Summa Teologica - III

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Articolo 11 - Se si possano battezzare i bambini nel seno materno

In 3 Sent., d. 3, q. 1, a. 1, sol. 3, ad 1; In 4 Sent., d. 1, q. 2, a. 6, sol. 2, ad 2; d. 3, q. 1, a. 1, sol. 3, ad 1; d. 6, q. 1, a. 1, sol. 1; sol. 2, ad 1; d. 23, q. 2, a. 2, sol. 1, ad 1, 2

Pare che si possano battezzare i bambini nel seno materno.

Infatti:

1. È più efficace la grazia di Cristo per la salvezza che il peccato di Adamo per la dannazione, come dice l'Apostolo [ Rm 5,15ss ].

Ma i bambini nel seno materno si dannano per il peccato di Adamo.

Molto più quindi potranno salvarsi per la grazia di Cristo.

Ora, ciò avviene mediante il battesimo.

Quindi i bambini viventi nel seno materno possono essere battezzati.

2. Il bambino che vive nel seno materno è qualcosa della madre.

Ma battezzando la madre viene battezzato tutto ciò che si trova dentro di essa.

Quindi battezzando la madre rimane battezzato anche il bambino che si trova nel suo seno.

3. La morte eterna è peggiore della morte temporale.

Ora, di due mali si deve scegliere il minore.

Se dunque un bambino vivente nel seno materno non può essere battezzato, sarebbe meglio aprire la madre e battezzare il bambino estratto a forza piuttosto che lasciare che esso muoia senza battesimo e si danni eternamente.

4. Capita a volte che prima della nascita fuoriesca una parte del corpo del bambino, come si legge [ Gen 38,27ss ] di uno dei gemelli di Tamar: « Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano, e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano dicendo: "Questi è uscito per primo!".

Ma quando questi ritirò la sua mano, ecco uscì suo fratello »

Ora, in casi simili c'è talvolta pericolo di morte.

Quindi si deve battezzare quella parte, mentre il bambino si trova ancora nel seno materno.

In contrario:

Scrive S. Agostino [ Epist. 187,9 ] che « nessuno rinasce se prima non è nato ».

Ma il battesimo è una rigenerazione spirituale.

Nessuno quindi deve essere battezzato prima che nasca, uscendo dal seno materno.

Dimostrazione:

Il battesimo implica necessariamente che il corpo del battezzando venga in qualche modo lavato con l'acqua, essendo il battesimo una certa abluzione, come si è detto sopra [ q. 66, a. 1 ].

Ora il corpo del bambino, prima che esca dal seno materno, non può in alcun modo essere raggiunto dall'acqua: a meno che non si dica che l'abluzione battesimale con cui si lava il corpo della madre raggiunge la prole esistente nell'utero.

Ma ciò è impossibile, sia perché l'anima del bambino, alla santificazione della quale è diretto il battesimo, è distinta dall'anima della madre, sia perché il corpo del bambino vivo è già formato, e di conseguenza distinto dal corpo della madre.

Perciò il battesimo dato alla madre non ridonda sulla prole esistente nel suo seno.

E a questo proposito scrive S. Agostino [ Contra Iul. 6,14.41 ]: « Se al corpo della madre appartenesse quanto in essa viene concepito così da dover essere considerato come una parte di lei, allora nell'imminenza di un pericolo mortale non si battezzerebbe il bambino di una donna battezzata durante la gestazione.

Poiché invece si battezza anche tale bambino, è evidente che egli non era una parte del corpo della madre mentre le viveva in seno ».

Quindi in nessun modo i bambini ancora racchiusi nel seno materno possono essere battezzati.

Analisi delle obiezioni:

1. I bambini esistenti nel seno materno non sono ancora venuti alla luce per convivere con gli altri uomini.

Non possono quindi essere soggetti all'azione di questi così da ricevere per mezzo di essi i sacramenti della propria salvezza.

Possono invece essere soggetti all'intervento di Dio, dinanzi al quale vivono, in modo da conseguire la santificazione per un qualche privilegio di grazia: come accadde per quelli che furono santificati nel seno materno.

2. Le membra interne della madre sono qualcosa di lei per la continuità e l'unione naturale delle parti con il tutto.

Il bambino invece che vive in seno alla madre è qualcosa di lei per un certo legame che unisce l'uno all'altro due corpi distinti.

Perciò l'argomento non regge.

3. « Non si deve fare il male perché ne venga un bene », dice S. Paolo [ Rm 3,8 ].

Quindi nessuno deve uccidere la madre per battezzarne la prole.

Se però la madre è morta e nel suo seno vive ancora la prole, la si deve aprire perché l'infante sia battezzato.

4. Per il battesimo si deve aspettare l'uscita completa del bambino dal seno materno, se non incombe la morte.

Se tuttavia prima si presenta la testa, dove hanno fondamento i sensi, si deve battezzare il bambino nell'imminenza di un pericolo; e dopo non lo si deve ribattezzare, se dovesse nascere compiutamente.

E lo stesso pare doversi fare, in caso di pericolo, qualunque altra parte fuoriesca.

Tuttavia, poiché in nessuna delle parti esterne c'è la pienezza della vita come nella testa, ad alcuni pare che quando si sia battezzata qualunque altra parte del corpo, stante il dubbio, si debba battezzare il bambino dopo la sua perfetta nascita con questa forma: « Se non sei battezzato, io ti battezzo ».

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