Riflessioni sulla "Adorazione a Gesù Crocifisso"
contemplato nella Sindone
Il mondo, oggi, è come senza centro.
La vita degli uomini di oggi, la vita nostra, si viene sviluppando, ma senza un riferimento costante a qualche cosa che la possa animare, riscaldare, dirigere.
È una esperienza che facciamo tutti quanti, se ci lasciamo prendere dalla moda delle opinioni.
Il mondo di oggi, dicevo, è come senza centro o, se volete, è come senza anima: non c'è una ispirazione che muove il mondo; almeno gli uomini non l'avvertono.
Non c'è un cuore, cioè un centro di vita che sia capace di unire tutta l'umanità nella pace, nella concordia, nella fraternità.
Esistono le varie strategie della coesistenza, esistono le varie politiche multipolari, esistono cose di questo genere, ma propriamente gli uomini di oggi non hanno identificato un cuore, cioè un principio di vita, un principio d'amore che li possa, nelle loro differenze di popolo, di condizioni sociali, di talenti, che li possa unire in unità.
E soprattutto gli uomini non hanno un capo, non hanno un principio di governo, di relazioni non soltanto interpersonali tra i popoli, che veramente faccia dell'umanità un popolo, un insieme di popoli in marcia verso un fine.
È l'esperienza che facciamo tutti quanti.
È l'esperienza che segna la crisi nella vita di ciascuno di noi e, in modo particolare, questa crisi si può rilevare nei giovani.
Non perché esista solo nei giovani, esiste anche negli adulti, ma gli adulti sono dotati di un certo cinismo, o di una certa praticità così spicciola per cui non dimostrano, non confessano, non denunciano questa mancanza.
Però non credo di fare delle scoperte particolari evidenziando queste assenze dal mondo di oggi, dalla nostra vita di oggi.
Occorre perciò ridare un centro di vita, un'anima, un cuore, un capo per tutta l'umanità.
Occorre ri-innalzare la Croce.
Questo è il messaggio che ci viene attraverso Fra Leopoldo Maria Musso: che la Croce sia ri-innalzata secondo il senso della parola di Dio.
"Come Mosè innalzò il serpente nel deserto così deve essere innalzato il Figlio dell'uomo, affinché ognuno che crede in lui abbia la vita eterna.
Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio, l'unigenito, affinché ognuno che crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna" ( Gv 3,14-16 ).
Il Crocifisso, il Figlio di Dio è stato innalzato e deve rimanere innalzato.
I popoli devono poter guardare a Lui: i popoli e le persone, i singoli individui.
Non è stato messo sulla Croce e poi deposto come se la Croce fosse qualche cosa di cui non se ne deve più parlare, che appartiene al passato, ora si parla solo più della gloria; è stato innalzato perché deve rimanere tale davanti alla considerazione della nostra vita, del nostro amore.
Nella Sacra Scrittura è detto, ed è ripetuto da S. Giovanni nel suo vangelo, che i popoli guarderanno a Colui che hanno trafitto ( Zc 12,10; Gv 19,37 ).
È indispensabile che sull'orizzonte della nostra vita, nella prospettiva del nostro spirito, il Cristo rimanga innalzato, innalzato sulla Croce e per questo innalzamento di croce innalzato glorioso alla destra del Padre, dove Lui rimane con le stigmate della sua Croce.
Nell'Apocalisse l'Agnello è visto come l'agnello ritto, come immolato ( Ap 5,6-12 ).
Occorre perciò che sia ri-innalzato il Crocifisso nella considerazione degli animi, come albero e sorgente della salvezza, come albero e sorgente dell'amore.
Si parla tanto di amore in tutti i sensi: se ne parla nella vita privata, nella vita sociale, ma chi sa veramente che cos'è l'amore!
Chi veramente può porsi di fronte agli altri uomini come sorgente di amore, come capace di amore!
Se siamo sinceri con noi stessi, nonostante i nostri sforzi, per quanto sinceri possano essere stati questi sforzi, noi sappiamo benissimo che non siamo l'amore, che non siamo principio di amore, che da noi non viene l'amore.
Per tanti sforzi che facciamo, noi non siamo sorgenti dell'amore.
Bisogna guardare al Crocifisso, sorgente dell'amore, per imparare davvero che cosa è l'amore; lo dice la Scrittura: "Dio è amore: L'amore di Dio si è manifestato così: Dio inviò il Figlio suo, l'Unigenito, nel mondo, affinché noi vivessimo per mezzo di Lui.
In questo sta l'amore: noi non amammo Iddio, ma egli amò noi e inviò il Figlio suo ad espiare per i nostri peccati.
Carissimi," - allora così possiamo imparare l'Amore - " se così Dio amò noi, noi pure dobbiamo amarci scambievolmente." ( 1 Gv 4,8-11 ).
È quello che poi Gesù dice nel Vangelo di S. Giovanni: "Vi dò un comandamento nuovo" - il mio comandamento - : "amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato" ( Gv 13,34 ).
Gli uomini non possono amarsi veramente se non dell'amore di Cristo, con l'amore di Cristo, con l'amore che è Cristo.
Non è possibile l'amore pieno, vero, autentico.
Chi dice di essere sorgente di vita, sorgente di amore, mente, sia che parli dell'amore interpersonale, sia che parli dell'amore sociale. Mente!
Bisogna che noi ritroviamo nel Cristo Crocifisso l'albero e la sorgente della crescita e dello sviluppo.
Ce lo ricorda l'apostolo Paolo nella epistola agli Efesini parlando dei rapporti tra marito e moglie, dell'amore che il marito deve avere per la moglie: "Mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la sua Chiesa: egli ha dato se stesso per lei" - e, qual'è la direzione dell'amore, quale è il frutto dell'amore -: "per santificarla, purificandola col lavacro dell'acqua unito alla parola, volendo presentarla a se stesso, questa Chiesa, tutta splendore, che non avesse macchia o ruga o altra cosa del genere, ma fosse santa e senza alcun difetto." ( Ef 5,25-27 ).
Gesù dice, nel corso della sua vita, di essere venuto a dare la vita, a dare vita e a darla abbondantemente ( Gv 10,10 ): è lo sviluppo, la crescita.
Questo amore che produce sviluppo, crescita s'impara però soltanto da Cristo Crocifisso.
Dobbiamo riprodurre al mondo il Crocifisso, albero e sorgente della comunione e della pace.
Non esiste nessun principio di accomunamento dell'umanità, di affratellamento tra gli uomini che non sia Cristo e Cristo Crocifisso.
Ma ne abbiamo fatto l'esperienza!
Abbiamo 2000 anni da che Cristo è venuto ed è morto sulla Croce, e quali Verbi sono venuti, sono stati predicati, capaci di affratellare nella comunione l'umanità, i popoli?
Nessuno! Tutti quelli che hanno detto qualcosa in questa direzione hanno preso da Cristo, magari decapitando il messaggio, prendendo una parte del messaggio di Cristo e rifiutando cristo.
Ma chi ha detto parole nuove in questa direzione?
Non c'è nessuno che abbia detto una parola nuova!
Si è cercato invano di sostituire ai meccanismi della comunione, ai processi della comunione, per parlare con un linguaggio moderno, indicati da Cristo Crocifisso, che sono Cristo Crocifisso.
Si è cercato di sostituire con altri meccanismi: saranno i diritti e doveri degli uomini, sarà la rivoluzione, o borghese o proletaria, … in effetti questa comunione, questo affratellamento non è venuto.
Anzi, se si approfondiscono questi messaggi, si approfondisce la divisione, lo scontro.
Non c'è principio di comunione al di fuori di Cristo e di Cristo Crocifisso, che è venuto perché fossimo, nel suo sangue, una cosa sola, come Lui e il Padre sono uno ( Gv 17,21-23 ).
Ecco, dicevo, bisogna ri-innalzare la Croce.
Cristo Crocifisso bisogna innalzarlo, non tanto fisicamente, nel simulacro che lo rappresenta, ma davanti all'attenzione degli uomini; bisogna riproporlo ritto, che possa essere guardato, contemplato, colto nella centralità onnicomprensiva, perché in Cristo Crocifisso è riassunto tutto, è salvato tutto.
Nell'Apocalisse, l'agnello, che compare ritto, come sgozzato, attribuisce a se stesso ciò che Dio in altra parte dell'Apocalisse attribuisce a sé, e dice così: "Io sono l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine" ( Ap 22,13 ).
Questo non è che una eco di quello che Gesù Aveva detto sulla terra ( Gv 12,32 ): "Allorché sarò innalzato da terra allora attirerò tutti a me".
Tutti, tutto, secondo le traduzioni.
Questa centralità è decisiva.
Se Cristo Crocifisso non è presente, innalzato, in modo che irraggi la sua luce, in modo che noi avvertiamo la sua luce su tutta la nostra vita di uomini e di umanità, su tutti i nostri momenti, la nostra storia, su tutti i nostri problemi personali e mondiali, ecco, se non c'è questa irradiazione di luce, di attrazione salvifica su tutta la nostra vita, noi non troviamo il principio della salvezza, il principio dell'orientamento.
È importante riproporlo così il Cristo, il Cristo innalzato.
Anche la sua gloria è frutto della sua Croce, perché crocifisso, perché: "Fatto obbediente fino alla morte e morte di Croce" - dice S. Paolo - " e per questo gli è stato dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome" ( Fil 2,8-9 ).
La sua crocifissione, come ci insegna S. Giovanni. è il principio della sua gloria ( Gv 12,23-33 ).
Sbaglieremmo nel vedere Gesù Crocifisso, Gesù innalzato sulla croce unicamente circondato da tenebra, da lutto, da velamento ( Gv 12,46 ).
Non è vero. Invece Gesù sulla croce comincia veramente a svelare se stesso e in se stesso a svelare Dio; lo ha detto lui: "Quando avrete levato in alto il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che io sono" ( Gv 8,28 ), e questa è l'attribuzione per cui lui afferma la sua divinità: "conoscerete che io sono", che io sono colui che sono ( Es 3,14 ).
Non si può conoscere il Padre se non si guarda a Cristo Crocifisso, non si può sapere dello Spirito Santo se non si guarda a Cristo Crocifisso, non si può sapere che cosa sia veramente la Chiesa e quale rapporto unisca la Chiesa a Cristo se non la si vede nascere dal costato trafitto di Cristo.
Non si riesce a capire la maternità della Madonna, che si completa e si suggella ai piedi della croce: "Ecco tuo Figlio" ( Gv 19,26 ), se non la si guarda nel rapporto con Cristo Crocifisso, là, ai piedi della Croce.
Non si riesce veramente a vedere il volto di che cosa noi realmente siamo nella nostra grandezza e nella nostra miseria, perché in noi ci sono tutte e due le cose, se non ci guardiamo in Cristo Crocifisso.
La nostra grandezza perché Lui ha versato il suo sangue per riscattarci, la nostra bassezza perché questo prezzo ha dovuto pagare!
Dicevo dunque che si tratta di riproporre Cristo Crocifisso, fondamento di Cristo glorioso, alla nostra contemplazione e alla contemplazione di tutta l'umanità.
Dio si serve degli uomini per riportare l'umanità ai piedi della Croce.
In questi ultimi secoli, dopo il Concilio di Trento, noi abbiamo veramente il ricorso agli umili, a questi carismatici in senso valido e autentico della parola.
Ricordo S. Margherita Maria Alacoque, attraverso la quale - gli uomini non sapevano più guardare all'umanità di cristo, capire il mistero di cristo, mistero d'amore - ci viene riproposta la sintesi, per così dire, di Cristo Crocifisso, cioè il suo cuore trafitto.
Gli uomini non erano capaci di guardare a Cristo-uomo, di accettarlo veramente; perché non è soltanto che gli uomini hanno difficoltà ad accettare Cristo-Dio: hanno difficoltà ad accettare Cristo-uomo, l'umanità di Cristo.
Accettano magari di Cristo alcune cose, certi discorsi, certi valori - come si dice oggi - li accettano più o meno, ma non accettano Cristo, la persona, la concreta persona sua, non accettano la sua umanità.
Ma se veramente si accettasse fino in fondo la sua umanità, perciò stesso si accetterebbe la sua divinità.
Chi accetta un rapporto personale con Cristo-uomo, non può fare a meno di accettare un rapporto personale con Cristo-Dio: perché in quella umanità c'è la pienezza della divinità.
Gli uomini hanno paura di farsi guardare negli occhi, fino nel cuore, da Cristo.
Hanno paura di accettare l'impegno d'amore che Cristo offre loro, il rapporto personale con Cristo-uomo, oltre che Dio.
E allora le difficoltà di cogliere il valore, il significato di Cristo Crocifisso; chi si ferma a considerare l'aspetto doloroso di Cristo e poi china subito la testa per pensare ai suoi peccati: sente il rimprovero per la vita scorretta - se si vuole è un valore, ma … non bisogna aver fretta di ripiegarci su noi stessi, la nostra miseria è più grande di quello che possiamo pensare a prima vista.
Il Signore ce la farà scoprire strada facendo - Invece bisogna avere il coraggio di mantenere lo sguardo negli occhi di Cristo, nell'umanità di Cristo, mantenerlo fino in fondo e lasciarsi prendere da Lui.
Ora l'esposizione più aperta. più manifesta dell'umanità di Cristo e perciò anche della sua divinità, questa è sulla Croce.
Dicevo che Dio si serve degli umili; si è servito di Santa Margherita Maria Alacoque perché gli uomini non sapevano guardare alla umanità di Cristo, al Cristo Crocifisso, chi si ricorda il Crocifisso del Grünewald,
per parlare di una rappresentazione di Cristo Crocifisso di stampo protestante; è una tremenda, spaventosa, una cosa sconvolgente, che vela veramente il mistero del Cristo Crocifisso per mettere davanti l'orrore, lo sconvolgimento, l'annientamento.
Abbiamo presente i Cristi crocifissi dei giansenisti con le braccia strette:
perché "molti i chiamati, pochi gli eletti" ( Mt 22,14 ); il senso della predestinazione calvinista, per cui non l'amore di Cristo era presente, ma la predestinazione, non soltanto positiva ma anche negativa, all'inferno.
E se andiamo a vedere nei libri della pietà e delle pratiche di pietà, troviamo abbastanza una desolazione, per quello che riguarda il rapporto con Cristo Crocifisso, centro di vita.
C'è qua e là qualche santo, c'è sant'Alfonso de' Liguori che parla di Gesù e della sua umanità … qualche autore spirituale particolare tipo il Marmion, ma bisogna venire fino al secolo attuale.
C'è molta dottrina spirituale, molti trattati, dove però Cristo, nella sua umanità crocifissa e gloriosa, non è veramente il centro dello spirito - e allora ecco che il Signore si serve degli umili per delle cose decisive per la fede e per la vita.
Si è servito di S. Maria Margherita Alacoque e si è servito nei nostri giorni di fra Leopoldo.
Si è servito di questo umile frate in modo singolarissimo.
Ricordiamo il primo invito fatto dalla Madonna a Luigi Musso, ancora laico e cuoco: "Ricordati di quanto ha sofferto mio Figlio". ( Diario F. Leopoldo novembre 1987 ).
Poi si viene avanti fino al 15 maggio 1906 dove finalmente abbiamo il detto di apertura: "Si faccia devotamente l'adorazione" - ogni giorno - "come nel venerdì Santo; grazie a favori concederò a tutti coloro che si prostreranno ad adorarmi".
Il venerdì Santo non è una cosa che fu ma una cosa che è.
In Dio non c'è mai il superamento, ma c'è conservazione di tutto: l'una cosa è collegata con l'altra.
Il Venerdì Santo storicamente è stato un giorno lontano, spiritualmente e misticamente è una realtà presente ad ogni giorno, presente al tempo e presente all'eternità.
Ripeto nell'eternità il Cristo conserva le sue piaghe.
Certo non più segno di morte ma segno di vita e di gloria.
Le conserva, ed è così che si presenta agli apostoli nel cenacolo.
Il segno della identità del Signore, il segno che è lui, è quello di far vedere le piaghe delle sue mani e la piaga del suo costato ( Gv 20,20 ), e l'apostolo che non era presente.
Tommaso, non credendo che Cristo fosse risorto, dice: Se non metterò il mio dito dentro le piaghe delle sue mani e non metterò la mia mani nella piaga del suo costato, io non credo ( Gv 20,25 ), perché questo è il segno di Cristo, la carta di identità di Cristo.
Gesù ricompare invitando Tommaso a mettere le sue dita .. e la sua mano nella piaga del costato ( Gv 20,27 ).
Misteriosamente queste piaghe permangono nell'eternità.
Il venerdì Santo dev'essere un'attualità di ogni giorno: perché è la base della gloria di Cristo, e questa base rimane nell'eternità a fondamento della gloria di Cristo.
Questa gloria non avrebbe nessun senso se non permanesse ciò che gliel'ha conferita, la causa meritoria di questa gloria, diversamente sarebbe una gloria puramente gratuita.
Rimane nell'eternità la nostra partecipazione alla sua Croce, come fondamento della nostra gloria.
"Si faccia divotamente l'adorazione ogni giorno come nel Venerdì Santo".
Nell'essenza del Venerdì Santo.
Quale Venerdì Santo?
Non il venerdì della liturgia, ma il venerdì del Vangelo, della Croce: il venerdì della liturgia della Chiesa non è che una eco di quel Venerdì della Croce.
Di quel venerdì in cui storicamente il Cristo fu innalzato e morì sulla croce per la salvezza del mondo.
Si tratta di fare l'adorazione come quel Venerdì, che poi si prolunga nel Venerdì Santo della Chiesa: prolungarla ogni giorno.
Quell'adorazione che ebbe come prima adoratrice la Vergine SS. - la prima adorazione la fece ai piedi della croce - e in quella adorazione suggellava pienamente la sua maternità nei confronti di tutta l'umanità
La prima adoratrice è la Vergine.
Il Venerdì Santo della storia; il Venerdì Santo della liturgia; il venerdì Santo della gloria.
Sapete cosa fanno gli angeli e i santi in Cielo secondo l'Apocalisse?
"E vidi, fra il trono e i quattro viventi e gli anziani, un agnello ritto come sgozzato, con sette corna e sette occhi, che sono i sette spiriti di Dio inviati a tutta la terra.
Venne e ricevette il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono.
E quando ricevette il libro, i quattro viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono dinanzi all'agnello, aventi ognuno un'arpa e coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi.
E cantano un cantico nuovo, dicendo "Degno sei di ricevere il libro e di aprire i suoi sigilli, perché fosti sgozzato e col sangue tuo ci comprasti a Dio, noi di ogni tribù, lingua, popolo e gente, e di essi hai fatto per il Dio nostro un regno e dei sacerdoti, e regneranno sulla terra."
"E vidi, e udii voce di molti angeli intorno al trono e ai viventi e agli anziani; il loro numero era di miriadi di miriadi e migliaia di migliaia, e dicevano a gran voce: "Degno è l'agnello sgozzato di ricevere la potenza, ricchezza, sapienza, forza, onore, gloria e lode""
"Ed ogni creatura che è nel cielo, sulla terra e sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che ivi sono, li udii dire: "A colui che siede sul trono e all'agnello la lode, l'onore, la gloria e il dominio per i secoli dei secoli." ( Ap 5,6-13).
Si tratta di partecipare a questa liturgia che, iniziata ai piedi della Croce, si continua nel cielo - Maria SS. capeggia questo coro con tutti gli angeli e i beati del cielo - e si deve continuarla sulla terra: si tratta di renderla operante, presente ed attuale in ogni giorno della nostra vita.
La vita si rinnova se è il fine che agisce nella attualità dell'oggi; soltanto se il fine agisce nell'attualità dell'oggi la vita si rinnova.
Ma se il nostro fine è la partecipazione misteriosa e beatifica a questi cori di adorazione e di lode all'Agnello che è stato sgozzato, bisogna incominciare in questa vita la partecipazione a questo fine perché la nostra vita veramente si rinnovi e sia completamente trasformata.
È quello che Gesù si propone tramite fra Leopoldo.
Voi avete presente l'Adorazione a Gesù Crocifisso; essa incomincia l'adorazione delle singole piaghe con quella espressione magnifica e molto semplice, ma molto profonda: "Amabilissimo mio Signore Gesù Crocifisso".
Non è che una sintesi con cui noi partecipiamo, qui sulla terra, uniti a Maria SS. al coro di tutti gli angeli e beati del cielo: non è che questa unione che continua.
È il fine che diventa agente nell'oggi, nel presente della nostra vita.
È questo fine di gloria, di contemplazione, di amor, di comunione, di lode, di gaudio che si rende operante: ci viene facilitato, indicato da questa adorazione, ci viene favorito, aiutato, anche dalla formula, proprio per renderlo operante oggi.
Gesù Crocifisso è il principio del mistero di Cristo.
Non si può entrare nella gloria del mistero di cristo, nella comunione con il Padre, se non si entra dalla porta che è Cristo Crocifisso.
Soltanto nella misura in cui noi saremo conformi a Cristo Crocifisso, questa è la vita nuova - non è la morte dell'uomo vecchio: l'uomo vecchio è il peccato - la vita nuova comincia con la conformità a Cristo Crocifisso e si finalizza, si sviluppa nella conformità a Cristo glorioso.
La conformità a Cristo Crocifisso è già glorificante
Se avete conosciuto un santo in questa vita .. io ho avuto questa fortuna di conoscerlo, e me lo ricordo ancora che passeggiava qui quando non c'era ancora questa costruzione, c'era soltanto l'ossatura del tempio ( si tratta di Fratel Teodoreto ) .. ebbene, ci si rendeva conto come nella sua abnegazione, nella sua donazione, nella sua sofferenza, nel suo oscuramento c'era qualche cosa di glorioso, di luminoso che alle volte sembrava addirittura di vederglielo trasparire dal volto, dal colore della pelle, dallo sguardo .. una chiarezza particolare - perché la conformazione a Cristo Crocifisso è sorgente di grande dignità e di grande luminosità.
Abbiamo potuto contemplare il Volto di Gesù, il positivo e il negativo, e vedete come da questa immagine di dolore e di morte traspare tuttavia un'immagine di vita, di dignità, di maestà: tutte e due le cose sono mirabilmente fuse l'una nell'altra, l'una fonda l'altra.
Ora, in Cristo Crocifisso come si entra?
Seguiamo la Madonna: uniti a Maria SS.
La Madonna è la madre, la madre sa guardare il Figli suo: impariamo pure, perché non possiamo credere di poter guardare Cristo meglio di quanto abbia saputo guardare Maria, sua madre e madre di tutti noi.
Ora la madre si ferma al particolare; non fa una considerazione in astratto, segue il concreto della vita del Figlio e della fisionomia dei tratti del Figlio, il particolare in cui coglie tutta la ricchezza della personalità del Figlio.
La Madonna ci indica che la sua contemplazione ai piedi della croce certamente è stata una contemplazione molto particolareggiata.
Non era un coacervo di dolori quello che aveva davanti la Madonna; non era semplicemente un coacervo di ferite, ma era questa ferita, questa piaga, questo dolore, uno dopo l'altro: questo aveva di fronte la Madonna.
Perché così guarda una madre ai patimenti, alle sofferenza di un Figlio!
Così partecipa di questi patimenti, di queste sofferenze del Figlio.
La Madonna, insomma, ci indica il modo di essere molto concreti, proprio per poter sviluppare questo rapporto personale con il Cristo.
Bisogna guardare alle sue piaghe, distintamente, non per fare la vivisezione, ma per fare l'approfondimento di Cristo.
Ognuna di queste piaghe rappresenta il prezzo che Cristo ha pagato per salvarci, l'espressione concreta del suo amore.
Si entra in Cristo Crocifisso attraverso la sue piaghe.
Cristo è morto crocifisso, piagato.
Questa morte lui l'ha accettata, l'ha voluta, perché questa morte indica qualcosa di particolare.
Non è morto di una morte qualunque, ma di quella morte, piagato, di croce, effusione di sangue.
Era importante perché ogni cosa è importante nella vita di Cristo, ogni cosa è significativa nella vita di Cristo.
Cristo aveva detto: "Io sono la porta e chi vuole entrare nell'ovile entra per la porta, chi vuol entrare diversamente è un mercenario, è un predone, è un ladro." ( Gv 10,1-13 ).
Bisogna entrare per la porta.
Le porte che Cristo ci mette davanti per entrare nel suo mistero e per entrare nella comunione del Padre, che lui è venuto a darci, sono le sue piaghe, piaghe attraverso le quali lui ha effuso tutto il suo sangue; lui è morto per effusione di sangue per indicarci, anche nel segno fisico, la sua volontà di diffusione, di donazione verso di noi, la sua volontà di stabilire nel suo sangue come una circolazione all'interno di ciascuno di noi, perché noi partecipassimo profondamente di lui e fossimo una sola cosa con lui.
È morto in questo modo per indicarci tutto questo.
Queste sue piaghe perciò rimangono misteriosamente aperte.
Certo non versano più sangue nel senso della croce di duemila anni fa, però quelle piaghe rimangono aperte, perché quel sangue non viene più effuso, ma viene comunicato a noi.
E quelle piaghe rimangono aperte perché il suo corpo continua, immolato, attraverso l'effusione del sangue, ad essere dato per noi: perché noi possiamo cibarci di quel corpo e fare tutt'uno con quel corpo.
Noi non guarderemo, non avremo comunione con il Padre se non facendo tutt'uno con Cristo nella sua umanità
Non oltrepasseremo la sua umanità, noi contempleremo il Cristo facendo tutt'uno con lui, membra del suo corpo; contemplando il Padre, per così dire, con i suoi stessi occhi, amandolo con il suo stesso cuore, e circolerà in noi non solo la sua stessa vita, ma il suo stesso sangue.
E questo è il tipo di comunione che il Cristo è venuto a realizzare con noi.
Quindi è estremamente importante che quelle piaghe siano contemplate e rimangano aperte, questo vuol dire penetrare veramente la sostanza del mistero della salvezza, vuol dire riuscire a capire veramente che cosa avviene già quaggiù e che cosa avverrà nella vita eterna, nel Cristo e per mezzo di Cristo.
Queste piaghe erano sanguinanti e lo rimangono ancora, non più nel senso della effusione, ma in quello della comunione.
E queste piaghe sono gloriose.
I mistici che le hanno contemplate, parlano di sorgente di luce, per indicare che proprio di lì ci viene la vita, la luce, la comunione.
Ora con Fra Leopoldo il Signore ci invita a fare, uniti a Maria SS. un pellegrinaggio alle piaghe del Signore: pellegrinaggio di adorazione, di amore e di intercessione.
Possiamo aiutarci a fare questo pellegrinaggio se contempliamo la Sindone, dove queste piaghe sono ben segnate.
Allora con Maria SS. e con tutti gli angeli e i beati del cielo si passa di piaga in piaga.
Prima la destra, segno dell'attività, della potenza di Dio: S. Paolo parla di Cristo Crocifisso come sapienza di Dio, potenza di Dio, nella Scrittura la destra è segno della potenza, è segno dell'attività esterna di Dio.
Allora abbiamo la contemplazione alle mani: mano destra e mano sinistra, al piede destro e piede sinistro, il costato …
Questo pellegrinaggio di amore, di adorazione alle piaghe del Signore noi lo facciamo con la Chiesa celeste, uniti a Maria SS. con tutti gli angeli e beati del cielo, e lo facciamo per la Chiesa terrestre.
Infatti ( adorando la piaga della mano destra ) si prega, nell'adorazione, nel testo primitivo, per la liberazione del Papa e perché i sacerdoti celebrino santamente; nel testo attuale, per la Chiesa.
Poi si prega per la parte della Chiesa che è alla sinistra: per i poveri peccatori e i moribondi - alla mano sinistra - e per le anime del purgatorio - al piede sinistro -.
Il punto di approdo, il punto di arrivo importante è il sacro costato: è il punto di arrivo della Adorazione.
Attraverso rivelazioni private, con Santa Margherita Maria Alacoque, ci è stato presentato il cuore di Cristo - tutto il resto è come oscurato - la sintesi di Cristo Crocifisso è il Cuore coronato di spine, fiammeggiante di amore, con la croce sopra.
Ebbene questo cuore noi dobbiamo riscoprirlo - oramai che abbiamo davanti tutta la realtà di Cristo Crocifisso - è il punto di arrivo dell'Adorazione: Cristo Crocifisso è tutto aperto e il suo costato rappresenta la sintesi, l'estremo suggello di questa donazione, di questa apertura verso tutta l'umanità, perché gli uomini devono rimanere in lui: "Rimanete nel mio amore, rimanete in me se volete portare frutto" ( Gv 15,4-9 ).
Il punto di arrivo dell'Adorazione è il Cuore di Cristo.
Bisogna penetrare il Cristo e rimanere sempre nell'amore di Cristo, nell'intimità con Cristo, nella comunione con Cristo.
La piaga del sacro costato è un punto di approdo della nostra vita, della nostra giornata, ma è anche un punto di partenza; perché è rimanendo nella comunione con Cristo, nella intimità con lui, nel suo cuore che noi dobbiamo affrontare la vita.
Allora sì che ha senso fare i discorsi che riguardano la nostra perfezione, che riguardano il nostro sviluppo personale, oppure il nostro impegno sociale.
Parlare con verità per esempio: di giustizia, di sviluppo, di progresso, di pace, di solidarietà.
Ma soltanto se noi ne parliamo nel cuore di Cristo, in forza di quella comunione, di quella intimità che Cristo ci offre, se è lui che parla attraverso di noi, allora sì che il nostro linguaggio è un linguaggio di verità, e la nostra azione è veramente un'azione di bene.
Purtroppo, ripeto, oggi come oggi, si accettano molte cose cristiane - e ancora, i valori sui quali in definitiva l'umanità si schiera, lo si voglia o no, i valori sui quali in definitiva l'umanità si schiera, lo si voglia o no, sono sempre i valori di Cristo: sarà la solidarietà, la giustizia, la libertà, la verità, sarà quello che si vuole, ma sono tutti valori evangelici … sarà l'unità, la comunione, la fede … -, ma se tutte queste cose non avvengono con Cristo e in Cristo, non è possibile che abbiano veramente una garanzia di un'autenticità senza dubbi e soprattutto di una fertilità, di una fecondità.
Allora accettiamo queste piaghe del Signore, penetriamo dentro queste piaghe sanguinanti e gloriose per accettare la comunione di vita con lui, per vivere con lui accettando pienamente lui.
Questo non è sentimentalismo, perché il sentimentalismo è ripiegamento su se stesso, ma se io accetto la comunione sarà sentimento, ma non sentimentalismo.
Sentimentalismo è usare di qualcosa o di qualcuno per narcotizzarsi, ma non è accettare di formare un tutt'uno, è accettare le consolazioni che mi possono venire dalla offerta di una intimità, ma non à accettare l'intimità.
Sentimentalismo quindi è accettare le risonanze consolanti o le soddisfazioni che possono venire, ma non è accettare colui che mi offre questa intimità.
Noi abbiamo quindi paura di essere sentimentali nel parlare di queste cose: "Amerai Dio con tutte le tue forze, con la tua mente, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima" ( Mt 22,37 ).
Questo applichiamo a Cristo.
Quindi non abbiamo timore di accettare Gesù come l'Unico, come il Tutto e in lui trovare ogni cosa, accettando la comunione che lui ci offre.
Non abbiamo timore di penetrare nel suo cuore attraverso la piaga del suo costato per dimorare con lui e ispirare a lui tutta la nostra vita.
Allora, ripeto, tutti i discorsi che faremo di impegno: familiare, personale, allora hanno un fondamento, una verità, hanno una sorgente che li garantisce.
Queste piaghe sanguinati e gloriose sono il Vangelo eterno nel tempo e nell'eternità; il Vangelo è questo, il Vangelo sono le piaghe di Cristo, e ciò che si realizza per queste piaghe e attraverso queste piaghe nel tempo e nell'eternità, tutto il Vangelo è per portarci lì.
Le piaghe di Cristo sono il Vangelo della potenza, della sapienza di Dio, sono il Vangelo della misericordia di Dio.
Ma davanti a Cristo Crocifisso quali dubbi vogliamo ancora avere che Dio è misericordioso e che Dio può essere misericordioso.
Le piaghe del Signore sono il Vangelo del pane della vita, del ritorno alla casa del Padre.
Gli uomini hanno bisogno di coraggio; ci vuole del coraggio anche ad essere umili, ad accettare se stessi…
Ora, riproponendo Cristo nelle sue piaghe sanguinanti e gloriose, vive e attuali, noi veramente favoriamo il ritorno di noi stessi e dell'umanità al Cristo, alla casa del Padre.
E concludendo, l'avvenimento dell'esposizione della Sindone, ci ha messo davanti questa singolarissima riproduzione dell'umanità di Cristo - l'unica immagine che Cristo ha lasciato di sé e di lui Crocifisso; singolarissima immagine del suo dolore e quindi del suo amore, immagine della sua potenza.
Egli ha voluto lasciarcela perché non ne facessimo soltanto oggetto di un qualche aiuto per noi, ma ci rendessimo conto sempre di più - e specialmente noi torinesi dovremmo saperlo fare, poiché quest'unica reliquia al mondo l'abbiamo nella nostra città e certamente non senza un singolare disegno di Dio - che noi dovremmo trarre da questo fatto una grande energia, una grande carica per dedicarci davvero, secondo che ci è possibile, nella concretezza della nostra vita quotidiana, a ripresentare anche noi al mondo Cristo Crocifisso e perciò glorioso, a ripresentare le sue piaghe perché la gente possa capire.
Perché la gente possa trovare - intanto noi, e poi la gente - possa trovare quello che dicevo all'inizio.
Questa gente che non ha "centro", che non ha "anima", che non ha "cuore", che non ha "capo" per la sua vita, che cammina come pecore senza pastore, come dice la Scrittura ( Mt 9,36 ) - perché la realtà del mondo è questa, lasciato a sé è un branco di pecore che cammina senza pastore - ebbene, questa umanità di cui facciamo parte, ritrovi veramente l'albero, la sorgente della salvezza, l'albero, la sorgente della vita, della resurrezione, della comunione.
È una grossa responsabilità che noi abbiamo, ed un grande compito quello che ci viene affidato!
Spero che anche la giornata di oggi, non certo per quello che posso aver detto io, ma per quello che ci può aver detto il Signore, se noi abbiamo voluto ascoltare, sia un punto di partenza per ciascuno di noi, per rinnovarci nella nostra attenzione spirituale, interiore, profonda a questa umanità piagata di Cristo, a Colui che è stato piagato, per noi costituisca questo e costituisca veramente il momento decisivo per un impegno in questa direzione, una disponibilità.
Non c'è altro modo! Se non diamo Cristo e non diamo Lui Crocifisso, che cosa vogliamo dare!
Di che cosa ha bisogno il mondo se non di questo?
Che cos'è che può riscaldare l'umanità se non lui?
Che cos'è che la può vivificare?
C'è una vita che valga la pena di essere vissuta se non questa: di dedicarsi ad innalzare la Croce, di modo che l'umanità, guardando a lui, non perisca, ma abbia la vita eterna. ( Gv 3,14-16 ).