Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se la Madre di Cristo sia stata vergine nel parto

In 4 Sent., d. 30, q. 2, a. 3; Comp. Theol., c. 225; In Matth., c. 1

Pare che la Madre di Cristo non sia stata vergine nel parto.

Infatti:

1. Dice S. Ambrogio [ In Lc 2, su 2,23 ]: « Colui che ha santificato il seno di un'altra donna per farne nascere un profeta, ha pure aperto il seno di sua madre per uscirne immacolato ».

Ma non si può aprire un seno senza sacrificarne la verginità.

Quindi la madre di Cristo non fu vergine nel parto.

2. Nel mistero di Cristo non ci doveva essere nulla che potesse far parere immaginario il suo corpo.

Ma passare attraverso una porta chiusa non è proprio di un corpo vero, bensì di un corpo immaginario, poiché due corpi non possono compenetrarsi.

Quindi il corpo di Cristo non doveva uscire dal seno materno senza aprirlo.

E così non conveniva che la madre rimanesse vergine nel parto.

3. Come scrive S. Gregorio [ In Evang. hom. 26 ], il Signore, entrando dai suoi discepoli a porte chiuse dopo la risurrezione, « dimostrò che il suo corpo aveva la medesima natura e un nuovo stato di gloria »: il che vuol dire che passare attraverso le porte chiuse è proprio di un corpo glorioso.

Ma il corpo di Cristo nel suo concepimento non era glorioso, bensì passibile, « con una carne simile a quella del peccato », come dice l'Apostolo [ Rm 8,3 ].

Quindi esso non uscì dal seno della Vergine senza aprirlo.

In contrario:

In un sermone del Concilio di Efeso [ 3,9 ] si legge: « La natura non conosce verginità dopo il parto.

La grazia invece ha fatto di una donna una partoriente e una madre senza violarne la verginità ».

Quindi la madre di Cristo fu vergine anche nel parto.

Dimostrazione:

Senza alcun dubbio dobbiamo affermare che la madre di Cristo fu vergine anche nel parto, poiché il Profeta [ Is 7,14 ] non dice solo: « Ecco, la vergine concepirà », ma aggiunge: « e partorirà un figlio ».

E ciò era conveniente per tre ragioni.

Primo, perché si addiceva alla proprietà personale del Verbo di Dio che nasceva.

Infatti il Verbo mentale non solo viene concepito senza alterazione della mente, ma anche esce da essa senza corromperla.

Per dimostrare quindi che quel corpo apparteneva allo stesso Verbo di Dio, era conveniente che nascesse dal seno incorrotto della Vergine.

Così si legge infatti in proposito in un sermone del Concilio di Efeso [ l. cit. ]: « La donna che dà alla luce una carne comune perde la verginità.

Ma quando nasce nella carne il Verbo, allora Dio custodisce la verginità, rivelandosi così come Verbo.

Come infatti il nostro verbo mentale non corrompe la mente quando viene proferito, così neppure il Verbo sostanziale che è Dio, volendo nascere, viola la verginità ».

Secondo, ciò era conveniente dalla parte del fine dell'incarnazione di Cristo.

Infatti egli venne a togliere la nostra corruzione.

Non era quindi opportuno che nascendo corrompesse la verginità della madre.

Dice infatti S. Agostino [ Serm. 121 ]: « Non era giusto che violasse l'integrità con la sua nascita colui che veniva a sanare la corruzione ».

Terzo, era conveniente che colui il quale aveva comandato di onorare i genitori, nascendo non menomasse l'onore della madre.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Ambrogio si esprime in quel modo poiché sta commentando il testo della legge citato dall'Evangelista [ Lc 2,23 ]: « Ogni primogenito maschio che apre il seno materno sarà sacro al Signore ».

Ora, come spiega S. Beda [ In Lc 1 ], l'evangelista « usa l'espressione ordinaria per indicare la nascita, e non già per dire che il Signore, uscendo da quel sacro seno che lo aveva ospitato e che egli aveva santificato, ne violasse la verginità ».

Perciò l'azione di aprire, attribuita al primogenito, non indica che Cristo abbia lacerato il velo del pudore verginale, ma indica la sola uscita della prole dal seno materno.

2. Cristo volle dimostrare la realtà del suo corpo in modo da manifestare insieme la propria divinità.

Perciò mescolò insieme meraviglie e umiliazioni.

Per mostrare la verità del suo corpo nacque da una donna, e per mostrare la sua divinità nacque da una vergine.

Come infatti dice S. Ambrogio [ Veni Redemptor Gentium ]: « Tale è il parto che si addice a Dio ».

3. Alcuni affermano che Cristo nel nascere assunse la dote della sottigliezza, come assunse quella dell'agilità per camminare sulle acque a piedi asciutti [ Mt 14,25 ].

- Ma ciò non si accorda con quanto abbiamo precisato sopra [ q. 14 ].

Infatti tali doti del corpo glorioso provengono dalla ridondanza della gloria dell'anima nel corpo, come diremo in seguito [ Suppl., qq. 82-85 ] trattando dei corpi gloriosi.

Cristo invece, come si è già notato [ q. 13, a. 3, ad 1; q. 14, a. 1, ad 2 ], prima della passione « permetteva che la sua carne agisse e patisse secondo le sue proprietà » [ Damasc., De fide orth. 3,19 ], e non c'era la ridondanza della gloria dall'anima al corpo.

Dobbiamo quindi affermare che tutti questi fatti furono compiuti dalla potenza divina miracolosamente.

Da cui le parole di S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 121 ]: « Dove interveniva la divinità, il corpo non si arrestava di fronte a porte sprangate.

Poteva ben entrare, senza aprirle, colui che nacque lasciando inviolata la verginità della madre ».

E Dionigi [ Epist. 4 ] scrive che « Cristo compiva in modo sovrumano le cose umane; e lo dimostra il concepimento miracoloso da una vergine e l'acqua fluida che sopporta il peso dei suoi passi terrestri ».

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