Cronaca di una domenica di febbraio

I ritmi paiono sempre gli stessi e forse anche i visi ma lo sguardo muta e i Volontari lo sanno cogliere.

La relazione che nasce nella Famiglia della Messa del Povero passa proprio attraverso quella capacità di osservazione che è alla base delle relazioni profonde.

Colpisce sempre quando alla fine del servizio si chiede alle persone che sono venute per la prima volta come si sono trovate, le difficoltà, le emozioni, i punti di miglioramento … e loro dicono di sentirsi accolti.

Per accogliere è necessario avere uno sguardo che sa dare oltre l'apparenza delle situazioni e alle volte oltre le parole che si ascoltano.

Dallo sguardo passare al cuore della persona, nel rispetto di quanto essa vuole far trasparire di sè durante l'incontro.

La parola chiave per un servizio integrale è rispetto.

Mai giudicare o guardare con occhi giudicanti.

Saper essere misericordiosi non ha confini di razza, lingua, religione.

Solo la Carità ci salverà.

E proprio la domenica 20 febbraio durante la funzione religiosa coordinata dall'Equipe della Parola l'amico Michele ci ha raccontato questa favola di Fedro:

"… Giove ci impose due bisacce: ci mise dietro quella piena dei nostri difetti e davanti, sul petto, quella con i difetti degli altri.

Perciò non possiamo scorgere i nostri difetti e, non appena gli altri sbagliano, siamo pronti a biasimarli".

Bella testimonianza.

Ottimo è stato il servizio: un folto gruppo di scout e la presenza del personale della CRI hanno consentito un servizio ordinato e funzionale.

Grazie alla Provvidenza l'Opera continua.

M. A.