Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se fosse conveniente che Cristo risorgesse il terzo giorno

Supra, q. 51, a. 4; In 3 Sent., d. 21, q. 2, a. 2; In 4 Sent., d. 43, a. 3, sol. 1, ad 1; Comp. Theol., c. 236; Expos. in Symb., a. 5; In Psalm. 15; In Ioan., c. 2, lect. 3

Pare che non fosse conveniente che Cristo risorgesse il terzo giorno.

Infatti:

1. Tra le membra e il capo ci deve essere conformità.

Ora noi, che siamo le membra di Cristo, non risorgiamo dalla morte il terzo giorno, ma la nostra risurrezione viene differita alla fine del mondo.

Quindi Cristo, che è il nostro capo, non doveva risorgere il terzo giorno, ma alla fine del mondo.

2. S. Pietro [ At 2,24 ] afferma che « non era possibile che Cristo fosse trattenuto dall'inferno » e dalla morte.

Ma nel tempo in cui uno è morto è trattenuto dalla morte.

Perciò la risurrezione di Cristo non doveva essere differita al terzo giorno, ma egli doveva risorgere subito: specialmente se si tiene conto di quanto scrive la Glossa già citata [ a. prec. ], cioè che « non vi sarebbe stata alcuna utilità nell'effusione del sangue di Cristo se egli non fosse subito risuscitato ».

3. Il giorno inizia dalla levata del sole, che con la sua presenza lo produce.

Ora, Cristo risuscitò prima che il sole sorgesse: poiché nel Vangelo [ Gv 20,1 ] si legge che « nel giorno dopo il sabato Maria di Magdala si recò al sepolcro quando era ancora buio »; e Cristo allora era già risuscitato, poiché il testo continua: « e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro ».

Quindi Cristo non risuscitò il terzo giorno.

In contrario:

Nel Vangelo [ Mt 20,19 ] si legge: « Lo consegneranno ai pagani perché sia schernito, flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà ».

Dimostrazione:

Come si è già notato [ a. prec. ], la risurrezione di Cristo era necessaria per fondare la nostra fede.

Ora, la nostra fede ha per oggetto sia l'umanità che la divinità di Cristo: infatti, secondo le spiegazioni date [ q. 36, a. 4 ], non basta credere nell'una senza credere nell'altra.

Quindi per confermare la fede nella sua divinità era necessario che egli risorgesse presto, senza aspettare la fine del mondo; per confermare invece la fede nella realtà della sua umanità e della sua morte bisognava che ci fosse un intervallo tra la morte e la risurrezione.

Se infatti fosse risorto immediatamente dopo la morte, poteva parere che non si fosse trattato di una vera morte, e quindi neppure di una vera risurrezione.

Ma per mostrare la realtà della morte di Cristo bastava che la sua risurrezione fosse ritardata fino al terzo giorno: poiché non può essere che in un tempo così lungo non appaia in un morto apparente qualche segno di vita.

Inoltre con la risurrezione al terzo giorno viene posta in evidenza la perfezione del numero tre, che secondo Aristotele [ De caelo 1,1 ] « è il numero di tutta la realtà, abbracciando il principio, il punto di mezzo e il termine finale ».

E in più appare così un altro significato simbolico, che cioè Cristo « mediante l'unica sua morte », che è luce a causa della giustizia, « distrusse le nostre due morti », del corpo cioè e dell'anima, che sono tenebrose a causa del peccato [ Agost., De Trin. 4,3.5 ].

Per cui, come spiega ancora S. Agostino [ De Trin. 4,6.10 ], Cristo rimase nella morte un solo giorno intero e due notti.

Inoltre ciò sta a significare che con la risurrezione di Cristo cominciava la terza èra.

La prima infatti fu anteriore alla legge; la seconda sotto la legge; la terza sotto la grazia.

Inizia poi anche con la risurrezione di Cristo il terzo stato dei Santi.

Infatti il primo si svolse sotto le figure della legge, il secondo nella verità della fede, il terzo sarà nell'eternità della gloria, alla quale Cristo diede inizio con la sua risurrezione.

Analisi delle obiezioni:

1. Il capo e le membra sono conformi nella natura, ma non nella virtù: poiché la virtù del capo è superiore a quella delle membra.

Per mostrare quindi la superiorità della virtù di Cristo era giusto che egli risorgesse il terzo giorno, mentre la risurrezione degli altri è rimandata alla fine del mondo.

2. La detenzione implica una coazione.

Ora, Cristo non era in alcun modo trattenuto dalla morte, ma era « libero tra i morti » [ Sal 88,6 ].

Perciò egli rimase per un certo tempo nella morte non come detenuto, ma di propria volontà: cioè fino a che lo ritenne necessario per stabilire la nostra fede.

D'altra parte si può dire che avviene subito ciò che avviene dopo un breve intervallo di tempo.

3. Come si è spiegato sopra [ q. 51, a. 4, ad 1,2 ], Cristo risuscitò verso l'alba, quando comincia a spuntare il giorno, per indicare che con la sua risurrezione ci avviava alla luce della gloria: così come era morto verso il vespro, sul calare delle tenebre, per indicare che egli con la sua morte avrebbe distrutto le tenebre della colpa e della pena.

E tuttavia si dice che è risorto il terzo giorno prendendo il giorno per il giorno naturale che abbraccia ventiquattro ore.

Per cui, come spiega S. Agostino [ De Trin. 4,6.10 ], « la notte fino all'alba in cui si manifestò la risurrezione di Cristo spetta al terzo giorno.

Poiché Dio, il quale comandò alla luce di risplendere dalle tenebre - affinché con la grazia del nuovo Testamento e la partecipazione alla risurrezione di Cristo ci fosse dato di ascoltare l'intimazione: "Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore" -, ci lascia capire in qualche modo che il giorno ha inizio dalla notte.

Come infatti i primi giorni [ della creazione ], per la prevista caduta dell'uomo, vengono computati dal giorno alla notte, così questi a motivo della redenzione umana sono computati dalla notte al giorno ».

È chiaro quindi che se anche egli fosse risorto a mezzanotte si potrebbe dire ugualmente che è risorto il terzo giorno, riferendosi al giorno naturale.

Ma essendo invece risorto all'alba, si può dire che è risorto il terzo giorno anche riferendoci al giorno convenzionale, che è determinato dalla presenza del sole: poiché il sole cominciava già a rischiarare l'aria.

Infatti in S. Marco [ Mc 16,2 ] si legge che le donne vennero al sepolcro « al levar del sole ».

Il che non è in contrasto, nota S. Agostino [ De cons. Evang. 3,24.61 ], con quanto dice S. Giovanni, cioè che esse vennero « quando era ancora buio »: poiché allo spuntare del giorno le tenebre scompaiono mano a mano che sorge la luce; e d'altra parte l'espressione di S. Marco: « al levar del sole » « non va presa nel senso che il sole stesso fosse già visibile sulla terra, ma soltanto che stava per sorgere nel nostro emisfero ».

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