Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se la visione profetica avvenga sempre con astrazione dai sensi

De Verit., q. 12, a. 9

Pare che la visione profetica avvenga sempre con astrazione dai sensi.

Infatti:

1. Nella Scrittura [ Nm 12,6 ] si legge: « Se vi sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui ».

Ora, la Glossa [ P. Lomb. ] afferma che « la rivelazione prodotta dai sogni e dalle visioni è quella in cui pare che si dicano o si facciano delle cose ».

Ma quando pare che si dicano o si facciano delle cose che non vengono né dette né fatte, si ha una alienazione dai sensi.

Quindi la profezia avviene sempre con alienazione dai sensi.

2. Quando una potenza è molto impegnata nella propria operazione, le altre sospendono le loro funzioni: come coloro che sono molto occupati nell'ascoltare non percepiscono con la vista le cose che avvengono davanti a loro.

Ma nella visione profetica l'intelletto viene elevato e impegnato al sommo nella sua operazione.

Perciò questa avviene sempre con astrazione dai sensi.

3. È impossibile volgersi simultaneamente da due parti opposte.

Ma nella visione profetica la mente è volta a ricevere da una realtà superiore.

Quindi non può volgersi simultaneamente alle realtà sensibili.

E così è necessario che la rivelazione profetica avvenga sempre con astrazione dai sensi.

In contrario:

S. Paolo [ 1 Cor 14,32 ] afferma: « Le ispirazioni dei profeti sono sottomesse ai profeti ».

Ma ciò non potrebbe essere se il profeta non fosse padrone di sé, perché astratto dai sensi.

Quindi la visione profetica non avviene con alienazione dai sensi.

Dimostrazione:

La rivelazione profetica, come si è spiegato sopra [ a. prec. ], può avvenire in quattro modi, cioè: con l'infusione di una luce intellettuale, con il conferimento di nuove specie intelligibili, con l'apporto o il coordinamento di immagini fantastiche e con la presentazione di immagini sensibili.

Ora, è evidente che non c'è astrazione dai sensi quando viene presentato qualcosa alla mente del profeta mediante immagini sensibili: sia che esse siano formate miracolosamente da Dio, come il roveto ardente mostrato a Mosè [ Es 3,2 ] e la scritta mostrata a Daniele [ Dn 5 ], sia che vengano prodotte da altre cause, però in modo da essere ordinate dalla divina provvidenza a un significato profetico: come l'arca di Noè stava a significare la Chiesa.

Parimenti non è necessario che ci sia l'astrazione dai sensi per il fatto che la mente del profeta viene illuminata da una luce intellettuale o informata da nuove specie intelligibili: poiché in noi il perfetto giudizio dell'intelletto si ha mediante la riflessione sulle realtà sensibili, che sono i primi princìpi della nostra conoscenza, come si è visto nella Prima Parte [ q. 84, a. 6 ].

Quando invece la rivelazione profetica avviene mediante immagini fantastiche, allora è necessario che ci sia l'astrazione dai sensi, affinché tali apparizioni di fantasmi non vengano riferite alle realtà esterne sensibili.

Tale astrazione però talora è perfetta, per cui non si percepisce nulla con i sensi, talora invece è imperfetta, per cui si percepisce qualcosa, ma non in modo da poter distinguere ciò che viene percepito esternamente da ciò che è visto con l'immaginazione.

Da cui le parole di S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,12.25 ]: « Le immagini dei corpi prodotte nell'anima sono viste come i corpi reali, così da non potersi distinguere un uomo presente e un uomo assente che viene immaginato come se fosse visto con gli occhi ».

Però questa alienazione dai sensi nei profeti non avviene per un disordine di natura, come negli ossessi e nei pazzi, ma per una causa ordinata: o fisiologica, come il sonno, o psicologica, come la violenza della contemplazione, secondo quanto si legge [ At 10,9s ] di S. Pietro, che mentre pregava sul terrazzo « fu rapito in estasi »; oppure per virtù divina, come si legge di Ezechiele [ Ez 1,3 ]: « La mano del Signore fu sopra di lui [ e lo rapì fuori di sé ] ».

Analisi delle obiezioni:

1. Quei testi parlano dei profeti a cui erano impresse o presentate delle immagini fantastiche, o nel sonno o nella veglia, come indicato rispettivamente dai termini sogno e visione.

2. Quando la mente si applica intensamente a cogliere delle realtà assenti lontane dai sensi, allora per violenza dell'applicazione segue l'alienazione dai sensi.

Quando invece si applica intensamente a disporre o a giudicare le realtà sensibili, allora non è necessario che si astragga dai sensi.

3. Nella profezia il moto dell'anima non deriva dalla facoltà del profeta, ma dalla virtù di un influsso superiore.

Perciò quando la mente del profeta è mossa da tale influsso a giudicare o a disporre qualcosa circa la realtà sensibile non si ha l'astrazione dai sensi: questa invece si ha solo quando la mente viene elevata alla contemplazione di realtà più sublimi.

4. [ S. c. ]. Si dice che le ispirazioni dei profeti sono sottomesse ai profeti quanto all'enunciazione delle profezie, della quale appunto sta parlando l'Apostolo: nel senso cioè che essi esprimono consapevolmente ciò che hanno visto, e non con la mente turbata alla maniera degli invasati, come dicevano Priscilla e Montano.

Ma nell'atto della rivelazione profetica sono piuttosto essi stessi soggetti all'ispirazione, cioè al dono profetico.

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