XII stazione |
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato.
Il velo del tempio si squarciò a metà.
Gesù, gridando a gran voce, disse: « Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito ».
Detto questo, spirò ( Lc 23,44-46 ).
Come magistrato di sorveglianza, non posso inchiodare un uomo, qualsiasi uomo, alla sua condanna: vorrebbe dire condannarlo una seconda volta.
È necessario che l'uomo espii il male che ha commesso: non farlo significherebbe banalizzare i suoi reati, giustificare le azioni intollerabili da lui compiute che hanno arrecato ad altri sofferenza fisica e morale.
Una vera giustizia, però, è possibile solo attraverso la misericordia che non inchioda per sempre l'uomo in croce: si offre come guida nell'aiutarlo a rialzarsi, insegnandogli a cogliere quel bene che, nonostante il male compiuto, non si spegne mai completamente nel suo cuore.
Solo ritrovando la sua umanità, la persona condannata potrà riconoscerla nell'altro, nella vittima a cui ha provocato dolore.
Per quanto il suo percorso di rinascita possa essere tortuoso e il rischio di ricadere nel male resti sempre in agguato, non esistono altre strade per cercare di ricostruire una storia personale e collettiva.
La rigidità del giudizio mette a dura prova la speranza nell'uomo: aiutarlo a riflettere e a chiedersi le motivazioni delle sue azioni potrebbe diventare l'occasione per guardarsi da un'altra prospettiva.
Per fare questo, però, è necessario imparare a riconoscere la persona nascosta dietro la colpa commessa.
Così facendo, a volte si riesce ad intravedere un orizzonte che può infondere speranza alle persone condannate e, una volta espiata la pena, riconsegnarle alla società, invitando gli uomini a riaccoglierli dopo averli un tempo, magari, respinti.
Perché tutti, anche da condannati, siamo figli della stessa umanità.
Signore Gesù, muori per una sentenza corrotta, pronunciata da giudici iniqui e terrorizzati dalla prorompente forza della Verità.
Affidiamo al Padre tuo i magistrati, i giudici e gli avvocati, perché si mantengano retti nell'esercizio del loro servizio a favore dello Stato e dei suoi cittadini, soprattutto di quelli che soffrono per una situazione di povertà.
O Dio, re di giustizia e di pace, che hai accolto nel grido del Figlio tuo quello dell'intera umanità, insegnaci a non identificare la persona con il male commesso e aiutaci a scorgere in ciascuno la fiamma viva del tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
Vidit suum dulcem Natum
moriendo desolatum,
dum emisit spiritum.