Credo in Gesù di Nazaret Messia e Salvatore
L'evangelista Luca narra come Gesù Cristo sia entrato nella storia degli uomini con somma discrezione, quasi in punta di piedi.
La sua venuta non è stata contrassegnata da prodigi o da segni di potenza.
Gesù ha rifiutato di ricorrere a simili espedienti ( Lc 4,1-12; Lc 23,8-9 ) che, se tanto affascinano le moltitudini, diventano spesso causa di sofferenze e di lutti.
L'angelo dell'annuncio indica ai pastori un altro segno per riconoscere Gesù:
"Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia" ( Lc 2,12 ).
È un segno di debolezza, di povertà e Luca ne spiega il motivo:
( Maria ) "lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo" ( Lc 2,7 ).
Fin dalla nascita Gesù Cristo è solidale con gli uomini, soprattutto con gli emarginati e quanti non contano nella società.
Egli "da ricco che era - ricorda Paolo ai primi cristiani -, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" ( 2 Cor 8,9 ).
La povertà della nascita è quasi l'anticipo, il preludio della povertà e debolezza suprema che Gesù, respinto dalla città santa, ha manifestato sulla croce.
Tuttavia in virtù della risurrezione egli è diventato l'artefice della salvezza dell'uomo ( At 4,12; At 5,31 ).
Il bambino avvolto in fasce, colui che gli angeli a Betlemme hanno proclamato "il Cristo Signore" è lo stesso Gesù nei riguardi dei quale Pietro ha dato la sua coraggiosa testimonianza:
"Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso! " ( At 2,36 ).
Nasce il salvatore del mondo In tutte le testimonianze della fede cristiana primitiva è chiara una cosa:
nell'ambito della storia si presenta un uomo, un uomo come tutti noi, tale però che in tutta la sua esistenza terrena, dalla nascita fino alla terribile morte di croce, oltrepassa le dimensioni dell'umano e proprio per questo ci apre una porta che fa intravedere la trascendenza dell'esistenza umana.
Un uomo che compie segni di bontà straordinaria e pronuncia parole che non tramontano;
ama di un amore con cui nessun altro uomo ha mai amato e rivela che cos'è l'amore che salva gli uomini;
è immagine e segno di Dio in questo mondo.
Nel Salvatore del mondo che è nato l'Eterno irrompe nel tempo È Gesù il Salvatore del mondo, l'uomo nel quale l'Eterno irrompe nel tempo;
attraverso di Lui gli uomini vengono a conoscere le profondità e le altezze dell'esistenza umana.
Egli diventa speranza per gli uomini destinati alla morte, poiché morendo ci meritò la vita e ci aprì un nuovo futuro.
Tutto ciò si rivela già nella sua nascita:
il debole bambino che giace nella mangiatoia è il Salvatore de mondo.
Questo è l'intramontabile messaggio del Natale, senza mito né leggenda ( Messale dell'Assemblea cristiana, festivo, LDC, p. 85 ).
Nasce la vita che distrugge la paura della morte Il nostro Salvatore oggi è nato: rallegriamoci!
Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne.
Nessuno è escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti, perché il nostro Signore, vincitore de peccato e della morte, non avendo trovato nessuno libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti.
Esulti il santo, perché si avvicina al premio;
gioisca il peccatore, perché gli è offerto il perdono;
riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita ( Da un'omelia sul Natale di San Leone Magno, in E. Beck, È nato il Salvatore, EDB, p. 182 ).
E l'uomo … ne ha fatto la festa del consumo
A Natale Gesù è venuto tra gli uomini in modo discreto e sommesso, col volto di un bambino inerme, i cui balbettii possono essere facilmente soffocati:
"E molti effettivamente lo soffocano …
Lo soffocano facendo del Natale la festa del consumo, dello spreco istituzionalizzato …
Altri soffocano Dio-Bambino impedendogli di crescere;
Dio rimane bambino per tutta la loro vita una fragile statuetta di terracotta, relegata in una scatola, che si adagia nella bambagia una volta all'anno:
solo una scusa per dare aspetto religioso alla grande baldoria del natale pagano.
Le parole che questo Bambino ha portato agli uomini non sono ascoltate:
sono impegnative e inopportune mentre un cristianesimo-caramella è molto più comodo (Messale dell'Assemblea cristiana, festivo, LDC, p. 84 ).
LA VERA GIOIA DEL NATALE SCATURISCE DALLO STUPORE
PER L'INFINITO AMORE DI DIO CHE, NEL BAMBINO GESÙ, MESSIA E SALVATORE,
HA RIMPICCIOLITO LA SUA GRANDEZZA E SI È FATTO TENEREZZA PER NOI.
TOCCA AI CRISTIANI E, SOPRATTUTTO AI CATECHISTI,
ANNUNCIARE AL MONDO CHE È QUESTA LA VERA GIOIA DEL NATALE