La vocazione
15-5-2003
Parrocchia Visitazione di Maria Vergine e San Barnaba
1) Il nostro è un periodo di confusione dottrinale
2) La chiamata
3) La prima è la chiamata alla vita
4) Dio crea l'anima
5) La seconda chiamata è alla fede, dataci nel battesimo
6) Chiamate intermedie e chiamate speciali
7) Rendere sempre più visibile la presenza di Cristo in noi
8) Chiamata ad essere figlio di Dio
9) Giovanni e Gesù al Giordano
10) Gesù porta a pienezza l'incarnazione
11) Lo Spirito Santo si manifesta nella storia della salvezza
12) Lo Spirito di Dio scende su Gesù e su tutta l'umanità
13) Il mistero della Chiesa insito nella Trinità
14) Il catechista narra condividendo
15) "L'inno alla carità" - san Paolo Cor 12
16) Diventiamo figli e così è distrutto il peccato originale
17) Dal battesimo, vocazione fondamentale, scaturiscono altre vocazioni
18) Essere educatori, collaboratori tra Dio e l'uomo
19) Peccato di omissione
20) Il volontariato
21) Catechista, figura rilevante nella Chiesa
22) Dio vuol fare tutto attraverso di noi
23) Nella Chiesa due realtà: struttura e spirito
24) Vocazione dei catechisti, proposta del corso per far crescere
25) La Scrittura, la Bibbia
26) Il catechista è un profeta
27) Il discernimento degli spiriti, carisma dello Spirito Santo
28) Attenzione a portare Gesù, non noi stessi
29) Trattare anche cose delicate nell'ambito della sessualità
30) La prudenza e la delicatezza nel dire la verità
31) Necessità della conferma reciproca
32) Dio affida ai catechisti la sua dottrina, punto di forza di Dio
Tutto quello che possiamo aver vissuto in quest'anno e tutto quello che possiamo aver imparato a livello culturale e dottrinale sono cose fondamentali veramente, in un periodo come il nostro in cui la confusione, specialmente nell'ambito dottrinale, è tanta.
Ve ne sarete accorti accostando i genitori dei vostri ragazzi come la confusione e, oserei dire, l'ignoranza totale sui temi di spiritualità e di fede, è molto diffusa.
Penso che voi abbiate già potuto cogliere i primi frutti di soddisfazione personale, di ampliamento di orizzonti, di crescita nella meditazione su molti temi della fede che probabilmente per molto tempo si sono dati per scontati.
Però talvolta è importante riuscire a tornare su certi punti importanti della nostra fede per poterli approfondire.
Credo che vi siate accorti che il nucleo centrale ed il senso principale di tutto questo corso è sicuramente una formazione dottrinale e, visto che c'è Gabriella, una forma di metodologia pedagogica molto semplice, ma molto utile.
Ma il nucleo di tutto non è da ritrovarsi in una immediata fruizione di quello che è proposto, bensì nello riscoprire il senso profondo del vostro essere qui questa sera.
Perché si tratta di dire tutto sommato la fatidica parola difficile, la parola che quando viene pronunciata lascia quantomeno un po' di perplessità soprattutto in quelle persone che magari non sono abituate ad avere un rapporto più stretto, più profondo con il Signore.
La parola difficile è: vocazione.
Quando si sente dire questa parola si ha una visione univoca della vocazione e questo è molto riduttivo, perché la vocazione in senso lato è la chiamata e noi tutti possiamo testimoniare che tutto quello che fa parte della nostra vita, e specialmente della nostra vita spirituale da cristiani, non è nient'altro che una risposta a una chiamata che abbiamo ricevuto.
Allora è importante come Catechisti impegnati in un attività apostolica all'interno della vostra parrocchia, riscoprire il valore e la profondità di questa chiamata.
Non datela per scontata e non pensate che vi trovate a compiere questo servizio nella vostra parrocchia semplicemente come servizio.
Non riduciamo le cose per un malinteso senso di inferiorità o per un ti more di apparire vanagloriosi, questa sarebbe una falsa umiltà.
Il Signore ha detto "quando avete fatto tutto quello che dovete fare, dite che siete servi inutili".
Allora se noi alla parola vocazione associamo il significato di vivere la vita per la quale siamo nati, allora capite che c'è tutta una profondità che abbraccia tutti gli ambiti e tutte le esperienze della nostra vita cristiana.
La vocazione primaria è quella alla vita, ed è una vocazione, una chiamata di Dio.
Dio si servì dei nostri genitori come persone che, nell'amore oblativo di donazione reciproca, hanno collaborato con un'azione di Dio, secondo le leggi della natura, ma la chiamata alla vita dipende da Dio.
Gli scienziati studieranno come avvengono tutti i processi biologici, ma noi pensiamo bene da credenti che se in quel momento misterioso, che conosce solo Dio, Dio non avesse pronunciato questa parola: "Voglio che tu esista", io credo che non sarebbe successo assolutamente niente.
Non è che Dio faccia una scelta per dire: "Non voglio che tu esista", il nostro Dio è il Dio vivente, è nella terza persona della Trinità che è lo Spirito santo.
Nel credo di Nicea, che recitiamo tutte le domeniche, diciamo "Credo nel Signore che dà la vita".
Quindi Dio sempre in ogni caso chiamerà alla vita e tutti gli esseri, che nascono nella biologia soprattutto umana, nascono per una volontà esplicita da parte di Dio perché per gli animali e per le piante il processo è assolutamente naturale e biologico, ma per gli esseri umani no.
È un processo biologico e anche teologico insieme.
Perché in quell'istante in cui Dio pronuncia questo fatidico "Lo voglio", non solo due cellule si fondono insieme, ma viene creata l'anima.
Quell'anima immortale che continuerà ad esistere per tutto il resto dell'eternità, che godrà della comunione, dello splendore, della bellezza e della maestà di Dio per sempre o che perderà tutto ciò, se nella propria vita non sarà in grado e non sarà stata aiutata a riconoscere i punti di incontro tra la persona e Dio.
Dunque in questo ambito già si intravede la profondità, il valore e l'importanza del compito che avete accettato di assumervi e già capite che si tratta di qualcosa di più di un servizio.
Ricordiamoci di questo tema della vocazione: Dio chiama all'esistenza ,"Voglio che tu esista".
Se poi quelle cellule che si sono fuse assieme, sono divenute il primo ambito dell'embrione, vivranno per 3 ore o per 30 anni o per 90 anni su questa Terra, non cambia assolutamente niente.
Se secondo la natura quelle cellule moriranno, non importa, perché lì l'anima c'è già e quindi quell'esserino andrà con Dio, vivrà la sua comunione perfetta con Lui per tutta l'eternità, perché nell'ambito umano ogni volta che c'è un concepimento, lì c'è l'anima.
Se poi il concepimento dura 3 minuti, 3 ore, 3 settimane o tutto il tempo necessario fino alla nascita cioè alla venuta alla luce e allo sviluppo armonico della persona per 90, 100 anni, la situazione non cambia.
La prima chiamata dunque è questa.
La seconda chiamata di Dio avviene attraverso la sensibilità e il dono della fede che i genitori hanno ricevuto ed è la chiamata non più semplicemente alla esistenza biologica e all'esistenza all'interno del consesso umano come una persona umana, ma è la chiamata alla vita di grazia.
E ci viene data attraverso il battesimo e in questa chiamata speciale è come se Dio dicesse: "Voglio che questa creatura non sia solo più semplice creatura, ma diventi mio Figlio, faccia parte della mia famiglia".
Questa chiamata giunge a ciascuno di noi attraverso altre persone: questo è un criterio importante da tenere presente.
La vocazione, qualsiasi tipo di vocazione, non è sempre frutto di apparizione del Sacro Cuore che ti viene davanti e ti dice: "Voglio che tu diventi sacerdote".
Non è quasi mai così, potrei dire non è mai così e non è mai stato così; però c'è il caso di san Paolo e quindi non lo si può dire, perché a San Paolo Gesù gli è apparso davanti, ma si trattava di un caso molto specifico.
Generalmente la vocazione ti arriva ed è una vera chiamata di Dio, però attraverso le persone, attraverso gli altri; tanto è vero che la seconda chiamata fondamentale della nostra vita, che è il Battesimo, ti viene attraverso la fede dei genitori, dei padrini e delle madrine.
Poi ci sono tante altre chiamate intermedie, che sono di un valore molto minore, che sono la chiamata alla salute, quindi al movimento, al capire, al crescere, ecc… è una vocazione che fa parte della legge della natura, una legge che ha inventato Dio, secondo cui ogni organismo cresce bene e armonico seguendo queste leggi che sono la gravità, le leggi del magnetismo, della chimica, della fisica, ecc.
Seguendo la legge naturale ogni organismo cresce ben compaginato, ben formato al normale sviluppo.
Ci sono altre chiamate speciali, le chiamate all'approfondimento della vita cristiana e voi capite che la chiamata al battesimo dovrebbe essere frutto di una maturità da parte dei genitori.
Ho usato obbligatoriamente il condizionale, perché voi sapete che talvolta il battesimo avviene nelle famiglie non tanto per convinzione quanto piuttosto per consuetudine.
È triste constatarlo ma la realtà purtroppo è questa, quindi noi ci troviamo ad avere a che fare in Italia con il 98% degli abitanti sono battezzati, ma noi possiamo dire autenticamente che vivono una vita cristiana, che sentono la chiamata cristiana?
Cioè a essere cristiani e quando dico essere cristiani dico una cosa grossa, perché vuol dire: essere altri Cristi.
Qui c è tutto un discorso lunghissimo che ho affrontato durante l'anno negli incontri sulla spiritualità dei Catechisti.
È chiaro che il nucleo della vita cristiana è essere il Figlio di Dio, quindi essere con Cristo, per Cristo, in Cristo una cosa sola fino al punto che chi vede te, vede il Cristo.
E voi capite che questo non avviene automaticamente, avviene con un lungo processo di lavoro su noi stessi, di mortificazione di tutto ciò che di noi non appartiene al Cristo.
È quindi un lavoro per rendere la sua presenza dentro di noi sempre più visibile, sempre più efficace.
Dunque per alcuni personaggi questo lavoro ha avuto un grande successo, pensate a Madre Teresa di Calcutta: è piccola, bassa, jugoslava quindi completamente diversa, però chi vedeva lei faceva l'esperienza di Dio.
Molti cuori restavano sconvolti per questa sua presenza, ma chissà quante altre persone meno conosciute di lei vivono la stessa situazione e chiunque si accosta a loro avverte che c è una presenza diversa, che c è la presenza di Dio.
E tu parli con quella persona, ma quello che tu cogli è la presenza di Dio: tu senti Dio che ti sta parlando attraverso quella persona.
Questo è il cammino che ci riguarda tutti da vicino e che non riguarda qualcuno più di qualcun altro, perché è la vocazione battesimale alla quale noi abbiamo risposto per bocca dei nostri genitori.
È la vocazione ad essere come il Cristo, con il Cristo, nel Cristo una cosa sola.
Come vivere concretamente questa chiamata? Dio dice: tu sei mio Figlio
Ricordatevi quando Gesù andò al Giordano e c'era suo cugino Giovanni che stava battezzando e il battesimo di Giovanni era un battesimo di conversione: "Razza di vipere, convertitevi.." e tutta la gente si sentiva colpita in prima persona, capiva che aveva ragione ed allora si sottoponeva al battesimo nel Giordano, che aveva una simbologia molto chiara ed evidente, rimasta anche nel nostro Battesimo.
Ma siamo attenti: il nostro battesimo non è quello di Giovanni il Battista, il nostro Battesimo è quello in Spirito Santo, che avviene con delle modalità simboliche molto specifiche.
Allora accade che tutta la gente va nel Giordano, si immerge in questa acqua desiderosa di abbandonare la propria vita di peccati e l'acqua che scorre nel Giordano favorisce la comprensione di questo mistero perché è come dire: mi immergo nel Giordano, lascio andare via tutti miei peccati ed esco fuori lavato e purificato: entro nero ed esco bianco.
Quando arriva Gesù per il battesimo, Giovanni resta perplesso.
Egli sapeva che Gesù era un personaggio particolare.
Prima di tutto era suo parente: sua mamma Elisabetta gli aveva raccontato sicuramente come era avvenuto l'incontro tra Elisabetta e Maria dopo l'annunciazione, che cosa era avvenuto, ecc… quindi Giovanni perlomeno sapeva che suo cugino Gesù era un personaggio molto particolare, sicuramente un grande profeta, però probabilmente anche qualcosa di più.
Perché sua madre Elisabetta aveva capito che Maria stava vivendo una situazione particolare.
Poi il modo di rispondere di Maria, che è riassunto nel Vangelo di San Luca con tutto il Magnificat, che è un condensato teologico di tutta la rivelazione, ma è sicuramente qualche cosa che era presente nel cuore di Maria, anche se lei non si è espressa in quel modo.
Tutto questo era presente, nel cuore, nella mente e nei ricordi di Giovanni, ma non sapeva bene che senso dargli, capiva però che il Battesimo di conversione per Gesù non era importante perché Gesù non ne aveva bisogno.
"Cosa viene a fare qui? Tu sei l'unica persona che non dovrebbe essere qui".
Leggerete nel Vangelo di Luca al capitolo 4, che ad un certo momento Gesù risponde in questo modo: "Lascia perdere, bisogna che si compiano le Scritture", come a dire "ecco, noi dobbiamo fare questo gesto perché è stato scritto così". ( Mt 3,15 )
No, non significa così. Le traduzioni sono sempre un tradimento: tradurre = tradire, perché chiaramente un espressione tipica in una certa lingua, messa in un'altra lingua, non ha la stessa portata; allora è necessaria una circonlocuzione molto più ampia per cercare di spiegare cosa significhi.
Allora praticamente Gesù ha detto: "Non ti opporre a quello che io sto facendo, perché corrisponde pienamente al piano di Dio, che Egli ha rivelato nell'arco della storia della salvezza".
Vedete quanto è lungo quello che io ho detto nei confronti di quello che Gesù ha risposto, Giovanni ha capito subito ma siamo noi che non riusciamo a capire se usiamo semplicemente questa traduzione.
Ed ecco che accade che Gesù, agnello immacolato, si immerge dove tutti hanno lasciato le loro sporcizie: se verso inchiostro in una bacinella di acqua e poi ci metto un fazzoletto bianco, dopo lo tiro fuori macchiato.
Dunque l'esempio pedagogico è questo: tutti hanno lasciati i loro peccati nell'acqua del Giordano e Gesù, l'agnello immacolato, si immerge e dà compimento alle Scritture e cioè, come dice Isaia nel capitolo 53, "si carica delle nostre colpe". ( Is 53,4 )
È un modo simbolico: fa la parte per il tutto, che significa che Gesù con questo gesto simbolico porta alla pienezza la sua incarnazione.
Perché se prima ha assunto il corpo umano ed è vissuto con la sua famiglia per circa 30 anni, ha vissuto la condizione di Verbo incarnato, ma l'incarnazione nella sua pienezza esige che non solo Gesù viva la condizione degli esseri umani (vive, mangia, si muove, ha sonno, suda, ecc…) ma viva anche la situazione concreta in cui gli uomini vivono.
Ora, poiché gli uomini non vivono nel giardino dell'Eden e non possono viverci, perché per il peccato originale sono in uno stato di non comunione con Dio.
L'incarnazione per essere totale e perfetta doveva essere così: che Gesù vivesse non solo la situazione, ma anche la condizione degli uomini.
Quindi Lui si immerge, agnello senza colpa, nell'acqua del Giordano e lì raccoglie tutte le colpe di tutti gli uomini, pur non avendone commessa alcuna.
Per riassumere tutto questo lungo discorso difficile, c'è questa progressione che io sono solito inculcare nella mente dell'uditorio: Gesù ha preso su di sé tutti gli uomini, di tutti i tempi nella loro situazione concreta.
Quindi Gesù si immerge nell'acqua del Giordano e Giovanni gli versa l'acqua in testa per il battesimo.
Lui si innalza e appena questo è avvenuto, cioè appena Gesù si è caricato di tutti gli uomini di tutti i tempi nella loro situazione concreta, si ode la voce del Padre.
Nel Nuovo Testamento è la prima volta che si ode, poi si udrà ancora due volte: una volta al monte Tabor quando Gesù si trasfigura e l altra prima della Passione quando Gesù, in preda all'angoscia, si rivolge al Padre.
In questa prima volta il Padre fa sentire la sua voce.
Alcuni la scambiano per un tuono, ma prima che il Padre parli succede qualcosa di particolare: si aprono i cieli e scende lo Spirito Santo, in forma di colomba.
È solo un simbolo, ma è la presenza dello Spirito Santo.
Sarebbe curioso riuscire a fare un elenco di quanti sono i modi che riusciamo a ricordare in cui lo Spirito di Dio si è manifestato nella storia della salvezza.
Se partiamo dal primo versetto della Bibbia vediamo che "lo Spirito di Dio aleggiava sopra le acque informi": aleggiava, era un'ala impercettibile, che pervadeva ogni cosa, anche se non era quella cosa.
Poi lo Spirito di Dio in Ezechiele 47 è rappresentato dall'acqua del tempio: l'acqua che esce dalla parte orientale del tempio, poi diventa un ruscello, poi un fiume, poi un mare, ecc… Nella vicenda di Elia è rappresentato con quella leggera brezza, un mormorio silenzioso a cui Elia dà subito una fondamentale importanza, oppure lo Spirito di Dio nel Nuovo testamento si manifesta in forma di colomba, o come un vento che si abbatte gagliardo o come un globo di fuoco che si divide in lingue diverse . ( Ez 47 )
Lo Spirito di Dio è dunque la vita in se stessa e scende su Gesù, ma non solo su di Lui: Egli ha preso su di se tutti gli uomini di tutti i tempi nella loro situazione concreta ,compresi i poveri Ittiti, gli Assiro-Babilonesi e gli uomini primitivi.
Tutti ha preso su di sé: la parte per il tutto.
E appena è accaduto questo, è la pienezza dei tempi.
Non passa neanche un istante che subito lo Spirito di Dio scende su Gesù e su tutta l'umanità, dall'inizio della creazione fino alla fine della creazione: è l'attimo eterno, in cui è presente tutta la storia della salvezza.
È l'esplosione dell'onnipotenza di Dio, perché in quel momento lo Spirito di Dio scende e riempie di Spirito Santo non solo Gesù, ma tutto il corpo di Gesù Cristo che è la Chiesa, in cui sono presenti tutti gli uomini di tutti i tempi.
È il grande miracolo di un'eternità che si condensa in un istante: l'attimo eterno.
In quel momento accade che tutti gli uomini passano dallo stato di semplici creature allo stato di figli di Dio, perché lo Spirito di Dio le pervade con lo Spirito di figliolanza.
Chissà da quante centinaia di millenni il Padre aspettava di poter dire "Tu sei mio figlio".
Allora quando leggiamo quel brano del Vangelo di Luca diciamo che il padre dice a Gesù che è suo figlio, ma non dimentichiamoci che Gesù non era solo Gesù: era Gesù insieme a tutti gli uomini di tutti i tempi nella loro situazione concreta.
È a loro che la voce del Padre dice: "Tu sei mio Figlio, nel quale mi sono compiaciuto".
È evidente che il Padre lo dice primariamente per il Figlio, che è il Verbo fatto carne: egli è il primogenito e tutti gli altri sono gli altri figli, che sono figli di Dio nel figlio di Dio.
È qualcosa di assolutamente straordinario che supera la nostra capacità di intendere e di volere, il constatare come Dio sia riuscito a "superare sé stesso".
Perché Dio è uno e trino, ma con l'incarnazione nella trinità entrano a far parte anche tutte le altre persone, tutti gli esseri personali che sono con Cristo, in Cristo e per Cristo una cosa sola: il corpo di Cristo, che è la Chiesa.
Questo è qualcosa di assolutamente straordinario e sconvolgente: è il mistero della Chiesa, nel quale siamo inseriti e questa è nostra vocazione.
Il Padre ha detto a noi in quel momento lì al Giordano: "Tu sei mio Figlio nel quale io mi sono compiaciuto", ed è come se avesse pronunciato il tuo nome e avesse detto "Tutta la mia propensione, la mia gioia, la mia simpatia e le mie benedizioni sono rivolte verso di te, nel quale mi sono compiaciuto, mi piace essere con te".
Vedete che compiacere è una parola composta: "con piacere", e allora c è gioia, propensione, affabilità e affettuosità da parte mia nei tuoi confronti, ma deve essere "con".
Questa è una chiamata: io chiamo te, tu chiami me; c è un'attrazione reciproca, suscitata e mossa da Dio proprio in seguito al dono dello Spirito Santo.
In tutto questo discorso ci sembrano così lontani tutti i nostri impegni, le nostre fatiche per esempio nell'ambito della catechesi, quando i ragazzi non ascoltano, ma tutto questo piano straordinario ci sembra talmente bello che dicono che questa cosa è mistica, simpatica, curiosa, ma è così lontana dalla realtà, che non ne vale neanche la pena di soffermarsi.
Al contrario è solo nel soffermarsi a contemplare il mistero che fa di noi qualche cosa di straordinario, che noi possiamo trovare la motivazione, la gioia e l entusiasmo per essere sempre più inseriti nel corpo di Cristo.
Chiunque parla di catechesi, come di altri compiti di altri ambiti, come di servizio: è sicuramente un servizio, ma non è solo ciò, perché nella catechesi voi siete chiamati primariamente a farvi voce di Dio. Siete voi che suscitate la chiamata di Dio nel cuore di coloro che vi ascoltano.
L'essere Catechista non è semplicemente un compito che si risolve nel proclamare e nell'annunciare, anche con tutte le migliori tecniche di cui possiamo disporre, un certo tipo di messaggio.
La catechesi è primariamente la trasmissione vitale di ciò che noi per primi viviamo.
Non è buon Catechista chi ha la parlantina sciolta, delle tecniche speciali: il buon Catechista è colui che trasmette ciò che vive, anche perché non si trasmette niente che prima non si viva in prima persona.
È anche vero però che insegnando al tuo prossimo qualche cosa, tu la impari.
Ho usato una parola ben precisa: insegnando, e non ripetendo, perché io posso prendere il foglio e ripetere le parole che ci sono scritte sopra, ma così non ho insegnato, ho letto.
Aveva lo stesso effetto se mettevo una cassetta, forse di più se chi parlava in quella cassetta viveva quello che diceva.
È la differenza che c è tra una narrazione e una condivisione.
Il Catechista narra condividendo ciò che lui per primo ha conosciuto e ha vissuto.
Quindi è evidente che la catechesi sarà sempre sterile e porterà pochi risultati nella misura in cui la nostra trasmissione dei valori, degli insegnamenti resterà solo la ripetizione di una lezioncella.
Non è importante che tutto sommato i ragazzi che vi sono affidati sappiano tantissime cose, invece è fondamentale che essi possano incontrare Cristo, e non possono fare ciò se voi per primi non l'avete incontrato.
Per questo la materia principale del corso dei Catechisti non è la dottrina, è la spiritualità.
Senza la spiritualità si trasmettono solo parole e San Paolo ha fatto un inno meraviglioso "L'inno alla carità", nel capitolo 13 della lettera ai Corinzi, dove parla con esempi abbastanza evidenti: "se avessi anche il mio corpo essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova". ( 1 Cor 13,3 )
Questo inno della carità era tra l'altro il cavallo di battaglia di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, lui lo diceva chiaramente: non serve a niente fare delle opere di carità, se non abbiamo la carità dentro.
Guarda caso "caris", che è la radice di "carità", è la stessa radice di "grazia", e la grazia è il nome comune dello Spirito Santo.
Allora vedete che tutto quello che voi potete fare lungo la vostra vita nella vita delle persone che vi sono state affidate dalla Chiesa è proprio suscitare questo spirito di vita che abita già nel loro cuore, ma che probabilmente è stato rinchiuso in un cassetto.
Lo Spirito Santo è un dono che si riceve, è la persona della trinità che ci da la filiazione divina e tramite essa noi abbiamo il perdono dei peccati.
Attenzione: non mettiamo una cosa prima dell'altra.
Nel Battesimo noi abbiamo il perdono e la cancellazione del peccato originale per una e una sola ragione, cioè perché diventiamo figli di Dio.
Non prima ci viene cancellato il peccato originale così possiamo diventare figli di Dio.
Prima diventiamo figli di Dio, così il potere del peccato originale è completamente distrutto.
Infatti come dice San Paolo nella lettera ai Romani, capitolo 8, "coloro che hanno lo spirito di Dio, sono figli di Dio". ( Rm 8,28 )
Lo Spirito di Dio viene dentro di noi e grida "Abbà, Padre!" e ci rende figli di Dio per adozione: siamo adottati, però siamo figli in Cristo e per questa adozione il peccato originale è distrutto, non sussiste più.
Il potere del peccato originale era la frattura incolmabile fra l'uomo e Dio, ma in Gesù Cristo questa frattura è stata colmata, quindi se io voglio essere in comunione con Dio non potrò che essere una cosa sola con il Cristo, e questo viene operato dentro di me per il Battesimo.
Su questa importante vocazione battesimale si inserisce anche la vostra vocazione.
Stavo parlando di questa specificità: in questo battesimo c'è in radice tutto quello che è sgorgato nella vostra esistenza in cui, dopo la vocazione battesimale, si sono inserite altre vocazioni che hanno fatto di voi quello che ora siete e quello che comunemente si chiama il vostro "stato di vita".
Nel vostro stato di vita si esprime la vostra vocazione
Quale, la vocazione matrimoniale? Eh no, la vocazione matrimoniale è un modo di esprimere la vocazione battesimale, vi dà lo stato di vita di condivisione con una persona nella fedeltà, nel bene e nel male, finché morte non vi separi.
Quello che voi esercitate in quello stato di vita benedetto, consacrato e voluto da Dio non si esprime nient'altro che la vostra vita cristiana.
Vivere da cristiani nello stato matrimoniale, o ancora nello stato sacerdotale, della consacrazione speciale di religiosi e religiose, laicale di consacrati (gli istituiti secolari sono questo modo di essere laici che vivono nel mondo, ma che vivono con una particolare consacrazione, con dei voti che vengono emessi, ma che fanno espletare la propria vita in questo particolare stato).
Dunque la vocazione fondamentale è quella battesimale, e da essa scaturiscono con potenza tutte le altre vocazioni.
Vi sono vocazioni ad essere educatori, non semplicemente dei propri figli.
Il fatto di essere chi è testimonianza che il vostro essere educatori non si conclude nella cerchia di persone che compone il vostro nucleo famigliare, ma come dice la parola "ex ducere": tirate fuori dal cuore quello che voi avete e quello che gli altri hanno (il "metodo maieutico" direbbero i filosofi dell'antica Grecia).
Essere educatori è una vocazione.
Non è detto che tutti siano chiamati ad essere educatori.
Per un genitore c è un particolare stato di grazia, la grazia di stato, che aiuta il genitore ad educare il proprio figlio, ma questa educazione non è automatica: l'educazione, dove interviene la grazia, è sempre una collaborazione tra Dio e l'uomo.
La grazia non fa quello che deve fare la natura, però porta a compimento tutto ciò che c è nella natura, lo porta alla perfezione.
Vuol dire che Dio collabora con te, ma in base al tuo impegno.
È famosa la frase di san Agostino che dice: " Colui che ha fatto i cieli e i cieli dei cieli senza di te, non salverà te senza di te"; questo vuol dire che Dio interverrà nella tua vita e ti santificherà, ma non mentre tu te ne stai in panciolle sul sofà! Lui ti santificherà nella misura in cui tu collaborerai con i suoi suggerimenti!
Un genitore che sia negato per l'educazione, ma che si metta a seguire i suggerimenti di Dio con la preghiera e con tutto quello che sono gli apporti della grazia, sarà un ottimo genitore anche se magari non ha le capacità pedagogiche per essere un educatore.
In quel caso Dio supplisce a tutto ciò che tu umanamente non sei in grado di fare; tutto ciò che tu puoi fare Dio non lo farà al tuo posto, ti dirà di farlo .
Dio non farà quello che devi e che puoi fare tu!
Questo è un ambito delicato nel cammino della spiritualità morale, ed è per esempio quello che noi recitiamo all'inizio dell'eucaristia nell'atto penitenziale: "pensieri, parole, opere e OMISSIONI".
In dieci anni di messa forse una persona ,dopo una mia predica durante un ritiro, è venuta a confessarmi i peccati di omissione, cioè "non ho fatto quello che dovevo fare per rispondere alla chiamata del Signore, che mi spinge ad essere migliore, più attivo, più attento, a prepararmi bene, ecc…" .
Quindi i peccati di omissione esistono, ma chi se ne ricorda?
Attenzione, ci sono molte cose a cui bisogna tenere conto, senza spaventarsi ma bisogna accorgersi che lo Spirito Santo ci porta alla verità, ci fa vedere dove manca qualche cosa che invece dovrebbe esserci.
Più si cammina in un'autentica spiritualità, e più si diventa sensibili nella coscienza.
Una persona che non cammina nella spiritualità non si accorge di niente, per quella persona non c'è assolutamente nessun problema a compiere qualsiasi cosa, anche la più orribile.
Ricorderò sempre come una cosa scioccante, il fatto di una signora che veniva a cantare nel coro di una parrocchia che, dopo più di 20 anni, candidamente nella confessione pasquale mi venne a dire: "Don Mauro, ma fare aborto è peccato? Perché se è peccato io devo confessare che ho fatto tre aborti e ho consigliato a mia figlia di farne due".
E poi questa persona per 20 anni si reputava una buona cristiana: tutte le domeniche faceva la comunione e tutto quanto e non sapeva di essere scomunicata.
Per fortuna io ho potere, che mi è stato dato dal mio vescovo, per assolvere da questi peccati che sono riservati al vescovo o al penitenziere.
Quindi le ho detto di calmarsi, perché la situazione era delicata e poi, facendo un processo di avvicinamento, tante cose si sono chiarite .
Vi rendete conto dunque che una persona che non cura la propria spiritualità, "ingoia il cammello assieme al moscerino" e non se ne accorge.
Invece più una persona si lascia guidare ad un'autentica spiritualità, che non è avere visioni o svolazzare a mezz'aria, ma è molto concreta, piedi molto ben piazzati a terra, ma la testa e il cuore nei cieli, più cresce un legame fortissimo con il Signore, da cui scaturisce un impegno per i fratelli.
Ho detto apposta così, non è che si possa intercambiare l'ordine delle cose: prima il Signore, da cui scaturisce l'impegno con i fratelli.
Quindi maggiore è la ricerca del Signore, l'autenticità e la profondità della preghiera, il desiderio di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, più autentico ed efficace sarà il nostro agire nei confronti del prossimo.
Attenzione, io certe volte diffido da un malinteso senso di volontariato, che scaturisce semplicemente dal volere fare del bene: non c'è niente di male, ma c'è di meglio.
È già una cosa buona, ma non è ancora la cosa perfetta.
Il fare del bene al prossimo non deve scaturire dentro di me dalla mia compassione ("Oh mi fanno pena, poverini, li devo andare ad aiutare"), perché questo potrebbe anche essere semplicemente una tua ferita, oppure un tuo senso di colpa, perché tu vivi nel benessere, hai una famiglia che ti vuole bene, hai un lavoro.
Non hai una famiglia sfasciata, non sei un drogato, allora ti senti quasi in colpa che gli altri stiano peggio di te, che devi esorcizzare questo tuo senso di benessere, dandoti da fare per il prossimo.
Questa non è la motivazione giusta, è la motivazione sbagliata: tu non stai servendo Dio, e non stai neanche servendo il prossimo facendo così; stai solo servendo te stesso per sentirti in pace con Dio e mettere i conti in pari, per dire: "Ecco, adesso siamo a posto.
Non puoi pretendere più niente da me perché io sono bravo, io faccio il volontariato".
Come quei due là nelle Scritture che giungono dal Signore e il primo dice:
"Io, mica come quello laggiù, quel verme di pubblicano.
Io sono perfetto, io pago tutto, io non sono in debito con te.
Tu non puoi pretendere niente da me, perché persino la decima della mentuccia io ti pago; quindi io non sono come gli altri, io sono perfetto: io sono Dio".
Mentre l'altro pubblicano al fondo diceva: "Uh Signore, non oso neanche fare un passo più vicino al trono delle scritture perché mi vergogno troppo, non so neanche come ho fatto ad entrare dentro la sinagoga. Non sono degno…".
E Gesù conclude: il primo non fu giustificato, il secondo sì.
Penso che Gesù si sia un po' trattenuto in questa catechesi, perché non solo il primo non fu giustificato, ma uscì dalla sinagoga con un grave peccato di orgoglio, una specie di delirio di onnipotenza.
In tutto questo ambito voi assumete nella Chiesa una figura rilevante di grande peso, non di grande oppressione ma di grande importanza voglio dire, perché la catechesi non è semplicemente qualche cosa che deve essere ritenuto un compito usuale, ormai stimmatizzato nella vita delle parrocchie secondo cui è d'uso che ci siano delle persone di buona volontà che fanno quello che possono.
Noi stiamo cercando di fare questo cammino che dà molto, ma probabilmente esige anche molto, non per quello che noi chiediamo a voi, ma per quello che voi stessi chiedete a voi stessi, perché io sono sicuro che dopo le catechesi, dopo le riflessioni spirituali di questo genere, dopo i ritiri che abbiamo fatto, non è che uno torni a casa con la testa vuota o non pensi più a niente di tutto quello che è stato detto.
Ad un certo momento tu dici: "Qui il Signore la vede in una maniera diversa.
Io non sono semplicemente una pedina qualsiasi che non conta niente nell'ambito del disegno divino e in quella che è la Chiesa.
Io non sono un numero qualunque nella Chiesa, io sono Catechista.
Significa che a me Dio, attraverso la Chiesa ufficiale ed esplicitamente il mio parroco che mi ha scelto, mi ha chiamato."
Si è servito del mio parroco, della mia amica che mi ha detto che hanno bisogno, ma non è una novità: non vi ho detto all'inizio che persino la nostra chiamata fondamentale, che è quella del battesimo, viene a noi attraverso i genitori?
Quindi tutte le vocazioni vengono a noi attraverso gli altri.
La vocazione sacerdotale è la chiamata del Vescovo ai candidati al sacerdozio: lui li chiama ed essi rispondono.
Il Vescovo in quell'istante rappresenta la mano di Dio che dice: "Vieni e seguimi", quindi è la chiamata di Dio che passa attraverso la creatura.
Dio non vuole fare, non che non possa, mai niente mettendoci da parte.
Tutto quello che Dio farà nella nostra vita e nella vita degli altri, lo farà sempre insieme con noi!
Non c è nessuno più di Dio che desideri vivere la nostra vita insieme con Lui.
E lo testimonia in tutto: Lui potrebbe fare delle cose straordinarie se non ci fossimo noi di mezzo, ma Lui ha deciso che vuole fare qualunque cosa attraverso di noi.
Pensate che addirittura per esercitare la misericordia, che è proprio l'apice di tutto quello che è l'amore di Dio, ha detto: " Ciò che voi rimetterete sarà rimesso, ciò che voi non rimetterete resterà non rimesso", parlando agli apostoli e parlando esplicitamente del sacramento della confessione.
Dio ha detto in modo chiaro ed inequivocabile che la misericordia che proviene dal suo cuore, è nelle nostre mani.
E Lui ha detto in che modo deve avvenire: deve passare attraverso gli uomini, perché in questo modo gli uomini si rendono conto della loro dignità, cioè di figli di Dio, e di quanto sia importante il compito che Dio ha loro affidato.
Pensate che addirittura adesso c'è un gran dire sul sacramento della confessione "Ah, ma io mi confesso direttamente da Dio"….e allora non hai capito proprio niente!
Non dirlo troppo forte, perché fai vedere a tutti che sei ignorante come una scarpa su quello che si riferisce alla Scrittura!
Una cosa mi lascia sempre perplesso, che i nostri fratelli protestanti (secondo cui la Scrittura innanzi tutto) su certi punti mi sembra che questa Scrittura che loro analizzano sia come una fetta di Emmental con tanti buchi: un buco è questo, che essi non accettano i sacramenti e qui nessuno può dire che non ci sia un'esplicita volontà di Gesù Cristo, è scritto nel Vangelo.
Come pure è scritto nel Vangelo "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa", "A te do la chiave del Regno dei Cieli: ciò che aprirai sarà aperto, ciò che chiuderai resterà chiuso", "Le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa".
Più esplicita di così la volontà di Dio non poteva essere espressa.
Come dire che la sua presenza e la sua azione si manifesta nel suo vicario, che è l'origine dell'ossatura di tutta quella che è l'impalcatura della Chiesa.
Ma è solo un'impalcatura, tutto il resto è vita, siamo noi.
Quando voi pensate al simbolo di una persona morta oppure al simbolo della morte, vi fanno vedere uno scheletro; se invece dovete pensare ad una persona viva, vedete tutta la persona.
Però lo scheletro è la struttura che sostiene tutto il corpo, se è solo struttura allora è una cosa morta, se manca lo scheletro è una cosa che non si muove, non sta in piedi: sono necessarie le due cose, proprio come dice il Concilio Vaticano 2 a riguardo della Chiesa, dove dice che è necessario che ci siano le due realtà, l'istituzione ed il carisma (quindi la struttura e lo spirito). Non solo struttura e non solo spirito.
Vedete come è importante conoscere tutte queste cose, ricordarsi degli insegnamenti che ci sono nella Scrittura, inserirli nella tradizione della Chiesa che porta avanti da duemila anni questi insegnamenti, più gli insegnamenti biblici e quindi contiamo circa cinquemila anni di insegnamenti da parte di Dio.
Penso che una certa rettitudine di insegnamento la possiamo vantare da qualche millennio.
In tutto questo la vostra vocazione di Catechisti: Dio attraverso la Chiesa vi ha chiamati, ma non vi ha chiamati a fare i maestri o i surrogati dei maestri, vi ha chiamati ad essere Catechisti.
La chiamata è molto chiara: vuoi tu essere una persona che incarna i miei insegnamenti e li condivide con tutta l'intelligenza, con tutta la mente, con tutte le forze, con tutta l'anima, con tutte le capacità, con tutti i doni che io ti ho dato con i suoi fratelli ?
E tu, più o meno consciamente o più o meno esplicitamente hai risposto di sì: hai messo a disposizione di Dio i talenti che lui ti ha dato, li hai fatto fruttare come meglio potevi.
Poi un giorno è venuta a te un'altra proposta ,che è questa, e l'hai colta immediatamente, probabilmente all'inizio con qualche perplessità, non sapendo bene di cosa si trattasse ma in ogni caso era anche questa una vocazione che coinvolge la tua vita.
Anche questa esperienza protratta nel tempo fa parte della crescita del tuo essere autenticamente cristiano.
Tu non puoi essere autenticamente cristiano dicendo "Ormai ho raggiunto un certo livello, non ho più bisogno di crescere".
Uno stolto dice così, una persona orgogliosa non vuole cambiare.
Una persona umile la si riconosce perché fa tesoro degli insegnamenti che riceve; una persona non umile non lo dirà mai di non essere umile, però crederà di essere Dio.
Una crescita nell'ambito cristiano esige una semplicità interiore, un'autenticità: ad un certo momento noi dobbiamo essere così veri di fronte a noi stessi, di fronte a Dio e dire "Calma, abbassa la cresta perché ce ne sono ancora cose da imparare e ce n'è ancora di strada da fare, perché sicuramente noi non possiamo essere in grado di aver compreso tutto il significato profondo.
Voi ci pensate alla Scrittura, alla Bibbia? Se prendete una frase qualunque della Bibbia, ad esempio "…
Egli stringerà una grande alleanza con molti…". Voi riuscite ad immaginare questa stessa frase da quante persone nell'arco della storia della Salvezza è stata letta?
Per quante persone questa stessa frase è stata un'illuminazione, una pugnalata, un'esortazione, una consolazione, un ammonimento, un momento di conversione?
Ogni singola parola di questa frase, persino le virgole, le congiunzioni, che spessore e che profondità hanno avuto nell'arco dei secoli, migliaia di anni?
Quella stessa medesima parola che è uscita dal cuore di Dio ed è stata intuita da uno scrittore sacro che l'ha espressa come meglio poteva, e che viene verso di noi sempre attraverso gli uomini, perché Dio non fa mai niente senza gli uomini.
Perfino la Bibbia l'ha fatta insieme agli uomini; quanti risvolti e quanto significato ha, lei e ogni singola lettera?
Immaginate il corso dei secoli, sentite rimbombare questa parola da un secolo all'altro come se fosse in mezzo ad un'immensa cattedrale, che voi sentite questa parola pronunciata nelle profondità più recondite e sentite che questa parola giunge a voi, ma prima di arrivare a voi ha attraversato una generazione dopo l'altra, secoli, migliaia di persone e per ciascuno quella parola aveva un significato particolare, profondo, autentico, unico.
Un significato che si riferisce al significato assicurato dall'insegnamento del magistero della Chiesa, non dal mio gusto personale come fanno i protestanti.
C'è un'interpretazione che appartiene al magistero della Chiesa.
La Chiesa dice che la Scrittura va intesa in questo modo, e non in un altro, difatti il magistero della Chiesa non è affidato ai biblisti, ma ai Vescovi, che possono anche non essere degli esperti in Scrittura.
Il magistero della Chiesa è Dio che insegna attraverso la grazia dello Spirito Santo.
Non è quindi necessario essere degli esperti in aramaico, è necessario invece essere docili alla grazia dello Spirito e trovarsi sempre in comunione con ciò che insegna la Chiesa.
Dunque vedete che il compito del Catechista è un compito fondamentale all'interno del corpo di Cristo che è la Chiesa, e voi siete inseriti in questo cammino, in questo ambito, in questo spazio nello stesso modo i cui delle gemme preziose sono incastonate sulla corona regale di Gesù Cristo.
La corona regale di Gesù Cristo splende e brilla per la presenza di tutti coloro che nella Chiesa portano agli altri la parola di Dio: sono profeti.
Ecco dove volevo giungere: il Catechista è profeta.
Certo lo è qualsiasi battezzato perché, è chiaro che con il Battesimo con Gesù Cristo si diventa una cosa sola, Gesù Cristo è sacerdote, re e profeta quindi tutti profeti…
Sì, questo è vero, ma tu sei profeta nel senso che "proferisci", proferrere: "porti a favore di".
Tu sei Catechista e porti ciò che hai ricevuto. Il profeta non è quello che dice il futuro, la gente comune dice e pensa così; il profeta è colui che proferisce, cioè porta , come su un vassoio, a favore degli altri, ciò che lui per primo ha ricevuto.
Il profeta è come una specie di cameriere che va in cucina, riceve il vassoio con tutte le vivande sopra e poi le porta agli ospiti .
Il profeta è colui che, prima di parlare, ascolta. Il profeta è una persona continuamente all'ascolto di Dio.
Il Catechista è un profeta.
È una persona che deve fare come suo punto di forza la capacità di ascoltare, ma non tutte le voci di questo mondo: la Voce, l'unica Voce che deve essere ascoltata, ed è la Voce di Dio nel suo Spirito nella Chiesa, ecc..
Ora voi capite che questo è un compito fondamentale ed importante, perché non è così semplice riconoscere subito la voce di Dio, è necessario che anche la nostra coscienza, quindi la nostra capacità di discernere, venga educata.
Sant'Ignazio di Loiola parla del "discernimento degli spiriti": fa parte della teologia, è un dono dello Spirito Santo ed è anche un carisma dello Spirito Santo.
Significa saper distinguere, capire se quello che c'è dentro di te proviene da te stesso.
Cioè se sono delle proiezioni del tuo inconscio, di te stesso, delle tue aspirazioni, dei tuoi desideri o anche delle tue paure e delle tue tendenze.
O se quello che c'è dentro di te proviene dallo Spirito Santo, e quindi è una sua illuminazione, un suo suggerimento, che tu puoi seguire sicuramente tranquillo, oppure se quello che tu senti dentro di te è una tentazione, viene dallo spirito diabolico.
Il "discernimento degli spiriti" è fondamentale, è un dono da chiedere continuamente perché tu profeta che vai a proferire agli altri gli insegnamenti di Dio, devi capire se tu stai portando te stesso o se tu stai portando Lui.
Perché tu con le migliori intenzioni non te ne accorgi neanche, ma magari ci sono solo delle proiezioni interiori che vengono dall'esterno.
E tu fai tante cose, ti rendi simpatico, ma non stai trasmettendo il messaggio di Gesù Cristo.
Alla fine tu ti senti realizzato, perché ti sembra di aver fatto tante cose, in realtà hai solo trasmesso te stesso, ed il tuo bisogno di sentirti applaudire.
Capisci allora come è importante il dono del "discernimento degli spiriti", perché tu devi capire se tu stai trasmettendo il tuo "savoir faire" oppure se stai trasmettendo la parola di Dio, e non è sempre così facile.
Certe volte quando tu devi trasmettere la parola di Dio, devi anche essere severo, perché se Dio ti insegna una cosa, tu non puoi dire a quella persona, perché ti fa bene, che è giusto quello che fa, quando sai che è sbagliato.
Tu non puoi dire, come dicono in quei canti stupidi che si sentono in certi matrimoni, "Quando c'è sentimento, non c'è mai pentimento". Ma siamo diventati matti?!
Quando c'è il comandamento numero 6 che dice che la fornicazione è un peccato grave, perché va direttamente contrario a quello che è l'insegnamento di Dio nei comandamenti.
Quindi se tu ti fai accondiscendente significa che ad un certo momento tu stai portando te stesso, hai paura di perdere credibilità, hai paura di perdere consensi e quindi abbassi il tono dell'insegnamento.
Allora tu stai portando te stesso agli altri, non Dio.
Invece Dio dice: "Io non ti ho mica detto di cambiare la mia dottrina sai, io ho dato i miei insegnamenti che sono i miei insegnamenti.
Se c'è qualcuno con cui gli altri se la possono prendere, se la prendano con me.
Io a te non ho dato il potere di cambiare la mia Bibbia".
Allora tu che sei Catechista, quando sei chiamato ad esprimere delle cose anche difficili e delicate, come possono essere tutte quelle nell'ambito della sessualità.
E tu lo devi fare, perché se non li fai tu questi insegnamenti, li fa il mondo!
E il mondo non insegna le cose di Dio, insegna le cose del mondo.
Non puoi tacere sugli insegnamenti che riguardano la morale cristiana dicendo: "questo non è il mio compito, ci pensino i genitori" .
Bravo tu, perché secondo te i genitori sono così formati da capire qual è l'insegnamento della Chiesa su queste cose? Eh no.
Se non sei abbastanza informato, informati, vai dal tuo direttore spirituale.
E se non ce l'hai, che cammino fai?
Prega per cercare un sacerdote che ti aiuti e poi vai a chiedere consiglio: come mi devo esprimere, che cosa è meglio sottolineare, che cosa è meglio aspettare, però far intuire?
Perché tacere significa essere conniventi con il mondo.
Non si può servire due padroni, perché servire due padroni significa aver già fatto una scelta, significa non servire Dio.
E Dio ti dice "O me o non me".
Se tu devi servire Dio, ad un certo momento devi dire "il mondo insegna questo, Dio insegna quest'altro.
Chi ha ragione?" Ha ragione Dio.
Sì, è una verità difficile da spiegare, allora cosa farò?
Farò un'ora di adorazione, mi metterò davanti al santissimo sacramento e dirò: "Mandami il tuo Spirito perché dalla mia bocca escano le parole giuste, che siano capite nel modo giusto dai ragazzi, perché io devo portare la tua verità.
Io getto il seme, poi nel loro cuore lo fai crescere tu."
Io per quel che mi riguarda devo essere uno strumento docile all'insegnamento, quindi mi preparo, chiedo consiglio, vado a cercare chi mi istruisca, chi mi dica la verità, leggo il catechismo della Chiesa cattolica e se non mi basta telefono a qualcuno per capire meglio, e poi prego, chiedo la luce dello Spirito Santo, e poi ancora parlo tenendo presente che la prudenza è la regina delle virtù.
Qui siamo in Piemonte, allora io devo dire che la prudenza non è la codardia.
Prudenza significa che io dico la verità, ma in un modo molto delicato.
Però non cambio la verità: dico la verità adatta alle orecchie che mi stanno sentendo, quindi con un'estrema delicatezza, però con un'estrema verità.
E non mi tirerò in dietro perché un discorso è così; perché in questo tu ammetti che non ti sono chiare le idee su quel tema.
E allora io ti dico che piuttosto di fare danni, limitati allo stretto necessario e non ti fermare lì.
Finita la tua lezione, tu correrai dal tuo direttore spirituale e dirai: "mi sono reso conto che nel mio intendimento sulla morale cristiana, questo ambito è un po' confuso.
Perché devo insegnare questo tema e mi rendo conto che sono un po' spiazzato.
Non so con assoluta certezza qual è la verità da insegnare ".
Questo è un bene anche per te, perché ti fa crescere, ti fa prendere consapevolezza, ti fa ampliare il bagaglio del tuo cammino cristiano.
Dunque vedete che essere profeti significa ed esige prima di tutto essere delle persone che stanno in ascolto.
Morale di tutto: che cosa c'è al fondo, come pietra fondamentale che sostiene tutto l'edificio del vostro essere Catechisti?
C'è proprio questo: l'apertura del cuore alla presenza di Dio.
Un dialogo autentico, non un dialogo "fai da te", un dialogo che deve essere incrementato ma anche guidato, cioè educato: nessuno spiritualmente è in grado di discernere tutto di se stesso, infatti Gesù ha detto al Pietro "Pasci le mie pecorelle" e ha anche detto in un'altra occasione "Pietro, Pietro state per essere vagliati da Satana, ma quando tutto sarà passato, tu conferma i tuoi fratelli".
Questo vuol dire che c'è un servizio all'interno del corpo di Cristo che è la Chiesa, servizio di tipo esplicitamente sacerdotale, i cui c'è la conferma del cammino degli altri.
Nessuno ha la scienza infusa, tutti hanno bisogno di sentirsi confermati nel proprio cammino (cioè dirsi: faccio bene a fare così, mi succede questo e quest'altro come devo pensare, come devo agire?).
Nessuno è esente da questo tipo di condivisione, neanche il Santo Padre, il quale si confessa tutte le settimane: chissà quanti peccati farà il papa ogni giorno!
Eppure lui tutte le settimane va con il suo direttore spirituale, lui che scrive le lettere encicliche, dice che questa è una verità di fede che deve essere creduta da tutti quanti,…quindi la pienezza dell'ortodossia.
Lui vive questa necessità della conferma reciproca.
Quindi il Papa confermato, conferma i vescovi, i vescovi confermano i sacerdoti, i sacerdoti confermano tutto il popolo di Dio, che si conferma a vicenda nei vari modi di espletare la propria vocazione cristiana.
Dunque il vostro essere Catechisti non è essere un numero in mezzo alla folla, voi siete come i famosi rubini degli orologi svizzeri che non si consumano e permettono agli ingranaggi di muoversi con estrema precisione. Se mancano i rubini l'orologio dopo un po' si ferma.
Dovete pensare che voi siete realmente un punto di forza su cui Dio insiste.
In questo punto di forza Dio affida a voi la sua dottrina, ma affida a voi anche tutti cuori e le menti dei ragazzi che la Chiesa vi mette a disposizione.
Magari anche gli adulti, se qualcuno prepara gli adulti alla cresima o al matrimonio, i genitori al battesimo…è sempre ambito di catechesi questo.
E voi dovrete prepararvi per qualunque ambito.
Infatti studiate, vi preparate anche con dei corsi abbastanza sostanziosi.
Tenete presente questo orizzonte infinito che si apre di fronte ai vostri occhi, in questo orizzonte sentite la voce del Padre che vi dice: "Tu sei il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto" .
Sia lodato Gesù Cristo.