Summa Teologica - III

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Articolo 6 - Se il potere giudiziario di Cristo si estenda anche agli angeli

In 4 Sent., d. 47, q. 1, a. 3, sol. 4; d. 48, q. 1, a. 1

Pare che il potere giudiziario di Cristo non si estenda agli angeli.

Infatti:

1. Gli angeli, sia buoni che cattivi, furono giudicati al principio del mondo, quando alcuni decaddero per il peccato, mentre gli altri furono confermati nella beatitudine.

Ma quelli che sono già stati giudicati non hanno più bisogno di essere sottoposti a giudizio.

Quindi il potere giudiziario di Cristo non si estende agli angeli.

2. Non compete al medesimo soggetto giudicare ed essere giudicato.

Ora, gli angeli verranno con Cristo per giudicare, secondo quelle parole evangeliche [ Mt 25,31 ]: « Il Figlio dell'Uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli ».

Pare quindi che gli angeli non debbano essere giudicati da Cristo.

3. Gli angeli sono superiori alle altre creature.

Se dunque Cristo fosse giudice non solo degli uomini, ma anche degli angeli, sarebbe giudice per lo stesso motivo di tutte le creature.

Il che è falso, essendo questa una prerogativa della provvidenza di Dio, secondo quelle parole [ Gb 34,13 Vg ]: « A chi altri ha affidato la terra? E chi ha preposto al mondo che egli ha costruito? ».

Quindi Cristo non è giudice degli angeli.

In contrario:

S. Paolo [ 1 Cor 6,3 ] scrive: « Non sapete che giudicheremo gli angeli? ».

Ora, i santi non giudicheranno che per l'autorità di Cristo.

A maggior ragione quindi Cristo avrà il potere di giudicare gli angeli.

Dimostrazione:

Gli angeli sono soggetti al potere giudiziario di Cristo non solo in forza della sua natura divina, cioè per il fatto che egli è il Verbo di Dio, ma anche a motivo della sua natura umana.

Il che è evidente per tre motivi.

Primo, per l'intimità che la natura assunta ha con Dio: poiché, come dice la Scrittura [ Eb 2,16 ], « Dio non ha assunto gli angeli, ma ha assunto la posterità di Abramo ».

Quindi l'anima di Cristo è piena della verità del Verbo di Dio più di qualsiasi angelo.

Per cui, come insegna Dionigi [ De cael hier. 7,3 ], essa illumina gli angeli.

Quindi ha il potere di giudicarli.

Secondo, poiché con le umiliazioni della passione la natura umana in Cristo meritò di essere esaltata al disopra degli angeli: per cui S. Paolo [ Fil 2,10 ] scrive che « nel nome di Gesù ogni ginocchio si piega nei cieli, sulla terra e sotto terra ».

Perciò Cristo ha il potere giudiziario anche sugli angeli, sia buoni che cattivi.

E lo conferma l'Apocalisse [ Ap 7,11 ] quando dice che « tutti gli angeli stavano in piedi intorno al [ suo ] trono ».

Terzo, a motivo delle mansioni esercitate dagli angeli in mezzo agli uomini, di cui Cristo è capo in modo particolare.

Per cui S. Paolo [ Eb 1,14 ] scrive: « Sono tutti incaricati di un ministero, inviati per esercitare un ufficio in favore di coloro che devono ereditare la salvezza ».

Ora, gli angeli sottostanno al giudizio di Cristo prima di tutto quanto all'esecuzione di ciò che viene compiuto per loro mezzo.

E ciò appare anche nella vita dell'uomo Cristo: che « gli angeli servivano », secondo l'affermazione evangelica [ Mt 4,15 ], e a cui i demoni chiedevano di essere mandati nei porci [ Mt 8,31 ].

In secondo luogo quanto agli altri premi accidentali degli angeli buoni, che consistono nella loro gioia per la salvezza degli uomini, secondo l'accenno evangelico [ Lc 15,10 ]: « C'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte ».

E anche quanto alle pene accidentali dei demoni, che li colpiscono o qui o nell'inferno, e che competono anch'esse a Cristo in quanto uomo, poiché nel Vangelo [ Mc 1,24 ] si legge che il demonio gridò: « Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! ».

In terzo luogo quanto al premio essenziale degli angeli buoni, che è la beatitudine eterna, e quanto al castigo essenziale di quelli cattivi, che è la dannazione eterna.

Ciò però fu compiuto da Cristo in quanto Dio fin dal principio del mondo.

Analisi delle obiezioni:

1. L'argomento è valido per quanto riguarda il premio essenziale e la pena principale.

2. Come nota S. Agostino [ De vera relig. 31.57 ], sebbene « l'uomo spirituale giudichi ogni cosa », egli tuttavia è giudicato dalla stessa verità.

Così dunque gli angeli, sebbene per il fatto che sono spirituali debbano giudicare, sono però giudicati da Cristo in quanto egli è la Verità.

3. Cristo è costituito giudice non solo degli angeli, ma anche del governo di tutto l'universo.

Se infatti, come nota S. Agostino [ De Trin. 3,4.9 ], gli esseri inferiori sono governati con un certo ordine da Dio mediante gli esseri superiori, si deve concludere che tutte le cose sono governate dall'anima di Cristo, che è superiore a ogni creatura.

Da cui le parole dell'Apostolo [ Eb 2,5 ]: « Dio non assoggettò agli angeli il mondo futuro », quel mondo cioè, spiega la Glossa [ ord. ], « che è sottomesso a colui del quale parliamo, cioè a Cristo ».

Tuttavia non per questo « Dio affidò ad alcun altro la terra ».

Poiché è un'unica e medesima persona che è Dio e uomo: il Signore Gesù Cristo.

- E ciò che abbiamo detto sul mistero della sua incarnazione per il momento può bastare.

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