norma del pagamento delle decime.

Ora, tutti i beni che uno possiede rientrano tra quelli materiali.

Perciò si devono pagare le decime di tutto ciò che si possiede.

Analisi delle obiezioni:

1. C'è una ragione particolare che spiega come mai nell'antica legge non venne comandato di dare le decime sui proventi personali, date le condizioni di quel popolo.

Infatti tutte le altre tribù avevano dei possessi assicurati, con i quali potevano provvedere sufficientemente ai Leviti che non ne avevano.

A questi poi non era proibito di guadagnare con onesti impieghi d'altro genere, come facevano anche gli altri ebrei.

Invece il popolo della nuova legge è sparso in tutto il mondo, e molti sono privi di possessi, ma vivono del loro impiego: ora questi, se non pagassero le decime del loro impiego, non concorrerebbero affatto al sostentamento dei ministri di Dio.

Inoltre ai ministri della nuova legge è strettamente proibito di occuparsi in impieghi redditizi, secondo l'affermazione di S. Paolo [ 2 Tm 2,4 ]: « Nessuno che presta servizio nella milizia di Dio si interessa agli affari della vita civile ».

E così nella nuova legge gli uomini sono tenuti alle decime personali, secondo le usanze dei luoghi e l'indigenza dei ministri del culto.

Da cui la norma di S. Agostino [ Serm. supp. 277 ] riportata nei Canoni [ Decr. di Graz. 2,16,1,66 ]: « Paga le decime dei guadagni fatti nella milizia, nel commercio e nell'industria ».

2. Una cosa può essere male acquistata in due modi.

Primo, perché è ingiusto l'acquisto medesimo, come è il caso dei beni acquistati con la rapina o con l'usura.

E riguardo a questi beni l'uomo è tenuto alla restituzione, non già a pagarne le decime.

Se tuttavia un campo fu comprato col danaro dell'usura, l'usuraio è tenuto a pagare le decime dei suoi frutti: poiché quei frutti non vengono dall'usura, ma dalla generosità di Dio.

- Ci sono invece delle cose che si dicono male acquistate perché provengono da una fonte vergognosa, come dalla professione di meretrice, di istrione o altro del genere, e che non si è tenuti a restituire.

Ora, di tali cose si è tenuti a dare le decime come degli altri guadagni personali.

Tuttavia la Chiesa non deve accettarle finché costoro rimangono nel peccato, per non essere creduta partecipe della loro colpa; dopo la conversione però può accettare tali decime.

3. Ciò che è ordinato a un fine va giudicato in base alla sua corrispondenza a tale fine.

Ora, il pagamento delle decime è dovuto non per se stesso, ma per i ministri del culto, alla cui dignità non si addice di reclamarne anche le minuzie con meticolosa diligenza: ciò infatti, come spiega il Filosofo [ Ethic. 4,2 ], sarebbe considerato riprovevole.

Così l'antica legge non determinò che si pagassero le decime di questi prodotti minori, lasciando ciò all'arbitrio dei volenterosi: poiché le cose minime sono considerate come un nulla.

Ora i Farisei, arrogandosi la perfetta giustizia secondo la legge, pagavano le decime anche di queste cose minute [ Mt 23,23; Lc 11,42 ].

Né dal Signore sono ripresi per questo, ma solo per il fatto che disprezzavano i precetti più importanti, cioè quelli di ordine spirituale.

Anzi, della pratica in sé egli pare piuttosto lodarli, dicendo: « Queste cose bisognava praticare », cioè sotto la legge, aggiunge il Crisostomo [ Op. imp. in Mt hom. 44 ].

Espressione che pare inoltre accennare più a una convenienza che a un obbligo.

Perciò anche adesso di tali minuzie gli uomini non sono tenuti a dare le decime: a meno che l'uso del luogo non lo richieda.

4. Chi è derubato non è tenuto a pagare le decime delle cose di cui è stato rapinato o derubato, prima di ricuperarle; a meno che non sia incorso nel danno per sua colpa o negligenza: poiché in tal caso non deve essere danneggiata la Chiesa.

- Se invece uno vende il grano senza averne prima dato la decima, la Chiesa può esigerla sia dal compratore, che si è impossessato di una cosa ad essa dovuta, sia dal venditore, il quale ha tentato di frodare la Chiesa.

Ma quando uno ha versato, l'altro non è più tenuto.

- Si noti inoltre che le decime dei frutti sono dovute in quanto questi provengono dalla generosità di Dio.

Quindi esse non sono soggette a imposta, e neppure sono sottomesse alla mercede dovuta agli operai.

Non si possono quindi prima detrarre dai frutti i tributi e la paga degli operai e poi dare le decime, ma prima si devono pagare le decime dei frutti nella loro integrità.

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