La Santa Messa
L'Eucarestia non è solo il Sacramento destinato al nutrimento spirituale dell'uomo, ma è anche e soprattutto il Sacrificio della Nuova Alleanza ordinato a rinnovare e a perpetuare nei secoli il Sacrificio della Croce, applicando i meriti infiniti che Gesù Cristo acquistò a prezzo del suo Sangue.
È questo, anzi, l'aspetto principale del mistero eucaristico, in cui Gesù è insieme il Sacerdote e la Vittima.
Raffigurata nei misteriosi riti dell'antica alleanza, in particolare nel sacrificio di ( Gen 14,17-20 ), e annunziata chiaramente dal profeta Malachia ( Mal 1,11 ), l'Ostia pura e santa si eleva ogni giorno, vittima sempre perenne e attuale in ogni parte della terra, dovunque sorge un altare cristiano e un sacerdote ripete le parole sacrificali di Cristo.
Il Sacrificio Eucaristico è detto con termine proprio Messa, che dal latino "mittere", mandare, ha per sé il significato di "commiato, licenziamento, congedo".
Difatti, anticamente, prima d'iniziare l'Offertorio, il Diacono si volgeva ai catecumeni, i quali non potevano assistere al sacrificio propriamente detto, e li invitava ad uscire con le parole rituali:
"Ite, missa est: andate, è il congedo", ossia è il momento di ritirarvi".
La voce prese poi ad indicare l'intero Sacrificio Eucaristico, prevalendo su altri nomi, quali "Cena, Eucaristia, Misteri, Liturgia", ecc.
La voce "Messa"" nel senso di Sacrificio Eucaristico appare per la prima volta in una lettera di S. Ambrogio, Vescovo di Milano.
Secondo la nota definizione del Catechismo di San Pio X, la Santa Messa è il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo, che, sotto le specie del pane e del vino, si offre dal Sacerdote a Dio sull'Altare, in memoria e ripresentazione del Sacrificio della Croce ( n.348 ).
" La Messa occupa quindi, nella vita della Chiesa, lo stesso posto centrale del Calvario nell'opera della nostra redenzione ".
Nella Messa " è contenuto tutto il mistero della nostra salvezza".
La voce sacrificio, dal latino sacrum fàcere, rendere sacro, consacrare, significa in genere l'offerta o la consacrazione di una cosa alla maestà di Dio.
In senso proprio il sacrificio si definisce:
" La pubblica offerta a Dio di una cosa che si distrugge per professare che Egli è il Creatore e il Padrone supremo. al quale tutto interamente è dovuto ".
Tale definizione contiene due precipui elementi: l'essenza e il fine del sacrificio.
- L'essenza consiste nell'offerta integrale di una cosa materiale o di un essere vivente:
la cosa materiale viene distrutta, l'essere vivente viene immolato.
- Il fine è il riconoscimento del supremo dominio di Dio su tutte le creature:
il sangue delle vittime immolate sta appunto a indicare che Dio è il padrone assoluto della vita e della morte.
In questo suo significato e valore, il sacrificio è un atto di latria o adorazione, che può essere offerto solo al Signore.
Costituisce anche l'atto più solenne della religione e del culto.
Il sacrificio nasce dal sentimento della propria dipendenza di fronte alla Divinità, e dal desiderio di conciliarsi la sua benevolenza o di placarne lo sdegno o la vendetta.
Tutte le religioni dell'antichità ebbero i loro sacrifici:
offerte delle primizie dei campi e immolazioni di animali, talvolta anche di esseri umani.
Parte delle cose offerte o delle vittime immolate veniva bruciata e parte veniva consumata dai sacerdoti e dagli astanti, quali commensali della Divinità placata o resa propizia dal sacrificio.
La Sacra Scrittura ricorda i sacrifici di Caino ed Abele ( Gen 4,3-5 ) ai primordi dell'umanità,
quello di Noè ( Gen 8,20-22 ) appena uscito dall'arca,
di Melchisedech ( Gen 14,17-20 ) dopo la vittoria di Abramo sugl'invasori Elamiti,
di Abramo sul monte Mòria ( Gen 22,1-19 ).
Il sacrificio più celebre presso gli Ebrei era quello dell'agnello pasquale, istituito a ricordo della liberazione dalla schiavitù egiziana.
I sacrifici ebraici, in particolare quello dell'agnello pasquale, erano simbolo, figura e preparazione del sacrificio di N.S. Gesù Cristo.
Gesù compì la sua immolazione sulla croce:
fu il sacrificio con il quale Egli operò la nostra salvezza.
Ma tale sacrificio non poteva limitarsi al Venerdì Santo e alle poche ore in cui la Vittima Divina restò inchiodata al legno del suo martirio, né la contemplazione di tanto mistero doveva essere riservata al piccolo gruppo delle pie donne e di San Giovanni, che, insieme con la Vergine Santissima, restarono sul Calvario a confortare con la loro presenza l'agonia e la morte del Signore.
Nel suo amore sconfinato, Gesù ha voluto perpetuare nei secoli la sua immolazione e rendere sempre più perenne e attuale il suo sacrificio, come la sua presenza, in ogni parte della terra, perché a tutti fosse dato di parteciparvi.
Il sacrificio della Croce si perpetua e si estende nel mondo attraverso la S Messa.
La Santa Messa non è una pura e semplice commemorazione della passione e morte di N.S. Gesù Cristo, ma un vero e proprio sacrificio, che ripresenta misticamente quello della Croce.
L'essenza del sacrificio consiste, difatti, nell'immolazione.
Ora sull'Altare si ha un vera immolazione del Signore, non certo di carattere fisico o cruento, perché il suo Corpo glorioso non può più né patire né morire, ma solo di carattere mistico o sacramentale, per la consacrazione separata del pane e del vino.
In realtà, tuttavia, sotto le specie del pane c'è tutto N.S. Gesù Cristo, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, e così sotto le specie del vino;
ma sacramentalmente il Corpo del Signore è separato dal suo Sangue prezioso.
È questa separazione mistica o sacramentale che, raffigurando la separazione reale avvenuta sulla Croce, pone il Signore in uno stato di vittima e costituisce l'essenza del sacrificio eucaristico.