Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se insegnare sia un atto della vita attiva, o di quella contemplativa

In 3 Sent., d. 35, q. 1, a. 3, sol. 1, ad 3; De Verit., q. 11, a. 4; Contra Retr., c. 7, ad 7.

Pare che insegnare non sia un atto della vita attiva, ma di quella contemplativa.

Infatti:

1. S. Gregorio [ In Ez hom. 5 ] afferma che « i perfetti comunicano ai fratelli i beni celesti che hanno potuto contemplare, e ne eccitano gli animi all'amore della luce interiore ».

Ma ciò rientra nell'insegnamento.

Quindi insegnare è un atto della vita contemplativa.

2. L'atto e l'abito correlativo rientrano nel medesimo genere di vita.

Ora, l'insegnamento è un atto della virtù della sapienza: infatti il Filosofo [ Met 1,1 ] scrive che « il poter insegnare è segno di scienza ».

Poiché dunque la sapienza e la scienza appartengono alla vita contemplativa, pare che appartenga a quest'ultima anche l'insegnamento.

3. La preghiera è un atto della vita contemplativa come la contemplazione.

Ma la preghiera che si fa per gli altri non cessa di appartenere alla vita contemplativa.

Perciò il fatto che uno comunica ad altri, con l'insegnamento, la verità meditata, rientra anch'esso nella vita contemplativa.

In contrario:

S. Gregorio [ In Ez hom. 14 ] insegna: « La vita attiva consiste nel dare il pane agli affamati e nell'insegnare parole di sapienza agli ignoranti ».

Dimostrazione:

L'atto dell'insegnare ha due oggetti: infatti l'insegnamento si fa con la parola, e la parola è l'espressione del pensiero.

Perciò il primo oggetto dell'insegnamento è la materia, ossia l'oggetto del pensiero interiore.

E rispetto a tale oggetto l'insegnamento appartiene ora alla vita attiva, ora alla contemplativa: all'attiva quando si concepisce interiormente una verità per ben guidarsi nell'azione esterna; alla contemplativa invece quando si concepisce una verità di ordine intellettivo per godere nel considerarla e nell'amarla.

Da cui le parole di S. Agostino [ Serm. 104,1 ]: « Scelgano per sé la parte migliore », cioè la vita contemplativa, « si applichino alla parola, sospirino alla dolcezza dell'insegnamento, si occupino della scienza salutare ».

E qui evidentemente l'insegnamento appartiene alla vita contemplativa.

Il secondo oggetto dell'insegnamento è invece da ricercarsi dalla parte della parola esterna.

Ora, da questo lato l'oggetto dell'insegnamento è colui che ascolta.

Così rispetto a questo oggetto qualsiasi insegnamento appartiene alla vita attiva, come tutti gli atti esterni.

Analisi delle obiezioni:

1. In quel testo si parla espressamente dell'insegnamento rispetto alla materia, in quanto essa riguarda la considerazione e l'amore della verità.

2. L'abito e l'atto hanno il medesimo oggetto.

Perciò l'argomento è valido solo per la materia del pensiero interiore.

Chi infatti è dotato di sapienza o di scienza in tanto ha la capacità di insegnare in quanto ha quella di esprimere il pensiero interiore con la parola, per indurre altri a conoscere la verità.

3. Chi prega per un altro non agisce in alcun modo sulla persona per cui prega, ma solo presso Dio, che è la verità intelligibile.

Invece chi insegna ad altri agisce su di essi con atti esterni.

Quindi il paragone non regge.

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