Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se per la remissione dei peccati veniali si richieda l'infusione della grazia

Infra, a. seq.; a. 4, ad 2; In 4 Sent., d. 16, q. 2, a. 2, sol. 1; d. 21, q. 2, a. 1; De Malo, q. 7, a. 11

Pare che per la remissione dei peccati veniali si richieda l'infusione della grazia.

Infatti:

1. Un effetto non può mai prodursi senza la propria causa.

Ora, la causa propria della remissione dei peccati è la grazia: poiché non è per i nostri meriti che ci vengono rimessi i peccati, come si rileva da quelle parole di S. Paolo [ Ef 2,4s ]: « Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati ».

Quindi i peccati veniali non vengono rimessi senza l'infusione della grazia.

2. I peccati veniali non vengono rimessi senza la penitenza.

Ma nella penitenza viene infusa la grazia, come anche in tutti gli altri sacramenti della nuova legge.

Quindi i peccati veniali non vengono rimessi senza l'infusione della grazia.

3. Il peccato veniale infligge all'anima una macchia.

Ora, la macchia non viene cancellata che dalla grazia, che è la bellezza spirituale dell'anima.

Quindi i peccati veniali non vengono rimessi senza un'infusione di grazia.

In contrario:

Il peccato veniale non toglie dall'anima la grazia, e neppure la diminuisce, come si è spiegato nella Seconda Parte [ II-II, q. 24, a. 10 ].

Quindi, per lo stesso motivo, per la remissione del peccato veniale non si richiede l'infusione di una nuova grazia.

Dimostrazione:

Ogni cosa viene eliminata dal suo contrario.

Ma il peccato veniale non è contrario né alla grazia né alla carità, limitandosi a ritardarne gli atti, per il fatto che uno si attacca troppo a un bene creato, senza però andare contro Dio, come si è spiegato nella Seconda Parte [ I-II, q. 87, a. 5; q. 89, a. 2 ].

Perché dunque tale peccato venga eliminato non si richiede l'infusione di una grazia abituale, ma un moto attuale della grazia o della carità è sufficiente per la sua remissione.

Tuttavia, non potendo esistere in coloro che hanno l'uso del libero arbitrio, cioè nei soli capaci di commettere dei peccati veniali, un'infusione di grazia senza un moto attuale del libero arbitrio verso Dio e contro il peccato, ne segue che ogniqualvolta si ha in essi una nuova infusione di grazia, si produce [ anche ] la remissione dei peccati veniali.

Analisi delle obiezioni:

1. Anche la remissione dei peccati veniali è un effetto della grazia, però mediante il nuovo atto che essa produce, e non mediante un'altra grazia abituale infusa nell'anima.

2. Il peccato veniale, come si è notato sopra [ a. 1 ], non viene mai rimesso senza un qualche atto della penitenza virtù, o esplicito o implicito.

Può tuttavia essere rimesso senza la penitenza sacramento, la quale formalmente raggiunge il compimento nell'assoluzione del sacerdote, secondo le spiegazioni date [ q. 84, a. 1, ad 2; a. 3; q. 86, a. 2 ].

Non ne segue quindi che per la remissione del peccato veniale si richieda un'infusione di grazia; infusione che, pur ritrovandosi in ogni sacramento, non si ritrova tuttavia in ogni atto di virtù.

3. Nel corpo la macchia può prodursi in due modi: primo, mediante la privazione di quanto la bellezza richiede, p. es. del debito colore o della debita proporzione delle membra; secondo, mediante la sovrapposizione di qualcosa che impedisce lo splendore della bellezza, quali il fango e la polvere.

E così anche nell'anima la macchia può prodursi o mediante la privazione del decoro della grazia col peccato mortale, o mediante l'inclinazione disordinata dell'affetto verso un bene temporale: e ciò accade col peccato veniale.

Per togliere quindi la macchia del peccato mortale si richiede l'infusione della grazia, ma per togliere la macchia del peccato veniale basta un atto che, derivando dalla grazia, tolga l'attaccamento disordinato al bene temporale.

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