Summa Teologica - III

Indice

Articolo 7 - Se il diavolo sia il capo dei cattivi

Pare che il diavolo non sia il capo dei cattivi.

Infatti:

1. Il capo deve comunicare la sensibilità e il movimento alle membra, come dice la Glossa [ ord. di Anselmo su Col 1,18 ].

Ma il diavolo non ha il potere di comunicare la malizia del peccato, il quale nasce dalla volontà del peccatore.

Quindi il diavolo non può dirsi capo dei cattivi.

2. Ogni peccato rende l'uomo cattivo.

Ma non tutti i peccati derivano dal diavolo, come è evidente per i peccati dei demoni stessi, che caddero senza suggestioni esterne.

E ugualmente il peccato dell'uomo non viene sempre dal diavolo: si legge infatti nel De Ecclesiasticis Dogmatibus [ 49 ]: « Non tutti i nostri pensieri cattivi sono suscitati dall'istigazione del diavolo, ma qualche volta sgorgano per iniziativa del nostro libero arbitrio ».

Quindi il diavolo non è il capo di tutti i cattivi.

3. A un unico corpo corrisponde un unico capo.

Ma la folla dei cattivi nel suo insieme non presenta qualcosa che la unifichi, poiché « i mali possono essere contrari », nascendo « da difetti opposti », come nota Dionigi [ De div. nom. 4 ].

Quindi il diavolo non può dirsi capo di tutti i cattivi.

In contrario:

La Glossa così interpreta le parole del libro di Giobbe [ Gb 18,17 ]: « Il suo ricordo sparisca dalla terra »: « Di ogni cattivo si dice che torni al suo capo, cioè al diavolo ».

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ a. prec. ], il capo non ha solo un influsso interno sulle membra, ma le governa anche esternamente dirigendo le loro operazioni a un fine determinato.

Così dunque il capo di una moltitudine o lo è in tutti e due i modi, cioè per l'influsso interiore e per il governo esteriore, ed è così che Cristo è capo della Chiesa, come si è detto [ a. prec. ], oppure lo è per il governo esteriore soltanto: e così ogni principe o prelato è capo dei suoi sudditi.

Ed è in questo secondo modo che il diavolo è detto capo di tutti i cattivi, poiché si legge [ Gb 41,25 Vg ] che « egli è il re di tutti i figli della superbia ».

Ora, è proprio di chi governa guidare i sudditi al proprio fine.

Ma il fine del diavolo è quello di stornare da Dio la creatura razionale: per cui fin da principio tentò di far disobbedire l'uomo al divieto divino.

D'altra parte la stessa ribellione a Dio ha carattere di fine, in quanto viene ricercata sotto l'aspetto della libertà, stando alle parole di Geremia [ Ger 2,20 ]: « Già da tempo hai infranto il tuo giogo, hai spezzato i tuoi legami e hai detto: Non ti servirò ».

In quanto dunque i peccatori perseguono questo fine cadono sotto il dominio del diavolo, che per questo viene detto loro capo.

Analisi delle obiezioni:

1. Il diavolo, sebbene non abbia un influsso interno sull'anima razionale, tuttavia induce al male con le sue suggestioni.

2. Chi governa non sempre fa con i singoli opera di persuasione perché obbediscano alla sua volontà, ma propone a tutti un segno della sua volontà, che alcuni seguono in quanto trascinati, altri invece perché lo vogliono spontaneamente: come avviene per il comandante di un esercito, il cui vessillo i soldati seguono anche senza alcuna sollecitazione.

Così dunque il primo peccato del diavolo, il quale « è peccatore fin dal principio » [ 1 Gv 3,8 ], fu presentato a tutti come un esempio da seguire, e alcuni lo imitano per diretta suggestione del diavolo stesso, altri invece di propria volontà senza suggerimenti.

E in questo modo il diavolo è capo di tutti i cattivi, in quanto essi lo imitano, come si legge [ Sap 2,24s ]: « La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo, e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono ».

3. Tutti i peccati si identificano quanto all'allontanamento da Dio, sebbene differiscano tra loro secondo la conversione ai diversi beni transitori.

Indice