Gesù, centro del mondo e della storia

N° 8 - Luglio 2001

Carissimi amici,

in questi mesi estivi, dedicati anche al riposo, siamo chiamati a pensare a tutte quelle famiglie che proprio in questo periodo si sfaldano o vivono situazioni di sofferenza, e a pregare per loro, perché trovino la forza di ritornare a Dio.

Centro del mondo e della storia

" Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo " ( Mt 28,20 ).

" Gli apostoli partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava con loro " ( Mc 16,20 ).

Il mondo - singolo, famiglia, lavoro, società - lasciato a se stesso, finisce sempre nel caos, perché da solo gli manca il centro.

Ne segue l'illimitato sbriciolamento di tutto.

Ma non è così nella mente di Dio: " Da tutta l'eternità, Dio ci ha benedetti con ogni benedizione in Cristo.

In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo " ( Ef 1,3-4 ).

Dunque, l'uomo e il mondo, ferito e disgregato dal peccato fin dall'origine, è chiamato da Dio a trovare centro e vita nel Figlio suo incarnato, morto sulla croce e risorto: Gesù Cristo.

Nulla vi è di più grande di Lui, e in Lui nulla vi è di più grande del suo Sacrificio, l'atto che solo glorifica Dio infinitamente, e apre le porte del Cielo all'umanità peccatrice: è il Sacrificio del Calvario.

Meditando il Vangelo, siamo colpiti dall'insistenza di Nostro Signore, durante la sua vita terrena, sulla sua "ora": " Ho desiderato ardentemente l'ora della mia immolazione " ( Lc 22,14 ).

Gesù è sempre tutto proteso verso la sua croce.

Il mistero di Gesù è anzitutto il mistero della Croce.

Per questo, nel disegno di Dio, per la realizzazione della Redenzione e del rinnovamento dell'umanità, Gesù Crocifisso è la soluzione perfetta, totale, definitiva, eterna, con la quale tutto viene risolto.

Il giudizio verterà sulla relazione di ogni anima con Gesù Cristo Crocifisso: " Chi si vergognerà di me, davanti agli uomini, anch'io mi vergognerò di lui davanti al Padre mio.

Chi mi confesserà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio " ( Mt 10,32-33 ).

Solo se l'anima è in relazione vivente con Gesù Crocifisso, essa si prepara alla vita eterna e partecipa già della gloria di Gesù mediante la sua vita divina.

Per la nostra salvezza e santificazione, Gesù organizza tutto intorno a questa "fontana di vita" che è il Sacrificio del Calvario.

Egli fonda la Chiesa, trasmette il suo Sacerdozio, istituisce i suoi Sacramenti per rendere partecipi le anime dei meriti infiniti di Lui Crocifisso.

Ora il Sacrificio del Calvario diventa sui nostri altari il Sacrificio della Messa, che ci fa partecipare della Vittima divina, alla sua adorazione al Padre, alla sua espiazione dei peccati, al suo dono di amore agli uomini.

È attorno alla Messa che si organizza la Chiesa.

Ed è così che l'umanità, il mondo, la storia viene a raccogliersi attorno al suo centro unico, stabilito da Dio stesso: Gesù Crocifisso.

La Cristianità sono i paesi, le città, i popoli che professano la fede in Gesù Cristo, osservano la legge della carità, come è resa visibile dalla sua Croce, sotto l'influsso della vita divina della Grazia santificante.

Il mondo - il singolo, la famiglia, il lavoro, la società, tutto - ritrova il suo centro e la sua vita soltanto in Gesù e in Lui Crocifisso, e viene ricostruito a immagine sua, secondo il progetto iniziale della SS.ma Trinità: " Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza " ( Gen 1,26 ).

Con questa visione nel cuore e nello sguardo, la nostra missione si fa meravigliosa e sublime: ricomincia ogni giorno e non finisce mai.

Si tratta di "piantare il Crocifisso" dovunque, di "rialzare la Croce", con la fede sempre più forte nella sua promessa, traboccante di vita, efficace più che mai: "

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così deve essere innalzato il Figlio dell'uomo, affinché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna ". ( Gv 3,14-15 ).

Crisi della famiglia: quando la trasgressione maschera la debolezza

La progressiva erosione dei valori familiari ( fedeltà coniugale, rispetto filiale, solidarietà ecc. ) ha avuto effetti devastanti sulle strutture portanti della società, tuttavia la sua causa scatenante non va ricercata nell'ineluttabile evoluzione del mondo moderno, ma in una consapevole, quanto dissimulata, diseducazione dei cuori, che, in modo seducente e quasi inavvertito, priva le giovani generazioni dei principi cristiani appresi in famiglia.

Il risultato di questa paziente opera di plagio è sotto gli occhi di tutti: l'aumento esponenziale della violenza giovanile ( in famiglia come a scuola ) è solo la manifestazione più eclatante di una più vasta crisi epocale, le cui prime avvisaglie risalgono alla cosiddetta contestazione del '68, ai suoi slogan libertari, ai suoi falsi profeti ( vedi Herbert Marcuse ).

Volendo usare il linguaggio di Fr. Teodoreto, potremmo dire che due tendenze opposte si contendono il cuore dei giovani: la "legge dell'amore" e la "legge del piacere".

Ma, come dice il Papa, l'amore autentico è "esigente", in quanto costringe l'uomo a condividere le sofferenze del prossimo ( pensiamo a chi accudisce un parente malato ); diversamente la "civiltà del godimento" identifica il bene nel soddisfacimento dei bisogni materiali ( che hanno la precedenza su tutto e tutti ) e rifiuta categoricamente proprio quei sacrifici e quelle rinunce che invece, agli occhi di Cristo, costituiscono il nostro unico titolo di merito.

La psicanalisi, da S. Freud a W. Reich, incoraggia gli uomini a liberare gli istinti repressi, poiché l'unico atto contro natura consisterebbe, per l'appunto, nella rinuncia al piacere e quindi al sale della vita.

Eppure è lo stesso pensiero rivoluzionario a spiegarci, col marchese De Sade, quanto la mentalità libertina sia intimamente legata alla cultura della morte, al piacere di uccidere: la libertà senza freni, infatti, conduce alla negazione, piuttosto che alla promozione, della vita.

La cronaca di questi giorni ci mostra le conseguenze concrete di queste insensate ribellioni alla legge di Dio.

Da una parte troviamo i genitori "moderni" che approfittano delle vacanze estive e dei "servizi" offerti dai villaggi turistici, per "realizzarsi" al di fuori del matrimonio ( fatto confermato dalle statistiche sui divorzi ); dall'altra abbiamo i figli "ribelli" che, nelle violenze di gruppo, cementano nuove forme di convivenza alternative alla famiglia ( pensiamo ai centri sociali o alle cosiddette baby gang ).

In questi casi, è l'io inferiore, l'io decaduto, come lo chiamava Fr. Teodoreto, che, iperstimolato da suggestioni e modelli di vita neopagani, prende il sopravvento sulle facoltà dell'anima.

Siamo, cioè, di fronte a personalità spiritualmente "deboli", ( cfr. Diario di Fra Leopoldo ), e quindi inette a portare la croce del "terribile quotidiano" ( cfr. Quaderno 3 di Fr. Teodoreto ).

Quando le prove della vita diventano insostenibili, questa inettitudine si camuffa con i panni della trasgressione, perfino della violenza, ma la sua natura profonda non cambia.

Va peraltro notato che, in questo clima generalizzato di fragilità emotiva, le teorie accomodanti degli psicologi e degli assistenti sociali ( tese a giustificare ogni forma di trasgressione ) hanno emarginato l'azione della Chiesa, che, invece, nel campo dell'educazione, può e deve rivendicare una presenza maggiore, rivalutando gli aspetti concreti, reali, risolutivi di parole troppo spesso vanificate, come "penitenza" e "conversione".

Dinnanzi alla crisi della famiglia e a tanti orfani di genitori vivi, come li chiama il Papa, i miti del "libero amore" e della "lotta contro il sistema", crollano miseramente.

Solo l'amore temprato dal sacrificio può guarire la debolezza spirituale che affligge gli adolescenti ribelli e le giovani coppie in crisi: il modello di questa carità possente, che ci soccorre senza chiedere nulla, è Gesù Crocifisso.

Nella disposizione a condividere col prossimo le sofferenze di ogni giorno, nel desiderio di aiutare il più debole a sostenere il fardello delle proprie responsabilità, nell'attitudine a presentare la penitenza e l'espiazione come strumenti di salvezza, troviamo il "fuoco" che anima gli autentici adoratori della Croce e la forza che sostiene e mantiene unite le famiglie cristiane.