Peccati contro la verità
L'ottavo comandamento impone il rispetto della verità e del buon nome e dell'onore del prossimo.
Proibisce, pertanto:
- la bugia
- la falsa testimonianza o deposizione in giudizio
- la violazione dei segreti
- l'ingiuria.
La bugia è un'asserzione contraria alla verità ( all'intima persuasione che si ha nell'animo ).
È di tre specie: giocosa, ufficiosa e dannosa.
La bugia di qualunque specie e forma è sempre una colpa, e nessuna ragione può mai giustificarla.
Contiene, difatti, una triplice offesa: a Dio, al prossimo, a se stessi.
Costituisce inoltre, un deplorevole abusi di un gran dono del Signore, la parola, ed è anche di grave danno alla società.
Sull'esempio di Gesù e dei Santi, il cristiano deve avere l'amore e il culto della verità, fuggendo decisamente la menzogna, la doppiezza, l'ipocrisia e l'adulazione.
La sincerità, tuttavia, non va confusa con la dabbenaggine e con l'impertinenza:
bisogna dire la verità con garbo e con tatto, talvolta si ha anche il dovere di tacerla, per motivi di carità, di giustizia e di prudenza.
Altro grave dovere è la fedeltà e l'adempimento della parola data.
La falsa testimonianza è uno dei più gravi tradimenti della verità.
Contiene una triplice colpa: contro la verità, la religione e la giustizia.
Affine alla falsa testimonianza è il falso in scrittura.
La diffamazione in genere è la lesione ingiusta della fama, ossia del buon nome altrui.
Comprende la calunnia, la maldicenza, il giudizio e il sospetto temerario.
Si rendono colpevoli di diffamazione non solo quelli che formalmente la compiono, ma anche quelli che la provocano o la incoraggiano con il loro atteggiamento.
Chi è stato diffamato o ha subito ingiurie e ingiustizie per il tradimento della verità derivante da bassa gelosia, invidia e odio è tenuto a difendersi, ma mai a vendicarsi.
Sull'esempio di Gesù il cristiano deve essere pronto a perdonare:
la miglior vendetta è il perdono.
Altro preciso dovere è la cortesia, ispirata alla stima e alla carità.
La violazione dell'ottavo comandamento può essere causa di gravi danni materiali e morali:
tutti quelli che ne sono responsabili, sono obbligati alla riparazione.
Devono essere riparate anche le ingiurie, nei modi più opportuni richiesti dal caso.
In sintesi dal ( CCC 2504 - 2513 )
" Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo " ( Es 20,16 ).
I discepoli di Cristo hanno rivestito " l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera " ( Ef 4,24 ).
La verità o veracità è la virtù che consiste nel mostrarsi veri nelle proprie azioni e nell'esprimere il vero nelle proprie parole, rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall'ipocrisia.
Il cristiano non deve vergognarsi " della testimonianza da rendere al Signore " ( 2 Tm 1,8 )
in atti e parole. Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede.
Il rispetto della reputazione e dell'onore delle persone proibisce ogni atteggiamento o parola di maldicenza o di calunnia.
La menzogna consiste nel dire il falso con l'intenzione di ingannare il prossimo, il quale ha diritto alla verità.
Una colpa commessa contro la verità esige riparazione.
La "regola d'oro" aiuta a discernere, nelle situazioni concrete, se sia o non sia opportuno palesare la verità a chi la domanda.
"Il sigillo sacramentale è inviolabile".
I segreti professionali vanno serbati.
Le confidenze pregiudizievoli per altri non devono essere divulgate.
La società ha diritto a un'informazione fondata sulla verità, sulla libertà, sulla giustizia.
È opportuno imporsi moderazione e disciplina nell'uso dei mezzi di comunicazione sociale.
Le belle arti, ma soprattutto l'arte sacra, " per loro natura,
hanno relazione con l'infinita bellezza divina, che deve essere in qualche modo espressa dalle opere dell'uomo, e sono tanto più orientate a Dio e all'incremento della sua lode e della sua gloria, in quanto nessun altro fine è loro assegnato se non di contribuire quanto più efficacemente possibile … a indirizzare pienamente le menti degli uomini a Dio".